Adriana Seroni, una vita in Parlamento con e per le donne

«Adriana abitava in Trastevere, in un antico appartamento, con il cotto per terra ed ampie finestre, luminoso, elegante, grande, pieno di libri. Tra i tanti libri di storia, di studio, di ricerca, di letteratura, i suoi preferiti: Gioacchino Belli, molto amato, Montale, Hermann Hesse. Una sera, Angela Bottari ed io, su richiesta di Adriana, andammo a dormire da lei. Non voleva dormire da sola, e Adriano, suo marito, quella sera non c’era. L’invito ci fece molto piacere e, uscendo dalla Camera, ci avviammo tutte e tre verso casa sua, parlando, chiacchierando e discutendo di tutto un po’. Spesso dormiva da lei Bianca Bracci Torsi, staffetta partigiana, dirigente dell’Anpi, con Pajetta Presidente fa parte della Commissione Centrale di Controllo, e, pur venendo da una grande famiglia pisana, fin da ragazzina sogna la rivoluzione. Grande amica di Adriana, un’amicizia che andava oltre gli ideali e il lavoro comune».

Inizia così l’undicesimo volume della collana Italiane edita da Pacini Fazzi in Lucca, scritto da Maura Vagli, collega di partito e di battaglie di Seroni. Adriana nasceva cento anni fa, a giugno, a Firenze; si laureò in Lettere, fu giornalista e fu eletta deputata nel 1972 nelle liste del Partito comunista italiano nel quale ricoprì l’incarico di dirigente e responsabile dell’organizzazione del partito. «In una intervista a Paese Sera dell’undici ottobre 1981, Adriana Seroni, appena entrata nella Segreteria del Pci, come responsabile dell’organizzazione, incarico in cui era stata preceduta da Giorgio Napolitano, affermò: “il senso della mia nomina è dunque nel riconoscere il peso e il ruolo delle donne comuniste”». Le donne e i loro diritti furono fra i suoi costanti campi di battaglia, dentro la politica, sia nel partito, sia nelle istituzioni, dentro la società. Ma soprattutto vanno riconosciute le sue capacità politiche, la sua intelligenza, l’essere stata una dirigente sempre dentro il partito. «Alla domanda che le fece Paese Sera: “Come si colloca all’interno del partito?” rispose: “Io mi colloco nel Pci con le mie personali opinioni e le mie personali esperienze”». Lei era così, fedele a sé stessa.

Enrico Berlinguer la volle alla guida del dipartimento problemi del partito. «Berlinguer non voleva semplicemente una donna in quella responsabilità, di donne capaci di ricoprire quell’incarico ve n’erano più di una, eppure la scelta cadde su di lei, proprio perché era lei, con tutto quello che aveva significato il “decennio” della Seroni. Una donna che aveva condotto battaglie durissime, nel Paese e in Parlamento, il divorzio, il nuovo diritto di famiglia, l’aborto, e le aveva vinte; la donna che attraverso le donne e con le donne, aveva realizzato nel concreto, nella attività quotidiana, un modo diverso di fare politica, che aveva ascoltato, capito e imparato, la donna che aveva cambiato il partito facendolo vivere dentro la società a trecentosessanta gradi, proprio con le donne, uno dei segni dei tempi».

Nella collana Italiane, che io dirigo, Adriana Seroni occupa un posto di primissimo piano e Maura Vagli che l’ha raccontata è stata una scelta felice e anche una grande opportunità. Il suo è un racconto “da dentro”, di una militante che ha vissuto accanto e insieme ad Adriana Seroni, che con lei ha condiviso una stagione politica che molto ci ha dato e di cui molto non c’è più. «Noi sentiamo la frustrazione delle tante ragazze che – diceva Adriana – , dopo aver preso la laurea o il diploma, possono ricondursi solo all’antico mestiere di casalinghe, e sentiamo quanto una liberazione della donna sul piano solamente sessuale possa essere fallace se, quel rapporto, ella lo vive in condizioni di profonda soggezione economica e sociale, se non matura in sé questo orgoglio di vivere del proprio lavoro, di manifestare in esso il proprio impegno e la propria capacità. E sentiamo l’amarezza di quante escono dalla fabbrica per riassumere la condizione di lavoranti a domicilio o casalinghe. E lo spreco colpevole di tante energie e intelligenze».

