Ritratto di artista: Anna Scotti, pittrice fiorentina

Presso il Museo Mac,n di Monsummano Terme, all’interno di Villa Renatico-Martini, una bella mostra tutta al femminile ha ospitato per la prima volta molte opere di Anna Scotti dalla primavera fino al 1° novembre 2020. La mostra, intitolata “L’altra metà del cielo”, presentava sia lavori di 25 artiste, sia dipinti, acquerelli, disegni inediti o raramente esposti della pittrice fiorentina. È stata dunque un’occasione preziosa per far conoscere una artista interessante la cui attività è stata ad oggi valorizzata solo sporadicamente. Per la totale assenza di informazioni sulla biografia, ho dovuto forzatamente attingere a quanto pubblicato sul sito del Museo Mac,n. 

Scotti, Autoritratto, (1955) matita su carta

Anna Scotti nacque a Firenze il 14 marzo 1917 da Francesca e Battista Scotti. Terminati gli studi classici cominciò a lavorare presso lo studio dell’architetto fiorentino Nello Baroni, membro del Gruppo Toscano, vincitore del concorso per il nuovo Fabbricato Viaggiatori della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Risalgono a quel periodo i primi lavori di decorazione pittorica murale eseguiti in una sala dell’Università di Firenze e partecipazioni ai progetti dello studio col quale collaborava. Nel 1951 vinse il concorso “Natale di Pace” e nel 1953 espose le proprie opere in una mostra personale al Caffè “La Posta” a Prato. Parallelamente alla attività di pittrice, iniziò a insegnare presso l’Istituto di Avviamento professionale di Firenze. In seguito ad un’esposizione alla Galleria del Gruppo Donatello a Firenze nel 1953, una sua opera fu segnalata e acquistata per la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. In seguito continuò a esporre in diverse città italiane tra cui Brescia, Padova, Trento, Parma, Roma. Al 1957 risalgono le sue prime mostre personali fuori dal territorio italiano soprattutto in Sudafrica, a Bloemfontein e Johannesburg, dove decise di andare a vivere, come risulta dai documenti relativi alla richiesta di residenza permanente. Nel 1959 espose all’Istituto di Cultura italiana a Colonia e l’anno successivo al Museo d’Arte Moderna di Dublino, che acquistò un suo dipinto per la collezione intitolato Il cantiere.                                                                               

Negli anni Settanta la sua attività proseguì con grande successo, così Anna Scotti tornò stabilmente in Italia, abitando prima in Liguria, nel grazioso paesino di Tellaro, e poi a Firenze dove acquistò una casa in Via Romana. Lì iniziò a frequentare professionisti che apprezzavano il suo lavoro di arredatrice e le richiedevano collaborazioni. La sua attitudine al disegno la portò ad avere incarichi nell’ambito pubblicitario per marchi legati all’arredo di interni. Nella città natale continuò una assidua attività espositiva, sostenuta da amici intellettuali quali Mario Soldati, Attilio Bertolucci e Giulio Briganti che acquistò un suo dipinto dal titolo Forze contrarie 2.

Scotti, Presenza sulla scogliera, (1974) olio su tela

Nel 1971 ricevette un attestato di merito al Primo Concorso nazionale di pittura Città di Parma, nel 1976 fu presente al Premio internazionale di pittura e grafica “Torre d’Ansperto” alla Galleria “Studio A” di Milano, a Trento espose alla Galleria “9 Colonne” nel 1979. Nel 1984 organizzò una personale a Milano alla Galleria “Il Mercante”. La sua ultima esposizione avvenne nel 1993 presso la Galleria fiorentina del Gruppo Donatello dove era iniziata la sua carriera quaranta anni prima. È morta nel 1999 a Firenze. 

Sull’attività di Anna Scotti non esiste ad oggi un lavoro monografico completo, ma in seguito alla donazione effettuata da Gabriella Barsotti nel 2005 all’Archivio di Stato di Firenze è stato realizzato un accurato inventario da Silvia Masi, consistente in 2202 unità. In 33 contenitori si trovano fascicoli che raccolgono precise informazioni sulla vita dell’artista, sulla sua attività espositiva e molte fotografie delle opere o delle fasi più significative delle inaugurazioni e delle mostre. Risultano inoltre segnalate le vendite effettuate da lei stessa o dalle gallerie presso le quali esponeva e vi sono le presentazioni e i saggi critici di chi si è occupato di lei e del suo lavoro.  

