Catcalling. Sono solo complimenti?

Sta succedendo una cosa strana in queste settimane: pare che si sia scoperta l’esistenza delle molestie di strada (che ora vengono chiamate Cat Calling, un termine che non mi piace perché troppo edulcorante, dovendo usare l’inglese preferisco Street Harassment), che di fatto esistono da quando le donne hanno cominciato a percorrere le vie in modo libero. «Le strade libere le fanno le donne che le attraversano» recita un bellissimo slogan usato dall’associazione Toponomastica femminile. Vogliamo sentirci libere di percorrere le strade e vogliamo che queste strade parlino di noi. E le due cose sono collegate perché un mondo in cui le donne saranno nominate perché si sta percorrendo una delle finalmente tantissime strade dedicate a una di loro sarà anche un mondo in cui non saremo più molestate perché avremo conquistato una visibilità e soprattutto una dignità paritaria.

Perché diciamolo, e usiamo le parole giuste, stiamo parlando di molestie. Che siano il fischio o il colpo di clacson o il banale «Ehi bella», sono molestie. Il primo effetto che hanno è di farci sentire vulnerabili, esposte in modo esagerato allo sguardo altrui, ci comunicano insicurezza. Se poi nella frase molesta c’è pure un verbo che minaccia un’azione allora la vulnerabilità diventa paura, o panico. Ci guardiamo intorno, studiamo delle vie di uscita, valutiamo a chi chiedere aiuto. Ma anche senza arrivare a ciò, anche se non ci incutono paura ma solo fastidio, sono qualcosa che non abbiamo richiesto.

Molti uomini protestano dicendo che «non possono neanche più fare dei complimenti». Ugualmente parecchie donne, abituate sin da bambine a essere valorizzate solo per il loro aspetto, abituate a sentirsi dire sin da piccole «come sei carina» o «come sei elegante» invece che «come sei brava» o «come sei intelligente» non riescono ad uscire dalla logica “complimento non richiesto comunque gradito”.

Secoli, millenni in cui le donne sono state ridotte ad elemento decorativo e in cui di conseguenza sono state indotte a gestire sé stesse in modo da apparire “decorative” hanno creato un pensiero dal quale è difficile uscire senza compiere un percorso di consapevolezza.

E comunque, agli uomini che temono di non poter fare più complimenti, io dico che si sbagliano. Il complimento si può fare ma con le parole giuste e a donne che si conoscono. Dire a una ragazza che fa jogging «Che bel culo che hai» è ben diverso che dire ad una amica «Hai degli occhi stupendi», suvvia, non ci vuole molto per capire la differenza!

C’è un metodo sicuro per comprendere se una certa affermazione è una molestia oppure un complimento che può essere gradito: provare ad invertire i ruoli, cioè chiedersi che effetto avrebbe quella frase se la dicesse una donna a un uomo. Ci sembra ridicola, fuori luogo, inappropriata? Allora probabilmente è una molestia. Ci sembra invece adatta se inserita in un contesto di conoscenza ed amicizia? Allora è un complimento.

Purtroppo su questi temi siamo nelle condizioni di persone analfabete che devono apprendere un nuovo linguaggio: il linguaggio delle relazioni tra i sessi corrette e rispettose. Non è facile, probabilmente è ancora più difficile che imparare a dire ministra o assessora. Ma in realtà la difficoltà è la stessa e deriva da uno sguardo verso le donne non rispettoso delle loro competenze, del loro ruolo, del senso del loro stare al mondo.

Mi piace molto il linguaggio usato da quattro giovani artiste riunite in @collettivokalicojack nel video di denuncia Sono solo complimenti visionabile,  su Instagram, a questo link: https://www.instagram.com/tv/CNj7-_6KuQ-/?igshid=1j76k06h15gd3

Su Youtube, a questo link: “Sono solo complimenti”

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Articolo di Donatella Caione

donatella_fotoprofilo

Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.

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