“I testamenti” di Margaret Atwood

Dopo trentaquattro anni, finalmente la scrittrice canadese Margaret Atwood (nata a Ottawa nel 1939) ha dato alle stampe l’atteso seguito del suo romanzo Il racconto dell’ancella; erano tanti i lettori e le lettrici che le chiedevano cose fosse accaduto a Difred (Offred in inglese): si era salvata, che fine aveva fatto la sua bambina trafugata in Canada, e poi quel terribile governo dittatoriale e teocratico era caduto oppure no? Per chi non avesse letto l’opera precedente, è bene fare un quadro sintetico della situazione, prima di vedere le novità del romanzo appena uscito e già tradotto in italiano (ed. Ponte alle Grazie).
Alla fine del XX secolo una crisi mondiale dovuta a repentini cambiamenti climatici ha portato carestie, siccità, cataclismi e un calo della fertilità; sono pochissime le donne che riescono a portare avanti una gravidanza. In buona parte degli Usa, dopo un cruento colpo di Stato, si afferma un nuovo potere, la repubblica di Gilead (o Galaad) che è rigidamente divisa in caste chiuse, in cui le donne sono solo strumenti per procreare. Lasciate nell’ignoranza, sono suddivise in Zie (che possono studiare, hanno il potere ma devono rimanere caste), Mogli (le privilegiate consorti dei Comandanti), Marte (cameriere, cuoche, tuttofare), Ragazze Perla (inviate all’estero a fare proselitismo), e poi ci sono loro: le Ancelle, destinate a essere i “gusci” dei nascituri, costrette a unirsi ai Comandanti più e più volte, fino all’arrivo di una gravidanza. Se va male (magari non per loro colpa) finiscono nelle colonie, fra le Nondonne. Al gradino più basso della gerarchia sono le Economogli, le mogli dei lavoratori. Anche gli abiti sono uniformati: lunghi, con le braccia coperte, cuffiette in testa, colori precisi per ogni categoria, senza possibili sgarri o libertà. La cultura, la lettura, il divorzio, le biblioteche, i divertimenti, i buoni cibi, non esiste più niente; le punizioni sono terribili (dalle impiccagioni pubbliche agli smembramenti pezzo per pezzo, in una apoteosi di sangue e di violenza selvaggia). L’ancella che dà il titolo al romanzo, che ha solo il nome del “proprietario” (Di-Fred), in qualche modo si ribella al destino impostole e racconta la sua vita grazie a delle vecchie cassette su cui registra la sua voce. Riesce anche a fuggire e ad affidare la piccola Nicole (avuta da un uomo amato) all’organizzazione clandestina Mayday. Ecco quindi la curiosità di sapere il resto della storia.

