Intervista a Elena Spelta, gommista di Cremona

Incontro Elena in modo molto informale, adatto alla nostra amicizia; di professione gommista, questa bella donna non ancora quarantenne mi regala subito un sorriso, un po’ stupita ma orgogliosa del motivo del nostro appuntamento.
Elena non è una body builder anche se le piace tenersi in forma, è bionda, minuta e curata, con una grande carica che si riconosce subito dal trasporto che ha nel parlare del suo progetto.
«“She can do it”» dice «penso sia il primo corso di questo genere in Italia» e continua: «ci sono percorsi di emancipazione che possono essere accomunati sia in Usa che in Francia ma con alcune differenze». Mi parla infatti di Patrice Banks, ingegnera che decide di dedicarsi alla meccanica e apre in Pennsylvania, nel 2016, la prima officina di donne per le donne (portata alla conoscenza del grande pubblico dalla rivista “People”), e dell’esempio di Midas, la catena francese che dal 2014 a Parigi offre la prima officina rosa.
Ma sono esperienze differenti da quella di Elena che, da qualche anno, propone gratuitamente corsi di base per la manutenzione dell’auto. Come specifica: «io non sono per le cose “rosa” in quanto riservate alle donne come se fossimo una categoria separata, non parcheggio nemmeno nei parcheggi rosa perché questa cosa mi infastidisce!» (eppure ha tre figli ed è in attesa della quarta) e continua: «a me piace che la donna, partendo da sé stessa, possa sentirsi adeguata in tutto quello che fa».
Elena non ricerca infatti il solo pubblico femminile come idea di marketing, ma il suo obiettivo è essere riconosciuta da un pubblico eterogeneo; si sta muovendo inoltre per non rimanere un “caso isolato” e sta lanciando sondaggi sulla possibilità di una donna di rispondere a ricerche di lavoro nel
suo settore. Ripercorriamo la sua storia, che parte da una famiglia con officina di gommisti da due generazioni; dopo aver concluso la formazione in un Istituto tecnico e sperimentato vari lavori in ambito commerciale, approda nella ditta di famiglia per occuparsi temporaneamente dell’ufficio, ma, come dice lei, “per sbaglio”, conosce e sperimenta il lavoro in officina: se ne innamora e da allora, 12 anni fa, non l’ha mai abbandonato, nemmeno durante le sue quattro gravidanze.
«Lavorare con uomini non mi ha mai pesato, anche perché il lavoro che faccio è un lavoro “normale”» ci dice «non bisogna essere palestrati! Sicuramente solleviamo pesi ma il fatto che sia un lavoro da uomini è solo un’idea» e puntualizza: «non è come lavorare nei campi, pur essendo considerato usurante per il fatto di sollevare pesi, ed è sicuramente molto meno stancante del lavoro di parrucchiere/a che fanno tantissime donne, e che stanno in piedi 10 ore al giorno»; inoltre ricorda ci sono strumentazioni apposite che permettono a tutti (donne e uomini) di fare molti meno sforzi fisici.
Elena prosegue il racconto della sua esperienza, ricordando purtroppo parecchie frasi “sessiste”, anche recenti, sia nei suoi confronti, che delle donne in generale: «molti clienti (donne e uomini) sussurravano spesso nelle orecchie dei miei colleghi cose tipo “Posso fidarmi visto che è femmina?”
oppure “Devo chiedere a mio marito” prima di effettuare una qualsiasi scelta relativa alla gestione dell’auto, o ancora “Mia moglie ha preso un marciapiede” come per giustificare il fatto che possa succedere più spesso ad una donna piuttosto che ad un uomo».
All’inizio, nonostante si trattasse anche della “figlia del capo”, non c’era fiducia nel suo lavoro, per il solo fatto che fosse donna. Oggi le cose vanno un po’ meglio perché dopo anni di esperienza le persone si stanno, a poco a poco, abituando a vederla in tuta da lavoro, ma è chiaro che fino a quando si penserà che “quella cosa particolare la può fare solo un uomo” allora non si risolverà mai la questione.
L’idea che ci sia una separazione tra attività da uomo e attività da donna non è infatti più sopportabile nel 2020. Per questo specifico caso, fare la gommista, ci sono due precise problematiche strettamente connesse tra loro: lo scarso interesse della donna nei confronti dell’automobile e l’idea che la gestione dell’automobile sia riservata agli uomini, sia per la sua manutenzione, che per la scelta delle riparazioni professionali.
Elena con la sua esperienza vuole appunto scardinare questi stereotipi: in primis con i suoi corsi, rivolti anche ad un pubblico femminile, per potersi arrangiare nelle attività di base per la manutenzione della propria auto, e poi con il suo lavoro in particolare, che oggi svolge con soli colleghi uomini, ma che spera di condividere presto con qualche donna.
