La rivista che ho scelto questa volta si chiama Girls like us e viene da Amsterdam, la capitale olandese dove si respira senz’altro un odore diverso e non parlo solo di quello della marijuana. L’impressione che questa città mi ha fatto durante il mio ultimo viaggio è stato senz’altro positiva, mi è sembrato di essere catapultata in un mondo esplosivo in cui la libertà individuale non aveva confini tangibili, nonostante tutto fosse sotto controllo: una situazione data da uno stile di vita dinamico e tranquillo insieme, e dai suoi abitanti, abituati a autogestirsi. Certamente questa è stata solo l’impressione di una turista come tante, appassionata però d’arte e design e soprattutto engagé nella lotta contro il patriarcato e le disparità di genere.
Il mio viaggio è stato intenso, ma non abbastanza lungo per poter approfondire un discorso sulla città; quello che ho scoperto e apprezzato, oltre al verde, le biciclette e i coffee shop, sono stati il museo di arte contemporanea, lo Stedelijk museum e in particolar modo l’immensa libreria al suo interno: qui dentro, pensavo davvero di essere finita nel paradiso della carta stampata, della tipografia, della fotografia e ovviamente dell’illustrazione…
La sorpresa maggiore, però, è stata determinata dalle piccole librerie indipendenti sparse lungo i canali, nelle viuzze secondarie e un po’ ovunque per la città: un paio di queste hanno reso le mie giornate più creative, i miei amici insofferenti – nell’attendermi – e il mio portafoglio più sgonfio.
Per chi non lo sapesse, l’Olanda è il paese del design e del graphic design, disciplina che mi fa “letteralmente” uscire di testa. Per un appassionato è il posto ideale in cui scoprire le sperimentazioni all’avanguardia di tipografia e progettazione grafica, un modo per rimanere sempre aggiornati!
Tornando al soggetto del mio articolo, anche questa volta ho selezionato una rivista che combina la passione per l’editoria con quello per le tematiche femministe.
Girl like us è stato fondato nel 2015 da Jessica Gysel, editrice del magazine insieme a Julie Phillips; la redazione è composta da Katja Mater, Sara Kaaman e Marnie Slater; mentre il progetto grafico è di Sara Kaaman, Stina Lofgren e Vela Arbutina.
Questo team di giovani donne ha saputo creare un prodotto editoriale inedito rivolto a tutte le ragazze “normali”, “come noi”. I volumi sono pubblicati in inglese e si rivolgono a un pubblico internazionale, puntando i riflettori su una comunità di donne e persone queer nell’ambito dell’arte, della cultura e dell’attivismo. In questo magazine troviamo storie personali, saggi e immagini all’avanguardia, con particolare attenzione a quelle che sono le eredità femministe nelle arti e nella scrittura. Affrontando temi politici con ironia e sagacia, la rivista sta cercando “percorsi collaborativi verso un non patriarcato”.
Il femminismo di Girl like us non è un femminismo commerciale, banalizzato, ma è attivo, impegnato e si sceglie tematiche sempre diverse e le esamina in modo trasversale.
L’ultimo numero, l’11, si intitola Economy e si apre con questa considerazione della redazione:
“Inquadrate come inevitabili, indescrivibili, incontrollabili ed essenziali, le economie sono ovunque. Oppressivi e abilitanti, lucrosi e sottovalutati, ci sono economie che scambiano il nostro lavoro emotivo, i desideri, l’amore, la fertilità, il tempo, le menti, la bellezza, la politica e i clic. Ci sono economie che possiamo controllare e che ci controllano e quelle che possiamo sovvertire per servire i nostri collettivi. Un marchio, uno yen, un dollaro o una sterlina, in una conversazione con un gatto, un viaggio abilitato all’app attraverso una piovosa notte di Shanghai, a margine tra l’intimità e il potere, in cucina, con la tua collezione di dischi, sotto la punta dell’iceberg, ai piedi di una torre che ha costruito, ballando al bar lesbico.”
I numeri precedenti del magazine sono sempre stati stampati a colori, su carte diverse e stampa di ottima qualità, ma per quest’ultimo numero, la redazione decide di progettare in bianco e nero, per limitare i costi e sapendo bene che, essendo una rivista lesbica, femminista e queer, il suo pubblico ha maggiori possibilità di essere sottopagato e di avere risorse insufficienti a causa del genere, della sessualità, dell’appartenenza etnica, della classe e della posizione politica.
Sfogliando, però, Girl like us Economy non si ha l’impressione di un prodotto economico e trascurato, il bianco e nero risalta le scelte tipografiche e la fotografia, conferisce una maggiore pulizia alla composizione della pagina e, in definitiva, il magazine si presenta come un oggetto unico e da collezionare (al costo di soli 8 euro).
I temi che la rivista ha affrontato sono diversi, ecco alcuni titoli: Objectfied, Doubles and singles, Generations, Work, Play, Body, Family, Dance & dancing.
Se volete scoprirne di più e divertirvi con le splendide immagini di questa rivista, vi invito a visitare il loro sito internet che, tra l’altro, è davvero innovativo e ricco di animazioni, https://www.glumagazine.com/
Vi do un’altra dritta: chi volesse acquistarne una copia e riceverla in tempi brevi e direttamente dall’Italia, può trovare l’ultimo numero su Frab’s, uno shop online di riviste indipendenti nato da un’idea di Anna Frabotti per diffondere la cultura legata all’editoria, all’arte e ai magazine. Su Frab’s potete trovare tante altre riviste di qualità alla pagina https://frabsmagazines.com/
Articolo di Marika Banci
Dopo la laurea in Lettere moderne, Marika si iscrive al corso triennale di Progettazione grafica e comunicazione visiva presso l’ISIA di Urbino. Si diploma nel 2019 con una tesi di ricerca sulle riviste femministe italiane dagli anni ’70 ad oggi e la creazione di una rivista d’arte in ottica di genere dal nome “Biebuk”. Designer e illustratrice, ha dedicato alle tematiche femministe molti dei suoi ultimi progetti.