Il racconto che segue, di Adriana Santamaria, ha ottenuto il Terzo Premio per le Classi Quinte, ex aequo, tra i lavori giunti dal Centro-Sud nell’ambito del concorso Sulle vie della parità, sezione Narrazioni, per l’anno scolastico 2019/20.
Incipit n°2.
Alex scelse il mercoledì perché entrambi i genitori avevano il turno del mattino. I vicini probabilmente avrebbero sparlato in giro, poteva scommetterci, ma il dopo era il dopo. Quel che contava era l’adesso e adesso non voleva che i suoi lo vedessero vestito così. Come minimo sarebbero sbiancati, senza contare che avrebbero cercato di fermarlo. E se avessero cercato di fermarlo, probabilmente Alex avrebbe ceduto. Ci sarebbero state lunghe, interminabili discussioni in cui avrebbero pianto a turno e poi… E poi. I pianti sarebbero venuti in ogni caso e magari anche i rimorsi, chissà, perché quella che stava per fare era una bella cazzata, ma andava fatta. Lo doveva a se stesso. Alex guardò l’orologio, prese il coraggio a due mani e uscì conciato in quel modo.
Ore 9:30. Lungo la strada c’era un caos di macchine, gente che andava al lavoro o faceva compere. Alex quel mattino si sentiva davvero determinato anche se, allo stesso tempo, aveva paura; era da un bel po’ che conviveva con la paura: di non essere compreso, di non essere accettato, di essere deriso. Quel mattino, invece, con tanto coraggio si trovava lì, proprio con i vestiti che amava: erano abiti femminili, ma indossandoli Alex per la prima volta si sentiva davvero se stesso. Perso tra mille pensieri, arrivò al bar in cui andava sempre a fare colazione e si sedette: in quel preciso istante un ricordo affiorò nella sua mente: un episodio della sua infanzia in cui suo padre aveva alzato la voce contro di lui perché aveva rubato la bambola di ceramica di sua sorella Megan e l’aveva portata con sé nel letto: quella bambola era stata la sua compagnia, un oggetto che non lo faceva sentire solo, sensazione che non sempre gli adulti gli davano. Il ricordo venne interrotto dal sorriso di una donna che si sedette accanto a lui. La donna aveva occhi dolcissimi e, guardandolo intensamente, gli chiese il suo nome; Alex era titubante, ma quel sorriso gli trasmetteva qualcosa di positivo, un senso di sicurezza forse mai provato in modo così intenso. Tra i due iniziò un profondo dialogo ricco di sorrisi e complicità. Alex si era spogliato dalle insicurezze che fino a qualche ora prima lo avevano turbato ed avevano segnato la sua vita: che lo si volesse o no, Alex era questo, con tanto di vestito a pois e gioielli. La donna seppe cogliere appieno la sua personalità e la sua fragilità ed in qualche modo riuscì a rassicurarlo. Ora Alex si sentiva più sicuro di sé, e pensare che fino a due ore prima aveva avuto paura di fare una cazzata. I due andarono in un negozio situato vicino alla piazza principale della città, un negozio di abbigliamento da donna; in quelle ore Alex era lontano da tutto il resto del mondo, lontano dai cattivi pensieri. In quelle ore c’erano solo lui e la libertà di vivere e di osare. Quando la mattinata giunse al termine, Alex si incamminò verso casa: in quei minuti che lo separavano dal portone della sua casa si sentì percorso da tante certezze e obiettivi che facevano di lui una persona libera in un mondo dove la frase “essere se stessi” aveva perso il suo valore e la sua importanza. Infine pensò anche ai suoi genitori, coloro che l’avevano cresciuto e formato ma che forse avevano contribuito allo sviluppo di tanti rimorsi e sensi di colpa. Come l’avrebbero presa? Ma ormai non c’era più tempo da perdere e non doveva preoccuparsi. Alex arrivò sull’uscio di casa e aprì la porta. Davanti a lui, gli occhi dei suoi genitori, appena rientrati dal turno, incrociarono i suoi. Si sentì colmo di adrenalina e determinazione. La madre si avvicinò a lui e lo abbracciò mentre il padre si mise a piangere; la realtà smentiva i timori di Alex. I genitori avevano appreso da tempo il suo modo di essere e Alex non se n’era accorto. Da quel giorno divenne Alessia e per lei iniziò una nuova vita.
Adriana Santamaria, classe V B dell’Istituto Fermi di Licata, è stata allieva della prof.ssa Maria Angela Mulè. Il giudizio della giuria è stato il seguente: “Pur nell’estrema concisione (quasi nulla si sa dei pochi personaggi) il racconto evidenzia il valore dell’empatia e appare interessante nel narrare come si possa trovare in un incontro occasionale la forza per affrontare una scelta di vita coraggiosa”.
Racconto a cura di Loretta Junck

Già docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2014 ha organizzato il III Convegno di Toponomastica femminile. curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.).