In Italia si stima che siano oltre 2.000.000 le persone aventi Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Il Ministero dell’Istruzione, ha pubblicato un report su studenti con Dsa nella scuola italiana e in base all’ultima indagine disponibile, relativa all’a.s. 2018/2019, gli alunni e le alunne frequentanti le scuole italiane a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell’apprendimento sono 298.114, pari al 4,9% del totale.
Nel 2010 tramite la legge 170/2010, di cui l’Aid (Associazione Italiana Dislessia) è stata promotrice, la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia vengono riconosciuti quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati “Dsa”, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. Tale legge ha avuto il merito di dare il via, sul territorio italiano, a processi di valutazione più meticolosi dei suddetti disturbi.
Prima del 2010, la percentuale dei Dsa era bassa ma, semplicemente, perché alunne o alunni venivano etichettati come “intelligenti che non si applicavano abbastanza”, il che portava molti ad abbandonare precocemente gli studi. Se oggi si rileva un aumento del disturbo, è solamente perché c’è una maggiore coscienza, conoscenza e presenza di diagnosi più rapide e affidabili.
Nonostante il riconoscimento ufficiale di tali disturbi – una neuro diversità, una modalità differente di apprendimento – i preconcetti restano diffusi e difficili da sradicare dal senso comune. C’è bisogno di un vero e proprio cambio culturale: imparare a celebrare il valore della diversità.
L’azienda americana Ibm (International Business Machines Corporation), per esempio, considera i disturbi specifici dell’apprendimento un plus: avere un Dsa vuol dire avere un pensiero innovativo e la capacità di escogitare soluzioni creative e alternative ai problemi.
In Italia siamo ancora lontani da questa visione.
A testimonianza che i disturbi specifici dell’apprendimento non rappresentano un impedimento alla realizzazione del proprio sé, possiamo citare svariati personaggi illustri che hanno avuto successo, in vari campi.
Di solito, però, vengono citati solo personaggi di sesso maschile, a comprova della disparità di genere che ha caratterizzato i secoli passati. Bisogna, dunque, far sapere alle bambine che ognuna di loro è fantastica, che la loro mente è brillante. Ciascuna ha qualcosa di grande dentro, uno straordinario talento, qualunque sia il futuro che le attende: mediche, cantanti, manager, insegnanti… In ogni caso il mondo avrà bisogno del loro talento.
Anche se in tema di pari opportunità c’è ancora molta strada da fare possiamo, oggi, citare casi di Dsa e successo al femminile.
Agatha Christie è stata una scrittrice e drammaturga britannica, autrice di centinaia di opere tra romanzi, commedie e racconti ma non aveva un buon rapporto con la scrittura, di fatti, era disgrafica. La “regina del giallo” provava un forte disagio nel poggiare la penna sul foglio bianco. Per tale ragione, molte delle sue opere sono state dettate a voce. Quando ha iniziato, sua sorella era convinta, a causa dei problemi che Agatha aveva con la scrittura, che non avrebbe mai avuto successo. L’autrice è la prova vivente che la disgrafia non rappresenta un ostacolo, nemmeno per coloro che hanno l’obiettivo di divenire un giorno scrittrici; di fatti, i suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo, conferendole il primato di scrittrice inglese più tradotta di tutti i tempi, seconda sola a William Shakespeare. Con costanza, impegno e determinazione qualunque sogno può trasformarsi in realtà.
Jennifer Aniston è tra le celebrity più famose al mondo; oltre al cinema e alla televisione, la star ha debuttato anche nel mondo della bellezza, con un brand per la cura dei capelli dal nome Lolavie. Nonostante ciò ha sofferto di autostima a causa delle difficoltà di apprendimento riscontrante durante gli anni scolastici. Ha confessato di avere la dislessia e di aver scoperto tale disturbo solamente all’età di venti anni. «Ho la dislessia: pensavo di essere stupida perché non riuscivo a trattenere niente. Per me è stata una grande scoperta perché è come se molti dei miei traumi e dei miei drammi infantili avessero finalmente trovato una spiegazione» (Stefano Galloway, Jennifer Aniston rivela le lotte con la dislessia, la rabbia, The Hollywood reporter, 21/01/2015).
Jennifer Joanna Aniston, oggi, è un’attrice e produttrice cinematografica di grandissimo successo, vincitrice di numerosi premi e candidata a molteplici nomination, con una carriera sempre in cima alle classifiche di incasso e una vita sentimentale sotto l’occhio dei media.
