Editoriale. Le donne, la politica, la vita

 Carissime lettrici e carissimi lettori, 

ve lo confesso. Non riuscivo a trovare un filo da seguire per iniziare questo editoriale. Così ho cercato notizie che non fossero quelle ormai ripetute, quasi monocordi, diventate di sottofondo alla nostra vita. Come lo è stato (e sta ritornando ad esserlo di nuovo) il Virus coronato, come lo è ancora la guerra, non l’unica, ci teniamo a ripeterlo, ma la più vicina, che ci interessa e coinvolge, noi e il vecchio continente Europa. Notizie che ci appaiono, praticamente come uniche, a turno, appena accendiamo il televisore o ascoltiamo la radio (in verità più pacata), leggiamo un giornale, scorriamo i messaggi sui social.  

Dunque con la difficoltà a cercare novità, secondo me adatte ad essere condivise qui con voi, non mi aspettavo di trovare in rete questo discorso che vi andrò a raccontare, che narra di fatti maschilisti e violenti, di cui sappiamo da tempo l’esistenza, a cui non riusciamo però ad abituarci e che non possiamo fare a meno di denunciare. Non immaginavamo però fosse così frequentemente d’uso tra i nostri politici nei confronti delle colleghe, le quali, tra l’altro, in Italia sono ancora vergognosamente in basso numero.  

Ad informarci è Laura Boldrini che questa settimana ha espresso il suo disappunto intervenendo alla Camera per denunciare, per l’ennesima volta, il comportamento e il linguaggio scorretto maschile nel fare della politica.  

«Io chiedo la parola – spiega ai colleghi Boldrini – perché vorrei stigmatizzare quello che sta diventando una modalità odiosa adottata da alcuni esponenti istituzionali locali nei confronti delle loro colleghe che sono insultate con espressioni sessiste e intimate a tacere, a stare zitte. Si permettono di fare questo – continua – e non è accaduto solo una volta. É avvenuto recentemente, pochi giorni fa, quando una consigliera di opposizione in un comune in provincia di Caserta, ad Orta di Atella, è stata aggredita verbalmente da un collega che la invitava a stare muta! O come è successo in Basilicata dove un consigliere regionale si è rivolto a un’assessora con una frase irripetibile…

Oppure in provincia di Como quando durante una seduta del consiglio comunale online un consigliere di minoranza ha digitato una chat pubblica scrivendo orribili e irripetibili commenti sessisti contro la capogruppo di maggioranza che in quel momento stava parlando. In provincia di Lecce una consigliera comunale si è decisa a sporgere finalmente denuncia dopo aver avuto delle offese a sangue che hanno incluso, solo per citarne una parte, espressioni con il sapore di vera e gravissima minaccia (se non stai zitta ti violento). Ma altre frasi altrettanto forti e gravi sono rivolte dagli uomini verso le loro colleghe in politica! In provincia di Salerno una consigliera comunale è stata interrotta da un suo collega consigliere che le gridava ripetutamente e rabbiosamente di stare zitta, che doveva stare solo zitta. Ecco potrei andare ancora avanti» – ha detto l’ex presidente della Camera che chiede alle istituzioni, e lo chiediamo noi con lei – «di non giudicare questi fatti come goliardia, ma sessismo e misoginia e vera intimidazione ai danni delle donne per eliminarle dalla sfera pubblica e politica, e che ci sia la condanna di tutti i gruppi politici e si prendano seriamente provvedimenti nei confronti di questa deriva». 

Nonostante tutto questo le donne cercano e trovano le strade della politica. Lo hanno fatto le sindache elette, seppure poche, nell’ultimo appuntamento elettorale per le amministrative.  

Su 26 Comuni capoluogo che a giugno sono tornati alle urne le donne elette sono state tre, e tutte al ballottaggio: insomma 15 candidate contro 60 uomini! Una sfida che, come giustamente si è scritto, «non era tanto tra centrodestra e centrosinistra, ma tra uomini e donne». Dopo queste ultime elezioni sono solo 9 su 108 i capoluoghi di provincia che hanno una sindaca: ad Ancona, Andria, Piacenza, Verbania e Vibo Valentia. Ad Andria, vicino Bari, si è raggiunto un simpatico riconoscimento di notorietà. Peccato che Giovanna Bruno, nominata spesso come sindaco e avvocato con un nome e cognome come i suoi può trarre in inganno riguardo al suo genere, essendo invece sindaca e avvocata. Un piccolo primato lo raggiungono Cuneo – con Patrizia Manassero, prima sindaca della sua città -, Piacenza e Viterbo. A Piacenza Katia Tarasconi ha battuto la sindaca uscente di centrodestra e a Viterbo Chiara Frontini ha battuto Alessandra Troncarelli. Finalmente in questi casi al ballottaggio sono arrivate due donne!   

