La Gallura (Gaddura in gallurese, Caddura in sardo) è l’estremo lembo a nord della Sardegna e costituisce una regione storica e geografica comprendente 21 comuni, in provincia di Sassari. Il nome ha una origine incerta; secondo alcune teorie deriverebbe da una popolazione seminomade preromana, per altre dal gallo sullo stemma pisano dei giudici Visconti, oppure potrebbe significare “rocciosa, sassosa” e in effetti – sia nella parte propriamente costiera sia nell’interno ricco di rilievi montuosi – le conformazioni bizzarre delle rocce rendono questa area straordinariamente pittoresca: quelle di Capo Testa, ad esempio, sembra che abbiano fatto esclamare al celebre scultore Henry Moore: «Ho trovato chi sa scolpire meglio di me!» E poi la roccia dell’Orso, le incredibili Valli della Luna (una nell’entroterra, una presso la costa), i massicci granitici modellati dal vento, dal mare e dalle piogge nel corso di millenni. Molto varia la fauna, con specie autoctone e protette. Affascinante la vegetazione, che unisce oleandri, macchia mediterranea, boschi di querce da sughero, pinete e olivastri millenari (“il Patriarca” è datato fra 3800 e 4000 anni di età).

Una terra aspra, spesso battuta dal maestrale, come la vicinissima Corsica con cui ha molte somiglianze (anche linguistiche), ma piena di colori e profumi, specie durante la primavera. La presenza umana ha lasciato profonde tracce precedenti alla civiltà nuragica: questa area fu abitata fino dal neolitico e la sua posizione strategica favorì gli scambi con il continente, passando attraverso l’arcipelago toscano: doveva essere infatti il corridoio dell’ossidiana e della ceramica, l’oro nero e l’oro bianco dell’antichità. Qui si trovano nuraghi maestosi, tombe, siti parzialmente ancora da indagare. Gli occupanti romani trovarono il modo di sfruttarne l’abbondanza di granito da trasferire sulla terraferma: sulla spiaggia delle Colonne (detta “di zia Colomba”) sono ancora ben visibili gli abbozzi di quelle incompiute e abbandonate, là dove si può nuotare in acque calme e piatte come meravigliose piscine naturali. Il dominio pisano lasciò evidenti impronte nell’architettura religiosa e quello aragonese nelle imponenti strutture difensive. I successivi governi piemontesi, prima e dopo l’Unità, con i loro ingegneri militari, hanno tracciato l’urbanistica di alcune cittadine come Santa Teresa, costruite a scacchiera con le strade perfettamente rettilinee che si incrociano, mentre le case talvolta mantengono la tipica struttura gallurese a un solo piano. Oggi la regione ha una florida economia legata all’allevamento e alla viticoltura, tuttavia la risorsa più importante è il turismo, non solo perché comprende l’arcipelago della Maddalena, la Costa Smeralda e note località come Budoni e San Teodoro, ma anche perché una bella porzione di costa è rimasta incontaminata nel comune di Aglientu, un continuo alternarsi di cale e spiagge lunghissime; ha affermato il giornalista Beppe Severgnini, abituale frequentatore: «ancora oggi penso che i venti chilometri tra Santa Teresa e Vignola siano il tratto di mare più spettacolare, affascinante – e rispettato – del Mediterraneo». Venendo alla odonomastica legata alle figure femminili, bisogna subito ricordare che anche qui – come nel resto d’Italia – il divario è clamoroso: nel capoluogo Sassari, a fronte di 488 intitolazioni maschili, ce ne sono 38 al femminile. Fra queste spiccano nomi poco noti fuori dall’isola come Margherita di Castelvì, Edina Altara, Miriam Riccio o Marialisa de Carolis, mentre da più parti viene chiesto il ricordo dell’imprenditrice Francesca Sanna Sulis (1716-1810), una donna tutta da scoprire.