Octavia Estelle Butler aveva la dislessia ma ciò non le ha impedito di diventare una scrittrice, vincitrice dei premi Hugo, Nebula e, nel 1995, la prima e unica, fino al 2003, scrittrice di fantascienza ad aver vinto il premio Mac Arthur. Durante la sua carriera scolastica ha dovuto lottare con gli insegnanti che consideravano la lentezza nella lettura e l’incapacità di finire i compiti nel tempo assegnato come una riluttanza a svolgere i lavori.
Oggi, le sue opere sono un punto di riferimento nei college e nelle università statunitensi. Cher, pseudonimo di Cherilyn Sarkisian LaPierre, è una cantautrice, attrice, produttrice discografica e conduttrice televisiva statunitense. La sua vita ci dimostra che la dislessia non preclude in alcun modo il successo e l’avere una vita piena. A conferma di ciò, un fan le ha chiesto: «se potesse cambiare qualcosa, vorrebbe non essere dislessica?» La sua risposta è stata: «No! Ha causato dolore, ma sono io!» (Manuela Belfiglio, La cantante Cher scopre la sua dislessia grazie alla familiarità, DSAok, 19/11/2021, https://www.dsaok.it/cher/).
Cher prendeva sempre brutti voti a scuola. «Tutto quello che riuscivo a imparare, lo imparavo ascoltando» (Manuela Belfiglio, La cantante Cher scopre la sua dislessia grazie alla familiarità, DSAok, 19/11/2021, https://www.dsaok.it/cher/).
Le veniva costantemente ripetuto dagli insegnanti che non usava tutto il suo potenziale. Per tale ragione a 16 anni ha abbandonato gli studi. Ma Cher era solamente una delle tante dislessiche non diagnosticate. Oggi è in prima fila nel sostenere la battaglia per valorizzare le potenzialità dei dislessici.
Salma Hayek è stata espulsa da scuola alla tenera età di 12 anni a causa di alcuni disturbi: deficit dell’attenzione, iperattività e una forma di dislessia. Oggi, Salma del Carmen Hayek Jiménez-Pinault è un’attrice di successo che vanta una candidatura all’Oscar.
Whoopi Goldberg attrice, doppiatrice e produttrice cinematografica statunitense, ha ottenuto nella sua lunga carriera cinematografica riconoscimenti che solo pochi/e artiste possono vantare. La sua straordinaria mimica e la sua duttilità l’hanno resa una delle attrici più rappresentative del cinema statunitense anni ottanta. Ha, però, riscontrato molte difficoltà a scuola a causa di una dislessia non diagnosticata, scoperta solamente in età adulta. Per tale motivo ha abbandonato gli studi a soli diciassette anni. È comunque diventata una delle attrici più stimate di Hollywood e una delle poche ad aver vinto un Egot: i quattro premi principali nell’ambito dell’intrattenimento.
Sembra innaturale che chi ha difficoltà in un certo ambito, vada a cimentarsi proprio lì. Certamente c’è il gusto della sfida, la voglia di misurarsi, ma soprattutto la convinzione, e la soddisfazione, di aver superato le difficoltà che la natura aveva riservato. «La dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta». (Filippo Barbera, Un’insolita compagna: la dislessia, Vicenza, Veneta, 2012).
Non è facile. Perché la serratura, a volte, è dura, spesso non basta una sola chiave. Il messaggio, però, è chiaro: la chiave esiste, la porta si può aprire, non bisogna mai arrendersi. “La chiave” è l’uso di strumenti compensativi: strategie, metodi di studio, tecnologie, accorgimenti che consentono di minimizzare gli effetti del disturbo.
I disturbi specifici dell’apprendimento sono un universo articolato da conoscere e valorizzare, devono essere considerati una caratteristica, come avere gli occhi azzurri. L’arrivo di una diagnosi di Dsa in età evolutiva può essere fondamentale per tracciare una nuova traiettoria di vita. Significa non navigare più in un mare di incertezze. Le donne del domani devono essere consapevoli che possono ottenere tutto ciò che desiderano.
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Articolo di Marina Misuraca

Laureata in “Comunicazione, tecnologie e culture digitali” presso l’Università “La Sapienza” di Roma, attualmente sta terminando la laurea magistrale in “Media, comunicazione digitale e giornalismo”, indirizzo “Media studies”. Interessata alla nuova realtà della gestione aziendale, ha una passione per la letteratura e la scrittura.