Dalla fiera di Bologna, un mondo a parte: inclusivo, accogliente, contro ogni censura

Si è conclusa giovedì la 56° edizione della Fiera del libro per ragazzi/e di Bologna alla quale ho partecipato con la mia casa editrice Matilda. Per cinque giorni si è vissuto in e per la fiera. Essere presente ad una fiera, a questa in particolare, è qualcosa che estrania completamente dalla realtà quotidiana e dà la percezione di vivere in un mondo a parte: dieci ore in fiera, poi dalle 19 gli eventi fuori fiera (mostre di illustrazione, presentazioni di libri, momenti conviviali…), anche il piatto di tagliatelle viene mangiato la sera continuando a parlare di libri, di illustrazione, di biblioteche, di scuola, di festival in preparazione, di progetti editoriali che nasceranno.

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Per una editrice raccontare i libri a coloro che arrivano in fiera a Bologna è bellissimo perché si incontra un pubblico attento e competente, il che richiede un impegno anche maggiore ma presenta alcuni vantaggi. Che si tratti di librai/e, bibliotecarie/i o insegnanti non c’è bisogno di spiegare quanto siano importanti i libri di qualità, non c’è bisogno di accompagnare alla narrazione di un libro informazioni sulla promozione alla lettura, non c’è bisogno di spiegare che gli albi illustrati con poche parole non necessariamente sono per i più piccini, non c’è bisogno di spiegare quanto sia importante leggere a bambine e bambini sin dalla primissima infanzia e quanto i libri per l’infanzia veicolino temi importanti. Si risparmia quindi tempo e fatica a non ripetere cose ovvie e si possono invece riservare voce e parole a raccontare cosa ci ha fatto innamorare per decidere di dare vita ad un libro. E viene tutto più facile, al punto che l’altro giorno un’utente, alla quale avevo chiesto se voleva che gliene descrivessi ancora uno, mi ha risposto: “Sì la prego, perché lo fa così bene…” Si parla 10 ore in continuazione, cercando di mantenere con ogni utente lo stesso entusiasmo, faticoso ma bellissimo trovare parole sempre nuove per raccontare gli amati libri pubblicati.

E il mondo resta fuori anche se ogni tanto qualche eco arriva, ma per lo più arrivano le cose belle. E ci si passa voce della nuova sindaca di Chicago, donna, nera e lesbica, o della riabilitazione di Lucano da parte delle Cassazione… si vorrebbe anche credere all’annuncio di Bonafede di ritirare il Ddl Pillon… ma no, non esageriamo… stare in mezzo ai libri per l’infanzia non vuol dire vivere solo nel mondo della fantasia, anche se, come si può vedere da questo brevissimo video tratto dall’incontro organizzato dalla casa editrice Carthusia, è un mondo di adulti e adulte che conservano uno spirito bambino.

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Arriva però anche qualche eco non felice: in Polonia hanno fatto un rogo dei libri di Harry Potter, “accusati” di satanismo, in una scuola lombarda pare si stia rifiutando, per decisione del Consiglio di Istituto, una donazione di libri per l’infanzia in lingua araba (ma approfondiremo quando la notizia sarà certa). E si combatte: ad esempio continua l’impegno delle bibliotecarie e bibliotecari AIB per sostenere la collega di Todi, Fabiola Bernardini, che si è rifiutata di trasferire, come richiestole (la richiesta è nata da un’associazione che pochi mesi prima aveva raccolto 205 firme con questo obiettivo) alcuni libri considerati “gender” dal settore infanzia al settore per grandi, come se la collocazione dei libri in una biblioteca fosse una scelta arbitraria e non soggetta a convenzioni internazionali unanimemente condivise. E la fiera si stava appena chiudendo quando è arrivata la notizia dell’intimidazione rivolta verso la Libreria delle Donne di Bologna da parte di “donne” di un gruppo estremista di destra, che preannunciano falò sempre di libri “gender”.

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Un bellissimo momento di editoria militante è stato l’incontro del 2 aprile organizzato da un gruppo di autori e autrici, illustratrici e illustratori per ragazze/i per una cultura della pace e dell’integrazione: A porti e libri aperti.  Il gruppo, a cui abbiamo aderito in tanti e tante della filiera libro per l’infanzia, ha condiviso un appello che si può leggere sulla pagina Facebook e durante l’incontro ha coinvolto e commosso l’uditorio con letture di poesie di poeti e poete del mondo e gli audio di filastrocche inventate e recitate da bambine e bambini in lingua madre. Speriamo che l’attività del gruppo riesca a contaminare scuole, famiglie e la società intera. Ne abbiamo tanto bisogno.

Ignorando completamente, nel passarvi davanti, lo stand sempre vuoto (e assolutamente fuori luogo con lo spirito inclusivo e aperto della fiera) con i due nuovi libri della scrittrice omofoba e negazionista della violenza contro le donne Silvana De Mari (un tempo un mito del fantasy e oggi pubblicata da una semi ignota casa editrice diretta da un personaggio di cui non avevo proprio bisogno di conoscere l’esistenza), ho assistito a un altro interessantissimo evento: il racconto del progetto G-Book (Gender identities: child readers and library collection), coordinato dal Centro MeTRa (Dipartimento di Interpretazione e Traduzione, Università di Bologna, Campus di Forlì).

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II progetto, uno dei 66 progetti vincitori selezionati fra i 430 presentati nell’ambito del Bando Europa Creativa, è volto a promuovere una letteratura per l’infanzia “positiva” dal punto di vista dei ruoli e modelli di genere, ovvero aperta, plurale, varia, priva di stereotipi, improntata al rispetto e alla valorizzazione delle diversità. Obiettivi del progetto sono stati: la creazione della prima bibliografia europea di libri per bambine/i dai 3 ai 10 anni, positiva dal punto di vista del genere; la realizzazione di due collezioni multilingue itineranti, che circoleranno fra i vari Paesi partner; l’implementazione del sito online multilingue che ospita la bibliografia cosi come tutta una serie di altri materiali divulgativi e pedagogici legati alle questioni di genere; la creazione di uno spazio riservato ai libri della bibliografia presso sei biblioteche pubbliche; la realizzazione di attività destinate a bambine/i, insegnanti e genitori, legate alla bibliografia e ospitate dalle biblioteche coinvolte; il coinvolgimento in ogni Paese partner di case editrici sensibili al genere, come la mia Matilda Editrice e come Settenove di Monica Martinelli con cui ho condiviso lo stand a Bologna.

Le relatrici Raffaella Baccolini e Roberta Pederzoli dell’università di Bologna, Campus di Forlì, hanno raccontato che l’attività più difficile è stata superare le resistenze di scuole e famiglie per svolgere gli incontri con bambine e bambini. Ovviamente la cosa non mi ha stupito visto che, come già detto, i libri che parlano di pari opportunità, di rispetto delle differenze, di contrasto agli stereotipi, incontrano tante difficoltà. Purtroppo incontra resistenze anche solo proporre la lettura ad una classe di un libro con il volto di una bambina in copertina, come Che forza la danza!, perché i maschi rifiutano un libro con una protagonista femminile (mentre le bambine devono continuamente accettare libri con protagonisti maschi!); me lo ha detto una operatrice lombarda che mi stava chiedendo informazioni su titoli con cui lavorare nella scuola media, ed è molto scoraggiante… come se non si dovesse parlare di donne scienziate, letterate, filosofe… ah già, dimenticavo che nei libri di testo le donne famose sono pochissime e le donne “normali” sempre in ruoli stereotipati!

 

Articolo di Donatella Caione

donatella_fotoprofiloEditrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.

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