Editoriale

Carissime lettrici e carissimi lettori,

ci presentiamo ad esporre questo n. 11 di Vitaminevaganti.com con una curiosa, quanto mai stata così opportuna coincidenza. Due continenti, Europa e Africa, accidentalmente si raffrontano, scontrandosi e incontrandosi. Il caso, che è sempre “necessario” e tempestivo sugli accadimenti della vita, pone oggi i due blocchi continentali uno affianco a l’altro, quasi costringendoci a un confronto quanto mai indispensabile, proprio ora. Un periodo che si mostra delicato, foriero per tutti e soprattutto per il nostro Continente, qualora i toni e le azioni non si tamponino, di tempi bui, di rigurgiti e di ritorni al passato, di azzeramento dei valori conquistati dall’Europa e dall’Italia con la scrittura della sua Costituzione nata sulle ceneri di una dittatura. Si deve invece parlare ancora tanto e costantemente di libertà, della sua preservazione costante nelle nostre vite di cittadine europee e italiane tenendo sempre d’occhio i segnali, senza sottovalutazioni, se per caso sembrassero ancora troppo flebili per essere presi in considerazione.

E la delicatezza del momento si rafforza maggiormente tenendo conto di questa coincidenza, di questo venire all’attualità insieme dei due continenti, quello africano e quello europeo. Infatti, da una parte oggi 25 maggio, si festeggia la giornata mondiale dell’Africa e dall’altra, domani, l’Europa chiama i suoi cittadini alle urne per rinnovare un Parlamento comunitario in un clima e dopo una campagna elettorale segnata fortemente dalla questione immigrazione che in larga parte proviene dall’Africa o per l’Africa passa. Ed ecco che le linee delle coincidenze si sincronizzano.

Africa e Europa, due continenti antichi. La prima una terra immensa, tre volte il continente che le sta a nord e che forse, chissà, un tempo era unito ad esso e separata poi da continui terremoti dovuti alla naturale millenaria deriva. Il suo nome si perde in mille significati tratti da svariate lingue, prestabiliti dai latini, dai greci, dai fenici e dai berberi. “Terra degli Afri” secondo i latini o “Afrigah” altro nome con il quale si appellava Cartagine. Ancora i romani indicano una strada “Afer asper” per sottolinearne gli odori e sapori piccanti che avevano incontrato. Oppure sarebbero stati i fenici e i berberi che con i loro reciproci sostantivi, simili al suo nome, la accomunavano alla “polvere” o alle “grotte”.

Qui festeggeremo la giornata odierna con quattro articoli per capire un po’ l’essenza. Cominciando da una ricetta, il tajine o tajin dal nome della pentola in cui il pollo con l’aggiunta di patate, pomodori, sesamo e altre spezie, si cuoce. Poi un’“intervista impossibile” alla scrittrice sudafricana (della terra per eccellenza dell’Apartheid) Nadine Gordimer. Il suono dei ritmi africani attraverso un’interessantissima carrellata sulla musica femminile con donne che hanno saputo dare un posto ben preciso e di valore ai suoni di questo continente. E un articolo sull’accettazione o il rifiuto della pratica legale dell’aborto, con un riflettore puntato sul Mozambico, ci offre una panoramica della situazione, qui più che mai d’emergenza.

L’Africa con i suoi mille popoli, con le sue terre invase e sfruttate nel tempo della colonizzazione, proprio dai popoli europei, ora sembra spaventare l’Europa e gli europei, che domani vengono chiamati alle urne per decidere sulla propria unità, ma lo fanno con una divisione dilaniante, tra voglie di muri, non solo metaforici, e desiderio di accoglienza. Tra paure di invasioni, insicurezze su come condurre un Continente che appare più stanco che mai, invecchiato, minato da incitamenti all’odio, dalla ricerca (spesso manovrata dai governanti) di un capro espiatorio per scaricare sull’altro che arriva la causa prima di problemi non risolti.

