Si è svolta il 21 marzo, nell’area di recente ristrutturazione dell’ex Incet, fabbrica di materiali elettrici nella periferia Nord di Torino, la cerimonia di intitolazione di Piazza Teresa Noce. Ma sarebbe più giusto dire che si è trattato di una grande festa, per l’eccezionale presenza di pubblico e di tanti allievi e allieve delle scuole. D’eccezione anche la regia dell’evento, sapientemente curata dalla Circoscrizione 6: cartelloni e striscioni colorati, bandiere, canti, musiche, e l’azione scenica degli attori di ArTeMuDa. Si è arrivati a questa intitolazione attraverso un percorso di democrazia partecipativa promosso dalla Circoscrizione 6. L’evento è stato anche il risultato della collaborazione di diverse realtà, che hanno scelto, su tre possibili opzioni di intitolazione, proprio il nome di Teresa Noce, proposto dall’Associazione ArTeMuDa e da Toponomastica femminile, cui si è aggiunta l’adesione del Centro Studi Pensiero Femminile e di Anpi.
Nata a Torino nel 1900, in una famiglia poverissima, che abitava in un quartiere popolare non lontano dalla piazza ora dedicata a lei, Teresa inizia a lavorare a nove anni, ancora prima di terminare la scuola elementare, dove consegue peraltro risultati eccellenti. È prima stiratrice, poi sartina, infine operaia. Si avvicina giovanissima al Partito Socialista e nel 1921, dopo la scissione di Livorno, entra nel Partito Comunista. Teresa ha dovuto imparare in fretta a badare a se stessa: a quattordici anni perde la madre, il fratello nuore in guerra. Sola al mondo, intensifica la sua azione nel partito, di cui diviene attivista in uno dei momenti più drammatici della storia d’Italia. Di lì a breve il fascismo giungerà infatti al potere, chiudendo ogni spazio di azione agli altri raggruppamenti politici. Teresa, che nel 1926 ha sposato Luigi Longo (da lui avrà tre figli, e uno morirà ancora in fasce), deve espatriare, prima a Mosca e poi a Parigi, ma continua la lotta antifascista, portando a termine compiti pericolosi: negli anni ’30 il suo partito infatti le affida il compito di tornare clandestinamente in Italia per riorganizzare l’attività nelle fabbriche e nelle campagne, tra le mondine. È in questo periodo che assume il nome di battaglia di Estella. Presente in Spagna nel 1936, quando scoppia la seconda guerra mondiale viene internata nel campo di Rieucros, nella Francia del Sud. Uscita di qui in seguito alle pressioni dell’Unione Sovietica, Teresa non riesce però a lasciare la Francia e a raggiungere i figli a Mosca, come vorrebbe. Rimane a Marsiglia, entra nella Resistenza francese, nel ’43 viene arrestata e deportata a Ravensbrück, poi a Flossenbürg e infine a Holleischen, dove rimane fino alla liberazione ad opera delle truppe sovietiche. Tornata in Italia, eletta nell’Assemblea Costituente, Teresa Noce è una delle cinque donne presenti nella Commissione dei 75, che ha il compito di scrivere il progetto costituzionale che sarà discusso in aula. All’azione politica, si affianca quella sindacale e Teresa diventa segretaria nazionale del comparto tessile, Fiot, costituito in gran parte da lavoratrici. Nel ’48 viene eletta deputata nella prima legislatura repubblicana, e propone una legge per la “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” che costituisce la base della legislazione sul lavoro femminile fino agli anni settanta.
Nel 1953 scopre che Luigi Longo, da cui si è separata, facendo letteralmente carte false ha ottenuto l’annullamento del suo matrimonio a San Marino. Teresa allora si rivolge al partito denunciando la grave scorrettezza compiuta dal marito, ma per tutta risposta viene allontanata dalla direzione del Pci. La sua carriera politica si interrompe bruscamente. Per Teresa, che ha affrontato enormi sacrifici per il partito, il dolore è bruciante, il più grande della sua vita.
Le rimangono i due figli (Giuseppe, il più giovane, soprannominato Putisc, ora vive con lei), e l’attività editoriale in cui riversa la sua ricca esperienza di vita.
Mi piace qui citare un passo tratto da Rivoluzionaria professionale, l’opera sua più conosciuta, dove Teresa Noce racconta i fatti salienti della propria vita; un passo che ci dà un’idea della sua tempra: “Solo è soltanto chi vuole esserlo, chi non comunica con gli altri, chi vive esclusivamente per sé. […] Ma chi si interessa di tutto e di tutti, chi si sente partecipe degli avvenimenti e delle lotte non si sente solo e non lo è. Non è in pensione, perché nel mondo c’è sempre tanto da fare. Io trovo anzi che ventiquattro ore al giorno sono poche per fare tutto quello che vorrei”.
Sono passati quasi quarant’anni dalla sua morte ma oggi, finalmente, dopo essere stata a lungo dimenticata dalla sua città, questa donna eccezionale, modello di coerenza, coraggio e indipendenza (anche rispetto al suo stesso partito) è stata ricordata a Torino con una cerimonia di grande intensità. In piazza, a onorarne la memoria, la giunta della Circoscrizione, le associazioni proponenti, l’Anpi e il figlio, Giuseppe Longo, giunto appositamente da Bologna dove vive. Ma importante è stata la presenza massiccia di tanti bambini e tante bambine delle scuole primarie della Circoscrizione, a ricordare, insieme a Teresa Noce, l’opera dello Stato contro le mafie nella giornata appositamente istituita. Una presenza importante, un momento che corona significativamente l’azione educativa di tante e tanti insegnanti.
Articolo di Loretta Junk
Già docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2014 ha organizzato il III Convegno di Toponomastica femminile. curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.).