Editoriale. Che cosa abbiamo perso e che cosa dobbiamo riconquistare

14 febbraio: San Valentino. Ormai da diversi anni tantissime scuole scendono in piazza per celebrare un San Valentino diverso: meno cioccolatini e più rispetto, rispondendo all’invito di Obr, One Billion Rising, campagna di sensibilizzazione contro la violenza su donne e bambine fondata nel 2013 dalla drammaturga e attivista femminista Eve Ensler, autrice della popolare opera teatrale I Monologhi della vagina. L’obiettivo è di aprire un nuovo e più ampio dibattito sui diritti, le disuguaglianze economiche, lo sfruttamento e la discriminazione delle donne in tutto il mondo: «Insieme alla violenza sessuale e fisica, è necessario guardare alla violenza sistemica nei campi socio-culturale, economico, politico, ambientale e delle ideologie. È una chiamata a uscire dai propri ambienti sicuri, fisici e intellettuali, e a “sollevarsi” tutti i giorni in tutto ciò che facciamo».
Le Nazioni Unite hanno stimato che una donna su tre sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della sua vita e questo significa un miliardo di donne e bambine. La campagna Obr invita a levarsi e insorgere contro la violenza con l’atto liberatorio della danza.
Ogni anno Obr ha scelto un tema, su cui far riflettere miliardi di persone, chiamate a ballare insieme nelle piazze di tutto il mondo (solidarietà, uguaglianza, giustizia, rivoluzione…), argomenti che sono stati affrontati nelle classi per promuovere riflessioni, ricerche e dibattiti, prima ancora di scendere in piazza. La campagna del 2020, per esempio, si è focalizzata sul sostegno ai centri antiviolenza, partendo da alcuni dati sconcertanti: secondo la Convenzione di Istanbul dovrebbe esistere un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti, ma in Italia, per esempio, i centri sono un ventesimo di quelli previsti. Oltre questo, secondo i dati raccolti dall’Istat, nel 2017 sono state 43.000 le donne che si sono rivolte a questi centri a fronte di esigui fondi pubblici erogati nello stesso anno: 12 milioni di euro, ossia una media di 76 centesimi al giorno per ogni vittima! One Billion Rising risponde proponendo una rivoluzione pacifica, che vuole affidarsi alle armi della creatività, dell’arte e dell’immaginazione per dare l’ultima spallata a un sistema patriarcale che ancora avvelena la vita delle società di tutto il mondo.
Ascolta, agisci, partecipa: questo il grido che viene lanciato ogni anno, invitando a spezzare le catene e a scatenarsi in una danza di sorellanza universale, con la musica e le parole della bellissima canzone Break the chain (https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o):

«Cammina, danza, sollevati
Posso vedere un mondo dove tutte viviamo
sicure e libere da ogni oppressione.
Non più stupro, o incesto, o abuso,
le donne non sono proprietà.
Tu non mi hai mai posseduta, neppure sai chi sono.
Io non sono invisibile, sono semplicemente meravigliosa».

L’anno scorso, venerdì 14 febbraio 2020, abbiamo ballato, cantato e ascoltato le riflessioni di centinaia di studenti, ragazze e ragazzi, nelle piazze principali delle nostre città: è stato l’ultimo grande “assembramento” a cui abbiamo potuto legittimamente partecipare prima del lockdown che ci ha costrette/i da fine febbraio a quel “distanziamento sociale” che ha limitato qualsiasi tipo di “incontro ravvicinato” e che, purtroppo, non è ancora finito.
Perciò quest’anno 2021, anche Obr — come le lezioni in classe, gli spettacoli, le rappresentazioni teatrali, i convegni, i seminari, gli incontri culturali e ricreativi, i pranzi, le cene, i compleanni… e tanti altri bei momenti di condivisione di spazi fisici — si svolgerà prevalentemente online, dietro uno schermo, con una modalità che, per quanto ben studiata e preparata con cura e attenzione, non può dirsi “la stessa cosa”!
Anche quest’anno c’è una parola chiave, un’azione da promuovere, ma non potremo gridarla e cantarla tutti e tutte insieme: questo abbiamo perso e lo dobbiamo riconquistare con la nostra responsabilità di saperci contenere, senza affrettare i tempi, per non perdere anche i sacrifici fatti finora. La parola chiave è Rising gardens: «I giardini ci ricordano la nostra connessione duratura con la vita, gli uni con gli altri e con la Terra, che ci obbliga a fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggere e nutrire la vita e tutto ciò che è sacro senza fare danni. La coltivazione della vita vegetale è anche un mezzo per la sopravvivenza. Coltivare cibo in un giardino in modo biologico, che si tratti del tuo orto interno o di un orto comunitario, ti consente di nutrire te stesso e la tua comunità. Fornisce autonomia e sottolinea la necessità di sicurezza alimentare in un mondo in cui a tanti sono negate queste risorse essenziali. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) ha riferito ad aprile che la pandemia di coronavirus potrebbe raddoppiare il numero di persone che soffrono di insicurezza alimentare acuta quest’anno a circa 265 milioni a livello globale» (https://www.onebillionrising.org/about/campaign/).
Abbiamo ricevuto questo: «Noi del coordinamento One Billion Rising Italia abbiamo deciso di organizzare un incontro online sulla piattaforma zoom, proprio il 14 febbraio alle ore 16 al quale parteciperà anche Eve Ensler e ci farebbe piacere ci foste tutte e tutti voi, sia con la vostra adesione, sia con un intervento se desiderate raccontarci un vostro progetto».

