Maria Teresa d’Austria

Da subito, forse è superfluo dirlo, dovette affrontare le ostilità degli altri sovrani che la ritenevano incapace di governare i vasti territori ereditati dal padre; il più astioso fu Federico II di Prussia che, occupando la Slesia, intendeva sconfiggerla attraverso un’alleanza internazionale ma l’imperatrice, a sua volta per mezzo anche di intese con diversi Stati europei favorevoli, poté concludere vantaggiosamente la guerra.

Stiamo parlando di Maria Teresa d’Austria e la pace firmata dopo il conflitto ad Aquisgrana nel 1748 le riconobbe tutti i domini dinastici: a parte la Slesia, possedeva le province di Austria, Boemia, Moravia, Ducato di Milano, Paesi Bassi, Ungheria, Transilvania, Belgrado e la vicina area del Danubio, a cui aggiungeva il titolo di imperatrice del Sacro Romano Impero e il controllo indiretto del Granducato di Toscana tramite suo marito Francesco I, del quale era innamoratissima, come traspare dalle lettere scambiate.

Prima e unica donna del suo casato a regnare, Maria Teresa nasce a Vienna il 13  maggio del 1717 e sale a soli ventitré anni al trono d’Asburgo alla morte del padre Carlo VI che, in verità con sua grande delusione, era privo di eredi maschi e per questo emana la “Prammatica sanzione” (atto contenente la clausola secondo cui, in caso di mancanza di figli maschi, la Corona imperiale sarebbe stata ereditata da una delle figlie dell’imperatore). Da sovrana illuminata, si dedica a grandi riforme per rafforzare lo Stato, ma anche per garantire la crescita economica e civile dei suoi sudditi: modernizza il sistema scolastico, rendendo obbligatoria l’istruzione primaria e liberalizzando l’università, e innova il sistema sanitario, facendosi vaccinare nel 1767 con i suoi dieci figli (ne ebbe sedici!); avvia la riforma fiscale, ultima il sistema catastale intrapreso dal padre non senza contrasti con la nobiltà e, in linea con questo, promuove anche una serie di riforme religiose ed ecclesiastiche cercando di ridurre i privilegi della Chiesa cattolica (nonostante (che) avesse avuto precettori gesuiti!) sottoponendo il clero al pagamento dei tributi e limitando la sfera d’azione dei tribunali ecclesiastici.

Dispiace comunque che, cattolicissima, non accetti mai pienamente il principio della tolleranza religiosa entro gli stretti confini dell’impero, procedendo a ripetute deportazioni dei sudditi protestanti in Ungheria e in Transilvania, dove il loro culto era regolato da precise disposizioni emanate da Carlo VI; nel 1744 promulga anche un decreto di espulsione degli ebrei che sarà poi costretta a ritirare consigliata energicamente da suo figlio che non condivideva il provvedimento e neanche la mancanza di libertà di culto.

Madre anche di Maria Antonietta, che diventerà regina di Francia sposando re Luigi XVI, e dell’illuminato granduca di Toscana Pietro Leopoldo, Maria Teresa d’Asburgo muore a Vienna il 29 novembre 1780, lasciando la Corona imperiale nelle mani del figlio Giuseppe II d’Asburgo Lorena che nel 1781 promulga la Toleranzpatent con la quale aboliva le persecuzioni religiose, la tortura e la pena di morte.

Bionda e con gli occhi azzurri, è stata una sovrana forte, ha dovuto esserlo in un mondo dominato da uomini; il 31 luglio e il 1° agosto di quest’anno Rai Tre ha mandato in onda la miniserie Maria Teresa (Maria Theresia nella versione originale) a testimonianza ulteriore del ruolo internazionale del personaggio. Noi vogliamo ricordarla soprattutto per quella “Pace Europea” garantita grazie alle tante riforme e alla creazione di uno Stato unitario che, con una risoluta amministrazione di tutti i territori e una politica economica moderna, ce la fa designare come “la prima Imperatrice di ispirazione europea”, capace di valorizzare le persone che dimostravano grandi capacità nell’esercizio della propria professione e nella promozione dello sviluppo della cultura: affermava, infatti, che «… il popolo va tolto dall’ignoranza, a esso va data istruzione al fine di poter migliorare la propria condizione, essere utile a sé stesso, allo Stato, alla prosperità della collettività».

Articolo di Virginia Mariani

RdlX96rmDocente di Lettere, unisce all’interesse per la sperimentazione educativo-didattica l’impegno per i temi della pace, della giustizia e dell’ambiente, collaborando con l’associazionismo e le amministrazioni locali. Scrive sul settimanale “Riforma”; è autrice delle considerazioni a latere “Il nostro libero stato d’incoscienza” nel testo Fanino Fanini. Martire della Fede nell’Italia del Cinquecento di Emanuele Casalino.

 

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