Le ambientaliste. Rachel Carson, una crociata contro i pesticidi 

Quante volte ci capita di leggere o sentire in qualche pubblicità di prodotti alimentari le espressioni «senza pesticidi» o «senza conservanti»? Quante volte siamo stat* incentivat* a preferire alimenti biologici a quelli che non lo sono? Ormai nelle nostre mentalità è forte la concezione che i pesticidi siano tossici per noi e per il pianeta e spesso le nostre scelte nutrizionali cercano di evitare prodotti che abbiano al suo interno tracce di sostanze chimiche.  
Tuttavia non è stato sempre così: nella prima metà del Novecento il DDT, il pesticida per eccellenza, valse il Nobel al suo creatore e divenne sistematicamente parte della quotidianità degli uomini e le donne del tempo.  Il DDT infatti, in quanto biocida, aveva il “pregio” di uccidere le zanzare e veniva spesso utilizzato per la bonifica di aree paludose in cui spopolava la malaria, oltre al fatto che contrastava i danni causati dagli insetti in agricoltura. Ma purtroppo non si conoscevano ancora gli effetti di questo potente fitofarmaco, oggi considerato un potente cancerogeno, estremamente tossico per l’essere umano.  
Il cambio di rotta che ha portato progressivamente verso l’abbandono e il rifiuto dei pesticidi in natura è dovuto principalmente alla lotta di una donna, che per anni ha cercato di smuovere le coscienze e sensibilizzare il mondo verso scelte più sostenibili per l’ambiente. Il suo nome è Rachel Carson, americana, classe 1907.  Potremmo paragonarla in qualche modo a una proto-Greta Thunberg, l’attivista quindicenne che da anni cerca di lottare contro i cambiamenti climatici cercando di far comprendere alle potenze mondiali che stiamo abusando delle nostre risorse e che prima o poi noi ne pagheremo un caro prezzo. Ecco, per certi aspetti la vita di Rachel e quella di Greta si assomigliano, ma la cosa che desta stupore è che le separano ben cento anni di storia.  

Rachel nasce in Pennysilvania e passa la sua infanzia a contemplare la natura e i boschi che circondano la sua casa. La passione per la natura incentiva i suoi studi, che si indirizzano verso la zoologia e la biologia. Il suo carattere testardo e perseverante la portano ad essere tra le prime donne a laurearsi in materie scientifiche e a ricoprire diverse cariche nel settore ambientale per gli Stati Uniti, come quella nel Dipartimento Statunitense per la pesca, prima come biologa marina e poi come editrice capo. Dai suoi lavori di ricerca escono fuori molti articoli, poi pubblicati come libri che mettono in risalto un vero e proprio talento per la scrittura e comunicazione (tra questi ricordo The sea around us, bestseller in america per ben 86 settimane).  Le sfide non mancano; Rachel infatti combatte tutta la vita con problemi economici e familiari, che tuttavia non le fanno mai perdere la voglia di studiare, lavorare e scrivere.  

Attiva e dinamica, a partire dagli anni ‘40 inizia ad allargare il suo campo di interesse, che sino ad allora era rimasto concentrato sull’ambiente marino.  Inizia infatti ad interessarsi all’ambiente in genere e alla natura, concentrandosi in particolar modo sui pesticidi e il DDT, in quegli anni la moda del momento. E mentre tutt* utilizzano sistematicamente i fitofarmaci, Rachel inizia a sospettare e scoprirne la tossicità.  Il suo lavoro e la sua lotta contro gli insetticidi chimici culminano nel suo libro più importante La primavera silenziosa, una vera e propria crociata che porta avanti contro l’industria chimica ed il governo americano.  Sfruttando la sua popolarità di scrittrice Rachel inserisce nel suo libro una lunga e sistematica spiegazione circa la velenosità dei fitofarmaci, che rimanendo nel suolo fino a 15 anni, attraverso la catena alimentare inevitabilmente intossicano anche gli animali, gli uomini e le donne. Comincia quindi ad associare al DDT un’immagine di distruzione ambientale, cercando di smuovere le coscienze e l’opinione pubblica.  

Le obiezioni non mancano: molte sono le persone che sminuiscono il lavoro di Rachel dichiarandola «donna isterica» o minacciandola per i suoi scritti.  Inizia così una lunga lotta al centro di una forte attenzione mediatica tra la scienziata e i capi delle industrie chimico-farmaceutiche.  Alla fine di questa lunga contesa il DDT viene messo al bando e ritirato in America (e poi successivamente anche in Italia), ma Rachel non vedrà mai quel giorno. Muore infatti nel 1964 a soli 56 anni a causa di un tumore. I servizi resi al Suo paese attraverso la sua battaglia vengono riconosciuti e premiati solo nel 1980, con la Medaglia presidenziale della Libertà, l’onore di maggiore grado per un/una civile negli Stati Uniti. 

Oggi nel 2021 abbiamo ormai appreso, o quasi,  la lezione sui pesticidi. Rimangono da affrontare tuttavia moltissime altre sfide e da combattere molte altre battaglie per tutelare noi e l’ambiente. Dobbiamo quindi ascoltare e prendere esempio da tutte le donne che nel corso degli anni hanno lottato contro le convenzioni sociali, gli stereotipi di genere, le multinazionali e i governi per permetterci di vivere in un mondo migliore. E, soprattutto, impariamo anche noi a combattere senza paura le nostre battaglie. 

***

Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!

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