Qual è il segreto dell’eterna giovinezza? A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, la risposta sembrò essere racchiusa in un farmaco chiamato Gerovital H3, il primo medicinale anti-invecchiamento scoperto dalla dottoressa Ana Aslan, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca dei motivi che portano al processo di “invecchiamento cellulare”.

Nata il 1° gennaio 1897 a Brăila, in Romania, Ana Aslan ha mostrato sin da piccola grande determinazione. In un primo momento, infatti, sembrò voler intraprendere la carriera da pilota, ma due avvenimenti furono cruciali per avvicinarla invece al mondo della medicina. Il primo fu la morte del padre avvenuta quando lei aveva 13 anni, in seguito a una lunga sofferenza. Il secondo è legato all’ultimo anno di liceo, durante il quale Ana studiò anatomia: rimase talmente tanto colpita da questa materia che si promise di non dedicarsi ad altro nella vita se non alla medicina. La sua decisione non fu però ben accolta dalla madre che, rimasta vedova con quattro figli, di cui Ana era l’ultima, vedeva in questa professione troppe difficoltà. Ana però non si lasciò scoraggiare: per tre giorni non mangiò e, solamente dopo una riunione di famiglia, la madre e i fratelli più grandi le permisero di iscriversi presso la facoltà di medicina di Bucarest, dove si laureò nel 1922. Iniziò quindi a lavorare al fianco del cardiologo Daniel Danielopolou che la seguì anche nella stesura della tesi di dottorato.

Tra il 1945 e il 1949 fu professoressa presso la facoltà di medicina di Timişoara. Proprio in quel periodo sperimentò gli effetti della procaina, un anestetico locale, su un suo studente malato di artrosi. Vedendo i risultati positivi, Ana continuò le ricerche su un trattamento a base di questo farmaco testandolo anche su un centinaio di anziane e anziani con risultati soddisfacenti pure nel caso di malate e malati di Parkinson. È diventato famoso, infatti, il paziente di 110 anni che, dopo quattro anni di cure, è riuscito quasi a fermare il tremolio delle mani e della testa, ritrovando l’appetito oltre che uno stato psichico più soddisfacente. Ana Aslan voleva quindi migliorare la qualità della vita delle anziane e degli anziani poiché, affermava, «dobbiamo onorare e amare i nostri anziani perché loro sono parte del nostro patrimonio nazionale».
Nel 1952, in seguito ai risultati positivi delle sue ricerche, Ana Aslan diede vita al farmaco Gerovital H3, sulla base del quale iniziò un programma i cui risultati furono presentati nel 1956 al Congresso europeo di Gerontologia che si tenne in Germania. Il medicinale suscitò però un diffuso scetticismo nella comunità scientifica internazionale poiché non sembrava possibile che un semplice anestetico locale potesse dare un contributo così grande al ringiovanimento cellulare. Questa reazione non fece che incoraggiare Ana a dimostrarne l’efficacia, continuando la ricerca con un numero di pazienti ancora più ampio (circa 15.00) e con esiti ancora più soddisfacenti. Nel 1985 questi risultati ottennero un’accoglienza ben diversa rispetto al primo Congresso, e il metodo della dottoressa Aslan fu riconosciuto dal professore Paul Luth «come procedura terapeutica più efficace nel periodo pregeriatrico (dai 45 ai 65) e geriatrico (oltre i 65), nella prevenzione di problemi e malattie croniche della vecchiaia».
L’attività di Ana Aslan è sicuramente legata all’Istituto Nazionale di Geriatria e Gerontologia del quale fu la fondatrice oltre che la direttrice. L’Istituto è stato il primo al mondo con questo profilo e fu considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità un vero e proprio esempio da seguire.
Molte personalità importanti del tempo rimasero affascinate dall’idea di prevenire l’invecchiamento. Il nome di Ana Aslan si diffuse in fretta all’estero, e parecchie celebrità si recarono presso l’Istituto e si sottoposero alle sue cure. Tra loro emergono nomi come quelli di Pablo Neruda, Claudia Cardinale, Salvador Dalí, Charlie Chaplin, Charles de Gaulle, Indira Gandhi, Kirk Douglas, Aristotele Onassis, Jacqueline Kennedy e tanti altri ancora.
La sua fama era dovuta non solo al trattamento, ma anche al rapporto di fiducia e discrezione che sapeva instaurare con i/le pazienti, e alla sua innata capacità di interagire con la stampa, con modi e parole sempre adeguate.
Riceveva giornalmente decine di lettere che leggeva personalmente e che faceva sistemare in maniera ordinata alle sue cinque assistenti. La biblioteca di Ana Aslan conta infatti più di 130.000 lettere provenienti da tutto il mondo.