Per conoscere più da vicino la pittrice, in maniera immediata, e almeno vederla come era nella realtà, sono da non perdere i due video curati dal MoVimento 4 Polpi di Tellaro, entrambi del 1954, presenti su Internet dal 2018; in uno Anna (nel mese di maggio) gioca con un vaso di coccio che poi riproduce in un dipinto, nell’altro ci si riferisce a una mostra (comprendente opere ceramiche, dipinti, disegni) realizzata alla Loggetta del Gambero dal 22 gennaio al 5 febbraio 1954, sempre nel paesino ligure dove visse per un certo tempo. Anna appare, non ancora quarantenne, allegra e simpatica, sorride, balla, fa le smorfie; è vestita in modo pratico e disinvolto e si muove con agilità, mentre gioca con due bambini con lo sfondo del mare. Il primo filmato è quasi una sorta di performance artistica perché ne risulta uno studio delle inquadrature, delle vere e proprie scenette nate non per caso, in cui lei e un’altra donna che le somiglia molto e veste come lei compaiono e scompaiono, fanno capolino da una finestra e poi da un’altra, con il vaso che fa da punto di riferimento fra le mani della pittrice, finché si apprezza l’opera finita, un quadro a olio ricco di colori brillanti. L’altro video mostra soprattutto le opere nella modesta (e improvvisata) galleria, ma anche le persone in visita alla esposizione che le fanno festa, e allora Anna si circonda di bambini e bambine e si diverte con loro. 

Per visitare la mostra “L’altra metà del cielo” mi sono fatta accompagnare dall’amica, esperta di arte, Anna Brancolini che mi ha fornito utili indicazioni per “entrare” nel mondo di Anna Scotti e per comprendere le sue opere.                       

Da uno sguardo d’insieme  risulta evidente che Scotti si serve inizialmente di un richiamo alla realtà, che può essere un paesaggio, una scogliera, una città, il mare, ma poi la filtra attraverso una visione espressionistica. Spesso la visione, fatta di segni contorti che esprimono comunque delle emozioni, viene mediata con le ricerche materiche che appartengono all’informale. Dunque partendo da suggestioni velatamente oggettive, scaturite magari dal ricordo, fa un percorso di sublimazione e di sintesi che diventa allora un percorso nella materia: il mezzo utilizzato diviene esso stesso la realtà da esplorare, con una sorta di ribaltamento dei piani. Non per nulla l’artista si serve di tecniche diverse: la china, l’acquerello, l’olio, l’inchiostro stilografico su carta, tela, cartone, compensato, che danno vita a esiti vari (ma realizza anche disegni a matita o carboncino, piatti e vasellame in ceramica); d’altra parte ha vissuto e operato in un’età di cambiamenti e di novità in cui prevaleva la tendenza all’arte non figurativa e si amavano tutte le sperimentazioni.

Scotti, Quasi notte, 1974, china

Operando una scomposizione, indaga sul mezzo stesso utilizzato e sulle sue potenzialità, con il segno, il colore, la materia. Prendiamo ad esempio Tempesta sulla Versilia (1974): qui, partendo da un paesaggio conosciuto e ricordato, avviene una sottrazione, del paesaggio rimane poco o nulla e il discorso si fa autonomo, puntando sulle capacità espressive del segno, delle linee che alludono al mare e al cielo. Come in Storie di piante e Quasi notte in cui i tratti spezzettati dell’inchiostro e della china perdono l’oggettività per diventare visione soggettiva e conturbante. In Spazio terrestre (1984) Scotti usa il colore a olio che, a sua volta, trattando un materiale fragile e permeabile come la carta, si scompone in maniera quasi cubista, si appiana e si rileva dimostrando in sé le possibilità comunicative del mezzo scelto. In Luci al tramonto e Maremoto emerge la forza del colore, in una vasta gamma di sfumature. Molto interessante anche Città dei fiori: un dipinto del 1988 diviso in due, in cui nella parte alta si delineano i contorni stilizzati di una città grigia, ma nella parte inferiore predominante i colori caldi delle macchie dei fiori danno luogo a un sentimento di gioia, di speranza. In Presenza sulla scogliera (1974) il nostro sguardo indugia su una figura stilizzata (un gabbiano?), ma soprattutto si è colpiti dalle forme, dai volumi, dalla luce che si riflette sulla roccia; da vicino si notano benissimo le screpolature, i rilievi impressi con la tinta e la materia corposa. 

Vale la pena ricordare almeno alcune delle altre artiste in mostra e presenti nella collezione permanente del Mac,n, fra cui delle vincitrici di passate edizioni della Biennale d’incisione, per esempio Carla Horat, Laura Pugno, Nadia Odorico, Gabriella Bais, Livia Ugolini; di particolare interesse sono da segnalare Senza titolo (1974) di Ketty La Rocca che utilizza la fotografia e la scrittura a penna per realizzare due mani contrapposte e il pannello di stoffa ricamata a punto erba di Connie Dekker, entrambi sperimentazioni di soggetti, di tecniche e di materiali di notevole originalità. 

Articolo scritto con la collaborazione di Anna Brancolini.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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