Guerra Fredda. Terza fase. La dittatura dei colonnelli in Grecia e la caduta del regime

Capitolo15_indice01_Vitamine Prima della fine della II guerra mondiale, la Conferenza di Yalta pone il Regno di Grecia nella sfera d’influenza occidentale. Così, durante la seconda metà degli anni Quaranta, Stalin nega gli aiuti militari alla guerriglia che, tra il 1945 e il 1949, vorrebbe trasformare la Resistenza antinazista in rivoluzione anticapitalista.
Dopo decenni di governi brevi e deboli, nel 1967 gli alti ranghi dell’esercito organizzano un colpo di Stato.

FOTO 1. Colonnelli

Il re Costantino II, giovane e inesperto, si mostra debole e in un primo momento non si oppone ai militari, pur non approvandone le azioni. Viene sospesa la Costituzione liberale e istituita la legge marziale; nel giro di poche ore vengono arrestate decine di migliaia di persone. Il regime quasi fascista in vigore in Grecia (le sue amicizie con l’estrema destra italiana non sono mai state nascoste, ma il sistema economico greco durante la dittatura è molto diverso da quello del Ventennio italiano), noto come dittatura dei colonnelli per la sua componente principalmente militare, si giustifica in quanto «necessario per evitare il comunismo», nonostante il partito comunista greco sia già illegale prima del colpo di Stato.

FOTO 2. Dittatura-dei-colonnelli 600x300

Con questa giustificazione e in un contesto di guerra fredda, gli Usa non si oppongono esplicitamente al regime ma neanche lo sostengono formalmente: nonostante le aperte simpatie dei colonnelli per la Nato, il Presidente Usa Johnson consiglia a Costantino II di organizzare un controgolpe che restauri la democrazia liberale. Ma il tentativo del re fallisce e lui si reca in esilio in Italia, unico Paese liberale del Sud Europa, mentre il governo greco passa nella mani di Georgios Papadopoulos, che si fa passare come “un amico dell’uomo qualunque” per ricostruire un consenso intorno al regime. Nel frattempo continuano gli arresti e le torture di chiunque sia accusato di simpatizzare per la sinistra. La Comunità Europea condanna la Grecia e numerosi Paesi liberali accolgono profughi greci con diritto di asilo in quanto perseguitati politici. In Grecia cresce il dissenso interno. Un attentato contro il capo della giunta militare fallisce, ma la condanna a morte dell’attentatore non verrà mai eseguita per paura della reazione sia interna che internazionale. Anche gli imprenditori si schierano contro il governo per lo stato di isolamento in cui la Grecia si sta ritrovando. Per far fronte al dissenso e risolvere, almeno apparentemente, la questione della legalità costituzionale (ma in realtà anche punire il re per averlo ostacolato), Papadopoulos scrive una nuova Costituzione che abolisce la monarchia e istituisce la Repubblica.
La scintilla che esplode su una situazione di tensione ormai non più arginabile è la rivolta studentesca del Politecnico di Atene del 1973, rivolta che viene repressa nel sangue dall’esercito ma ha cattura l’attenzione e la simpatie dell’opinione pubblica, sia greca che internazionale.

FOTO 3. Grecia Politecnico

Esasperata dalle rivolte interne sempre più frequenti e dall’isolamento diplomatico e sull’orlo della guerra con la Turchia per il controllo di Cipro, la giunta stessa destituisce Papadopoulos. Sotto il controllo della comunità internazionale (in particolare della Francia), nel 1974 si tengono le prime libere elezioni, che sanciscono la vittoria del partito di Nea Demokratia, conservatore ma non più autoritario. Lo stesso anno un referendum istituzionale conferma la Repubblica e la definitiva abolizione della monarchia, considerata responsabile della dittatura.

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Articolo di Andrea Zennaro

4sep3jNIAndrea Zennaro, laureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.

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