Una sentenza avvilente e tristissima quella di qualche giorno fa emessa dal tribunale di Torino. Un giudice ha ribaltato il verdetto di condanna (i fatti risalgono al 2019) e ha anche assolto un ragazzo accusato di violenza sessuale verso una sua amica. Anche questa volta è la ragazza che è diventata da vittima, accusata di essere addirittura una provocatrice, come nei vecchi processi per stupro: «Si trattenne in bagno lasciando la porta aperta – scrive il giudice – così da far insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo. Un’occasione che lui non si fece sfuggire». Un vero elogio dello stupratore!  La sentenza, ora impugnata, è ancora più grave se si tiene conto che la ragazza ha detto di aver negato il consenso al rapporto e ha raccontato del suo stato di forte ebbrezza! É un vero ritorno al passato, remoto! Seppure, a pensarci, tanto passato non è se ancora si chiede a una vittima di stupro durante un processo contro un carabiniere «se le piacciono le divise» e «se quella sera indossava la biancheria intima»! 

Alla dolorosa storia di una donna, brava e innocente, Ilaria Alpi, si è aggiunto un altro delitto. Un’altra vittima di questa orribile vicenda iniziata 28 anni fa (era il 20 marzo del 1994) in Somalia dove Alpi è stata assassinata insieme all’operatore Milan Hrovatin. Questa volta a morire è stato Hashr Hassan, saltato in aria per l’esplosione di una bomba piazzata sotto il seggiolino della sua auto a Mogadiscio. Era ormai stato giudicato innocente dall’accusa di aver partecipato al commando per l’attentato alla giornalista italiana e gli era stato riconosciuto dall’Italia il risarcimento per gli anni passati ingiustamente in detenzione (a Padova, dopo aver ricevuto una condanna a 26 anni di carcere, era stato rilasciato, nel 2016, dopo 17 anni!). Si è parlato per lui, giustamente, di una terza vittima di questo caso che ruota intorno alle scoperte, evidentemente e palesemente scomode, fatte dalla coraggiosa Ilaria Alpi a cui è stata fermata la vita, mentre lavorava, a soli 37 anni e che ancora oggi, nonostante le pressioni della famiglia e dell’opinione pubblica, non riceve giustizia. Un brutto e ingarbugliato caso dove depistaggi, non chiarezze e violenze ancora avvelenano e allontanano la verità. 

Dobbiamo, invece, doppiamente rallegrarci per la Medaglia Fields, una sorta di premio Nobel per la matematica, assegnato quest’anno a Maryna Viazovska, la seconda donna in assoluto a riceverla nella storia, dopo Maryam Mirzakhani che la ottenne nel 2014. Di origine ucraina, Viazovska ha risolto il problema dell’«impacchettamento delle sfere identiche in uno spazio tridimensionale». Davvero una ottima spinta per incoraggiare le ragazzine e le ragazze che amano le materie scientifiche per confrontarsi negli studi cosiddetti Stem!!! Una punta di amarezza: il Congresso con l’annuncio delle medaglie assegnate si sarebbe dovuto svolgere a San Pietroburgo, ma poi si è deciso di farlo on line con una scelta politica pesante, dovuta alla guerra. 

Novità al femminile anche dal Vaticano, non sempre aperto sull’argomento. Papa Francesco ha nominato due donne nella commissione per l’elezione dei nuovi vescovi. Un passo importante annunciato dallo stesso Pontefice durante un’intervista all’agenzia Reuter. Donne all’ombra della cupola michelangiolesca ci cominciano a stare. Una suora, Raffaella Petrini, è il numero due del Governatorato e la sua consorella Nathalie Becqart, religiosa francese, è stata nominata sottosegretaria al Sinodo dei vescovi. La salesiana Alessandra Smerilli è al numero due del Dicastero per lo sviluppo umano integrale. Donne e laiche sono anche la vicedirettrice della Sala Stampa della santa Sede, Cristiane Murray, Francesca Di Giovanni, Nataša Govekar. Barbara Jatta è la prima direttrice donna dei Musei Vaticani.  

Giovedì scorso si è celebrato il Premio Strega, come sempre a Roma, come sempre nel bellissimo Ninfeo di Villa Giulia. Elsa Morante (a 110 anni dalla nascita) fu la prima donna a vincerlo con L’Isola di Arturo, uno dei suoi più importanti scritti. Era il 1957. Dovranno passare sei anni per vedere premiata Natalia Ginzsburg, seguita, nel 1967, da Anna Maria Ortese e da Lalla Romano (1969). Le donne mancano dal primo posto scritto sulla lavagna dello Strega dal 2018 quando è stata incoronata vincitrice Helena Janeczek con il suo bellissimo La ragazza con la Leica. Oggi su sette finalisti le donne erano due, per caso con lo stesso nome proprio: Veronica Raimo e Veronica Galletta.  

Del romanzo di Morante, di cui oggi celebriamo i 65 anni dalla pubblicazione), si è detto essere, come racconto di un’isola e storia di un ragazzo in formazione, «una scelta rischiosa, perché non si dà uscita dall’isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza».  

