L’educazione, il contesto culturale, le “regole sociali” svolgono un ruolo fondamentale nel determinare le scelte di giochi ed attività sportive da parte di bambine e bambini. Nello stesso tempo però la pratica di determinati giochi e determinati sport rafforza gli stereotipi perché crea e consolida competenze e abilità. È un circolo vizioso: bambine e bambini vengono indirizzati nella scelta di giochi e sport in base al sesso e poi tali giochi e sport contribuiscono alla costruzione sociale del genere. Le bambine sono sin da piccole educate all’empatia giocando con le bambole e sviluppano di più le abilità di comprensione e di dialogo, ma anche l’altruismo e la cura. Le bambine crescono più flessibili e volte al compromesso perché giocano in piccoli gruppi in cui si sviluppano di più queste capacità. Inoltre, in piccoli gruppi si parla di più mentre è difficile fare conversazione giocando a calcio! Crescendo, le ragazze hanno relazioni più strette, parlano tra loro di problemi intimi, condividono i loro stati emotivi, sia quando vivono momenti di gioia che momenti di dolore e frustrazione. I pigiama party sono tipicamente femminili! Bambine e ragazze sono più abituate ad ascoltare e anche a scuola utilizzano queste attitudini all’ascolto, prestando maggiore attenzione alle insegnanti. Il parlare di più tra loro giocando, l’attitudine a scambiarsi confidenze influenzata dai giochi “di cura”, l’aprirsi tra loro le aiuta nella verbalizzazione perché sviluppano in maggior misura la capacità di esprimersi e di esprimere le emozioni; tutto ciò fa sì che saranno più abili nella scrittura. Inoltre, le bambine leggono di più anche perché sono più incoraggiate a leggere e quindi ciò naturalmente aumenta le abilità di comprensione del testo. Al contrario i maschi sviluppano di più capacità motorie, coordinamento spaziale, crescono più forti perché fanno più sport. Giocano più distanti dagli adulti, quindi sviluppano più indipendenza. Per far sentire la loro voce nei giochi di squadra all’aperto devono urlare e diventano più assertivi. Giocando a pallone poi coltivano abilità spaziali, si pensi ad esempio alla valutazione della traiettoria che deve fare un pallone per raggiungere un compagno di squadra. Insomma, i maschi sono competenti nelle abilità visuo-spaziali e nell’uso della logica perché fin da piccoli giocano con i lego, con le costruzioni, con i puzzle e i videogiochi e poi perché giocano molto di più all’aperto praticando giochi di squadra, giochi che aiutano anche a diventare competenti nella risoluzione di problemi. Al contempo giocare con videogiochi spesso violenti influenza la loro aggressività. Poi ovviamente su tutto ciò si innesta il ruolo dell’autostima, meno ci si sente bravi/e a fare qualcosa più si è scoraggiate/i nell’impegnarsi invece più viene riconosciuti brave/i e competenti in qualcos’altro più ci si impegna; e c’è il peso del pregiudizio: se le ragazze sentono dire che le femmine sono meno brave in qualcosa poi finiranno per crederci, e lo stesso avviene per i maschi in ambiti diversi. Più entrambi acquisiscono gli stereotipi, più li sviluppano e più si discostano dall’altra metà del mondo (maschile e/o femminile). E finisce che ognuno/o di loro sviluppa metà delle competenze ed abilità possibili.
Manifesti come quelli che vediamo nelle foto consolidano dei ruoli e non sono molte le famiglie che sono in grado di respingerli. Qualcuno dirà: ma le bambine hanno sempre giocato “a fare la mamma” ma tante di loro sono diventate professioniste. Certo, molte sì, ma quante di loro sono comunque donne non capaci di rivendicare relazioni affettive libere o collaborazione in casa? E comunque le donne della mia generazione non sono cresciute con giochi e attività così connotate a seconda del sesso! Prendiamo ad esempio i Lego: oggi sono rosa oppure celesti, insomma o per costruire la casa delle bambole o l’astronave. Ovvio poi oggi ci siano esigenze commerciali che spingono in questo senso. Mio fratello e io negli anni Settanta giocavamo con i mattoncini rossi e bianchi, oggi esistono i Lego per maschio e quelli per femmina e bisogna comprarne due scatole se si hanno figli di sesso diverso. È stato creato un nuovo bisogno per vendere di più ma questo bisogno ha influenza sulla costruzione sociale del genere. Il microscopio che possedevo da bambina era un semplice microscopio, non un oggetto di diverso colore e diversa grafica della confezione per rivolgerlo o ai maschi o alle femmine. Per certi versi il condizionamento di genere che ricevono oggi bambini e bambine è maggiore di quello che ricevevano le generazioni precedenti. Anche perché oggi si aggiunge l’abbigliamento che è connotato anche se si tratta di una tuta da ginnastica o una t-shirt o delle scarpe da ginnastica, oppure i libri, ad esempio gli albi per colorare principesse o supereroi. Non è facile anche per adulti e adulte non farsi coinvolgere dagli stereotipi sui giocattoli: è molto facile commettere errori perché anche noi siamo condizionate/i dagli stereotipi. La psicologa statunitense Spears Brown, nel suo libro Parenting Beyond Pink & Blue, racconta che una delle sue due bambine un giorno si era incantata davanti ad un trenino elettrico esposto in un negozio. I nonni ne erano rimasti così colpiti che l’avevano fotografata mentre l’osservava affascinata, avevano postato queste foto sui social network, ne avevano parlato con amici e poi a Natale… Le avevano regalato una bambola!
Tutto ciò influenza le scelte di studio e poi lavoro: ragazzi e ragazze eviteranno aree di studio solo perché convinti/e che non sono adatte al loro essere maschi o femmine. Ma influenza anche il modo in cui vivranno le relazioni affettive: se abituiamo le ragazze solo a essere empatiche, a prendersi cura, a comprendere e non a essere assertive e i ragazzi a non manifestare le emozioni (soprattutto con il pianto) e magari ad esprimerle attraverso la rabbia avremo piantato le basi per relazioni non sane. E sarà difficile modificare queste attitudini e comportamenti negli anni successivi.
Articolo di Donatella Caione
Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.