La realtà ri-creata. Margherita Argentiero. Il valore della “scelta”

Ha frequentato la Scuola libera del Nudo presso l’Accademia di Brera e il Corso di Grafica d’Arte presso la Scuola d’Arte – Arvima – di Pavia: Margherita Argentiero, pugliese di origine e lodigiana di adozione, si presenta in questo modo: «Le mie opere raccontano storie, sono storie. Storie che mi arrivano da ogni stimolo personale e ambientale, da rielaborazioni. Sono visioni, flash, immagini, frammenti, tengo tutto e poi riuso quando è il momento. Visioni si affollano e convergono per essere ri-conosciute e ri-generate e infine collocate in un unico piano narrativo a cercare ragioni plausibili, nuovi mondi, interrogazioni». Parole affascinanti, espressive di un modo di essere e di agire artisticamente sulla materia che vogliamo andare a conoscere meglio, insieme all’autrice che le ha scritte.

Autoritratto, matita e tempera su carta
33×35,5. 2014

Ti sei sempre cimentata con le “arti visive” o sono il punto di arrivo e di ripartenza per una nuova avventura di vita?
Nel mio percorso artistico c’è un prima e un dopo.
Lo spartiacque lo ha fatto un oggetto d’arte ricevuto in dono da una’amica, un libro artistico. Mi vedo con il libro in mano mentre in un attimo decido che l’arte mi riguardava, sarebbe stata la mia vita. L’arte era quello che cercavo ma che non riuscivo a trovare. Prima qualche disegno confuso a colori incerti; poi, il fiume in piena.
Ero già una donna adulta e avevo in gestazione la mia prima figlia. È stato per me un periodo di forte intensità, mi percepivo come generatrice e in qualche modo anch’io venivo generata. Negli anni successivi sono stata solo in grado di accumulare oggetti, soprattutto quelli che il mare restituiva. Ho cominciato con le mie bambine piccole, raccoglievamo cose curiose quando ce ne andavamo in giro col camper. Ho continuato raccogliendo scarti di lavorazione artigianale o industriale: legni, vetri, stoffe, metalli. I materiali raccolti si sono trasformati, per somma o sottrazione, in equilibri tattili e visivi… e iniziavo a realizzare i miei primi collage polimaterici, che oggi ho rinominato “sculture da parete”, una sorta di “assemblage” in cui la scelta di un pezzo piuttosto che un altro mi conduceva per gradi verso la realizzazione dell’opera.

In un attimo, tessuto alluminio componenti plastici ceramica acrilico su tavola, 73×100. 2010
Pioggia, tessuto metalli legno foglia di rame su tavola 76×88,5. 2015

Come si è evoluto il tuo percorso artistico?
Ho sempre sentito forte la necessità di formarmi, la condizione di autodidatta non era sufficiente a cercare e approfondire il mio linguaggio espressivo e quindi inizio a frequentare la Civica Scuola d’Arte Arvima di Pavia e studi di affermati artisti pittori e scultori. In questo periodo molto fecondo, inizio a dirigere i miei interessi verso una forma di pittura materica riducendo sempre più la presenza di oggetti.

Si nasce perchè l’anima, cementite acrilico cera colla a caldo su tavola, 76×100. 2014
La via di mezzo, pioggia Acrilico cera colla a caldo su tavola 83×60. 2018

Nel 2016 l’ingresso all’Accademia di Brera nella Scuola Libera del Nudo e degli Artefici segna un altro passaggio fondamentale nella mia vita artistica. L’incontro con gli insegnanti, tra cui Tetzuro Shimizu e Roberto Casiraghi, cambia radicalmente il mio modo di pensare l’arte e mi proietta in una dimensione del tutto inedita. Se in passato la mia indagine era proiettata all’esterno nell’affannosa ricerca dell’oggetto o del materiale perfetto, in questi anni l’espressione artistica si fa introspettiva attraverso un dialogo intimo e continuo, in cui trovano spazio nuovi codici, nuove interrogazioni. 

Al di sopra di ogni cosa, tempera grassa pastello su tela
50×50. 2020

Apprendo, attraverso antiche ricette e procedure, un nuovo approccio al colore in tutte le sue possibilità e nel contempo mi avvio verso un processo di sintesi della mia espressività artistica: mi avvicino alla Grafica d’Arte.

Quali diverse tecniche utilizzi? Ce le descrivi?
Attualmente lavoro molto con la stampa d’arte in tante sue declinazioni. Uno dei modi decisamente interessanti è l’uso di materiali recuperati dal mare, quelli che trovo sulle spiagge: plastiche, retini, cordine e tanto altro. Ho iniziato a raccoglierli e lavarli, il colore è la giusta conseguenza, la stampa il risultato di un processo di ri-generazione. Ogni stampa narra la sua storia di mondi marini, di viaggi e creature fantastiche.