Nella mitologia greca Europa era la figlia di Agenore, il re di Tiro e madre di Minosse che governò su Creta culla della civiltà europea. E furono Europa da quel momento le terre poste a nord del Mediterraneo. Come vera e propria entità politica l’Europa nasce con Carlo Magno e il Sacro Romano impero. Ma questa attuale, per la quale andiamo a votare domani, con tutti i problemi che sono comunque ancora aperti, è l’unione di ventotto Stati e prende il via come idea proprio qui in Italia, concretamente con il Trattato di Roma del 25 marzo del 1957.

Se di libertà parliamo, e di in particolare della difesa delle libertà conquistate, altra grande e splendida coincidenza di questa settimana è il ricordo di Franca Rame che ha lasciato per sempre la “scena” di questa terra il 29 maggio di sei anni fa. Franca Rame è stata sempre dalla parte della giustizia e dei più deboli, una donna di un teatro costantemente in viaggio per portare, prima con la sua famiglia di origine, poi con Dario Fo, una sorta di “buona novella” laica perché il mondo fosse più umano e meno dalla parte dei potenti.

Un vero e proprio teatro di strada è quello che leggiamo riguardante la passeggiata/rappresentazione fatta tra le vie di Noto, luogo tra i più preziosi fra i gioielli del Barocco siciliano, dove, nel giorno della famosa infiorata, con l’aiuto delle ragazze e dei ragazzi delle scuole locali si sono ricordate le donne netine alle quali sono state intitolate strade o targhe qui, nel posto dove sono nate.

Di bellezza e di stigmi legati ad essa ce ne parla l’undicesima lettera dell’alfabeto che, in quello inglese, è la lettera “K”, come Kilo. Dunque, il mito della magrezza contrapposta, spesso eccessivamente, non tanto all’obesità, ma anche all’aspetto sano dato dal normopeso lontano qualche “chilo” appunto, da ciò che in proposito si intende con i valori di salute buona. Un articolo sui bottoni ci incuriosirà e ci farà viaggiare nel tempo in compagnia di questo oggetto presente sia nell’abbigliamento maschile che in quello femminile.

Sul tema della libertà, sul richiamo alla bellezza della nostra Costituzione qui potrete leggere due articoli importanti. Importanti perché nascono in difesa dei due articoli (il 21 e il 33) della Costituzione e sigillano la libertà dell’arte, della scienza e del loro insegnamento. Soprattutto la libertà della scuola la quale ha l’obbligo di dare parola a qualunque pensiero. Dobbiamo consolarci e gioire che ai fatti della professoressa di Palermo, condannata perché non “sorvegliava” il fare libero dei suoi ragazzi, sia seguita una protesta unanime del mondo scolastico. I ragazzi e le ragazze hanno risposto in coro all’appello della scuola di Ostia e hanno ripetuto, come sgranando un rosario, i due articoli costituzionali, all’unisono! Ah, che triste evocazione che invece se ne è fatta, proprio del rosario, di santi e della Madonna appartenenti al privato dei credenti, ai comizi, sui social, nel periodo preelettorale!!! Un mio professore di fisica del liceo, che ricordo con stima e affetto proprio per quella spinta di libertà che ha dato al nostro pensare, soleva dirci spiegando il fine della sua professione: “il docente deve fare in modo che ogni ragazza/o agisca autonomamente, allora solo può sentire di aver dire raggiunto il suo obiettivo” (Paolo Pani).

Abituiamoci con Caparezza (oggi alla sua seconda puntata) a cantare, a dire, a pensare, per tutti i campi dello scibile: “Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa/trovo inopportuno la paura per una cultura diversa”. Per replicare con lui a nome di tutti gli ultimi dell’universo alla richiesta: “torna al tuo Paese sei diverso” con la risposta: “Non posso/sono dell’universo”. Perché “io non sostengo nessuna razza”. Perché siamo convinte e convinti che il razzismo non sia solo questione di pelle!

 

Editoriale di Giusi Sammartino

aFQ14hduLaureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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