Si chiama “Pari Amore”, perché vuole promuovere la parità nelle relazioni affettive tra adolescenti, contro ogni forma di discriminazione, per prevenire la violenza di genere prima che essa insorga e si manifesti in forme dolorose, persecutorie, devastanti. Ma il nome nasconde anche un gioco di parole tutte siciliane: nel dialetto isolano, infatti, “pari amuri” significa “sembra amore, ma non lo è”. Partiamo da qui: “Pari amore” è il centro di ascolto attivo dal mese di febbraio del 2017 nella biblioteca dell’Istituto “Vaccarini” di Catania, per accogliere e ascoltare ragazze e ragazzi, ma anche docenti e genitori, della scuola e del territorio, che chiedono pareri, informazioni, suggerimenti, dopo esser venuti a conoscenza o aver osservato situazioni problematiche vissute da persone vicine e care, o dopo aver vissuto essi stessi sofferenza o violenza nelle relazioni di coppia.
La prima peculiarità dello sportello “Pari Amore” sta nella condivisione diversificata: lo conduciamo insieme studenti e insegnanti “formati” ad hoc.
Lo sportello è nato, infatti, da un percorso biennale di formazione rivolto a docenti, genitori e studenti, che ha coinvolto nove scuole superiori del territorio catanese con il coordinamento del Centro antiviolenza Thamaia.
La seconda peculiarità di “Pari Amore” sta nella sua doppia anima sociale e social, reale e virtuale. Parallelamente al centro di ascolto reale, infatti, è nato uno spazio on line, un gruppo facebook, che informa, sensibilizza, racconta, vuole costruire uno spazio on-line di comunicazione di genere fuori dagli stereotipi sessisti, con l’obiettivo di educare alla parità e al valore della differenza.
Quello che colpisce e spaventa è che la violenza sia così familiare alle nostre e ai nostri adolescenti, così pervasiva e subdola che non la riconoscono nemmeno se guidati o messi in guardia; il loro desiderio di amore è così forte e indifeso o prepotente che, nonostante siano essi stessi a chiedere aiuto e ascolto, portarli o riportarli ad altra strada e ad altra prospettiva è impresa davvero ardua. I casi che ci vengono proposti riguardano le situazioni delle quali leggiamo sui giornali, mentre vediamo l’età delle donne vittime di femminicidio abbassarsi spaventosamente: sono casi di stalking, possessività maschile sulla ragazza, ma anche femminile sul ragazzo; situazioni di gelosia morbosa e assillante; il potere e l’indisponibilità di lui a riconoscere a lei spazi di autonomia e libera scelta; l’utilizzo distorto dei social, come strumenti di controllo e dominio e quindi di violenza. Non mancano i casi di violenza assistita e l’osservazione del disagio della madre che subisce, silenziosa, una violenza che cresce sotto gli occhi dei figli.
Sono soprattutto le ragazze a rivolgersi a noi -120 in due anni- ma anche ragazzi e madri.
Senza la pretesa di trovare soluzioni, si possono suggerire domande da porsi, vie di aiuto, e soprattutto si può, attraverso il confronto, fare crescere la consapevolezza di quali siano i comportamenti inaccettabili e pericolosi, della necessità d’impostare i rapporti su un piano di parità, ascolto e reciprocità.
Pochi casi possono dirsi realmente e veramente risolti, i più sono casi aperti, ma tutti, posso dirlo con ragionevole certezza, hanno preso un percorso diverso, una strada, si spera, verso una futura soluzione.
E comunque è significativo che la maggior parte degli incontri abbia portato alla richiesta di nuovi altri incontri in un percorso che si apre anche ad altre strade: un editore catanese ci ha proposto di raccogliere in un volume le storie dello sportello; i racconti delle ragazze e dei ragazzi di Pari Amore hanno ispirato un cortometraggio. Al centro del corto è una domanda:
“Qual è il confine tra amore e abuso?” Quattro micro-situazioni di abuso “invisibile”, realmente denunciate allo sportello raccontano l’insidiosità della violenza di genere e la sua capacità pervasiva. Due le voci esterne, quelle di due ragazze che osservano le dinamiche dell’amore da due prospettive diverse. Una sola risposta. L’unica possibile e giusta: l’amore non è mai abuso, è sempre libertà.
Il video s’intitola “Di’ di no” ed è stato recentemente premiato al Timeline Filmfestival di Carate Brianza e al Festival Internazionale della comunicazione sociale di Marano di Napoli con una motivazione che ritorna: “parla di tutte e tutti noi, apre sguardi diversi e arriva dritto al cuore”.
È visibile su https://www.youtube.com/watch?v=lTjHAK6-2rQ&t=70s
Articolo di Pina Arena
Insegna Lettere a Catania e promuove attività di formazione per la parità di genere. Cura progetti europei per la scuola sui temi della cittadinanza attiva. Presidente di Fnism-Catania e co-referente per la Sicilia di Toponomastica femminile, guida un laboratorio di scrittura cinematografica su temi sociali. Conduce lo sportello di ascolto ”Pari Amore” per la prevenzione della violenza sulle donne.