Esaminati i dati del censimento di Toponomastica femminile e svolte ulteriori ricerche, in generale emergono alcuni elementi: per primo la presenza quasi ovunque di due nomi ricorrenti in Sardegna, ovvero Grazia Deledda ed Eleonora d’Arborea; il secondo dato si riferisce alle intitolazioni di tipo devozionale; alle Madonne (d’Itria, di Pompei, del Carmelo) si affiancano le sante di epoca e provenienza davvero varia: Caterina, Rita, Lucia, Anna, Chiara, Cecilia, Ilaria, Giusta, Degna, Barbara, Agnese, Reparata, Margherita fino alla marchigiana Maria Goretti e alla lucchese Gemma Galgani, a testimoniare una fede popolare che si è rinnovata nel tempo. Un terzo elemento riguarda il frequente ricordo delle donne della famiglia Savoia: dalla prima regina del popolo italiano, Margherita, alla regina Elena, fino alle principesse Iolanda e Mafalda, morta nel lager di Buchenwald nel ’44. Altre presenze sono legate al periodo risorgimentale: Anita Garibaldi (alla Maddalena, a Tempio Pausania e a Olbia) e la fervente patriota mazziniana Giuditta Bellerio Sidoli (Olbia); rimandano alla Resistenza e alla storia più recente i nomi di Nilde Iotti (Olbia) e Luigina Comotto, fucilata a 70 anni il 1° novembre del ’44 (Tempio Pausania).

Un ulteriore dato riguarda le donne attive in vari ambiti culturali: oltre alla già ricordata Deledda, compare più volte Maria Montessori, a cui si affiancano la pittrice Artemisia Gentileschi, l’attrice Eleonora Duse, la cantante folk Maria Carta, la studiosa locale Maria Azara, autrice di un libro sulle tradizioni galluresi edito nel 1943. Nei comuni di Santa Teresa, Palau, Golfo Aranci, Aglientu fanno poi la loro comparsa nomi tratti dal mito e dall’epica: troviamo infatti Penelope, Circe, Calipso, Nausicaa, Clitemnestra, Galatea, le Sabine, Sirenella (più fiabesca e disneyana nella raffigurazione in ceramica dipinta che si accompagna al nome, nel villaggio di Rena Majore).


Queste presenze piuttosto originali – per lo più nella località di Conca Verde – hanno tuttavia una spiegazione: secondo una credenza popolare presso il vicino Porto Pozzo si troverebbe il mitico paese dei Lestrigoni, giganti antropofagi che nell’Odissea distrussero la flotta di Ulisse e uccisero tutti gli uomini, eccetto quelli della sua nave, rimasta fuori dal porto. Proseguendo il viaggio Ulisse avrebbe incontrato nell’isola di Eea la maga Circe che li trasformò in animali. La maga fa parte della mitologia greca e, oltre che nel poema omerico, compare anche nel mito degli Argonauti. Calipso è la ninfa (o dea del mare) che vive nell’isola di Ogigia e trattiene Ulisse presso di sé per sette anni, promettendogli inutilmente l’immortalità. Nausicaa è la gentile fanciulla – figlia del re dei Feaci – che soccorre l’eroe dopo il naufragio e lo aiuta a ripartire fornendogli una nave. Come si sa, Ulisse non ha ceduto alle lusinghe né si è fatto conquistare da nuovi amori e, dopo mille peripezie, riesce a ritornare a Itaca e alla amata sposa, Penelope, che lo ha atteso fedelmente per venti lunghissimi anni.

Per concludere, merita una breve riflessione a parte l’odonomastica di Olbia: 43 donne ricordate a fronte di 484 uomini, ma che donne! Oltre ai nomi già citati e alle 11 sante, vanno per forza evidenziate alcune scelte interessanti e poco comuni, iniziando dalla medica Ernestina Paper, prima laureata dopo l’Unità (1877); troviamo poi la scienziata Maria Sklodowska Curie, le scrittrici Joyce Lussu, Maria Bellonci, Jane Austin, Matilde Serao, Sibilla Aleramo, e infine due giovani vittime della violenza di diversa matrice: la poliziotta Emanuela Loi e la giornalista Ilaria Alpi.
Risulta recente l’intitolazione di una via e di una piazza alla grande artista sarda Maria Lai (1919-2013).

