LA TARTARUGA NERA OVVERO LA COLLANA DI GIALLI DI LAURA MALTINI LEPETIT

«Per fabbricare un libro ci vogliono cure e pensieri come per un figlio, bisogna inventarlo, prepararlo, seguirlo fino a che esce di casa e poi trepidanti seguire i suoi successi o insuccessi: un lavoro perfetto per una donna». Da Autobiografia di una femminista distratta.

Laura Maltini nasce a Roma, il padre Cesare è un ingegnere, la madre Elena Sardegna casalinga. A dodici anni si trasferisce con la famiglia a Milano, e, dopo la maturità , si laurea in Lettere moderne. A ventiquattro anni si sposa con Guido Lepetit e inizia a lavorare come supplente. Negli anni Sessanta, con l’amica Anna Maria Gregorietti, è un’assidua frequentatrice della Libreria Milano Libri (poi ridenominata Nuova Milano Libri), che viene rilevata nel 1962. Insieme a Giovanni Gandini nel 1965 crea una rivista a fumetti denominata Linus con le strisce dei Peanuts. Negli anni seguenti si interessa al nascente femminismo italiano con Carla Lonzi, inserendosi così nel movimento delle donne del quale diventa militante.

Nel 1975 decide di fondare una casa editrice dopo aver scoperto, con suo grande stupore, che il libro, Le tre ghinee di Virginia Woolf non era mai stato tradotto in italiano. Nasce così La Tartaruga che edita solo libri scritti da donne e attraverso questo lavoro costruisce e conserva un patrimonio di genere, fatto di romanzi, scritti autobiografici e saggi. In più di vent’anni di gestione pubblica oltre 400 libri incontrando più di 181 autrici, partendo da Virginia Woolf per arrivare a Margaret Atwood, Ivy Compton-Burnett, Nadine Gordimer e Barbara Pym. Grandi nomi della letteratura mondiale a cui si uniscono testi di affermate autrici italiane dell’epoca, quali Anna Banti, Paola Masino e Gianna Manzini, e anche la scoperta di nuovi talenti di scrittrici esordienti, come Francesca Duranti, Silvana Grasso, Silvana La Spina. Collane di letteratura, di giallistica, di fantascienza e di saggistica (è stata la prima a pubblicare i testi della comunità filosofica Diotima di Luisa Muraro) completano negli anni il suo lavoro con La Tartaruga, grazie anche al supporto di amiche e socie.

La piccola e prestigiosa casa editrice milanese è il marchio più importante dell’editoria femminile e femminista italiana di quegli anni. Nel 1998 Laura Maltini Lepetit, per motivazioni dettate dal mercato editoriale, vende sia il marchio che il catalogo alla Baldini&Castoldi Dalai Editore, che li acquisisce entrambi. Attualmente è proprietà della casa editrice La Nave di Teseo.
Nel 1987 è insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro «per meriti morali e professionali». Con questo scritto non voglio solo ricordare la vita interessante e narrata da lei stessa nella Autobiografia di una femminista distratta, ma vorrei rendere omaggio alla sua opera di editora attraverso l’esame di alcuni testi pubblicati nella casa editrice La Tartaruga e in particolare nella Tartaruga Nera fondata nel 1984 e che si occupa di thriller.

Esiste un filo sottile ma sempre presente nelle scelte editoriali che sono state fatte nel corso degli anni ed è incredibile quanta intelligenza e raffinatezza siano state dispiegate per scegliere di pubblicare certi testi alla luce anche dei quasi cento anni dalla loro nascita. È come se un fiuto innegabile le avesse fatto scegliere quelle autrici e i loro personaggi per dimostrare che, già all’inizio del 1900, le ragazze covassero, pur nei ristrettissimi ambiti della loro educazione borghese, molte, piccole, sottili rivendicazioni che forse a noi adesso fanno sorridere, ma che per l’epoca rappresentavano gesti e pensieri molto trasgressivi.