Questa è la poesia che precede il romanzo:  

Quella, che tu credevi un piccolo punto della terra, 
fu tutto. 

E non sarà mai rubato quest’unico tesoro 
ai tuoi gelosi occhi dormienti. 
Il tuo primo amore non sarà mai violato. 

Virginea s’è rinchiusa nella notte 
come una zingarella nel suo scialle nero. 
Stella sospesa nel cielo boreale 
eterna: non la tocca nessuna insidia. 

Giovinetti amici, più belli d’Alessandro e d’Eurialo, 
per sempre belli, difendono il sonno del mio ragazzo. 
L’insegna paurosa non varcherà mai la soglia 
di quella isolotta celeste. 
E tu non saprai la legge 
ch’io, come tanti, imparo, 
-e a me ha spezzato il cuore: 
fuori del limbo non v’è esilio. 

(1956) 

Buona lettura a tutte e tutti.

Presentiamo gli articoli di questo numero. Apriamo con L’altra metà del cielo, una riflessione sull’androcentrismo delle nostre società e sul patriarcato che emerge anche nel linguaggio e che spesso è interiorizzato e trasmesso dal genere femminile. La donna di Calendaria è Alojzija Štebi, femminista slovena, politica, insegnante, pubblicista, redattrice, combattente per i diritti delle donne, dei lavoratori e delle lavoratrici, dell’infanzia e della gioventù. Per le nostre serie La donna nel Settecento. Scienziate alla riscossa è l’approfondimento che ci illustra il contributo, in gran parte ignorato dai Manuali delle nostre scuole, delle donne al secolo dei Lumi; per Viaggiatrici del Grande Nord La vita sospesa: le Italiane in guerra e nel primo dopoguerra è l’articolo che delinea il quadro giuridico entro il quale si muovono le donne in questo periodo storico e le loro diverse posizioni sul conflitto; Salento. Cantando e Amando è un’altra puntata del tour educational Donne sul filo del racconto, un’intervista interessantissima alla Presidente della Fondazione Le Costantine, «un paradiso sostenibile nel cuore del Salento, in cui l’agricoltura biologica si intreccia alla produzione artigianale di capi di abbigliamento e accessori, tessuti con una gestualità antica che si tramanda da generazioni».

Per la sezione Tesi vaganti, l’autrice di Il potere della libertà: le streghe tra Storia, folklore e narrativa ci ricorda che «la strega, così come altre creature mitiche, altro non è che un referente in cui vanno a incanalarsi le nostre fobie più profonde […] La strega in particolare è il simbolo della lotta al dominio patriarcale e alle costruzioni sociali di genere, in quanto esercita il suo potere principale, quello della libertà». Siena. Strade e tracce femminili intorno a piazza del Campo è la passeggiata meditativa di questa settimana. Ci sono persone che, quando se ne vanno, lasciano un grande vuoto dietro di sé: Quando se ne va chi ha tracciato un cammino è il ricordo appassionato di due figure preziose per la didattica inclusiva e la scuola dell’infanzia, che ci hanno lasciato quest’anno, un’occasione per riflettere su come sia necessario uscire da una didattica che si dimentica dei corpi delle persone e che non tiene conto dei diversi modi di apprendere.

Anche la recensione di questa settimana è su un libro scritto da una persona che è stata un punto di riferimento per molti e molte di noi. Si tratta di Una persona alla volta, il lascito prezioso di Gino Strada, un manifesto contro la guerra, che «si può solo abolire», come sosteneva Einstein e contro i rischi e le disuguaglianze create dalla privatizzazione della sanità. Il ricavato delle vendite di questo libro è destinato a Emergency. A molte e molti di noi piace scrivere, ma si può imparare a farlo? Una stanza tutta per te. Protagonista è l’articolo che, prendendo spunto da un testo fondamentale di Virginia Woolf, ci parla di un laboratorio di scrittura fuori dagli schemi. Gli alberi della pace di Alanna Brown è il film sul genocidio del Rwanda che recensiamo e con cui abbiamo occasione di ricordare che oggi il 68% delle figure politiche in Rwanda è donna. Tina Modotti, Donne, Messico e Libertà recensisce invece la Mostra allestita al Palazzo Ducale di Genova sulle opere della grande fotografa. 
Come ogni mese con Il giugno di Toponomastica femminile ricapitoliamo i numerosi eventi cui abbiamo partecipato o che abbiamo organizzato e con l’occasione ricordiamo due splendide disobbedienti. 
Chiudiamo, come al solito, con la ricetta della settimana: Vitello tonnato con salsa all’avocado, che non prevede la maionese, sostituita da un avocado: la cremosità della salsa è perfetta, il piatto è più leggero, più sano e adatto anche ai bambini non piccolissimi. Buon appetito a tutte e tutti, con piatti freschi e leggeri per difendersi dal caldo torrido di questi giorni estivi.
SM 

***

Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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