A proposito di simboli femminili, assai originale (ma controversa) fa bella mostra di sé in pieno centro la fontana “Trivenere” dello scultore olbiese Varalto in cui tre donne slanciate sollevano le braccia e congiungono le mani da cui scende l’acqua.
Fra i tanti possibili approfondimenti, ne ho scelti sei di particolare interesse.
Olbia, via Anna Franchi. Paladina dei diritti femminili, nata a Livorno il 15.01.1867, fu giornalista e scrittrice vicina alle idee socialiste; è stata la prima donna editorialista dei quotidiani “Lombardia” e “La Nazione”. Anche a causa delle tristi vicende coniugali, fu molto attiva a favore del divorzio e contro la subordinazione della donna nel matrimonio, temi a cui dedicò il romanzo Avanti il divorzio e il saggio Il divorzio e la donna. Altre sue opere furono: Un eletto del popolo e Dalle memorie di un sacerdote, accanto a racconti per l’infanzia (Gingillo). Fu assai importante anche nel ruolo di critica d’arte e intermediaria fra acquirenti, mercanti e artisti macchiaioli (sua una biografia di Fattori). Morì a Milano il 4.12.1954, ma il funerale si svolse a Livorno dove è sepolta nella cappella di famiglia.

Olbia, piazza Elena di Gallura. Precede di molti anni la ben più celebre Eleonora; nata nel 1190 circa, morì nel 1218 ed è sepolta a Luogosanto. Fu la prima giudicessa sul trono sardo (dal 1203 alla morte) e una delle prime sovrane in Europa; si trovò a governare, sotto la reggenza materna, alla morte precoce del padre Barisone quando aveva solo 13 anni. Sembra abbia sposato per sua scelta Lamberto Visconti, nella bella cattedrale di San Simplicio a Olbia. Ebbe un unico figlio, Ubaldo, e morì giovanissima, forse di parto.

Santa Teresa di Gallura, via Maria Teresa. La cittadina fu fondata nel 1808 per controllare il contrabbando lungo la costa, sulle Bocche di Bonifacio, e creare un avamposto contro le mire espansionistiche di Napoleone; era l’epoca del re Vittorio Emanuele I di Savoia che la volle dedicare (attraverso la santa omonima) alla moglie, Maria Teresa d’Austria-Este (1773-1832).
Santa Teresa di Gallura, via Regina Elena. Elena del Montenegro (Cettigne 8.01.1873-Montpellier 28.11.1952) fu moglie di Vittorio Emanuele III di Savoia; bella donna, molto alta e robusta, dette nuova linfa al sangue malato di emofilia dei Savoia; fu madre di quattro figlie e di un figlio, il futuro “re di maggio” Umberto II. Regina dal 1900 al ’46, riservata, amante delle arti, dotata per le lingue, attiva e generosa verso il suo popolo, ricevette la laurea “honoris causa” in Medicina e fu molto apprezzata per la sua dedizione alle opere caritatevoli e assistenziali tanto che Pio XI le conferì la “Rosa d’oro della cristianità” e nel 2001 è stata proclamata “Serva di Dio”.
Buddusò, via Indira Gandhi. È stata figura rilevantissima per l’India: nata nel 1917, figlia unica del Primo Ministro Nehru, appartenne al Partito del Congresso ed ebbe svariati incarichi ministeriali. Fu la prima donna eletta alla carica di Prima ministra, dal 1966 al ’77, e poi dal 1980 al 31 ottobre 1984, quando fu assassinata dalle sue due guardie del corpo di etnia sikh, in un difficile momento di instabilità politica e sociale. Il suo successore, il figlio Rajiv, Primo Ministro per cinque anni, fu ucciso a sua volta da un commando Tamil, nel 1991.
Buddusò, via Adelasia (di Lacon-Zori). Fu l’ultima giudicessa di Torres (dal 1236) e giudicessa consorte di Gallura, poi regina di Sardegna per volere dell’imperatore Federico II perché moglie (in seconde nozze) del figlio naturale Enzo. Sposa di Ubaldo Visconti a 12 anni nella magnifica chiesa della Santissima Trinità di Saccargia, non ebbe eredi; dopo di lei quindi il giudicato di Torres si estinse e fu smembrato. Trascorse gli ultimi anni nell’isolato castello di Burgos e vi morì nel 1259; risulterebbe sepolta nella cattedrale di Ardara, dove era nata nel 1207.
Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.