«Penso e ci ripenso. Poi mi decido. Torno a casa. Li denuncerò domani».
Franca Rame colpì e sconvolse quando nel 1981 portò sul palcoscenico la sua personale esperienza di donna vittima di violenza, con il monologo Lo stupro. In quegli anni il reato di violenza carnale era ancora considerato un delitto contro la moralità pubblica e il buon costume e certi temi erano tabù.
Ma chi era Franca Rame?
Franca Rame nasce il 18 luglio 1929 a Parabiago, da genitori che la introducono fin da subito nel mondo del teatro, infatti il padre è un attore e la madre è stata prima maestra e poi attrice. Fin dall’infanzia recita nelle commedie di famiglia e successivamente viene scritturata nella compagnia di Tino Scotti che si esibiva al Teatro Olimpia di Milano.
Nel 1954 sposa Dario Fo, conosciuto lavorando a teatro tre anni prima, con il quale avrà il figlio Jacopo nel 1955. Insieme fondano la Compagnia Dario Fo-Franca Rame, con la quale ottengono diversi successi. Presentano in seguito il programma Canzonissima nel 1962, ma la Rai toglie loro la conduzione dopo poche puntate a causa di un siparietto satirico riguardante le pericolose condizioni di lavoro nel campo dell’edilizia.
Entrambi si distinguono per la loro attività politica di sinistra, abbracciando i movimenti sessantottini. Proprio negli anni di piombo, nasce il collettivo teatrale La Comune, il cui obiettivo non è solo la satira, ma la controinformazione. Franca Rame e il marito sostengono l’organizzazione Soccorso rosso militante, nata inizialmente con l’intento di supportare gli/le operaie nelle lotte in fabbrica e successivamente per fornire assistenza legale ed economica agli/le attiviste di sinistra detenute nelle carceri. Inoltre, contribuiscono fortemente alla sensibilizzazione sulla drammatica condizione dei penitenziari italiani.

Il 9 marzo 1973 Franca Rame viene caricata su un furgoncino da cinque uomini appartenenti all’estrema destra, che la torturano e stuprano a turno. Proprio da questa terribile esperienza nasce il famoso monologo Lo stupro, in cui l’attrice descrive nei particolari le sevizie a cui è stata sottoposta. Solo nel 1987 Angelo Izzo, uno degli autori del massacro del Circeo, confesserà di aver scoperto durante la detenzione che il principale responsabile dello stupro di Franca Rame era Angelo Angeli e che l’azione era stata commissionata da alcuni ufficiali dei carabinieri della Divisione Pastrengo.
La ricostruzione viene successivamente confermata dal generale Bozzo, dichiarando che in caserma il generale Palumbo aveva festeggiato e brindato alla notizia dello stupro, esclamando: «Finalmente!». Nonostante tutto, non si è mai giunti a una condanna, bensì alla prescrizione dopo 25 anni dal fatto!
Franca Rame è sempre stata impegnata nella difesa dei diritti delle donne e nel movimento femminista e in tutta la sua vita non ha mai smesso di schierarsi dalla parte delle vittime di violenza, anche esponendosi in prima persona con il suo monologo. Quanto accadutole svela il reale obiettivo della violenza sessuale, ovvero il suo utilizzo come arma per intimidire, terrorizzare, devastare, annichilire chi la subisce, diventando un modo per schiacciare l’altra persona e imporre il proprio potere e controllo.
Franca Rame è stata stuprata proprio perché donna, femminista e di sinistra. Chi le ha usato violenza pensava di poterla annientare, ma non ci è mai riuscito, poiché grazie al teatro ha potuto esorcizzare il suo dolore e renderlo tangibile, sotto forma di coraggiosa testimonianza, diventata opera d’arte.

Nel 2006 viene eletta senatrice della repubblica italiana, ma decide di lasciare già nel 2008, dichiarando che «le istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta o sollecitazione esterna». Antonio Di Pietro la propone alla presidenza della repubblica, facendole ottenere 24 voti. Riceve anche diversi incarichi parlamentari, tra cui l’incarico per la commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette “morti bianche” e l’incarico nella commissione di inchiesta sull’uranio impoverito.
Colpita da un ictus nell’aprile 2012, muore a Milano il 29 maggio 2013, all’età di 83 anni.
Nell’intervista che segue darò spazio alle considerazioni della dottoressa Sara Uboldi, insegnante di scuola secondaria, che ha deciso di mostrare il monologo Lo Stupro alla classe.