Margaret Atwood in questi anni ha scritto tante altre opere, si è dedicata a molteplici attività (illustratrice, drammaturga, saggista, burattinaia), ha riscosso successi di critica e di pubblico notevolissimi. Il racconto dell’ancella è stato ridotto per il cinema, è diventato un’opera musicale e poi un’acclamata serie televisiva (come anche L’altra Grace, che consiglio caldamente, in entrambe le versioni). Ma intanto pensava a una nuova storia, che fosse diversa ma coerente rispetto alla prima, non un semplice seguito, anche nell’impianto narrativo, attenendosi pur sempre alla sua regola: «non ammettere eventi che non avessero un precedente nella storia dell’umanità» (p. 500).
Così è nato I testamenti, che a dire il vero sono in realtà tre testimonianze, quella scritta di Zia Lydia ad Ardua Hall (rimasta nascosta in un libro nella biblioteca a cui lei, privilegiata, ha accesso) e quelle orali ma trascritte da altri (come, dove e quando non si sa) corrispondenti ai numeri 369 A e 369 B. Il tutto viene ritrovato ed esaminato – come accadeva alla fine del romanzo precedente con le cassette registrate – da un esperto di Studi Gileadiani, il prof. Pieixoto, durante il Tredicesimo Simposio, nel 2197.
Zia Lydia – che fu costretta a suo tempo a diventare quello che è, dopo una brillante carriera di giudice – da anni riveste il massimo ruolo: la sua immagine è nei luoghi pubblici, una statua la raffigura, è la persona più ascoltata dal Comandante Judd, tuttavia sotto l’apparenza dura e assolutamente affidabile, vede le storture del sistema, conosce da vicino le falsità, l’ipocrisia, i delitti, la corruzione e sta operando nell’ombra per far cadere il regime, con un rischio personale altissimo. Alla testimonianza A corrisponde la voce di Agnes, destinata suo malgrado a un matrimonio prestigioso, che riesce a diventare Zia Victoria, quindi ad accedere alla lettura e agli archivi che le svelano fra l’altro un incredibile segreto. A lei Zia Lydia affiderà una missione di importanza vitale, portata a termine con successo, entrando in Canada e uscendone con la persona più importante per il regime: la bambina trafugata anni prima, Baby Nicole, ormai giovane donna. Alla testimonianza B corrisponde Daisy che, alla morte tragica dei genitori, farà una serie di scoperte che le cambieranno la vita; anche lei avrà una missione: dal Canada entrare a Gilead per sconfiggere la dittatura. Le sorprese non finiscono qui: basti sapere che le tre donne hanno comunque il medesimo scopo e sono legate fra di loro da vincoli fortissimi. Le testimonianze restano aperte e non hanno una vera e propria conclusione; chi legge, dopo quasi 500 pagine appassionanti, attende con rinnovata curiosità la fine. Sarà in qualche modo il citato esperto di storia, il prof. Pieixoto, a dare delle risposte e a riferire delle sue scoperte, anni e anni dopo la fine del regime, ad una platea di esperti. I tre documenti gli appaiono attendibili, sono fra i pochissimi ritrovati quasi per caso perché, come accade molto spesso alla caduta delle dittature, si cancellano le prove e gli archivi vengono distrutti. Un ultimo documento prezioso viene mostrato in anteprima: la foto di un monumento eretto nel giardino pubblico del Boston Common. Raffigura una Ragazza Perla e l’iscrizione è deteriorata dal tempo, ma sembrerebbe la prova finale che le tre donne coraggiose raggiunsero il loro scopo. Si ricordano la cara amica Becka (Zia Immortelle) e Zia Lydia con le parole: «Un uccello del cielo porterà lontano la tua voce, e un uccello in volo riferirà la cosa. L’amore è forte come la morte» (p.496).
Ma cosa vuol dire Atwood a noi, lettrici e lettori? In un romanzo in cui i tre punti di vista sono femminili, il sottotesto è piuttosto chiaro: saranno le donne a salvare il mondo, coloro che creano la vita e sanno distinguere il male dal bene, anche a costo di sacrifici e rischi immensi (come accade a Becka). Le dittature, di qualunque genere e di qualunque epoca, temono le donne, le vogliono sottomesse e ignoranti (a Gilead a scuola imparano a disporre i fiori e ad essere perfette padrone di casa; le insegne dei negozi sono figure, come accadeva nel Medioevo): una donna istruita e pensante, come accade all’inizio del regime, o si uccide o si inserisce nel sistema (Zia Lydia). Le guerre le fanno gli uomini: nei due romanzi se ne parla, perché non tutti gli Stati, anche nell’America del nord, hanno accettato il nuovo ordine ma non le vediamo mai. Per quanto riguarda la crisi economica, le conseguenze sono evidenti: a Gilead si mangia poco e male, i limoni sono una rarità, esiste la “borsa grigia” per le merci più costose e importate clandestinamente, di cui usufruiscono solo i Comandanti e le loro famiglie. Per non parlare della corruzione e della violenza: il Comandante Judd cambia spesso moglie perché ne desidera una giovane e nuova, sperando magari che sia fertile, mentre quella precedente muore per una “disgrazia” o una grave malattia (non ci ricorda qualcosa?). Tutti i governi nati da colpi di Stato – richiama ancora Atwood – e le dittature sono destinati a implodere, avendo in sé i germi della propria rovina e distruzione: dai regimi nazi-fascisti a quello staliniano, da Pol Pot a Ceausescu, da Salazar a Franco; la morte dell’oligarca di solito coincide con la repentina caduta. Cosa sia successo a Gilead non si sa in modo preciso, ma si sa che quel periodo di oscurantismo teocratico si è concluso. Tuttavia il messaggio del romanzo è estremamente attuale perché le democrazie continuano ad essere fragili, quindi dobbiamo vigilare, proprio come le nuove Ancelle del XXI secolo che hanno manifestato all’elezione del presidente Trump, anticipando con lungimiranza cosa sarebbe accaduto negli Usa da quel momento in poi nei confronti dei diritti civili e del cammino delle donne.

 

Articolo di Laura Candiani

oON31UKhEx insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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