Ciclo restituzione, Tra i flutti, stampa di materiali di recupero
35×50. 2019

Nasce il ciclo di stampe Restituzione, con il desiderio di restituire in forma d’arte l’equilibrio di un ecosistema fortemente compromesso. Per scelta in grafica d’arte evito di usare acidi che risultano tossici a favore di tecniche decisamente più sostenibili, una tra queste è la stampa su lastra incisa utilizzando la luce solare.

Sappiamo che hai co-fondato il gruppo artistico Timarete: che cosa significa il nome? Qual è il valore aggiunto di essere in un “gruppo”?
Il gruppo artistico Timarete ha una forza straordinaria: Margherita Argentiero, Vittoria Giobbio, Roberta Janes, Tina Pedrazzini, Cristina Taiana nel nome di Timarete, donna ateniese del 420 a.C. la prima che la storia riconosca come pittrice. Da anni sentivo la necessità di collaborare con altre artiste perché ritengo che la condivisione e la cooperazione soprattutto tra donne, e ancor più tra donne che operano nel mondo dell’arte, possa creare valore al singolo, al gruppo e all’ambiente circostante in un rapporto sinergico e stimolante. L’occasione è arrivata il 2018, il primo anno di frequenza alla Scuola Libera del Nudo e degli Artefici dell’Accademia di Brera. Trovarci e sceglierci è stato semplice e naturale. Tutte avevamo il desiderio di confrontarci reciprocamente, stimolarci affinché il lavoro di ognuna si nutrisse della natura artistica delle compagne e crescesse, tutte volevamo essere una forza per poter esprimere attraverso l’arte il nostro pensiero su tematiche sociali legate essenzialmente, ma non solo, alla disparità di genere ed essere un nucleo inclusivo per testimoniare che la cooperazione tra donne è vincente.

Per organizzare la nostra attività ci troviamo regolarmente ogni settimana on line e in presenza per discutere del nostro lavoro, della crescita come artiste, dei progetti e dei contatti da tenere. Nel febbraio 2020 partecipiamo alla mostra inDifesa#Libera è alla Fabbrica del Vapore a Milano, “arte e cultura contro la violenza di genere”, organizzata da Terre des Hommes, Artepassante, Le belle Arti. Timarete ha presentato alla mostra il progetto Habitus, l’abito come identità che si fa arte e portavoce di cultura. Per inDifesa#Libera è realizzo l’istallazione Abitolibri, un gruppo di quattro abiti creati con pagine di libri da cui fuoriesce un fascio luminoso.

Abitolibri, istallazione pagine di libri, luce. 2020

Il 25 novembre 2021, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, siamo invitate a partecipare alla mostra Incontro, alla Villa Borromea, Viggiù (VA). Per l’occasione sosteniamo l’Associazione Antiviolenza Cerchi d’Acqua del Comune di Milano, devolvendo parte del ricavato delle vendite delle nostre opere. Una delle opere da me presentata per la mostra Incontro è stata Fiore annerito, che porta come tematica la condizione delle donne afghane. Ho voluto rappresentare la loro condizione attraverso i Landai, componimenti poetici della tradizione orale che le donne usano come forma di protesta.

Fiore annerito, acrilico su plexiglas, 50×50. 2021

Per il titolo della mia opera Fiore annerito ho ripreso il titolo della raccolta di poesie di Nadja Anjman, morta a 25 anni in seguito alle percosse del marito per aver scritto e declamato poesie. Attualmente stiamo lavorando sul progetto Habitat… ma questa è un’altra storia.

Hai realizzato diverse personali e partecipato finora a molte mostre collettive ed eventi: quali ti sono rimaste nel cuore?
Ricordo con molta gratitudine Amedeo Anelli, poeta, filosofo, critico d’arte e direttore della rivista Kamen’. Il primo ad avvicinarsi al mio lavoro intravedendo un potenziale plausibile e dandomi anche la possibilità di iniziare ad esporre le mie opere. Decisamente nel cuore la prima mostra personale Al Viaggiatore nel 2009 a Sant’Angelo Lodigiano, paese in cui vivo, sostenuta da Amedeo Anelli e Aldo Caserini, giornalista che scriveva di me, e da tutti i compagni e le compagne artiste: Enrico Cerri, Enrico Suzzani, Rita Carelli Feri… nel mitico Colorificio Oppio, il mio punto di riferimento, il posto dove ho mosso i primi passi come artista.