Domenica scorsa, 7 febbraio, si è tenuta la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo: tema strettamente collegato a quello di Obr e trattato in molti articoli degli speciale scuola mensili di Vitamine vaganti: vedi https://vitaminevaganti.com/category/leggere-la-scuola/bullismo-e-cyberbullismo/. La violenza, basata sull’umiliazione, la persecuzione, il dominio esercitato sulle giovani vittime in età scolastica, è la stessa che si riscontra poi in età adulta e che porta ai maltrattamenti e alle vessazioni che culminano, purtroppo, in molti casi, con il femminicidio: ben sette dall’inizio del 2021 e tre solo negli ultimi giorni; vogliamo ricordare queste giovani donne con il loro nome, perché troppo spesso la stampa si concentra su tutte le giustificazioni addotte dall’assassino, nominato più volte, e si dimentica di loro che non ci sono più e non si possono più difendere: Luljeta Heshta, 47 anni, Piera Napoli 32 anni, Sonia Di Maggio, 29 anni.
L’intera comunità in cui i nostri ragazzi e ragazze vivono, scuola e famiglia insieme, devono farsi carico di un’educazione che affronti, faccia venire allo scoperto e sconfigga tutte le paure, le incertezze, il bisogno di riconoscimento che provocano prevaricazioni e abusi, e non tanto con prediche o lezioni teoriche, ma con l’agire quotidiano improntato a rispetto, ascolto e attenzione reciproci. Perché dire di no al bullismo è anche prevenire tante altre forme di violenza in società, come possiamo leggere nell’intervista all’autrice di La squadra dei giusti Patrizia Licari, che, a partire dalla propria esperienza, ha voluto rivolgersi a ragazzini/e di 10/11 anni, per contrastare quell’intolleranza e antagonismo che scattano quando «non vogliono o non riescono a sostenersi nelle difficoltà quotidiane, diventando prepotenti e aggressivi fra di loro».

Grandi esempi di un impegno che va al là di sé stesse ci vengono dalle figure di Giuste, le vite e le azioni di tre delle quali sono presentate nello speciale scuola di questo mese: Rosa Parks, donna nera che, nell’America segregazionista degli anni ’50 del secolo scorso, rifiutandosi di cedere il suo posto in autobus a un bianco contribuisce in modo determinante alla lotta per i diritti civili; Masika Katsuva, coraggiosa donna che nel sanguinario Congo postcoloniale, dopo aver subito essa stessa atroci violenze, fonda un’associazione che aiuta migliaia di donne a superare il trauma dello stupro e a trovare lavoro; Sophie Scholl, giovane studente di vent’anni che viene condannata a morte nella Germania hitleriana per il suo impegno nella “Rosa bianca”, contro i crimini del Nazismo.
Con le pedagogiste Rosa e Carolina Agazzi andiamo a scoprire l’attenzione alle “piccole cose”, al mondo della natura e all’esercizio di una disciplina mai arida ma sempre creativa e giocosa, elementi importanti per la conquista dell’autonomia nell’età dell’infanzia. Fondamentale operato, il loro, non adeguatamente riconosciuto e valorizzato, come avviene ancora oggi, si legge nell’articolo, rispetto al lavoro di cura, prevalentemente femminile e non gratificato né socialmente né economicamente.

Contagiarsi di inclusione è l’imperativo che emerge dall’esperienza di una docente di sostegno che ha visto come i lunghi mesi di lockdown e le limitazioni alla socialità hanno fatto sentire a tutti e tutte la sofferenza che deriva da una condizione di solitudine e isolamento dagli altri/e, e ha notato come quelle ragazze/i che sono definiti diversi, considerati fragili, bisognosi (Bes, dice l’etichetta scolastica, coloro che hanno bisogni educativi speciali) hanno paradossalmente reagito con più forza, come chi ha già sperimentato quella condizione sulla propria pelle e sa bene che cosa significhi e con quanta energia interiore vada affrontata.
Percorsi di cui «la scuola non dovrebbe fare a meno» sono quelli sulla legalità, a partire da ciò che si commemora il 27 gennaio, per non dimenticare razzismo, ingiustizie e crudeltà fatte passare per Legge, arrivando a discutere di antimafia, di lotta al terrorismo, di storie e vittime di guerre, di educazione alla cittadinanza, perché, come ha affermato Liliana Segre, «lottare contro l’indifferenza è lottare per la legalità».
In questa direzione va anche il libro di Alessandro Chiolo Dietro ogni lapide. Morti per mafia, vivi per amore, che «recupera la dignità del ricordo e contemporaneamente regala a chi legge esempi di vita di “uomini normali” che hanno, purtroppo, “incrociato” la ferocia della mafia».
Altro tema importante da trattare a scuola riguarda il porre moltissima attenzione a smascherare le fake news, dette anche “bufale compulsive da tastiera”, per cui assolutamente occorre imparare a controllare la fonte di ogni informazione prima di ritrasmetterla sui social: in questo articolo si parla di quelle riguardanti i vaccini anti-Covid 19.

Continua, infine, con DonnAmare la presentazione dei lavori scolastici premiati nell’edizione del concorso “Sulle vie della parità” a.s. 19/20, con la descrizione di un bel progetto nell’ambito della cultura e delle tradizioni marinare del territorio di Porto Sant’Elpidio, alla ricerca degli apporti delle donne nelle attività sociali, economiche e produttive regionali delle Marche.

***

Articolo di Danila Baldo

Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, coordina il gruppo diade e tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa Femminista Europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane sino al settembre 2020.

 

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...