
Sul numero 119 della nostra rivista avevamo affrontato il tema dei diari femminili, e nel dettaglio quello di una dama di corte di Elisa Bonaparte Baciocchi: Luisa Palma Mansi; per inquadrare il momento storico era stata sinteticamente percorsa la vita della principessa che, fra 1805 e 1809, governò la città di Lucca, su incarico del fratello, per diventare poi granduchessa di Toscana e spostare la residenza a Firenze. Tramontato l’astro napoleonico e finita la gloria familiare, con il Congresso di Vienna Elisa fu costretta a vendere gran parte dei suoi beni e dei gioielli e a trasferirsi in una tenuta presso Gorizia dove morì nel 1820, a soli 43 anni.
ll periodo trascorso a Lucca fu breve, ma la principessa si dimostrò all’altezza del ruolo, tanto che alcune voci affermavano che il vero cervello politico della famiglia fosse il suo e che le doti, che non l’avevano molto premiata nel fisico, fossero tutte nella sua intelligenza, nel suo attivismo, nelle sue capacità imprenditoriali.

Il suo dominio, via via ampliato a Massa e a Carrara, dalla Garfagnana fino a Piombino, dove fece costruire un palazzetto che guardava il mare, si segnalò per vivacità culturale, per interventi urbanistici di rilievo, per innovazioni in campo giuridico. Fu riscritta la Costituzione sul modello del Code Civil, furono fondate una banca e un convitto femminile, furono realizzate strade e ponti, e pure valorizzate le terme di Bagni di Lucca con le loro sorgenti sulfuree e le cave del pregiato marmo bianco di Carrara. Una porta, che ancora ha il suo nome, fu aperta nelle mura urbane per migliorare la viabilità e l’accesso dal lato verso Pistoia e Firenze, mentre si fece spazio a una vasta piazza (oggi piazza Napoleone) davanti al palazzo reale, abbattendo una serie di abitazioni. Elisa dette impulso all’agricoltura, al commercio, alle concerie, ma anche all’arte. Paganini, Spontini, Monti e altri intellettuali si sentivano accolti con calore e la popolazione manifestava apprezzamento per quella giovane sovrana tanto attenta e presente sul territorio.

Fra gli acquisti memorabili va segnalata la Villa Reale di Marlia, di cui stiamo per narrare la storia e la rinascita attuale. Si tratta di una dimora prestigiosa a poca distanza dal capoluogo con un parco curatissimo di 16 ettari, che si inserisce pienamente nell’importante circuito di ville e palazzi lucchesi, in gran parte visitabili grazie all’associazione omonima, situati sia in città (come palazzo Pfanner) sia sulle colline e la piana intorno, fino a Capannori e a Collodi (villa e storico giardino Garzoni). Impossibile citarli tutti, con il loro fascino e i loro splendidi parchi, in qualche caso la loro ospitalità e le annesse attività agricole e ricreative, basti solo ricordare villa Mansi, villa Torrigiani, villa Guinigi, la fattoria Gambaro, la tenuta Maria Teresa. Ma il complesso monumentale di Marlia ha un lungo passato e una serie di bellezze che lo rendono unico e meritevole di più di una semplice visita.

La sua edificazione si perde nei secoli più lontani: il primo nucleo risale all’Alto Medioevo quando un castello fu fatto costruire dal Duca di Tuscia, per passare poi di mano alla famiglia Avvocati, quindi a quella dei Buonvisi. Nel 1651 la proprietà fu acquistata da due fratelli: Olivieri e Lelio Orsetti che effettuarono modifiche legate al gusto del tempo. Il castello fu trasformato in palazzo, il giardino si modellò sullo stile barocco e sorsero la Palazzina dell’Orologio e il delizioso Teatro di verzura, il più antico d’Europa, arricchito da statue in terracotta con personaggi della Commedia dell’arte.


foto di Laura Candiani
Elisa Bonaparte acquista il complesso nel 1806 e fa subito una serie di cambiamenti: il giardino diventa “all’inglese”, la villa e gli arredi si ispirano alla nuova moda neoclassica e alcune acquisizioni ulteriori ampliano la proprietà grazie alla villa del Vescovo, oggi in restauro e destinata ad abitazione privata, e ai terreni circostanti, divenuti poi giardino “all’italiana”.
Dopo il periodo di massimo splendore, le travagliate vicende storiche e dinastiche portano a un frazionamento del bene e a un lungo declino. Nel 1923 inizia la rinascita grazie alla nobile famiglia Pecci-Blunt, che opera ripristini e rinnovamenti, fra cui una bellissima piscina con spogliatoi in stile Liberty, inserita nel verde. Qui arrivavano personaggi del bel mondo, da Moravia a Dalì, e, specie in estate, non mancavano incontri culturali, spettacoli, concerti.