Poi tante altre, belle e importanti. Sempre a cura di Amedeo Anelli nel 2010 si è svolta una mia personale dal grande rilievo per impatto culturale, organizzata all’Istituto Cesaris di Casalpusterlengo, Cesaris per le arti visive, 8° ed., che ha voluto dare a studenti e docenti la possibilità di interagire quotidianamente con le opere dell’artista prescelta o prescelto. Nel 2014 l’Arte incontra la Sanità Pubblica con la collettiva a cura di Mario Quadraroli, organizzata nell’Ospedale Maggiore di Lodi. Mostra per me molto importante in quanto professionalmente operatrice in ambito sanitario con la riabilitazione del linguaggio. Organizzo, poi, un’Asta di Solidarietà a favore della Protezione civile italiana per l’emergenza Covid-19, a cui partecipo con una mostra web personale e col gruppo Timarete.

Nel 2021, selezionata, partecipo alla collettiva presso la Fondazione Campana dei Caduti a Rovereto, organizzata da Aiapi, Associazione di cui faccio parte, a cura di Roberto Ronca. Human Rights?@Work. Il tema della mostra è il diritto al lavoro e nella mia opera la Dichiarazione dei diritti umani è dipinta come a formare una tessitura su cui si basano i diritti di tutte le persone. Emerge nella tessitura, come una trama dal filo più prezioso l’articolo 23, che regola il diritto e la dignità al lavoro per tutte le donne e gli uomini.

La trama e l’ordito, acrilico su plexiglas, 100×100. 2021

L’Associazione culturale Daphne sceglie il mio lavoro per la mostra collettiva itinerante Nessun luogo è lontano a cura di Paul Cabezas. Partecipo con Concordanze, un acquerello che viene esposto all’inizio del 2022 a Palazzo Bargnani Dandalo ad Adro (BS) e al Museo della Stampa a Soncino (CR). Nel prossimo agosto volerà verso gli Stati Uniti, alla Galleria Spanisch di New York. L’esposizione si concluderà con la realizzazione di un libro di artista realizzato con tutte le opere in mostra.

Concordanze, acquerello su carta, 17×12. 2021

In occasione dell’8 marzo 2022 vengo invitata dall’Associazione Cisde (Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane) e dai Coordinamenti sindacali Cgil, Cisl, Uil a partecipare a Monza e a Garlate (LC) alla Giornata internazionale della donna per portare la mia testimonianza come artista con l’opera Fiore annerito.

Hai delle idee artistiche ancora da sperimentare?
Sono nel pieno di una nuova sperimentazione.
Si tratta di stampa con la luce, tecnica dalle ampie possibilità sperimentali, oltre che come dicevo prima, a basso impatto ambientale. Ho appreso questa tecnica dall’artista Alessandra Angelini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, titolare del Corso di indirizzo in Grafica D’Arte che si è avvicinata ad essa durante un suo soggiorno negli Stati Uniti alcuni anni fa e successivamente ha personalmente approfondito mediante differenti sperimentazioni. Si tratta di una tecnica incisoria che l’artista preferisce chiamare “linguaggio” e che si impegna a insegnare e diffondere in Italia e all’estero. Negli anni Settanta del XX secolo furono infatti gli artisti statunitensi, in particolare l’artista Dan Welden, a intuire il potenziale artistico delle lastre fotopolimeriche e l’elevato grado di sicurezza per la salute che è dato da due soli elementi coinvolti: la luce e l’acqua.

La matrice fotopolimerica, a contatto della luce del sole o meglio dei raggi ultravioletti contenuti in essa, polimerizza in circa due minuti e una volta lavata con acqua, crea solchi in corrispondenza dei neri e dei grigi. La matrice viene poi inchiostrata e stampata su carta di cotone con torchio calcografico come una normale stampa originale.

Lastra fotopolimerica con stampa

Gli interventi dell’artista possono essere di tipo grafico-pittorico o trasposizioni da immagini fotografiche o file digitali talvolta precedentemente rielaborati.

Acqualuce, file fotografico su lastra fotopolimerica stampa monotipica, 35×50. 2022

Come scrive Alessandra Angelini «Impressionare un fotopolimero vuol dire trasmettere alla matrice con estrema velocità, nell’arco di pochi secondi o al massimo alcuni minuti, un’idea, un pensiero estetico». Lavorare con la luce, misurarmi con la velocità e la fisicità del gesto creativo, è attualmente la mia nuova frontiera.

Salutiamo Margherita Argentiero, ringraziandola per il tempo che ci ha dedicato e per le opere belle e significative che ci ha fatto conoscere. Le diamo appuntamento alla prossima mostra di cui sarà protagonista e che potremo anche qui raccontare.

In copertina: Ciclo restituzione, Anemone di mare, stampa di materiali di recupero, 35X50, 2019.

Queste le precedenti conversazioni della serie: La realtà ri-creata
Clelia Mori. Il corpo che non tace
Franchina Tresoldi. Città in arte

***

Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.

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