Il libro che sto per recensire non è per chi preferisce le semplificazioni, per chi vive schiacciato sul presente, per chi non conosce la storia e non si interessa di relazioni internazionali. Questo libro non è per chi ha un pensiero dicotomico e non comprende la complessità. Questo libro non è per fanatici e fanatiche. Questo non è un libro per tutti e tutte, ma per chi voglia porsi in ascolto di due voci autorevoli e competenti che parlano «in direzione ostinata e contraria» di questa strana guerra apparentemente iniziata con l’invasione della Russia in Ucraina; due voci, come ricorda Marco Travaglio nella prefazione, caratterizzate da «competenza, spirito critico e libertà di pensiero».
Ucraina. La guerra e la storia di Franco Cardini e Fabio Mini è un testo per pensare, destinato a chi voglia capire le ragioni del conflitto in atto tra Russia e Ucraina e a chi si interroga sul modo in cui sono veicolate le informazioni e la narrazione di questa guerra, che sui media ha uno spazio che non è mai stato riservato a tutte le altre. Non un instant book ma un pamphlet che ci apre gli occhi senza infingimenti su quella che si sta profilando come la Terza guerra mondiale, nell’indifferenza di un’opinione pubblica preda della guerra dell’informazione. La parte più importante, un piccolo tesoro, che potrebbe essere usato dai e dalle docenti nelle ore di storia, geopolitica (laddove la si dovrebbe insegnare insieme alla partita doppia, non si sa in base a quali competenze) e relazioni internazionali delle scuole secondarie superiori, si trova alla fine, curata da Fabio Mini e si intitola Come siamo arrivati fin qui. In questo capitolo si ripercorrono le tappe più significative dal 1989 a oggi di quello che è avvenuto in Europa, ricomprendendo in questo termine anche la Russia e i Paesi dell’ex Unione sovietica e ricostruendo la genealogia del conflitto. Un percorso ragionato, non puramente cronologico, che riporta documenti, dichiarazioni e accordi fondamentali per orientarsi in quello che sta succedendo e che i media mainstream non raccontano.
I saggi contenuti in Ucraina La guerra e la storia sono stati estrapolati da Marco Travaglio da un libro che sarebbe stato pubblicato poco dopo dalla casa editrice La Vela, Ucraina 2022, La storia in pericolo, a cura di Cardini, Mini e Montesano, con contributi di Cacciari, Canfora, Mancini, Ovadia e altri e altre. La prima parte, Drôle de guerre, è assegnata a Franco Cardini, professore emerito di Storia medioevale, che collabora con varie testate giornalistiche, tra cui Avvenire e Il Sole 24 ore. La seconda, Le guerre dentro e per l’Ucraina, al generale di corpo d’armata, già Capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa, Fabio Mini, che attualmente collabora col Fatto Quotidiano. Due sguardi e due formazioni diverse, la storica e la militare, che arrivano alla stessa conclusione: questa non è una guerra come le altre, ma affonda le sue radici nel colpo di Stato ucraino appoggiato e finanziato da statunitensi e britannici nel 2014 ed è il tentativo di riprogettare l’ordine mondiale sia da parte americana che da parte russa. La parte riservata a Cardini, che potrebbe tradursi con «una strana guerra» o «una stranezza di guerra», riflette sul fatto che «gli italiani e gli occidentali non riescono ancora a capire perché questa guerra sia iniziata, dal momento che – disinformati dai nostri media e dai nostri politici – sono all’oscuro del fatto che essa non è cominciata con l’annuncio di Putin in quel mattino di febbraio, bensì con il colpo di mano ucraino in funzione antirussa del 2014 e l’accordo tra Unione Europea e l’allora nuovo Ministro Porošenko che nelle intenzioni preludeva all’ingresso del nuovo Stato slavo nella Ue e di lì a poco all’allargamento verso Est del limite (cioè del “fronte di fuoco missilistico”) della Nato, in contraddizione rispetto a impegni fin dal 1991 contratti, sia pure non in termini fortemente cogenti».
Da qui Cardini parte con una serie di articoli di approfondimento, richiamando La Trappola di Tucidide (questo il titolo di un articolo), in cui sarebbe secondo alcuni caduto Putin, con l’invito a uscire dall’abbraccio mortale in cui l’Unione Europea e l’Italia sono cadute, con richiami importanti alla storia e alla letteratura, in particolare nell’articolo Tra Mosca e Kiev oggi, un secolo fa e ancora più addietro: paralleli e contraddizioni, in cui si cita Taras Bul’ba di Gogol, un libro che forse ci farebbe bene rileggere. Altrettanto interessante è Un fantasma si aggira per l’Europa. La russofobia, in cui è citato un passo importante del libro su Putin della euro-orientalista e politologa Mara Marini. L’invio delle armi, secondo Cardini, «non è un atto di pura ostilità ma un’aperta dichiarazione di guerra, vissuta come un tradimento da parte dei russi», che per l’Italia hanno sempre dimostrato grande interesse e affetto. Cardini è grande conoscitore del popolo russo, anche per avere insegnato all’Università di Mosca. Nell’ultimo dei dieci saggi che costituiscono la prima parte del libro lo storico medievalista si chiede quando, se la Corte Internazionale dell’Aja dovrà giudicare Putin per l’aggressione dell’Ucraina, a essere processata sarà la Nato (posta sotto alto comando Usa) per Serbia 1998-99, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Georgia 2004-13, Libia 2011, Siria 2011, e forse anche per il Cermis. Il linguaggio di Cardini è tagliente, senza mai cedimenti al politicamente corretto e la sua prosa rivela una conoscenza approfondita della storia russa e ucraina che viene continuamente richiamata, anche per le analogie col presente.