I suoi collaboratori e collaboratrici la ricordano come una persona gentile, introversa, pacata, dedita alla scienza, oltre che estremamente meticolosa e amante dell’ordine.
Nei suoi viaggi all’estero, veniva accolta in maniera trionfale, e non era raro che le venissero proposte collaborazioni con istituti di ricerca locali. In Giappone le venne chiesto di rimanere e di diventare direttrice di un laboratorio di ricerca, ma l’amore per la propria patria e soprattutto per il suo Istituto e per coloro che vi lavoravano la portò a declinare l’invito.
Negli anni Settanta, migliaia erano le persone che si sottoponevano alle cure della dottoressa Aslan, e non erano rari i momenti in cui l’Istituto rimaneva senza alcun posto libero. È in una di queste occasioni che Ana lasciò che il suo ufficio diventasse una camera per poter ospitare la celebre cantante peruviana Yma Sumac.
Nel 1980, insieme alla farmacista Elena Polovrăgeanu, presentò un altro farmaco geriatrico chiamato Aslavital contro l’invecchiamento della pelle, da cui derivarono prodotti cosmetici sotto forma di creme e lozioni.
La vita di Ana Aslan è stata segnata da successi raggiunti grazie soprattutto alla sua determinazione. Non pochi furono infatti gli ostacoli, e a tal proposito dichiarò: «Ho combattuto con i pregiudizi, in un’epoca in cui si credeva che la donna non può essere pari all’uomo; ho dovuto combattere con l’inerzia, con lo spirito conservatore, con la burocrazia. Mi ha molto interessato cosa poteva sentire una persona dopo una simile cura. Io credo che non avrei potuto lavorare quanto lavoro ora, non avrei potuto viaggiare tanto, tenere tante conferenze, rispondere a tante domande e visitare centinaia e migliaia di malati, se non avessi fatto io stessa per 22 anni il trattamento con il Gerovital e con l’Aslavital. La domanda che dobbiamo fare non è più quanto viviamo, ma come viviamo. Il prolungamento della vita in sé non significa nulla, anche se è auspicabile. Dobbiamo prolungare non solo la vita, ma anche la vitalità e l’attività. C’è un principio in base al quale dobbiamo aggiungere non anni alla vita, bensì vita agli anni».
Non si contano i premi e i riconoscimenti a lei attribuiti né le persone che ha aiutato con i suoi trattamenti.

Ana Aslan si spense all’età di 91 anni, nel 1988, a causa di un cancro incurabile in un appartamento allestito all’interno del suo Istituto. Non si è mai sposata e non ha mai avuto figli. La sua più grande passione è stata la scienza e il suo più grande obiettivo era quello di permettere alle persone anziane di vivere una vita migliore grazie alle sue scoperte.
Ad Ana Aslan sono state intitolate diverse strade in alcune località della Romania compresa la sua città natale, Brăila, ma anche a Cluj-Napoca, Craiova, Piteşti e Alba Iulia.

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Articolo di Cristina Cruceanu

Laureata in Mediazione linguistica all’Università Roma Tre presso la quale frequenta la magistrale in Informazione, Editoria e Giornalismo. Appassionata di lingue e comunicazione, oltre che di danza e musica. Curiosa di sapere quello che il futuro ha in serbo per lei.