Dagli anni Settanta in poi, la dimora rimane quasi sempre disabitata, è chiusa al pubblico e si può visitare solo il parco, così nel 2015 il destino vuole che una coppia di mecenati svizzeri, i Grönberg, si innamori del luogo e intenda valorizzare al meglio le sue bellezze, dopo un lungo abbandono. Iniziano restauri accuratissimi, dell’esterno come dell’interno, durati oltre tre anni, grazie ai quali oggi è possibile entrare nella villa e ammirare stanze accoglienti con arredi di gran gusto, per lo più in stile impero. Molto interessante verificare, attraverso una serie di pannelli, le condizioni in cui versavano stucchi, tappezzerie, porte, mobili e vedere come ora è perfettamente conservato e riportato all’origine tutto quanto, risalente all’epoca di Elisa, eccetto il biliardo che è stato riacquistato per ricordare la passione della principessa per questo gioco.

Al piano terra si ammirano la sala da pranzo con una immensa tavola e la camera da letto del marito Felice Baciocchi, al piano superiore si visita l’appartamento privato con la camera di Elisa, il suo raffinato bagno in marmo bianco, la sala da gioco, la sala da ballo con alcuni strumenti musicali, la ricca biblioteca, il salone con una vista spettacolare sul parco. Sui tavoli vasi, tazzine, soprammobili, alle pareti quadri, preziose carte dipinte, stucchi, affreschi che fanno immergere nell’età napoleonica; sembra quasi di ascoltare le voci di chi si diverte giocando a tric-trac o di avvertire il melodioso suono dell’arpa e del fortepiano.
A pochi passi, nella Palazzina dell’Orologio, hanno trovato posto le collezioni della contessa Anna Laetitia Pecci-Blunt, detta Mimì, nata a Roma nel 1885 e qui morta nel 1971, affascinante personaggio dal gusto eclettico; vediamo infatti una biblioteca importante, con oltre 10.000 volumi, una emeroteca, una discoteca, una raccolta di bambole provenienti da tutto il mondo e una curiosa serie di manufatti realizzati dalle popolazioni native americane. Di interesse storico la saletta contenente i cimeli di papa Leone XIII, al secolo Gioacchino Pecci, che fu papa dal 1878 al 1903. Proseguendo sul viale ci si imbatte nella cappella cattolica del XVIII secolo dedicata a san Francesco Saverio che ospita le tombe dei membri della famiglia Pecci-Blunt e dei Borbone-Capua; non è finito al momento il restauro interno della cappella ortodossa di rito greco-bizantino.

Che dire del parco? ci si potrebbe perdere, e sarebbe molto piacevole, ma una utile mappa accompagna visitatori e visitatrici e fornisce una guida sintetica; vero paradiso per bambine e bambini, vi si può accedere anche con i cani al guinzaglio e si può fare un pic-nic, nel rispetto della vegetazione e dell’ambiente, comunque un caffè all’aperto garantisce una confortevole pausa. Nelle stagioni ideali, dalla primavera all’autunno, si ammirano fioriture di camelie, di oltre 40 varietà, e un giardino di limoni adiacente alla peschiera con 200 piante profumatissime; si può addirittura seguire un percorso olfattivo che conduce alle piante predilette da Elisa, che era una botanica appassionata e fece arrivare da Parigi il glicine e la mimosa, dalla Reggia di Napoli invece giunsero magnolie e platani, all’epoca una novità, che da allora cambiarono il gusto e l’aspetto dei giardini lucchesi. Angoli suggestivi come il Teatro di verzura, il curioso ninfeo dedicato al dio Pan, il barocco sfondo di cascatelle nel Teatro d’acqua rendono la passeggiata una continua sorpresa, mentre ci si muove fra cespugli, fioriere, aiuole, alberi d’alto fusto, boschetti fino al grande lago artificiale e all’esotico giardino di ispirazione ispano-moresca.
Non desta meraviglia dunque sapere che la principessa, in questo magico angolo di Toscana, si sentiva appagata e che per tutto il resto della sua breve esistenza ne serbò un ricordo pieno di gratitudine. Oggi chiunque ne può usufruire, in un impagabile connubio fra cultura, natura, arte.
In copertina. Villa Reale. Foto di Laura Candiani.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.
Grazieeee Laura, la lettura del tuo articolo è stata per me una immersione nella vita di Elisa Bonaparte e successori, e
una spinta a conoscere Lucca e dintorni, che spero di visitare presto. Grazie ancora.
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