Galeotta fu la macchina fotografica

Iniziamo con questo racconto, per tanti versi divertente, la serie mensile di Siamo qui, che intende narrare le storie di vita di donne e ragazze di origine straniera che oggi vivono con noi in Italia.
Cominceremo con la storia di Vilma (ci tiene a dire di non scrivere il suo nome con la W) Morillo Leòn, una donna venezuelana piena di vita e allegria che ha incontrato il suo futuro compagno italiano alla fermata di un autobus della sua Caracas. Tra segni premonitori e un pizzico di amore per l’avventura Vilma arriverà in Piemonte, nel Monferrato, e da tecnica della radiografia diventa artista a tutto tondo tra scrittura, pittura, fotografia e il suono della mandola, una sorta di mandolino, intraprendendo anche la carriera dell’insegnamento e, per scommessa, impegnandosi persino in politica.

In Italia è venuta solo per amore (e di questo non ha il minimo dubbio) e galeotta fu una costosissima macchina fotografica. Vilma Morillo Leòn è una tecnica radiologa venezuelana, in Italia dal 1991. Qui, da allora, è felicemente sposata con quello stesso uomo che un giorno incontrò a Caracas. Lui era alla fermata di un autobus e lei stava rischiando di ingombrare uno dei tanti scatti fotografici di quel turista tanto abbronzato grazie al caldo sole della sua terra.
L’autobus che stavano attendendo alla fermata doveva portare l’uno, il turista italiano, al suo albergo per preparare le valigie per la partenza, e l’altra, Vilma Morillo, al lavoro, in un reparto di radiologia del principale ospedale cittadino.
Da allora Vilma Morillo ha vissuto quasi un quarto di secolo nel Monferrato, con la voglia e l’energia di aprirsi a un mondo di possibilità: scrittrice, poeta, insegnante, albergatrice, consigliera comunale e consigliera del Parco naturale. Poi la passione per la fotografia e persino per la musica.
Ma per raccontare la sua storia bisogna fare un passo indietro. Arrivare a quel preciso momento del passato che ha fatto sì che la signora Morillo arrivasse qui in Italia, proprio nell’azienda agricola della famiglia del marito, a Ponzano di Monferrato, un paesino di poco più di 300 abitanti (quasi tutti agricoltori) che si trova ai piedi del santuario di Crea e del Parco naturale.

