Carissime lettrici e carissimi lettori,
«Mai la Santa Sede era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana esercitando formalmente le facoltà che le derivano dai Patti Lateranensi». Inizia così, in maniera decisa e diretta come in altro modo non si poteva, un articolo su un quotidiano nazionale che commenta l’agire del Vaticano sulla legge, per ora solo in fieri, di un altro Stato. «Un atto che va ben oltre la moral suasion che spesso la Chiesa ha usato per leggi controverse – continua l’articolo – …Tra le questioni sollevate c’è il fatto che le scuole cattoliche non sarebbero esentate dall’organizzazione della futura Giornata nazionale contro l’omofobia, ma si evidenziano anche timori più generali per la libertà di pensiero dei cattolici e anche delle possibili conseguenze giudiziarie nell’espressione delle proprie idee».
Il Vaticano, insomma, sente tutto il diritto di sperare e, ancora di più, di appurare che «siano accolte le nostre preoccupazioni», come ha scritto al Governo italiano e potrebbe avere anche delle cosiddette buone ragioni, stando così le cose. Vale a dire non rivedendo (o abolendo?) gli accordi Stato-Chiesa firmati da Mussolini nel 1929 e modificati da Bettino Craxi il 18 febbraio del 1984. Per esempio, nell’art.7 è scritto: «La Repubblica riafferma che il carattere ecclesiastico e il fine religioso o di culto di una associazione o istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative …». Poi l’art.9 precisa: «La Repubblica, in conformità al principio della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla propria Costituzione, garantisce alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente scuole di ogni ordine e grado e istituti di educazione. A tali scuole che ottengano la parità è assicurata piena libertà, e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole di Stato». Questo è.
Si legge in proposito un altro commento: «Una Chiesa senza il laccio del Concordato avrebbe tutto il diritto di condurre una decisa campagna contro la legislazione contraria ai propri principi che derivano direttamente dalla rivelazione divina. Un governo e un parlamento non ingabbiati nel Concordato avrebbero non solo il diritto ma anche il dovere di difendere la loro autonomia legislativa. Questa è l’Italia concordataria – continua l’articolo – dilaniata tra il diritto della libertà e la rivelazione divina. Il nodo non potrà essere sciolto se non si disdice una volta per sempre il Concordato, strumento necessario nei regimi autoritari ma un vero obbrobrio in un Paese governato da una Costituzione pluralista che garantisce a tutti ogni possibile libertà». (Huffpost).
Poi arriva il no di Victor Orbàn, il sovranista presidente ungherese che ha spento i colori dell’arcobaleno LGBTQ+ dello stadio di Monaco di Baviera, come aveva invece proposto il Comune, con il beneplacito della UEFA che ha vietato l’accensione colorata dello stadio tedesco, ma in compenso ha ornato il suo logo con i colori dell’arcobaleno contro tutte le discriminazioni facendo confermare a Orbàn la sua assenza per protesta (!) alla partita Germania – Ungheria della vigilia di San Giovanni.
Ursula von der Leyen, la Presidente della Commissione Europea, si è mostrata molto dura al riguardo, condannando espressamente l’Ungheria per i suoi atteggiamenti omofobi: «La legge ungherese è una vergogna, discrimina persone sulla base dell’orientamento sessuale, va contro i valori fondamentali della Ue – ha dichiarato – Noi non faremo compromessi su questi principi». Anche l’Italia al Consiglio Affari Generali della Ue ha espresso la sua condanna e, per chiudere il cerchio, lo stesso presidente del Consiglio italiano si è dichiarato espressamente contrario a qualsiasi ingerenza della Chiesa negli affari interni dello Stato.
La volta scorsa abbiamo parlato di fiabe. Sembra proprio uscita da una fiaba la storia di Jane Da Mosto fotografata su una piccola barca a remi nella laguna di Venezia davanti alla Giudecca mentre fronteggia l’enorme mole di una nave da crociera.
Da Mosto è un’attivista e biologa che ora vive nel territorio della Serenissima. É nata in Sudafrica 55 anni fa ed è fondatrice dell’associazione We are here Venice e parte della Global Cruise Activist Network (GCAN). L’hanno definita «Una guerriera, armata di fierezza», mentre guarda dalla sua barca quel gigante di 92 mila tonnellate, cercando di fissarlo negli occhi. «Capelli sciolti al vento, la donna non ha spade, ma un remo per cavalcare le onde agitate del Canale della Giudecca»: questo il racconto dalla foto riportata su facebook da Michele Gallucci, ingegnere e fotografo per passione, nonché amministratore della pagina social Laguna di Venezia. L’immagine sembra un dipinto che immortala la decennale battaglia degli ambientalisti contro i giganti del mare. Una lotta che sembra sia tra un Davide e un Golia contemporanei: «È passato troppo tempo da quando sono stati presi degli impegni indicati nel 2012 il decreto Clini Passera – ha detto Da Mosto in un’intervista – e devo constatare il rifiuto della crocieristica di modellare il loro modo di operare non solo in un contesto come Venezia, ma in tutto il mondo come GCAN denuncia da tempo. L’inquinamento delle grandi navi è paragonabile a un terzo di tutte le emissioni di CO2 della città, ci si ammala a Venezia, di cuore e di polmoni per le polveri sottili. I problemi sono non solo di Venezia ma anche di luoghi come le Bahamas dove la Disney Cruise Line vuole realizzare un nuovo terminal, come anche in Alaska, che è stata sempre pressata dal turismo delle grandi crociere».