Ovviamente non tutti i testi hanno lo stesso valore ai nostri occhi, ma alcuni di essi meriterebbero una riscoperta anche nel mondo super affollato di investigatrici dell’editoria attuale. In una collana di Nera non può mancare Agatha Christie (1890-1976), ma la grande originalità della scelta di Laura Maltini Lepetit sta nell’aver pubblicato Parker Pyne indaga, edito per la prima volta nel 1934 e nella Tartaruga nel 1987. Questa raccolta di racconti segna l’esordio di Parker Pyne, impiegato statale in pensione, che vuole mettere a disposizione delle persone l’esperienza accumulata in trentacinque anni passati a compilare statistiche, usando annunci sul Times che recitano così: «Siete felici? Se la risposta è no, consultate Mr.P.P.». I primi sei racconti della raccolta hanno come ambientazione l’Inghilterra, mentre gli ultimi sei hanno come sfondo l’Oriente, in particolare i luoghi che la scrittrice aveva visitato nel viaggio compiuto nel 1930. Il personaggio di Parker Pyne è un ibrido tra Poirot (perché usa l’approccio scientifico) e miss. Marple perché ha un atteggiamento che spinge tutti a confidarsi con lui. Più originale è il concetto di felicità che Agatha Christie elabora. La vita monotona porta infelicità, quindi per essere felici basta movimentarla o con un attore che interpreta uno spasimante discreto per la casalinga annoiata, o un’attrice che interpreta una signorina disponibile per il marito fedele, ma privo di autostima. In alcuni racconti non c’è nemmeno una trama gialla, al limite qualche furto, o tentativo. A detta della critica letteraria questo testo rappresenta il vertice della sperimentazione narrativa di Agatha Christie, perché la cosa che più colpisce oggi è l’incredibile capacità letteraria che dimostra giocando con i piani del racconto, mescolando chi narra, chi è narratario o narrataria e testo teatrale, con un’inventiva che non le venne riconosciuta allora, ma che ora lascia incantati.

L’ospite che non venne a cena 1995 (ed. orig. 1929) di Gladys Michell (1901-1983), è il giallo più anticonformista che io abbia mai letto! Caratteristiche dei romanzi di Michell Gladys, sono le trame improbabili, l’umorismo nero e la presenza di elementi eccentrici come il soprannaturale. Nei suoi racconti tratta di argomenti insoliti per quegli anni come il travestitismo, l’adulterio, la ninfomania e la promiscuità, per non parlare dell’approvazione di Mrs Bradley sulla contraccezione. Dame Beatrice Adela Lestrange Bradley, psichiatra all’Home Office e investigatrice, è la protagonista di 66 romanzi di Gladys Mitchell. Quando fece la sua prima comparsa nel 1929, il personaggio aveva 55 anni e la sua età rimase più o meno invariata nel corso delle opere successive. Il suo aspetto è singolare: viene descritta come una donna poco attraente però acuta e ricca di una grande comprensione dei comportamenti umani, riuscendo a risolvere ogni caso grazie alla sua esperienza nella psicologia freudiana. Nei racconti di Gladys Mitchell le vittime sono spesso i personaggi più sgradevoli del libro e, se l’assassino le va a genio, Mrs. Bradley non esita a tenere per sé i suoi sospetti per salvare il colpevole dall’arresto. Lei stessa, in L’ospite che non venne a cena, commette quello che considera un omicidio giustificabile, per il quale viene processata e poi dichiarata innocente, anche se successivamente rivelerà al suo avvocato di essere colpevole.

L’esame del catalogo mi ha riservato un’ulteriore piacevole scoperta, quella dell’autrice britannica Celia Dave (1912-2011) di cui viene pubblicato, nel 1991, Una chiamata personale (ed. orig. 1986). Questo testo è una raccolta di racconti caratterizzata da un sofisticato umorismo nero. La trama non è incentrata sul processo investigativo, bensì sul malessere esistenziale che spesso spinge i personaggi a commettere un delitto che nella maggioranza dei casi rimane impunito, quasi bastasse la severità della vita a pareggiare i conti.
L’autrice, decisamente schierata a favore del mondo femminile, sottolinea spesso come gli uomini ignorino i sentimenti delle donne; queste, però, se ne possono approfittare più o meno felicemente, come nel racconto Museo nero: la narratrice vede la sua amica Pamela – scialba e insignificante – fare un matrimonio prodigioso con uno scrittore che si occupa di delitti e famoso anche per le sue prodezze sessuali. Pamela, tradita palesemente, finge di non accorgersene. Dopo qualche tempo lo scrittore viene trovato morto in uno strano incidente: gli è caduto un pesante vaso in testa. Allora tra la narratrice e la moglie avviene un chiarimento e in seguito un patto per vivere insieme ricche e felici. Il titolo è dovuto al fatto che lo scrittore aveva costruito un museo di reperti dei delitti di cui si occupava e le due signore decidono, di comune accordo, di aggiungere, alla raccolta di celebri reperti, un coccio del vaso sporco di sangue.