Buongiorno dottoressa Uboldi e grazie per aver accettato l’intervista. Per iniziare le chiedo in quale scuola e in quale classe ha presentato il monologo e l’età delle/degli studenti.
Buongiorno e grazie per avermi coinvolta in questo bellissimo progetto. Si tratta dell’anno scolastico 2020/2021, quindi lo scorso anno, in una situazione abbastanza difficile a livello didattico, per via della Dad [didattica a distanza, ndr]. La classe era una seconda superiore, quindi tra i 15 e i 16 anni di età, e la scuola è l’Istituto tecnico economico Eugenio Montale di Tradate, provincia di Varese.
Da dove è nata l’idea di condividere con la classe questo monologo? Lo ha presentato integralmente o solo una parte?
Ho fatto vedere tutta la scena in cui Franca Rame narra dello stupro in versione integrale. Essendo in condivisione schermo, io scorrevo il testo e la classe seguiva anche il video. Ho fatto questa scelta per tre ragioni. La prima è quella più didattica: abbiamo fatto un percorso sul teatro, inerente il programma di seconda, e ho pensato di parlare delle dinamiche teatrali andando a toccare temi che potevano essere di interesse. La seconda è legata al fatto che con questa classe in particolare ho lavorato moltissimo sulle tematiche legate al genere e alla parità dei sessi; la classe si è sempre dimostrata molto interessata a questi temi e di conseguenza ho pensato che fosse importante mostrare che anche nel teatro si può parlare di tematiche strettamente legate alla realtà che ci circonda. Franca Rame ha vissuto sulla sua pelle il trauma dello stupro ed è riuscita a trasporre la sua personale esperienza sul palcoscenico, con un potente lavoro di elaborazione del lutto ed esternazione dello stesso, mantenendo però una presenza scenica. L’ultima ragione è strettamente legata alla Dad: le modalità con cui si fa lezione in presenza non sono le stesse della lezione online, quindi ho sempre cercato di essere coinvolgente, dando un taglio interattivo e dinamico alle lezioni. Volevo riuscire ad andare al di là della semplice didattica asettica.
Quando le è venuta l’idea di presentare questo monologo alla classe ne è subito stata convinta oppure aveva delle remore o qualche perplessità?
Con questa classe ho sempre lavorato molto bene, perché ragazzi e ragazze hanno dimostrato di avere una mentalità molto aperta, lasciandosi andare a considerazioni personali di ampie vedute, quindi ho pensato che fosse un target adatto. Però ho pensato anche a eventuali e possibili reazioni dei genitori, perché quando sei in Dad e sei esposta in video, può capitare che un genitore ascolti la lezione e abbia delle obiezioni. Devo però dire che non ho trovato nessun genitore che si è opposto o si è lamentato per la mia lezione. Ci tengo a sottolineare che ogni volta che faccio lezioni che possono coinvolgere emotivamente, lascio la possibilità di interrompere il collegamento in ogni momento. Non c’è da parte mia un intento prevaricatore, in quanto rispetto la sensibilità di ciascuna e ciascun studente. In questo caso, la partecipazione è stata unanime.
Che tipo di reazioni ha notato di fronte alla proiezione di questo video?
Premetto che la didattica a distanza non permette di esporsi completamente e la reazione immediata è stata il silenzio. Non era però un silenzio di disinteresse ma un silenzio riflessivo, in quanto per la classe è stata un’esperienza molto forte. Anche la decisione della stessa Franca Rame di portare la sua esperienza a teatro è stata vista come inusuale, perché pensiamo sempre che una situazione di violenza debba essere tenuta per sé, invece in questo caso è stata portata su un palcoscenico per un pubblico. Se i ragazzi hanno reagito con il silenzio, le ragazze hanno mostrato un atteggiamento di solidarietà e si sono sentite partecipi della sofferenza dell’artista. In particolare, una ragazzina si era confidata con me circa una situazione spiacevole vissuta da lei in passato, di cui non ha mai voluto raccontarmi i dettagli. Avevo paura che questa visione potesse riattivare in lei dei traumi, invece è stata una delle studenti che più ha partecipato, era molto interessata a quanto accaduto, poiché non ne aveva mai sentito parlare prima. Se devo riassumere le reazioni direi: curiosità, solidarietà e silenzio riflessivo. Non si è mai espresso un atteggiamento giudicante ed è una cosa che ho apprezzato moltissimo.