Venezia ha ricevuto infatti un ultimatum dall’Unesco. «Non bastano le misure adottate fin qui, le navi da crociera vanno allontanate quanto prima dal bacino di San Marco e dall’intera laguna. In caso contrario Venezia finirà nella lista dei siti in pericolo, la black list. Un pericolo che negli ultimi anni la città ha già corso, riuscendo però poi a salvarsi. Occorre urgentemente – scrive l’Unesco nel suo nuovo rapporto su Venezia facendo riferimento alle grandi navi – una soluzione di lungo periodo, che dia massima priorità all’ipotesi di “impedire totalmente” l’accesso in laguna, preferibilmente reindirizzandole verso porti più adatti nell’area. Trieste e Ravenna, ad esempio. Il governo sarebbe pronto ad accelerare per trovare una soluzione che possa essere accettabile per l’organismo dell’Onu».
Passiamo alla lettura della rivista, sempre ringraziando la nostra redattrice Sara Marsico. Questo numero inizia, per Calendaria, con Milada Horáková, avvocata cecoslovacca femminista che si è opposta a tutti i regimi totalitari in nome della libertà e Miina Sillanpää, pioniera dei diritti delle donne in Finlandia, cui si devono leggi fondamentali e avanzate, dovute al suo instancabile impegno parlamentare, sindacale e civile. Prosegue poi con Corpi invisibili, una lucida analisi dello sfruttamento nascosto e silenzioso delle lavoratrici della logistica, delle sanificatrici, delle filiere agroalimentari, delle badanti. Di altre donne si parla questa settimana: in A casa Guidi con Elizabeth Barrett incontriamo in un’intervista immaginaria la grande poeta di età vittoriana, che ci racconta la sua storia e il grande amore della sua vita. Il contributo delle donne ebree durante il Risorgimento dà voce a figure femminili poco conosciute ma fondamentali per il loro patriottismo.
Con Storie di donne che non si conoscono avremo modo di constatare, se ce ne fosse bisogno, il maschilismo imperante contro cui hanno dovuto combattere campionesse eccellenti in uno sport difficile ed elitario come l’ippica. Denso e ricco di citazioni e riflessioni sul camminare è Cammini, pellegrinaggi, percorsi yoga, una guida preziosa per chi voglia riconnettersi con sé stesso/a e mantenersi in buona salute psicofisica.
La notte di San Giovanni e le donne: riti, credenze e suggestioni nelle Marche ci porta tra le tradizioni della notte del solstizio d’estate, in cui non possono mancare le streghe.
Alla geopolitica e alle relazioni internazionali Vitaminevaganti dedica tre articoli: La fine dell’era dell’Iran “moderato”, che traccia un quadro della condizione delle donne e dei diritti civili nella Repubblica islamica e ne analizza le prospettive future dopo le elezioni del 18 giugno; La questione israeliana, che approfondisce le questioni interne allo Stato ebraico trattate nel volume di giugno di Limes e Il mondo nuovo. Il tragico 2001: tre fatti, una storia un’analisi accurata e fedele di un anno geopoliticamente fondamentale.
Per la rubrica Il diario femminile come spazio intimo e finestra sul mondo. Da Ginevra a Pescia. Il diario di Sara Simonde de Sismondi rende giustizia a una figura di donna a cui, come solitamente avviene, non è stata data visibilità, diversamente che agli uomini della sua famiglia.
Nella Sezione Iuvenilia Il Cammin di Nostra Vita è uno dei racconti, originale e divertente nella carrellata dei personaggi femminili che presenta, premiato nella sezione Narrazioni del Concorso Sulle vie della parità.
Libertà di parola, hate speech e DDL Zan riferisce dell’intervento in forma di dialogo/intervista della filosofa Michela Marzano invitata da Bergamo News dal titolo «definire il con-fine tra libertà di espressione e istigazione all’odio».
La recensione di questa settimana è su Noi non abbiamo colpa di Marta Zura-Puntaroni, un libro sulla genealogia femminile, sull’amicizia tra donne, sulla malattia e la vecchiaia, nel “Tibet delle Marche” della campagna maceratese.
Les salonnieres virtuelles di questo mese si è occupato di Letteratura al femminile e se ne parla in un articolo che ne sintetizza gli interessanti interventi. Chiudiamo con la nostra rubrica A tavola con Le erbe aromatiche, descritte con le loro benefiche proprietà e la ricetta finale di una tisana.
Un’altra favola con un’altra regina altrettanto battagliera e sognatrice. Aveva 109 anni suonati Nonna Lisa, Luisa Zappitelli, che ha finito da poco, a Città di Castello in Umbria, il suo impegnato e vivace viaggio terreno. «Andate a votare perché dopo la vita è bella» diceva sempre lei, classe 1911. Lo aveva fatto per tutte le volte che era stata chiamata, lo sentiva come un grande dovere civile fin dalla sua prima volta, come tutte le donne chiamate alle urne quel 2 giugno del 1946. Nonna Lisa c’era andata con le amiche, felice, non fermandosi neppure davanti ai chilometri da fare a piedi tra la casa e il seggio!
A lei, alle tante madri e nonne e bisnonne, alle centenarie e ultracentenarie che ancora ci sono e che ricordano quel giorno di conquista femminile, alle loro età e alla loro gioia di vivere dedico la poesia di oggi. A loro e a mia madre tra le ultracentenarie!
Vi auguro sogni a non finire
(Jacques Brel cantautore, attore e regista belga)
Vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne alcuni.
Vi auguro di amare ciò che si deve amare e di dimenticare ciò che si deve dimenticare.
Vi auguro passioni, vi auguro silenzi.
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri, perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere alla stagnazione, all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro, infine, di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita, all’amore, perché la vita è una magnifica avventura e nessuno dovrebbe rinunciarvi, senza combattere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino.
Buona lettura a tutte e a tutte.
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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.