Oggi in Italia, ma anche altrove, non sembra godere di ottima salute il racconto. Gli editori non pubblicano volentieri libri di racconti perché, dicono, non si vendono. Il pubblico non ne sente parlare e ne trova pochi in libreria, quindi non ne compra. Non è chiaro se è la scarsa domanda a determinare la povertà dell’offerta o se avviene il contrario, fatto sta che a penalizzare la narrativa breve si è instaurato un vero e proprio circolo vizioso.
È opinione diffusa che la forma “racconto” sia una sorta di esercitazione per chi vuole scrivere, una scrittura preparatoria e quasi strumentale, un mezzo per poter pubblicare sulle riviste letterarie e iniziare a farsi conoscere in vista dell’unico obiettivo davvero importante: la scrittura di un romanzo. Le lettrici e i lettori di racconti sono pochi, una trascurabile nicchia cui appartengono persone lontane dal comune sentire, ritenute generalmente un po’ démodé se non proprio fissate.
Eppure ci sono stati grandi scrittori e scrittrici di racconti, basta ricordare i nomi di Gogol’, Poe, Maupassant, Čechov, Kafka; e che dire di Hemingway, Némirovsky, Borges, Mansfield, Munro, Carver? E, quanto all’Italia, pensiamo a Pirandello, Calvino, Fenoglio, Buzzati, Morante, Ortese, Camilleri, per limitarci ai moderni. Autrici e autori di rilievo che si sono cimentati nella scrittura di racconti con risultati eccellenti, a volte superiori a quelli raggiunti con i romanzi.
Scrivere un buon racconto d’altra parte non è affatto cosa facile: la brevità stessa pone regole molto più stringenti di concisione, coesione, equilibrio e perfezione formale. Nessuna sbavatura è possibile in un racconto, dove ogni parola va pesata, ogni elemento deve essere necessario: un difetto strutturale, una ridondanza o un vocabolo meno che calzante acquistano un rilievo forte incidendo negativamente in un racconto molto di più che in un romanzo.
Recentemente, sfidando il pregiudizio che pesa sulla forma racconto, c’è chi ha deciso di navigare contro corrente nelle acque non proprio placide dell’editoria e di fondare una casa editrice che pubblica solo racconti, la “Racconti edizioni”. Scrive Emanuele Giammarco, che nel 2016 insieme a Stefano Friani si è coraggiosamente imbarcato in questa avventura: “Forse i lettori andrebbero più guidati, rassicurati e incoraggiati, soprattutto da stampa e case editrici”. Anche le lettrici, secondo noi, se non altro perché sono decisamente più numerose dei lettori, anche se forse più abituate a leggere racconti: da sempre questi compaiono sulle riviste femminili affrontando spesso temi rilevanti che appartengono alla quotidianità delle donne e alla loro specifica esperienza. esperienza. Un sito di recente fondazione ideato nel 2014 da Rossella Milone e Armando Festa, Cattedrale, osservatorio sul racconto, ha la funzione di “monitorare, promuovere e sostenere il racconto nella sua forma letteraria”, con l’intento di rimuovere i pregiudizi che lo penalizzano per “generare un comportamento più consapevole e competente nei suoi confronti”.
Proprio “Cattedrale” è stata quindi coinvolta in un evento organizzato quest’anno dal Premio Calvino, in cui si è premiato il miglior racconto nell’ambito di un originale concorso sul tema del titolo scelto quest’anno per Book Pride, “Ogni desiderio”. La call, lanciata il 17 marzo dal Premio Calvino, durante la V edizione della Fiera nazionale dell’editoria indipendente di Milano, Book Pride 2019, richiedeva l’invio, dal primo al 14 aprile, dell’incipit di un racconto breve (massimo 12.000 battute). Ne sono arrivati ben 1065, un numero davvero inaspettato. Una giuria interna al Premio Calvino ha selezionato i 25 migliori incipit, cinque in più del previsto, di cui sono stati richiesti i racconti completi, scegliendo poi fra questi i 10 finalisti. La premiazione del racconto vincitore, In virtù di un cavillo, di Claudio Lagomarsini, si è tenuta al Salone del libro di Torino l’11 maggio, in un incontro in cui sono intervenuti, insieme al Presidente del Premio Calvino, Rossella Milone e Giorgio Vasta. Un evento riuscito, con un pubblico numeroso e interessato nonostante l’ora tarda: l’intensa lettura attoriale di Eleni Molos ha valorizzato tutti i 10 incipit finalisti e il racconto vincitore, che potremo leggere su “Cattedrale”, mentre l’autore riceverà in omaggio la partecipazione a un corso o un seminario organizzato dalla stessa rivista per l’anno 2019/2020. Alle autrici e agli autori finalisti sono stati offerti una scheda di lettura sul proprio lavoro e un colloquio individuale con un membro del direttivo del premio Calvino.
In conclusione, rivalutare il racconto, forma narrativa oggi ingiustamente sottovalutata e trascurata da un’editoria che ha rinunciato a guidare il gusto del pubblico è l’obiettivo di tutte le iniziative sopra presentate; su questa scia, anche la prossima edizione, la VII, del Concorso nazionale per le scuole di Toponomastica femminile “Sulle vie della parità” conterrà una sezione di scrittura creativa in cui si chiederà alle e ai concorrenti di scrivere un racconto sul tema della parità dei diritti.
Articolo di Loretta Junck
Già docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nell’autunno del 2014 ha organizzato a Torino il III Convegno di Toponomastica femminile, curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.).