È finalmente giunto il momento del primo cammino, dopo tanto allenamento durante le nostre vacanze estive. Trovandoci a frequentare abitualmente da anni la Valle d’Aosta ne abbiamo scelto uno da poco inaugurato in questa Regione: il Cammino Balteo, 350 chilometri a piedi in 23 tappe, partendo e arrivando a Pont Saint Martin, alla scoperta di una Valle d’Aosta meno conosciuta. Per tante/i la Valle d’Aosta significa camminare o arrampicare ad alta quota in estate e in inverno sci, sci d’alpinismo e sci di fondo. Come recita la bella guida Il cammino Balteo edita da Terre di Mezzo, di Roberta Ferraris e Franco Faggiani, «Da Pont Saint Martin alla meta finale, tutto il territorio attraversato era solo una fugace visione dal finestrino. Castelli, paesi addossati all’imbocco delle Valli, vigneti pensili sotto le balze rocciose, antiche cascine e meleti fioriti in primavera, tutto scorreva veloce allo sguardo distratto dello sportivo, che anelava soprattutto agli spazi naturali dove comandano le marmotte e gli stambecchi». La Regione autonoma ai confini con la Francia e la Svizzera era già stata pioniera a fine anni Settanta e primi anni Ottanta nella tracciatura di percorsi a tappe in montagna, come l’Alta Via 1 e l’Alta Via 2, su cui si cammina quasi sempre in alta quota, superando il limite dei boschi e attraversando pietraie e colli alpini che oltrepassano i 3000 metri.
Il Cammino Balteo si pone in un’ottica completamente diversa. Non si saliranno cime, si svalicheranno pochi colli ma si attraverseranno quei luoghi che solitamente sia sciatori e sciatrici sia escursionisti ed escursioniste hanno sempre ignorato. La prima tappa che abbiamo scelto si può fare in giornata, decidendo se fermarsi una notte e proseguire lungo il cammino per la prossima meta o tornando al punto di partenza con i mezzi pubblici. La partenza è da Donnas, capitale del vino con i suoi vitigni eroici, un borgo medioevale dove è possibile vedere la strada delle Gallie e dove, dopo un breve percorso su asfalto, ci si inoltra tra bellissimi vigneti coltivati a pergola. Non dobbiamo dimenticarci che il segnavia da seguire è il n.3 nel triangolo.

Il sentiero sale rapidamente, con alcuni brevi tratti attrezzati con scalini metallici e cavi.
Arriviamo presto nella Conca di Albard, caratterizzata da baite isolate, prati irrigui e maestosi castagni. La vista si apre sulla bassa valle e sul Canavese. Per arrivare al Col de la Cou (1369 metri) la salita è abbastanza ripida e quando si giunge alla meta troviamo i ruderi di opere militari collegate alle linee di difesa del Forte di Bard, che si può contemplare dall’alto nella sua imponenza (foto di copertina).

Da questo colle sono transitate le truppe di Napoleone che hanno aggirato il Forte, occupato dall’esercito austriaco, mettendolo successivamente sotto assedio e distruggendolo completamente nel 1800, dopo la capitolazione del comandante austriaco Bernkopf il 1° giugno di quello stesso anno. Il Forte, un’opera bellissima e recentemente valorizzata come polo museale e sede di importanti mostre e spettacoli teatrali e musicali, era poi stato completamente ricostruito, su iniziativa di Carlo Felice, dal 1827 al 1838. Finita la sua funzione difensiva, era stato destinato a bagno penale e deposito di munizioni. Meritoria è stata la recente opera di riconversione.

Dal Colle inizia una lunghissima mulattiera militare, di circa 4 chilometri, veramente bella, ristrutturata fedelmente con la tecnica a coltello, che permette di sopportare carichi pesanti. Durante questa parte del cammino si è sempre immersi in magnifici boschi di castagni. Nei castagneti troviamo dei piccoli borghi che hanno offerto rifugio ai partigiani fra il 1943 e il 1945 e possiamo leggere la loro storia attraverso una ricca serie di pannelli esplicativi.
Scendendo sempre su mulattiera per circa un chilometro si giunge al grande Forte Lucini di Machaby, realizzato ai tempi della ricostruzione del Forte di Bard. Una parte del complesso centrale è stata recentemente ristrutturata in ostello e ristorante. Anche in questo luogo la storia ci parla della Resistenza ed in particolare dell’importanza di Machaby come punto di collegamento fra i gruppi partigiani del Canavese e della Valle del Lys.
A pochi metri c’è il Santuario della Madonna delle Nevi (699 metri) da cui si diparte una bella mulattiera in acciottolato che conduce sulla strada asfaltata che ci porterà prima al Castello Vallaise e successivamente al centro di Arnad, borgo famoso per l’eccellenza gastronomica del Lardo di Arnad (prodotto Dop valdostano). Al nostro arrivo incontriamo la testimonianza di un altro eccidio in cui quattro partigiani, come recita la lapide che ne ritrae i volti, furono «trucidati dalle belve nazifasciste».

Dopo questa tappa abbiamo già cominciato ad assaporare lo spirito del presente cammino, che ci invita alla scoperta della lentezza e alla valorizzazione di pascoli, frutteti, vigneti e castagneti. Abbiamo incontrato piccole aziende agricole e cantine che ci hanno permesso di capire il paesaggio della media montagna, «frutto dell’interazione virtuosa tra contadino e ambiente naturale». Quello che non sfugge purtroppo è anche lo stato di abbandono di molte parti del territorio, soggetto a calo demografico. Un territorio difficile in cui vivere per gli alti costi di chi voglia esercitarvi un’attività economica. Se solo un turismo di questo genere si affermasse potrebbe essere un volano per il tanto sbandierato sviluppo sostenibile.

Nota tecnica: lunghezza: 12,5 km; dislivello in salita: 1100 mt; dislivello in discesa: 985 mt. Tempo di percorrenza effettivo: circa 5 ore, escludendo le eventuali soste.
Questo cammino è consigliabile nei periodi primaverile e autunnale. Da evitare i mesi della piena estate per non incappare nel caldo della Bassa Valle.
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Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.