Continuiamo a presentare i lavori premiati al concorso “Sulle vie della parità” dell’edizione 19/20, perché da un lato possano essere conosciuti anche al di fuori delle scuole e dall’altro essere di esempio alle classi che si cimentano quest’anno nel concorso. Un lavoro di ricerca molto interessante, 28 passaporti poetici-28 strade, ha ricevuto il secondo premio nella sezione “Percorsi di vita e di lavoro” e questo è il giudizio della giuria: «Il progetto, con la parte grafica ben curata, mostra un respiro transnazionale in quanto mette in evidenza personalità femminili di ciascun Paese europeo. La ricerca si colloca nell’ambito letterario e si avvale di un metodo di lavoro puntuale, molto bene articolato, organizzato e scadenzato nel tempo in diverse fasi. La relazione-docente, elaborata con professionalità e passione, mette in evidenza con estrema chiarezza gli obiettivi dell’esperienza didattico-formativa il cui nucleo centrale è quello di far emergere personalità femminili, troppo spesso lasciate nell’oblio. La ricerca si focalizza sui Paesi che fanno parte della Unione Europea: si tratta della scelta di una poesia di una scrittrice per ogni Nazione, per la quale viene stilata una sorta di passaporto. Per il futuro la proposta è di intitolare in ogni capoluogo italiano una piazza a una delle scrittrici scelte. La scuola prevede, inoltre, di organizzare una mostra che, come una buona pratica, permetta di disseminare l’esperienza.»

Nella relazione-docente si legge: «Tanta strada resta da percorrere perché a tantissime donne, costrette a vivere dietro le quinte e vittime di stereotipi —madre educatrice, madre obliativa, erede della virtuosa matrona romana, angelo del focolare, silenziosa vestale della famiglia — venga riconosciuto il pregio di aver contribuito attivamente — nel ruolo di scienziate, patriote, letterate, eroine, storiche, filantrope, politiche, artiste e seminatrici di spore — alla creazione di una società fondata sul rispetto dell’alterità. Non è certo un caso che la Repubblica italiana, nell’iconografia ufficiale, sia rappresentata da una statua femminile col capo cinto da una corona turrita. Con questo percorso si vuole riscattare l’altra metà del cielo così attiva nel processo civile cercando di eliminare le tante forme di discriminazione, di poca visibilità, di ostilità, di subordinazione, di esclusione, di disuguaglianza, di chiusura, di ghettizzazione e di diffidenza imposte alle donne da una società di stampo patriarcale e molto lavoro bisogna ancora fare.

28 nomi sono tanti, da ricordare qui; però, forse, anche interessante andare a scoprire chi sono le tante autrici, molte certo non famose in Italia, frutto della ricerca degli/delle studenti; quindi partiamo con l’elenco, seguendo l’ordine alfabetico scelto dalle classi: Austria, Ingeborg Bachmann (1926-1973); Belgio, Liliane Wouters (1930-2016); Bulgaria, Blaga Nikolova Dimitrova (1922-2003); Cipro, Neşe Yaşin (1959); Croazia, Vesna Parun (1922-2010); Danimarca, Inger Christensen (1935-2009); Estonia, Marie Under (1883-1980); Finlandia, Mirkka Elina Rekola (1931-2014); Francia, Marceline Desbordes-Valmore (1786-1859); Germania, Else Lasker-Schüler (1869-1945); Grecia, Kiki Dimoula (1931-2020); Irlanda, Nuala Nì Dhomhnaill (1952); Italia, Eugenia Bruzzi Tantucci (1914-2009); Lettonia, Elīna Zālīte (1898-1955); Lituania, Janina Degutytė (1928-1990); Lussemburgo, Anise Blanpain (1928); Malta, Therese Pace (1973); Paesi Bassi, Vasalis (1909-1998); Polonia, Maria Konopnicka (1842-1910); Portogallo, Sophia de Mello Breyner Andresen (1919-2004); Regno Unito, Jane Taylor (1783-1824); Rep. Ceca, Viola Fischerová (1935-2010); Romania, Iulia Hasdeu (1869-1888); Slovacchia, Ľudmila Podjavorinská (1872-1951); Slovenia, Mila Kacic (1912-2000); Spagna, Carmen Conde (1907-1996); Svezia, Karin Maria Boye, (1900-1941); Ungheria, Éva Petrőczi (1951).
Citiamo solo alcune delle 28 poesie scelte dalle classi.

Come posso dire di Karin Maria Boye, scrittrice e critica letteraria svedese: «Come posso dire/se la tua voce è bella./So soltanto che mi penetra/e che mi fa tremare come foglia/e mi lacera e mi dirompe./Cosa so della tua pelle/e delle tue membra./Mi scuote soltanto che sono tue,/così che per me non c’è sonno/nè riposo,/finché non saranno mie.»
Abbraccio, di Blaga Nikolova Dimitrova, scrittrice, politica e già vicepresidente della Bulgaria: «Cuore nel cuore. E respiro nel respiro./Così vicino a me, tanto da non vederti./Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro./Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti./Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle./Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie./Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro/e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte./La lontananza inspiravo in un sorso enorme./Premevo vento, nubi e stelle al mio petto./E nel cerchio stretto di un abbraccio/ho rinchiuso l’infinito intero del mondo.»
Le rose di Saadi, di Marceline Desbordes-Valmore, scrittrice e attrice teatrale francese: «Volevo portarti delle rose questa mattina/ma ne avevo raccolte così tante nel mio corsetto/che i nodi troppo stretti non hanno potuto contenerle./I nodi sono esplosi. Le rose sono volate via/nel vento e al mare sono tutte arrivate./Hanno seguito l’acqua per non tornare più;/l’onda è apparsa rossa, come in fiamme./Stasera il mio vestito ancora ne è profumato./Respirane su di me l’odoroso ricordo».
Trasgressione, di Kiki Dimoula, la prima poeta in assoluto a essere inclusa nella prestigiosa pubblicazione francese della serie di poesie di Gallimard: «Mi espando e vivo/illegalmente/in aree che gli altri/non riconoscono reali./Là mi fermo ed espongo/il mio mondo perseguitato,/là lo riproduco/con amarezza ribelle,/là lo affido/a un sole senza forma, senza luce,/immobile,/personale./Là accado./A volte però/tutto questo s’arresta./E mi restringo,/a forza rientro/(rassicurante)/nell’area ammessa/e legale,/nell’amarezza terrena./E mi smentisco.»
Ci sarà tempo ancora, di Eugenia Bruzzi Tantucci, scrittrice, preside, pubblicista e critica letteraria: «Ci sarà tempo ancora per decisioni/da prendere, per negare e affermare,/per porsi domande senza risposte./Ci sarà tempo ancora per voltarsi/a guardare la vita che è passata/e per vedersi allo specchio/il volto mutato./Tempo per ricordare/i pomeriggi e i crepuscoli, le notti/e i mattini, ascoltando suoni/che si estinguono./Ci sarà tempo ancora/per lasciare la vita, per chiedere/inutilmente un’altra giornata».
Lavoro realizzato dalla docente Italia Martusciello, Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore, Boiano, (CB).
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, coordina il gruppo diade e tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa Femminista Europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane sino al settembre 2020.