Si aspettava questo tipo di reazioni o ne è rimasta sorpresa?
Non ho avuto riscontri negativi e quindi ho confermato la mia idea di una classe con una mentalità aperta, attenta, sensibile e non giudicante. Purtroppo quando si è in didattica a distanza tutte le manifestazioni non verbali si colgono molto meno, quindi diventa più difficile carpire totalmente le reazioni dell’aula.
Qual è stato il commento che l’ha colpita di più?
La cosa che mi ha colpito di più è stato che Franca Rame non ha scelto di denunciare subito la violenza, ma la sua denuncia è stata l’atto letterario e teatrale. Quindi si è trattato di una rielaborazione personale e intimistica, trasposta per il grande pubblico. Per la classe è stato inedito sentire una vittima di violenza raccontare quanto subìto. Il fatto privato diventa pubblico, come solo il teatro e la letteratura sanno rendere pubblico, ovvero con empatia e pathos. È stato anche un modo per spezzare i pregiudizi verso le vittime di stupro, dimostrando che ogni persona, di fronte a un evento traumatico, reagisce ed elabora il lutto a proprio modo. Infatti sul finale, Franca Rame si trova davanti alla questura, ma preferisce non entrare a denunciare, pensando alle domande che potrebbero esserle rivolte e all’ulteriore violenza a cui potrebbe essere esposta se sporgesse denuncia. Sono riuscita a dare alla mia classe un forte impatto con la verità, con la realtà della violenza e con la difficoltà che le vittime hanno di denunciare l’accaduto.
Quindi pensa che la classe abbia apprezzato e sia stata soddisfatta della sua scelta di trasmettere questo monologo?
Sì certo, con loro avevo già fatto dei lavori per la Giornata della Memoria, in cui avevo parlato della condizione femminile nei campi di concentramento e delle violenze a cui le donne venivano sottoposte, anche leggendo spezzoni di libri scritti da sopravvissute. E anche in quel caso avevo visto delle reazioni di sgomento in un primo impatto, ma poi hanno mostrato subito interessamento, dato che sono temi che vengono raramente trattati nelle aule scolastiche. Parlare della violenza è ancora un tabù, ma purtroppo la violenza esiste e solo parlandone la si rende reale e si fa in modo che non venga dimenticata o sminuita. L’unico modo per sensibilizzare le persone sui temi della violenza è parlarne e si dovrebbe iniziare proprio dalla scuola.
Data la sua prima esperienza con questo gruppo di studenti, pensa che proporrà la visione del monologo di Franca Rame anche ad altre classi?
Sì, quest’anno insegno in un’altra seconda e anche con loro sto trattando i temi dei diritti e delle pari opportunità, quindi sono molto propensa a ripresentarlo, questa volta in presenza, prima della fine dell’anno scolastico. In questo modo, conto di recuperare le reazioni che non ho potuto vedere l’anno scorso, dato che eravamo in didattica a distanza. Ho sempre più la conferma che questa generazione di studenti ha delle vedute ampie e completamente diverse dalle generazioni precedenti. Penso che ci dovrebbe essere un rinnovamento della didattica, andando a sfoltire i programmi vecchi, per introdurre argomenti finora non trattati, molto spesso per pregiudizi culturali. Sicuramente questo modo di fare lezione rappresenta un cambiamento.
Come ultima domanda, le chiedo: che cosa le ha trasmesso questa esperienza in quanto insegnante?
Da un lato mi è dispiaciuto non essere stata in presenza, perché non ho potuto sondare appieno tutte le reazioni, ma come ho detto, mi rifarò quest’anno proponendolo a un’altra seconda. Dall’altro, sono stata fiera di me stessa perché sono riuscita a portare in aula una tematica importante. È stata anche una sfida con me stessa e dopo aver visto l’apprezzamento e il coinvolgimento della mia classe, mi sono sentita ancora più motivata a continuare a parlare di questi argomenti.
Questo articolo nasce come tributo a Franca Rame, al suo essere femminista e al suo grande coraggio.
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Articolo di Elisabetta Uboldi

Laureata in Ostetricia, con un master in Ostetricia Legale e Forense, vive in provincia di Como. Ha collaborato per quattro anni con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Clinica Mangiagalli di Milano. Ora è una libera professionista, lavora in ambulatorio e presta servizio a domicilio. Ama gli animali e il suo hobby preferito è la pasticceria.