A questo punto non posso fare a meno di citare Patricia Highsmith (1921- 1995) che inaugura la collana nel 1984 con Piccoli racconti di misoginia edizione originale 1977. L’anno seguente esce sempre nei tipi della Tartaruga una riflessione teorica sulla scrittura noir Suspence, pensare e scrivere un giallo. Di questa autrice, resa famosissima dalla trasposizione cinematografica di molti suoi testi tra cui la saga di Tom Ripley, è giusto ricordare che con lo pseudonimo di Claire Morgan, ha pubblicato il primo romanzo lesbico con un lieto fine, The Price of Salt, del 1952, ripubblicato 38 anni dopo come Carol con il proprio nome e successivamente adattato in un film del 2015. Un’altra scelta originale e che può ancora incuriosire oggi è il femminismo garbato di Kate Fansler, investigatrice letterata.

Nel libro In ultima analisi (1964) la scrittrice Carolyn Gold Heilbrun, (1926–2003), nota con lo pseudonimo di Amanda Cross, presenta la detective Kate Fansler, che diverrà il personaggio principale di una serie di quattordici romanzi gialli pubblicati dal 1964 al 2002 e che saranno tradotti in giapponese, tedesco, francese, svedese, finnico, spagnolo e italiano, e venderanno in totale quasi un milione di copie. Kate assumerà un ruolo fondamentale non solo all’interno della raccolta di romanzi, ma anche nella vita della stessa scrittrice perché può essere considerata una sorta di suo alter ego idealizzato: come Hilbrun lavora presso una prestigiosa università di New York e nutre un particolare interesse per la letteratura femminile.
Arguta, colta, indipendente, consapevole delle proprie potenzialità, ma soprattutto solidale con le altre donne, la cattedratica e detective doveva ispirare e spronare le lettrici ad assumere il controllo della loro vita e a ribellarsi contro la società fallocentrica per far fronte unito contro il dilagante sessismo presente in ambito universitario, e non solo. La Tartaruga stampò In ultima analisi nel 1987; la trama si dipana tra mondo accademico e alta società democratica e illuminata newyorchese in cui una brillante professora di Letteratura inglese accorre in aiuto di uno dei suo amici ingiustamente accusato, in questo caso uno psicanalista, suo ex amante e ora grande amico. La prof. Fansler viene sempre aiutata dall’amico/corteggiatore Reed che ha a che fare con la Procura distrettuale e che nei successivi romanzi diventerà suo marito.
Il genere è più da commedia sofisticata che da noir e le deboli tracce di femminismo snob devono essere cercate con cura. Dal nostro punto di vista è interessante proprio quest’aspetto perché ci fa capire che questo personaggio agli occhi delle lettrici coeve appariva straordinariamente progressista ed emancipata solo perché viveva da sola senza essere sposata fino a un’età che rasenta pericolosamente i quaranta. Il mistero si risolve solo negli ultimi capitoli dopo una fitta serie di vicissitudini piene di rimandi letterari e dotte citazioni. Il tono però è sempre spiritoso e le critiche all’ambiente accademico e alla sua burocratizzazione sono di un’attualità sconcertante.

Nel 1985 la casa editrice pubblica Un delitto per James Joyce (ed. orig. 1967) in cui Kate Fansler deve esaminare la corrispondenza tra James Joyce e il suo editore Sam Lingerwell e, a tempo perso, un omicidio. Mentre in A proposito di Max (La Tartaruga 1989, edizione originale 1981), Kate viene imbrogliata dalle buone maniere dell’assassino e rischia lei stessa una brutta fine.

