Il Museo di Roma in Trastevere ospita, fino al 16 ottobre, la mostra fotografica intitolata Anni interessanti, che ritrae la società italiana tra il 1960 e il 1975. Anni interessanti, o più precisamente Tempi interessanti (Interesting Times) è anche il titolo dell’autobiografia di Eric J. Hobsbawm, lo storiografo britannico, comunista (non ortodosso rispetto alla linea dell’Internazionale), autore del celebre Il secolo breve. Nella sua visione fortemente eurocentrica, Hobsbawm divide il Novecento (1914-1991) in un’«età della catastrofe» (1914-1945), un’«età dell’oro» (1945-1973) e un’altra «età della catastrofe» (1973-1991). La mostra è dunque incentrata principalmente sulla cosiddetta “età dell’oro”.

A destra: Il viadotto Polcevera (ponte Morandi) in costruzione, Genova, 1963-1967, autore non indicato
In Italia, i primi anni Sessanta sono segnati dal boom economico del dopoguerra, dello sviluppo industriale, del consumismo di massa e della diffusione nelle case di elettrodomestici e automobili. Nelle città le piazze diventano parcheggi e vengono costruite nuove autostrade e viadotti, fra cui il tristemente noto Ponte Morandi di Genova, crollato nella tragedia del 14 agosto 2018; si diffondono il gioco del bowling e la gara di bellezza di Miss Italia; è il decennio dell’alluvione che colpisce Firenze nel novembre 1966, punto chiave del film La meglio gioventù, opera emblematica della seconda metà del secolo. Dietro la patina di boom economico e Belle époque nostrana (la ricchezza europea costruita con risorse sottratte al terzo mondo), si nasconde la tensione politica che apre e chiude il decennio: il 30 giugno 1960 l’insurrezione dei camalli di Genova e lo sciopero generale bloccano il congresso del neofascista Movimento sociale italiano, che vorrebbe tenersi nel capoluogo ligure, e determinano la caduta del governo Tambroni con cui, a quindici anni dalla fine della Resistenza, i fascisti vorrebbero tornare a bussare alle porte del potere. Ma operai e partigiani quelle porte le hanno sprangate a dovere, non solo a Genova ma anche a Reggio Emilia, dove la repressione uccide cinque uomini, i cui nomi ci sono impressi nella memoria grazie alla canzone Per i morti di Reggio Emilia.


In questi anni la fotografia e l’autore fotografico hanno un ruolo nuovo. Non contano la bellezza, la qualità o la potenza di un’immagine quanto la rapidità nell’essere scattata e pubblicata, dal momento che il suo obiettivo è la comunicazione tempestiva e di massa a un pubblico alfabetizzato ma non veramente colto, e non più a un’élite di intellettuali. Non sono fotografie fatte per colpire e rimanere nella memoria, ma per dire subito ed essere dimenticate in fretta. Si diffondono riviste di moda e di gossip per cui lavorano paparazzi che scattano di nascosto, a distanza e senza contatto con il soggetto ritratto, non più fotografi che preparano il materiale in studio. L’altra novità rispetto ai decenni precedenti, a livello contrattuale, è il primato dell’agenzia sull’autore: l’immagine non appartiene a chi l’ha scattata ma a chi l’ha commissionata. Non a caso, nella quasi totalità delle immagini esposte, non è indicato il fotografo.

A destra: Miss Italia, 1960, autore non indicato

A destra, Dario Fo e Franca Rame, Roma, Teatro Valle, 14 gennaio 1964, autore non indicato

A destra: Sandro Pertini esce da Montecitorio, Roma, 6 febbraio 1964, autore non indicato
Sono anni di grande cambiamento sociale e culturale. La fotografia documenta l’arrivo del Beatles a Milano, a Genova e a Roma e la mentalità italiana viene scossa da intellettuali come Dario Fo e Franca Rame, il comunista indipendente e omosessuale Pier Paolo Pasolini, l’onestissimo senatore socialista Sandro Pertini, ex partigiano e futuro Presidente della Repubblica. Segue questi cambiamenti, o almeno ci prova, persino la Chiesa, profondamente segnata dal Concilio Vaticano II, aperto dal Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI.

A fare da spartiacque a questo periodo è il biennio “caldo” 1968-1969, segnato dalle agitazioni studentesche e da quelle operaie e, soprattutto, dall’inizio della “strategia della tensione” con cui lo Stato risponde alle nuove esigenze di libertà. Il dicembre 1969 è spiegato con un’immagine scattata a Milano in piazza del Duomo: il funerale delle diciassette vittime della strage di Stato, compiuta in piazza Fontana il 12 dello stesso mese. La diciottesima precipiterà la sera stessa dalla finestra del quarto piano della questura: la foto ritrae un manichino fatto volare dalla medesima finestra per ricostruire le dinamiche della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto «suicida» secondo il questore, «a causa di un malore attivo» secondo il commissario, e «suicidato» secondo la sinistra.

A destra: Ricostruzione con un manichino della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli nella Questura di Milano, 1972, autore non indicato
Un ruolo fondamentale è quello delle donne. Già nel 1966, la siciliana Franca Viola aveva rifiutato di sposare il suo rapitore. Lo stupro e la violenza domestica non sono ancora considerati reato e la donna è ancora una proprietà del marito. È necessario e urgente cambiare il diritto di famiglia. Una fotografia ritrae una manifestazione femminista in cui un cartello mostra la scritta «Non vogliamo più essere la costola di Adamo». Nel 1974 l’emancipazione dalla Chiesa ottiene una vittoria importante al referendum, voluto dalle destre e fallito, per abrogare la legge “Fortuna-Baslini”, approvata il 1° dicembre 1970, che permetteva finalmente il divorzio anche in Italia.


A destra: Referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, 12 e 13 maggio 1974, autore non indicato

A destra, I rottami dell’aereo di Enrico Mattei precipitato a Buscapè (Pavia) mentre si preparava ad atterrare a Linate, 27 ottobre 1962, autore non indicato
L’industria principale in Italia rimane quella automobilistica, anche perché la materia prima più ricercata è il petrolio. Così, insieme al ritratto dell’elegantissima famiglia Agnelli, troviamo l’aereo fatto esplodere con dentro Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni – oggi una delle aziende più dannose al mondo ma allora in aperta concorrenza con le “sette sorelle”, le multinazionali che detenevano dal 1940 il monopolio planetario degli idrocarburi indispensabili al boom economico e dal cui giogo Mattei tentava di sottrarre il Paese – che già in quegli anni iniziava a bucherellare la Penisola in cerca di combustibili fossili. La ricchezza europea si reggeva sulla disponibilità di materie prime a basso costo reperite in Africa e in Medio Oriente. All’inizio degli anni Settanta, i petrolieri aumentano il prezzo del greggio e l’economia occidentale va in crisi. Nixon dichiara che il valore del dollaro non è più corrispondente all’oro. Ecco la nuova catastrofe di cui parlava Hobsbawm. È il 1975 quando un’altra notizia colpisce l’Italia: Pier Paolo Pasolini è stato assassinato. Stava scrivendo un saggio intitolato Petrolio. Sopra le immagini esposte campeggia la scritta, firmata proprio Pier Paolo Pasolini: «i diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri». Una frase più che mai attuale.
In copertina: Festival pop a Villa Pamphili, Roma, 25-27 maggio 1972, autore non indicato.
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Articolo di Andrea Zennaro

Andrea Zennaro, laureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.