“Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo”.
da Todo Cambia, di Julio Numhauser , cantato da Mercedes Sosa
Clarissa Pinkola Estes, famosa scrittrice, psicanalista e antropologa messicana, introdurrebbe Mercedes Sosa come la nostra co-madre, per quel legame unico tra donna e donna di diversa generazione, dove si è figlia, madre, nonna, in ruoli alterni e riconosciuti, amati e rispettati.
In America Latina molte musiciste hanno narrato e lottato per i diritti della propria terra, e della popolazione, preservando e proteggendo il ruolo sapiente delle donne. In Europa fin dall’antichità é possibile trovare le prime musiciste che denunciano le ingiustizie della vita privata e sociale: le Trobairitz. Nel Medioevo i trovatori non furono solo uomini: anche alcune donne delle classi inferiori divennero musiciste di corte, e utilizzarono l’arte dei versi non per idealizzare l’amore, ma per denunciare soprusi, tradimenti, infelicità della vita quotidiana. Tra tutte citiamo Beatriz, Contessa de Dia vissuta nella seconda metà del XII secolo, la più alta tra le voci femminili della scuola trobadorica. Visse tra la Provenza e la Lombardia. Nei suoi versi, fieri ed eleganti, utilizza un linguaggio spregiudicato per i costumi dell’epoca:
L’eredità delle trobairitz giunge al ‘900 con le grandi jazziste e cantanti blues, fino alle più recenti trovatrici rivoluzionarie che cantano in difesa di popoli oppressi; per esempio Violeta Parra e Mercedes Sosa, la Pachamama, La Negra, la voce della terra, cantante folklorika, impegnata nei diritti civili dell’Argentina.
Haydée Mercedes Sosa nacque il 9 luglio 1935 a Tucumán, in una famiglia di origini umili e numerosa, lei è la terza su cinque figli. Inizia a cantare fin da piccola per il semplice e spontaneo amore per il canto, quando negli anni della scuola la sua maestra di musica la indirizza allo studio della lirica.
Nel 1949 vince con lo pseudonimo di Gladys Osorio, un concorso radiofonico: è l’inizio della sua professione e sarà il padre a firmare il primo contratto.
Giovanissima si innamora del compositore e chitarrista Oscar Matus, che sposerà stabilendosi a vivere a Mendoza, nelll’Argentina centro-occidentale, adattandosi a diversi lavori, in anni di grande attivismo culturale, Matus collaborò alla fondazione del Nuevo Cancionero, che promuoveva la musica popolare, nell’incontro con i nuovi generi musicali. Alle difficoltà economiche si sommano i continui litigi con Matus, dal quale nasce il loro unico figlio, Fabián. Il marito purtroppo diventa violento, si separano proprio quando Mercedes inizia ad ottenere successo e fama internazionale.
Nel 1969, mentre l’Argentina vive una nuova dittatura militare Mercedes pubblica l’album Mujeres Argentinas dedicato alle grandi donne della storia nazionale, fra cui la scrittrice Alfonsina Storni e l’eroina ottocentesca Juana Azurduy. La censura si accanisce contro le sue musiche, ma Mercedes risponde interpretando in un film la patriota andina Azurduy.
Negli anni ’70 pubblica molti altri album, musicalmente e politicamente incisivi: El grito de la tierra, Homenaje a Violeta Parra, Hasta la Victoria, con i famosi brani Canción con todos, Cuando tenga la tierra e Gracias a la vida che restano veri e propri canti di denuncia, di speranza, di lotta per i popoli dell’America Latina. Inizia così il suo viaggio musicale in America Latina, in Europa, e nell’Ex Unione Sovietica. A Mosca partecipa al Congresso Mondiale per la Pace e a Parigi chiude la Fête de l’Humanité. Nonostante il pericolo per le condizioni politiche dell’Argentina, Mercedes continua ad esibirsi a Buenos Aires «con la paura che mi attanagliava. Negli anni della peggiore oppressione della dittatura pubblica l’album Mercedes Sosa dedicato a poeti Víctor Jara e Pablo Neruda. La censura arriva a cancellare tutti i suoi spettacoli e i dischi spariscono. Nel 1979 Mercedes decide per la strada dell’esilio in Spagna. La sua vita diventa inevitabilmente triste e sofferente per la separazione dal figlio, che aveva tentato di portare via con sé, ma rimasto in Argentina. Dovrà aspettare l’agonia della dittatura, nel 1982, per poter tornare nella sua patria e dalla sua famiglia. Finalmente torna a narrare in canto la storia argentina al Teatro Ópera di Buenos Aires, luogo memorabile nella lotta per la democrazia.
Negli anni a seguire continua tournée internazionali e sostiene giovani musicisti di diversi generi musicali. Pubblica molte sue canzoni con altri cantanti stranieri (Pavarotti, Serrat, Martha Argerich, Sting, Joan Baez, Milton Nascimento) e decide di restituire la tessera del Partito Comunista: «perché non volevo rinunciare all’essenza del pensiero comunista (…) sentimento associato ad una necessità di giustizia. La “Cantora del Pueblo” diventa ambasciatrice dell’UNICEF e s’impegna per i diritti delle donne, come la depenalizzazione dell’aborto.
Mercedes ci lascia, abitante della sua terra e del suo popolo, il 4 ottobre 2009.
Resta nell’aria la sua voce, con il timbro che sembra venire dal centro della Terra e risuonare su ogni corpo e luogo.
Articolo di Milena Gammaitoni
Professoressa di Sociologia Generale presso l’Università di Roma Tre, l’Università Jagellonica di Cracovia e la Sorbonne Nouvelle di Parigi. Si occupa di questioni relative all’identità, storia e condizione sociale di artiste e artisti, metodologia della ricerca sociale di tipo complementare. Cura e pubblica saggi in libri collettanei, riviste scientifiche e culturali ed è autrice di tre volumi monografici.