Eretiche

La Storia è piena di eresie, una più orribile dell’altra. L’eresia è l’errore pervicace e premeditato, la falsità diabolica, il tradimento, e necessita punizioni esemplari: la degradazione, la radiazione, il gulag, il rogo. Eppure in origine era il contrario: la parola deriva dal greco háiresis, che significa semplicemente “scelta tra varie possibilità”. Il significato di eresia, nell’accezione più comune, ovvero religiosa, si è capovolto molti secoli fa e lo stesso concetto è diventato un’arma del potere. In particolare, di potere maschile. Ne hanno fatto le spese, non solo in ambito religioso, molti uomini e molte donne, per le quali la natura femminile è stata considerata un’aggravante.

Nell’introduzione al suo Eretiche, uscito la primavera scorsa per i tipi di Il Mulino, Adriana Valerio precisa subito i termini della questione. Dalla definizione originaria, “neutra”, in breve l’eresia è diventata un crimine. Poco dopo la morte del «Gesù storico», infatti, la Chiesa ha strutturato il suo potere e costruito una fortezza gerarchica in cui alcuni capi, autodefinitisi “legittimi successori degli Apostoli”, hanno imposto una visione della fede e della Chiesa autocratica e piramidale, a capo della quale è stato collocato il vescovo di Roma. Mentre le comunità cristiane primigenie si distinguevano tra loro per opinioni e pratiche diverse, la Chiesa centralizzata e romanizzata stabilì, per mantenere e consolidare il proprio potere, che solo una interpretazione dei testi sacri era consentita, che di detti testi solo alcuni erano da considerarsi autentici, che gli scostamenti dalla dottrina stabilita erano da considerarsi «disgregatrici e fuorvianti da un punto di vista dottrinale, morale e disciplinare» e le donne che li propugnavano andavano «allontanate, perseguitate, distrutte».

Ma il fulcro di Eretiche è che, nella storia della repressione dell’eresia, l’autorità che l’ha sempre definita e punita è sempre stata maschile: «alle donne, escluse da quei ruoli, è stato riservato uno spazio estremamente marginale nell’elaborazione dei principi guida e delle pratiche sociali». Inoltre, negli studi riguardanti i movimenti ereticali, c’è una vistosa lacuna: la storiografia ha minimizzato l’eresia femminile: «Manca ancora un’approfondita indagine storiografica su quelle donne messe al bando o condannate come deviate, eretiche, streghe, sovversive, isteriche e altro, a seconda di come sono state stigmatizzate nelle varie epoche storiche».

Nei testi originari, compresi quelli considerati “falsi” o “inaffidabili”, non mancano testimonianze di donne ricoprenti ruoli autorevoli in seno alle comunità. La Prima Lettera a Timoteo, tradizionalmente attribuita a Paolo di Tarso, recita testualmente: «La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia».

Le donne che hanno sostenuto posizioni difformi dall’ortodossia sono state molte, e tutte hanno preso a modello proprio la figura di Gesù, denunciando la ricchezza e il potere, affermando il primato dello Spirito, ridimensionando il ministero sacerdotale, affermando una Chiesa e la stessa immagine divina inclusive, «con pari dignità per donne e uomini». Nel Novecento, addirittura, la teologa “eretica” Elisa Salerno accusa la Chiesa cattolica di eresia antifemminista perché sostiene «idee difformi dall’insegnamento evangelico».

L’azione rivoluzionare delle eretiche, per contro, è sempre stata sminuita e bollata di ignoranza, presunzione e isteria: “donnicciole”. Ma le donnicciole hanno scardinato punti nodali del potere maschile: il principio di autorità, che non può essere legato alla gerarchia ecclesiastica; il ruolo profetico, che Dio può attribuire a chiunque; l’esperienza mistica; il rapporto tra legge e libertà. A differenza degli uomini che hanno contestato l’autorità e sostenuto la libertà individuale evangelica, però, alle donne sono seguite altre contestazioni: quelle legate alla “decenza”, al “comportamento”, alla “morale”. Nella dottrina tradizionale l’uomo, fatto da Dio a Sua immagine, è anche depositario di un potere che gli permette di compiere scelte sbagliate in seguito al libero arbitrio; la donna, creata al solo scopo ricreativo dell’uomo, tentatrice, responsabile della cacciata dal Paradiso Terrestre e quindi fonte di rovina dell’umanità, è repressa a causa della sua stessa natura, essendo la contestazione e la ricerca atti spirituali e intellettuali inadatti al suo presunto status inferiore. Ma Gesù stesso, nei Vangeli, può apparire eretico: compie miracoli che sfidano le opinioni e le usanze contemporanee, supera barriere religiose ed etniche, guarisce e avvicina donne considerate impure, che lo seguono di propria spontanea volontà e non per “chiamata” come gli uomini, sfida il codice religioso-penale, rifiuta la mediazione sacerdotale nell’approccio con Dio.  

Il libro di Adriana Valerio prende in considerazione le eretiche di tutte le epoche, a cominciare proprio da quella in cui il concetto di eresia, da sinonimo di libera scelta, diventa crimine, e analizza il momento in cui testi misogini, spesso apocrifi, vengono considerati più rilevanti di altri, con la conseguenza che le leader spirituali di molte comunità subiscono censure e accuse (le solite “femminette”, “donnicciole”, eccetera). Gesù, è l’accusa, era maschio, gli apostoli pure, i vescovi e i sacerdoti anche, Dio è Padre: come può una donna aspirare alla libertà spirituale o addirittura al ruolo sacramentale? E non importa che religiose, mistiche, predicatrici, leader di comunità ribattano citando proprio le parole di Gesù: sono eretiche. Le punizioni, ovviamente, sono sempre state pesantissime.

Molti sono i nomi e molte le storie citate da Adriana Valerio, e non mancano, sorprendentemente, casi recenti: nel 2002 sette donne cattoliche tedesche hanno ricevuto l’ordine sacerdotale da un vescovo argentino (e sono state prontamente scomunicate). In Francia è nato il gruppo Toutes apôtres! (Tutte apostole!) allo scopo di aprire il ministero sacerdotale alle donne e sono sempre più frequenti gli appelli alla Chiesa perché modifichi il proprio atteggiamento riguardo alla partecipazione femminile, alla sessualità, al celibato. Scrive Adriana Valerio, «Queste donne non accettano più di essere oggetto di riflessioni o di decisioni da parte del magistero, unico garante di verità e di ortodossia, ma, in opposizione, affermano di voler essere soggetti della propria vita di fede, di voler cambiare i canoni interpretativi aprendo le dottrine codificate a nuove prospettive». Come afferma Magdalia, personaggio di un Colloquio di Erasmo da Rotterdam e paladina dei diritti della donne: «La scena del mondo sta cambiando».

Adriana Valerio
Eretiche
Il Mulino, Bologna, 2022
pp. 168

***

Articolo di Mauro Zennaro

Mauro Zennaro, grafico, è stato insegnante di Disegno e Storia dell’arte presso un liceo scientifico. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi sulla grafica e sulla calligrafia. Appassionato di musica, suona l’armonica a bocca e altro in una blues band.

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