La parte assegnata al generale Mini, dopo un primo capitolo sulla cosiddetta Guerra ibrida, analizza la Guerra di Gerasimov, la guerra finanziaria, la guerra demografica, la censura digitale operata dall’Unione Europea e dai media italiani e la guerra dell’informazione. Il generale Mini, che conosce la guerra molto bene, diversamente da molti opinionisti nostrani, e ha ricoperto ruoli di primo piano nella Nato, verso cui ha maturato una posizione molto critica, ci mette in guardia sul fatto che la Nato ha assunto il doppio compito: «espandersi a Oriente e impedire all’Europa di acquisire una capacità di difesa autonoma». In La guerra dell’informazione Mini ci ricorda che «la propaganda ucraina sta riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero dopo averlo fatto, in profondità, nelle strutture politiche e nei conglomerati mediatici internazionali. È una propaganda facile, perché sfrutta gli effetti delle tragedie di tutte le guerre separandoli dalle cause, spostando nello spazio e nel tempo le responsabilità. Sfrutta l’emotività a danno della razionalità. Tutte tecniche “standard” nel marketing, come negli show televisivi. Ma il suo successo dipende soprattutto dalla garanzia che tale propaganda sia l’unica a disposizione della gente e degli stessi analisti della guerra. Da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina e lo vediamo amplificato in tutto il mondo. Non si tratta soltanto di essere privati dell’accesso alla verità, ma anche della facoltà di valutare la narrativa dell’avversario, necessaria per individuare quali sono i temi più sensibili, quali i punti deboli delle forze in campo, i loro scopi dichiarati messi a confronto con quelli resi evidenti dalle operazioni. E questa privazione diventa una vulnerabilità del nostro sistema istituzionale, politico e militare. La prima vittima a sottomettersi e agire nel senso voluto dalla propaganda è stata l’Unione Europea». Critiche di questo livello si trovano in tutti i saggi del generale Mini, da leggere attentamente, perché densi di informazioni e ragionamenti che non sono veicolati dai media.
Assolutamente da leggere il saggio La censura digitale in cui si mettono in evidenza i gravi provvedimenti di censura dell’Unione Europea in tempo di guerra per procura Usa-Nato/Russia. Per Mini «da ventiquattro anni la Russia è soggetta a un costante accerchiamento politico e dal 2008 a continue sanzioni economiche. Dal 2014 l’Ucraina è diventata un “investimento” occidentale nella ristrutturazione delle forze militari e nell’integrazione di elementi paramilitari ultranazionalisti di natura privata e mercenaria nella struttura organica e istituzionale delle forze di polizia e delle milizie territoriali. Un investimento che non ha trascurato anche aspetti più inquietanti come l’installazione di una trentina di laboratori di ricerca biologica e batteriologica, l’aggiornamento dell’arsenale chimico e la richiesta più volte rivolta agli Usa e alla Nato di schierare in Ucraina armi nucleari, basi aeree e missilistiche».
Nelle conclusioni Mini ammonisce che «è adesso che bisogna fermare la guerra con la ragione, possibilmente salvando tutta l’Europa: Ucraina e Russia comprese». «Un libro dev’essere una ferita, cambiare in qualche modo la vita del lettore. Non mi piacciono i libri che si leggono come un giornale: un libro deve sconvolgere tutto, rimettere tutto in discussione». Così ammoniva il saggista e filosofo Emile M. Cioran. Questo libro è una ferita necessaria per svegliarci da questa propaganda di guerra e dal pensiero unico dominante. Vivamente consigliato al nostro Presidente del Consiglio e a qualche politica e politico italiano.

Ucraina. La guerra e la storia
Franco Cardini, Fabio Mini
PaperFirst, Roma
pp. 144
In copertina. Odessa. Pedoni che passano davanti a una scritta che inneggia ai temi sovietici di potere e giustizia nel 1991, l’anno in cui l’Urrs si è dissolta e l’Ucraina è diventata una nazione indipendente. Fotografia di Bertrand Desprez. Agence Vu/Redux.
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Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.