Era l’inizio degli anni Settanta, la crisi economica mangiava l’Italia e le donne venivano ricacciate di nuovo nel ruolo eterno di casalinghe. «Nell’introdurre a Bologna, il 5-6 maggio 1978, il convegno di studio sulla legge di parità, Adriana Seroni, consapevole della gravità e della “eccezionalità” della situazione italiana, osservava che discutere in quel momento l’applicazione della legge di parità tra donna e uomo in materia di lavoro non era un estraniarsi dal drammatico contesto nazionale, anzi, era un dato molto legato “alla tematica di fondo oggi aperta in Italia; e alla causa di fondo della democrazia, della sua continuità e del suo sviluppo. Sentiamo la contraddizione, anzi l’antitesi totale, tra la causa della emancipazione e liberazione della donna nella nostra società nazionale, con tutto quanto essa ha comportato e comporta di conquiste, mantenimento e sviluppo della democrazia politica, di conquiste giuridiche e sociali, di mutamenti materiali e di profonda riforma intellettuale e morale, con la violenza, il terrorismo, il tentativo di ridurre la politica a scontro fra bande armate, la barbarie in cui forze oscure vorrebbero gettare il nostro Paese”. Qual era l’eccezionalità cui si riferiva Adriana? Erano i giorni del rapimento di Aldo Moro, dell’uccisione della sua scorta. Moro stava lavorando, nei mesi prima del suo rapimento, e in quegli stessi giorni, alla risoluzione della questione democratica italiana, una situazione caratterizzata da chi stava sempre al governo, la Dc, e chi stava sempre all’opposizione, il Pci. Il governo che stava per nascere, con il voto alla Camera proprio il giorno del rapimento, il 16 marzo, voleva significare, nelle intenzioni di Moro e di Berlinguer, un primo inizio, un avvio a soluzione di quella questione democratica, che, dopo una fase intermedia di collaborazione, avrebbe dovuto dare vita a una alternanza delle due formazioni politiche». È tutta da leggere, studiare e meditare la biografia scritta da Maura Vagli, è un libro da tenere a portata di mano perché quegli insegnamenti, quelle scelte di vita, quegli obiettivi conquistati siano per tutte noi motivo continuo di riflessione. Adriana Seroni rimase alla Camera sino alla morte, nel 1984, quando a 62 anni fu stroncata da un infarto.

Maura Vagli. Nasce a Isola Santa, antico borgo della Garfagnana, crocevia storico tra Garfagnana e Versilia. Per impedirne l’oblio, ha scritto È questa una mattina che non c’è scuola, racconto che fa rivivere gli antichi abitatori del proprio paese natio, con le loro storie di vita. Deputata per il Pci nella sesta, settima, ottava legislatura, fa parte del Comitato Centrale. Ha portato all’attenzione nazionale la sismicità della Garfagnana nel 1981 in collaborazione col Consiglio nazionale delle Ricerche. Nella sua attività non ha mai dimenticato le donne, sia nella legislazione, sia da assessora alle Pari opportunità del Comune di Castelnuovo. In tale veste ha realizzato “Progetto Donna”, con l’obiettivo di fare uscire le donne di casa. Progetto Donna ha una propria sede, e una propria biblioteca, tutta al femminile. Nel 1985 fonda con Marina Pivetta Il Paese delle donne, giornale che esce, in totale autonomia e con una redazione tutta al femminile, all’interno di Paese Sera. Maura Vagli ha un sito: mauravagli.it, al quale ogni tanto consegna una riflessione.

In copertina: Adriana Seroni, terza da destra, alla Festa nazionale dell’Unità di Tirrenia, settembre 1982.

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Articolo di Nadia Verdile

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Nadia Verdile è nata a Napoli, vive a Caserta, le sue origini sono molisane. Scrittrice e giornalista, collabora con il quotidiano «Il Mattino». Ha diciannove libri all’attivo, molti suoi saggi sono stati pubblicati in riviste nazionali  ed  internazionali. Relatrice in convegni e seminari di studio, come storica, da anni, dedica le sue ricerche alla riscrittura della Storia delle Donne. È direttrice della Collana editoriale “Italiane” di Pacini Fazzi Editore.

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