ponzano di monferrato
Ponzano di Monferrato

Quella tarda mattinata di fine estate in cui era arrivata alla fermata dell’autobus per andare al lavoro, Vilma fu attratta dalla macchina fotografica che disinvoltamente teneva tra le mani un signore, sicuramente turista e probabilmente alla sua prima esperienza venezuelana. Riconobbe immediatamente la marca dell’oggetto e sentì perciò il dovere di mettere subito in guardia lo sconosciuto che, tranquillo, continuava a fotografare là intorno, esibendo così il costoso oggetto.
Vilma voleva avvertire l’incauto turista e raccomandargli di fare attenzione a qualche ladro a caccia di un buon bottino. Ma in che lingua dirglielo? Prova chiaramente prima in spagnolo, poi in inglese, in francese e persino in tedesco. Vilma è molto brava nelle lingue tanto che, per arrotondare lo stipendio dell’ospedale, lavora come telefonista in un centralino internazionale. In più vanta un diploma in radiologia conseguito negli Stati Uniti, cosa che rende il suo inglese praticamente perfetto.
Per quanto riguarda l’italiano, Vilma allora conosceva solo qualche parola sentita dai racconti del nonno che aveva avuto amici tra gli emigrati italiani. Così decise di farsi capire con l’imbattibile linguaggio dei segni! Il turista italiano rimase attratto da tanto garbo e generosità che anche lui mise in moto la sua arte nel linguaggio dei gesti e pregò la dottoressa di indicargli l’ospedale in cui lavorava in modo da andare a prenderla a fine turno per cenare con lei nell’ultima sera della sua permanenza a Caracas. Attimi eterni sembrano passare tra la confusa richiesta del turista e la risposta di Vilma. Ricorda che qualcuno le aveva detto di non essere sempre troppo diffidente nei confronti degli uomini e che è bello e giusto a volte dar loro fiducia. Perciò, alla fine, accetta. Lui, il turista, entrato ormai nel cuore della giovane radiologa, rimarrà a Caracas ancora quattro giorni, dal lunedì di quel primo incontro. Ma Vilma è sicura che tutto era stato segnato dal destino.
Da quest’istante sembra che proprio il destino (nel suo aspetto più carico di superstizione!) si metta a guidare gli incontri tra i due. Lui non trova un fioraio aperto e prende “in prestito” un mazzo di fiori dall’altare di Sant’Antonio: per Vilma questo è un “segno” palese di ciò che avverrà in futuro perché per i venezuelani il santo è il protettore dei matrimoni! Una certezza messa in dubbio, però, nelle ore successive, quando lui non riuscirà a posticipare il volo di ritorno in Italia. Ma poi tutta una serie di dimostrazioni di grande e reciproca fiducia che fanno iniziare  al meglio la storia d’amore tra la dottoressa venezuelana e l’avvenente fattore piemontese.
Dopo pochi mesi, in un tempo che pareva infinito riempito di innumerevoli telefonate e lettere tra i due continenti, arriva un biglietto aereo (questa prima volta anche di ritorno) perché Vilma possa conoscere i genitori e i parenti di lui, oltre che i luoghi dove avrebbe potuto decidere di vivere.
Tornerà di nuovo in Italia, dopo questo primo viaggio e stavolta per sposarsi, a poco meno di un anno esatto dal loro primo incontro alla fermata dell’autobus a Caracas.
Vilma lascia il lavoro e la famiglia in Venezuela e si trasferisce in Italia. Del Piemonte, e del Monferrato in particolare, le piace l’aria pulita e i paesaggi bellissimi e pieni di calma. All’inizio si sorprende di tante cose che sfatano certe leggende che aveva ascoltato fin da bambina, come quella che gli uomini italiani picchiano d’obbligo le proprie mogli o quella dell’apparente stravagante abitudine (questo l’aveva constatato con i suoi occhi) di mangiare carne cruda cospargendovi sopra una strana polvere, come un formaggio, poi rivelatosi essere il preziosissimo tartufo bianco di Alba, precisamente di Moncalvo.
Vilma Morillo Leòn nel 1991 è la prima straniera a vivere nel piccolo paese dove la famiglia del marito coltiva viti generatrici del famoso Barbera. Ma non fa assolutamente fatica ad ambientarsi. Anzi, appena ha un po’ più di dimestichezza con la lingua italiana, o anche nella sua lingua, inizia a scrivere. Invia lunghissime lettere (persino di trenta fogli) alla madre in Venezuela per raccontarle tutto della sua vita in Italia. Si abitua alla scrittura, mentre grazie al suo carattere estroverso coglie sempre più parole della lingua italiana. Le rimarrà poi solo l’accento spagnolo, causato anche dalla vicinanza forte tra le due lingue, ma comincerà a parlare e a scrivere molto bene in questa lingua per lei nuova.
Così, ritrovando il meglio dei ricordi e delle emozioni scritte nelle tante lettere alla mamma, raccoglie insieme le impressioni e compone un racconto che decide di mandare a un concorso piemontese doc (“LinguaMadre”) dedicato proprio alle scrittrici straniere residenti in Italia. Lo invia nonostante le vivaci opposizioni intorno a lei, soprattutto del figlio, nato due anni dopo il matrimonio, che la prende in giro per il suo italiano e la scoraggia un po’. Ma, meraviglia, Vilma risulta tra le vincitrici. Non si ferma qui, scrive altri racconti e poi tante favole, e poi poesie,  spiritose e bellissime, intrise di storie di vita quotidiana.
Ma tutto ciò a Vilma, che non è mai stata con le mani in mano, non basta. Inizia anche ad insegnare lo spagnolo all’università popolare per la Terza età di Como.
Le viene un’altra idea: la casa dove abita ha molte stanze, più di quelle che possono servire alla sua famiglia: allora ne adibisce due a Bed & Breakfast, che porta il suo nome. Diventa, con quei cinque posti letto messi a disposizione degli ospiti, il punto di riferimento di clienti affezionati/e che vogliono trovare un momento di relax e staccare dal trambusto di Torino e di Milano. Oppure per chi vuole essere ospitato per ascoltare il rumore del cielo, quelli che Vilma chiama i “turisti del silenzio”. Un esempio è la signora inglese che si era fermata da lei una settimana, per un riposo assoluto, benefico e rivitalizzante, dopo che era partita da sola dall’Inghilterra per compiere il giro d’Europa in bicicletta.
L’esperienza di consigliera comunale (dal 2009 al 2014) e poi anche a quella di consigliera del Parco naturale, nascono, invece, praticamente da uno scherzo. Un amico di famiglia le propone giocosamente di mettersi alla prova e Vilma senza battere ciglio accetta e si candida uscendo anche stavolta vincente. Viene eletta e, da subito, si mette al lavoro occupandosi via via di dissesto idrogeologico, della pulizia delle strade. Attua, insieme alla giunta, un interessantissimo progetto per avviare gli/le anziani/e (che costituiscono la maggior parte della popolazione locale) ai segreti dell’informatica, per farli sentire tutti più giovani e metterli al passo coi tempi.
Come consigliera del Parco naturale Vilma, che non ha mai dimenticato la sua formazione tra i medici, si batte per creare dei “percorsi di salute” con aree attrezzate per l’esercizio fisico.
Poi la realizzazione di un sogno: suonare la mandola, uno strumento che fa un po’ da “tenore” rispetto al più piccolo mandolino, con caratteristiche quasi da soprano. Perché ora Vilma può pensare anche al piacere, a giocare per sé stessa. Nei ritagli di tempo, a una manciata di chilometri da casa, torna a studiare.

 

 

Articolo di Giusi Sammartino

aFQ14hduLaureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

2 commenti

  1. GRAZIE per aver scritto questo articolo su di me ma GRAZIE MILLE Giusi Sanmartino perchè sei un grande esempio per me ! Sensibilità, fiducia , risolutezza e speranza mi hai dimostrato.

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    1. Vilma è commovente quello che mio scrivi e ti ringrazio con tutto il cuore. Sento da voi tutte amicizia e fiducia e ricambio con affetto . Grazie mille a te. Bello che sei qui tra noi

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