Il titolo dell’incontro nasce dalla riflessione che il discorso sul cibo e sulle emergenze – ambientali e sociali – che l’epoca contemporanea sta sviluppando non può più prescindere da una riconnessione e un dialogo tra natura e cultura, tra conoscenze scientifiche e immaginari, tra pratiche e poetiche.
Le produzioni artistiche e letterarie, specialmente a firma femminile, sono così un valido strumento per conciliare il rigore scientifico e l’estro creativo, necessario affinché sia data una lettura più complessa e articolata dei fenomeni.
Ecco quindi le nuove narrazioni in cui cibo, ambiente, migrazioni, non sono più un semplice sfondo per le storie, bensì influiscono sulle trame e sui personaggi, divenendo spazio di significato, generando traiettorie narrative del tutto nuove. Come avviene nei racconti del CLM (Concorso Lingua Madre).
Non a caso dal 2008 è stata istituita una sezione speciale del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, che premia le storie delle donne straniere, dove il cibo e i riti della preparazione e condivisione sono protagonisti (il Premio Speciale Slow Food Terra Madre).
Così è stato realizzato con SEB27 l’Ebook Il sapore del cibo e delle parole.
Il CLM è entrato a far parte di WE Women for Expo, il network internazionale di donne che dopo Expo Milano 2015 è diventato un programma permanente adottato dalla BIE Bureau International des Expositions.
Ma da questo sono nati anche tanti progetti speciali come il video Ricette e parole. Il cibo narrato dalle donne, un tutorial di cucina “al femminile” per condividere, fra italiane e straniere, ricette ed esperienze legate al cibo. E ancora lo sviluppo della webserie Cucine vicine, che presenteremo al prossimo Salone del Libro, frutto dell’iniziativa di giovani ragazze che partendo dal ricordo delle proprie nonne – protagoniste della migrazione interna italiana del secolo scorso – hanno voluto capire quali saranno i saperi e le culture trasmesse dalle nonne di domani, mettendo a confronto le donne migranti del CLM attraverso una modalità nuova che mischia documentario e animazione (e infatti hanno vinto con questo progetto il bando Under 35 Digital Video Contest di Film Commission Torino Piemonte).
Così anche lo spettacolo teatrale tratto dai racconti del Concorso che si intitola Donne che cucinano la vita fonde le storie l’un l’altra, trasformando i pensieri delle donne in una narrazione che avvicina mondi e culture diverse, nella stratificazione culturale che è risultato di contatti, prestiti, cessioni, influenze.
Il cibo, infatti, è elemento comune tra le voci al femminile, diverse per età e provenienza che arrivano al Concorso, eppure così simili.
il cibo delle autrici del Concorso spesso riporta indietro: ai ricordi di infanzia, all’odore delle domeniche, ma soprattutto alle madri e alle nonne. Il cibo dà loro le parole per fare ordine simbolico, ovvero per dire il loro amore verso la madre, carnale o simbolica. Riconoscere l’apporto del sapere delle donne che sono venute prima è infatti fondamentale: come ci insegna Muraro, la riconoscenza verso di loro è il primo atto di guadagno di significato di sé nel mondo.
Così accade nel racconto Parole sospese sulla neve di Melita Ferkovic, vincitore del Premio Speciale Slow Food Terra Madre 2018, pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemiladiciotto – Racconti di donne straniere in Italia presentata a Feminism, in cui le interconnessioni tra paesaggio e paesaggio interiore, tra cibo e cultura, giocano un ruolo fondamentale e simbolico. Un confronto a più voci dal quale emergono nuovi scenari, ecologici, discorsivi, epistemici, in cui gli elementi naturali, i luoghi dell’infanzia, le pietanze e i sapori diventano pre-testo per far affiorare memorie giovanili, commossi ricordi quotidiani che scandiscono la crescita del rapporto madre-figlia, fino a quando quest’ultima non lascia il focolare familiare per creare il proprio “nido caldo” in un paese straniero. L’autrice racconta di come un amico le confidi tutto quello che la madre fa prima del suo arrivo, narra la preparazione dei cibi che è rito di accoglienza ma soprattutto atto d’amore. Del resto Elsa Morante sosteneva che la frase d’amore più vera, quella che esprime al massimo il sentimento d’amore fosse: “hai mangiato?”.
E scrive Ferkovic:
La mia mamma, un mese prima del nostro arrivo, inizia un po’ alla volta, giorno dopo giorno, a portare dal mercato del borgo tutto quello che le serve per preparare le nostre deliziose pietanze di Natale. Il giorno che noi arriviamo compra il nostro formaggio tipico fresco e la panna acida cremosa da Zvjezdana, e mentre passa fra le bancarelle Margarita le regala una piantina di salvia e Slavek, da cui compra l’insalata, le aggiunge un paio di carote e del sedano senza pesarli sulla bilancia. Ma i crauti per la sarma bisogna comprarli solo dalla signora Jagica, come raccomandava sempre anche a me.
Sono sempre in ansia per quello che trovo dietro la porta quando mia madre mi apre, dopo tanto tempo che non la vedo. Trattengo il respiro suonando il campanello. La sua figura minuta è ogni volta più piegata, il passo lento, ma più diventa piccola di statura, più io avverto qualcosa di grande attorno a lei: c’è una luce, nella sua pazienza salda e nel suo sguardo in attesa.
“Mamma, ho fame”. E lei subito tira fuori lo strudel dal forno, lo mette sulla tavola apparecchiata per noi con i colori della stagione; lo mangiamo ancora bollente e parliamo tutti nello stesso momento con la bocca piena.
Una narrazione che restituisce la necessità della figlia di riscoprire quella relazione positiva, quella genealogia femminile, condivisa da tante teoriche e scrittrici quali Alice Walker secondo cui “l’abilità di passare alla figlia il dono della creatività doveva essere rintracciata nelle attività quotidiane ma straordinarie della madre”.
Insomma, è evidente che attraverso il rapporto cibo/donne passano costumi, antropologie, relazioni, tradizioni, memorie, dissidi, fenomeni migratori, insomma la vita e i movimenti che la caratterizzano.
Articolo di Daniela Finocchi
Giornalista e saggista, laureata in Scienze Politiche e borsista di ricerca presso il Dipartimento Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino. Si è sempre interessata ai temi inerenti il pensiero femminile e a quelli legati alla natura. È componente della Società Italiana delle Letterate e ideatrice e responsabile del Concorso letterario Lingua Madre, destinato alle donne straniere residenti in Italia.