Intreccio pericoloso (del 1990, La Tartaruga 1997) è a mio parere il suo romanzo migliore con un intreccio complesso, e con punte di rivendicazioni moderatamente femministe se paragonate ai tempi attuali. Nel 1990 La Tartaruga pubblica Scrivere la vita di una donna (ed. orig.1988) questa volta firmato con il suo vero nome. Con questo libro, divenuto un bestseller, Heilbrun si propone di svecchiare le definizioni di “realizzazione femminile” proponendo nuovi modelli ispirati a Virginia Woolf e Dorothy Sayers, donne capaci di ribellarsi ai cliché culturali imposti dalla società in cui vivevano.

Decisamente più dichiaratamente femminista è Fiorella Cagnoni che inventa storie al femminile con un pudore sui sentimenti che ai nostri oggi pare quasi eccessivo. È proprio questo modo pudico di trattare l’omosessualità che misura la distanza tra noi e loro e contemporaneamente per me sta il valore storico della maggior parte dei libri presenti in questa collana, perché leggendoli ci rendiamo conto di quanta strada sia stata fatta anche solo dagli anni ‘90 dello scorso secolo, persino in un genere così popolare come la giallistica.

Fiorella Cagnoni (1947-vivente) insieme a Giovanna Foglia ha costituito il Trust Nel Nome della Donna, fondazione di diritto inglese che finanzia progetti di libertà femminile. Nella collana della Tartaruga nera pubblica tre titoli che hanno come protagonista «l’investigatrice per caso» (come la definì Oreste Del Buono), la milanesissima Alice Carta. Questione di tempo 1985 è a mio parere il più divertente, seguono Incauto acquisto 1992, e Arsenico del 2001.

È al fiuto di Rosaria Guacci che Laura Maltini Lepetit riconosce, nella sua autobiografia, la scoperta di Silvana La Spina (1945-vivente) di cui pubblicherà il primo romanzo Morte a Palermo 1987 , in cui si narra del ritrovamento di un professore che stava scrivendo un libro e le cui bozze sono svanite nel nulla.

La soluzione del caso è complicata da personaggi ambigui come un gesuita disincantalo, uno sfuggente architetto, un’intrigante assistente universitaria, ma chi darà al commissario incaricato delle indagini la chiave per risolvere l’enigma sarà uno scrittore argentino cieco, di nome Honorio Bustos Domecq… che è lo pseudonimo con cui Borges ha firmato i gialli che aveva scritto con un amico. Il testo, chiamando in causa il mito di Arianna accuratamente analizzato, mescola le caratteristiche dello scrittore argentino alle sue trame con risultati divertenti e raffinati.



Nel 1992 esce sempre di Silvana la Spina Scirocco, una raccolta di racconti dalla scrittura alta e raffinata, che richiama tutti i grandi prosatori siciliani del ‘900: Pirandello, Bufalino, Consolo, Camilleri. Riconosciuto anche dalla critica (vincitore del premio Mondello nel 1993) narra una Sicilia arcaica intrisa di storia come nel racconto in cui Antonello da Messina fa da garzone all’assassino. Dopo un inizio così brillante non ci si stupisce che la scrittrice veneto-sicula prosegua la sua collaborazione con la casa editrice con Penelope, nel 1998, che rivede la storia di questa donna narrata nell’Odissea da un punto di vista più femminista e interessante. Questo tema è stato recentemente ripreso da numerose scrittrici come Marilù Oliva e Madeline Miller. Silvana la Spina ha continuato la sua carriera di scrittrice lasciando La Tartaruga per la Mondadori e pubblicando diversi romanzi di vario genere, tra cui il ciclo di gialli che vede come protagonista Laura Cangemi, poliziotta di Catania in lotta contro la mafia e contro le fatiche della vita al femminile.

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Articolo di Mariantonietta Antelli

Ho insegnato per 40 anni negli istituti superiori di Milano. Adesso mi dedico agli amati libri gialli e alla difesa dei diritti delle donne.

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