Sophie von La Roche è, per il suo tempo, una donna che vanta più di un primato. È la prima donna tedesca a scrivere un romanzo, la prima a pubblicare una rivista per donne e ancora la prima a pubblicare i suoi resoconti di viaggio con la particolarità che, nei due ultimi casi, il suo lavoro risponde anche a un’esigenza economica e si configura come scrittura pubblica retribuita.
Ma chi era Sophie? Nasce probabilmente nel 1730 a Kaufbeuren, una cittadina sveva, in una famiglia alto borghese. È la primogenita di un famoso medico e, fino a che non arrivano figli maschi, è al centro delle attenzioni del padre che cura la sua istruzione. A tredici anni però le cose cambiano. Vorrebbe studiare il latino ma, come scrive lei stessa in una lettera, «chiesi il consenso di mio padre in ginocchio, ma non volle». Da quel momento la sua educazione prosegue entro il consueto orizzonte delle fanciulle di buona famiglia: catechismo, francese, disegno, ricamo, pianoforte, ballo, economia domestica. È molto graziosa e non le mancano i pretendenti, ma è anche sfortunata perché ben due fidanzamenti vengono rotti per volontà della famiglia. All’età ormai “avanzata” di ventitré anni acconsente a un matrimonio di convenienza con Georg Michael Frank, detto La Roche, funzionario al servizio del conte di Stadion. Questa posizione sociale le permette di allargare i suoi orizzonti culturali, di studiare l’inglese e di aprire il suo salotto letterario cui partecipa anche il giovane Goethe. Ma la felicità non dura. Il marito cade in disgrazia presso il conte e così la famiglia si ritrova rapidamente senza più prestigio, senza entrate e senza casa.
Mentre il marito cade in depressione, Sophie si dà da fare. Ha già pubblicato racconti e romanzi che l’hanno resa celebre e pensa di mettere a frutto la sua notorietà. Nel 1783 pubblica la rivista mensile per donne Pomona e dall’anno successivo inizia una serie di viaggi ognuno dei quali darà vita a un libro.
La sua passione per i viaggi ha origine molto prima che lei riesca a renderli realtà; è infatti un tema presente in tutta la sua opera, dalla narrativa alla rivista, fino alle numerosissime lettere. Crede nel viaggio come strumento di educazione sia maschile sia femminile e dice: «chi possiede beni e libertà, non può fare niente di meglio per la propria salute e intelligenza che viaggiare».
La prima occasione di “mouvement” le è data dal desiderio di accompagnare l’ultimogenito a Colmar dove avrebbe frequentato l’accademia militare. Con lui visita tutte le attrazioni turistiche elvetiche: le cascate di Schaffhausen, Zurigo, Berna, Lucerna, Losanna, Ginevra e Chamonix senza rinunciare a un’escursione sul Monte Bianco. E intanto prende appunti e scrive lettere in cui è già chiara l’intenzione di pubblicare un resoconto del viaggio. Nel 1789 è di nuovo in Svizzera con l’obiettivo di raggiungere l’Italia, ma, per motivi familiari, deve rinunciare al suo progetto che non riuscirà più a realizzare. Compie il suo terzo viaggio nel 1791 dopo la morte del figlio prediletto, Franz, e il titolo del libro che ne trae descrive in modo eloquente il suo stato d’animo: Memorie del mio terzo viaggio in Svizzera. Scritto per alleviare i dolori del mio cuore e anche per dare consolazione a qualche altra anima in lutto.
Viaggiare costa, ma lei non ha grandi disponibilità economiche e così si propone come accompagnatrice di amiche facoltose. In questo ruolo, mettendo a frutto la sua cultura, la conoscenza delle lingue e anche le sue relazioni, visita Parigi, Orléans, Tour, Bordeaux e, tornata a casa, ne ricava ancora una volta una pubblicazione.
Nella stessa veste di dama di compagnia, realizza il coronamento della sua passione anglofila grazie al viaggio in Inghilterra del 1787. Il soggiorno si concentra quasi esclusivamente su Londra e, nel giro di un anno, Sophie dà alle stampe un volume di ben 740 pagine che riscuote grande successo. Le recensioni sono molto positive e sottolineano soprattutto le qualità femminili del libro, quali “lo stile pulito e grazioso” e “la sensibilità del punto di vista”.
I tre resoconti di viaggio nascono da un progetto che li vede come articolazioni di un unico discorso che si fa evidente nei confronti e nei rinvii da un’esperienza all’altra. Rimane il rammarico per non aver potuto visitare l’Italia, il «paese dove la natura e l’arte si sono mostrate nella forma più perfetta», a cui dedicherà un numero della rivista Pomona. Ma sarà solo un “viaggio mentale” in compagnia delle sue lettrici.
Articolo di Daniela Fusari
Daniela Fusari, docente di materie letterarie nella scuola superiore, è nata a Lodi dove vive e insegna. In qualità di archivista, ha curato, il riordino e l’inventario di fondi documentari. Fa parte della Società Storica Lodigiana e ha svolto ricerche di carattere storico in ambito locale e per la valorizzazione dei Beni culturali. Riesce ancora, per sua fortuna, a divertirsi in tutte, o quasi, le cose che fa.