Entrando nel dettaglio del corso, ci piace puntualizzare che non si è partiti con l’idea di un corso “per donne” perché, se si vuole combattere uno stereotipo e se ne crea un altro, allora si peggiora la situazione, ma finora, purtroppo, il corso è stato recepito come “utile” solo da un pubblico di donne.
Non per il fatto che agli uomini non serva, ma perché un uomo non è abituato a frequentare corsi in cui una donna gli insegna cosa fare per mantenere la propria auto in salute…e ci sarà sempre un uomo che potrà fornirgli migliori nozioni! D’altra parte non è detto invece che gli uomini vogliano condividere le proprie conoscenze con le donne a loro vicine, come non è scontato che le donne vogliano imparare cose relative alla manutenzione dell’auto, specialmente quando “di queste cose” da decenni se ne sono sempre fatti carico padri, mariti, fratelli.
Ma il mondo cambia e mentre gli uomini imparano ad occuparsi dei figli, ad usare la lavatrice o stirare i panni, perché le donne non dovrebbero comprendere meglio il funzionamento della loro auto?
Con la famiglia tradizionale i ruoli erano divisi: era più facile che il compito di “prendersi cura dell’auto” fosse affidato in esclusiva all’uomo di casa, ma ora? Tantissime sono le single, magari crescendo da sole i propri figli, e allora perché non potersi occupare in autonomia anche della propria auto?
Elena ci racconta che vede ogni giorno «genitori anziani che prendono le auto delle figlie, anche 50enni, e le portano a fare le riparazioni o la manutenzione, scaricandole da queste incombenze», ma non si tratta di problemi “di tempo”, bensì di una specifica scelta dell’uomo come marito o padre di doversi occupare di un oggetto, e della donna che preferisce delegare. Sarebbe invece utile conoscere meglio la propria auto, specialmente per la propria sicurezza.
Altro caso purtroppo frequente sono le donne che, rimanendo vedove, vengono d’improvviso catapultate in mondi di cui non hanno mai fatto parte e, come riferisce Elena, «non sanno nemmeno il nome del meccanico dove il loro uomo portava l’auto per le riparazioni».
Di norma, ancora oggi, le ragazze non vengono messe in condizione di conoscere le basi della manutenzione dell’auto ed in generale se ne interessano meno dei coetanei maschi, ma questo è comunque responsabilità di noi donne, dunque è necessario cominciare da qui.
Ripartiamo quindi da due concetti base: la manutenzione dell’auto non è “una cosa da uomini” e ci sono piccole cose legate alla sua gestione di cui ci si può occupare in assoluta autonomia; le donne devono iniziare a farsi carico da oggi di queste attività per potersela “cavare da sole”! E qualcuna lo fa: capita infatti che siano proprio le madri a partecipare ai corsi di Elena con le proprie figlie, un modo per fare qualcosa insieme, per condividere ed aprirsi reciprocamente mettendosi in gioco.
Elena ci tiene a dirci che l’idea del corso è stata proposta anche a varie autoscuole che sembravano molto interessate, ma che le collaborazioni per ora non si sono concretizzate.
I corsi, gratuiti, sono strutturati in un solo appuntamento di circa tre ore, con qualche nozione teorica, prove pratiche ed un piccolo test per verificare l’apprendimento, oltre ad un simpatico ed utile gruppo di auto-mutuo supporto per i/le corsisti/e sui social, per chiarire eventuali dubbi, senza
giudizi sulle domande apparentemente “banali” e per ricordare scadenze importanti, anche a distanza di mesi dal corso stesso.
Elena conclude la nostra conversazione con il suo motto: «Se tu, che puoi fare qualcosa per il cambiamento, non fai nulla, allora anche tu sei parte del problema». Rompiamo quindi gli antichi stereotipi e andiamo avanti con l’emancipazione femminile che ci rende autonome, pensando che un’auto in salute sia fondamentale per la nostra sicurezza, ma anche per il portafoglio.
E allora partecipiamo ai corsi di Elena, auspicando che si diffonda questa buona pratica e che si moltiplichino ovunque simili possibilità, e impareremo a rabboccare l’olio, a controllare la pressione delle gomme, a mettere l’acqua nei tergicristalli ecc. arrivando alla data del tagliando senza fare brutte figure con il meccanico e per cancellare definitivamente la fastidiosa comunissima frase: «si vede proprio che è la macchina di una donna!».

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Articolo di Letizia Bellini

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Da sempre appassionata di Arte, Viaggi, Natura e Libri. Si diploma a Cremona come Geometra, si laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Ca’ Foscari e ottiene un Master in Didattica generale e museale a Roma. Attualmente fa la mamma, si occupa di e-commerce per la libreria in cui lavora, svolge laboratori didattici in museo e lezioni di storia ed arte in ambito scolastico.

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