Mildred Ella Didrikson nasce il 26 giugno 1911 a Porth Arthur, in Texas.
Sesta di sette figli, eredita l’amore per lo sport dai suoi genitori: sua madre, eccezionale sciatrice e pattinatrice e suo padre, convinto sostenitore del condizionamento fisico. Di origini norvegesi, la famiglia è sostenuta principalmente dal lavoro del padre, di professione falegname. Ella racimola così lavoretti, come cucire sacchi di iuta per patate in una fabbrica del posto dall’età di dodici anni.
Sin dall’adolescenza dimostra interesse per vari sport. Con i ragazzi del quartiere comincia a giocare a baseball, sport che la porterà a essere soprannominata Babe. Durante un incontro di baseball a livello giovanile, Ella segna cinque fuoricampo e viene per questo paragonata a Babe Ruth, celebre giocatore di baseball, a quel tempo, negli Stati Uniti.
A quindici anni attira l’attenzione nella pallacanestro, sport praticato nella squadra della Beaumont Senior High School, distinguendosi per la velocità e la precisione nel tiro. È notata da Melvin J. McCombs, allenatore di una tra le migliori squadre femminili di basket dello Stato. McCombs assicura a Ella un lavoro nell’azienda Employers Casualty Company di Dallas per permetterle di continuare a praticare basket nella squadra dei Golden Cyclones, che vince il campionato nazionale per i successivi tre anni. Dal 1934 gioca nella House of David, squadra composta esclusivamente da uomini, ricevendo uno stipendio pari a 1500 dollari al mese, contro i 500 ricevuti dai suoi compagni. Didrikson è anche ricordata come detentrice del record mondiale per il lancio di baseball più lontano da parte di una donna.
Babe si destreggia anche in altri campi, come in quello del cucito e della musica. A soli sedici anni vince il campionato di cucito alla Texas State Fair del 1931. Suona l’armonica sul vaudeville, canta e registra diverse canzoni per l’etichetta Mercury Records.
Dal 1928 Ella decide di lanciarsi nell’atletica leggera, incuriosita da un articolo sulle Olimpiadi letto sul giornale acquistato dal padre. Si allena quotidianamente in compagnia della sorella in modi disparati, come saltando le siepi del quartiere. Il suo percorso su pista è breve ma eccezionale. Nella Women’s Amateur Athletic Association (Aau) del 1932, gareggiando da sola come una squadra, Ella vince sei eventi individuali e il titolo a squadre, superando la squadra di venti donne dell’Illinois Athletic Club.
Si qualifica alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932, ricevendo il pass per cinque discipline differenti, ma è costretta a sceglierne solo tre. In quegli anni, infatti, alle donne è concesso partecipare alle Olimpiadi solo in massimo tre gare distinte. Sceglie di gareggiare nelle tre discipline in cui ha ottenuto punteggi maggiori nella selezione: gareggia, così, nella corsa a ostacoli, nel lancio del giavellotto e nel salto in alto. Stabilisce record mondiale nel salto a ostacoli (80 m a 11’7), vince l’oro nel lancio del giavellotto (43,69 m) e l’argento nel salto in alto (1,65 m), mancando di poco il record mondiale anche in questa disciplina.

Dopo le Olimpiadi di Los Angeles, Ella dimostra ancora una volta la sua polivalenza sportiva e inizia a gareggiare da professionista in sport come tennis, hockey, softball, tuffi, nuoto, polo, equitazione e tiro a segno.
Dal 1932 si dedica al golf e nel 1938 è la prima donna a competere in un evento di golf maschile. Vince 17 dei 18 campionati di golf a cui partecipa, tra cui il British Ladies Amateur, di cui diviene la prima detentrice americana. Nel 1948 e nel 1950 vince gli US Women’s Open. Nel 1949, insieme alla golfista Patty Berg, fonda la Ladies Professional Golf Association (Lpga), per incoraggiare le donne alla carriera di golfista professionista. Babe vince anche il tour della Women’s Professional Golf Association.

Ella si ferma solo davanti alla malattia e solo per poco tempo. Dopo la diagnosi di cancro al colon ricevuta nel 1953 e un intervento chirurgico, torna a gareggiare. Nel 1955, dopo il ritorno del cancro, vince l’ultimo torneo a cui gioca, il Peach Blossom Open. Negli ultimi mesi della sua vita, con George Zaharias, lottatore professionista e suo marito dal 1938, istituisce il Babe Didrikson Zaharias Fund per sostenere cliniche e centri di trattamento del cancro.
Muore all’età di 45 anni il 27 settembre 1956 al John Sealy Hospital di Galveston, in Texas. Durante tutta la vita è stata oggetto di critiche da parte di molti. A quel tempo, infatti, le atlete di successo erano considerate amazzoni o spesso erano associate a prostitute dall’eterosessualità aggressiva e dal malfunzionamento riproduttivo: molti medici dell’epoca dicevano, infatti, che gli sport avrebbero interferito con una gravidanza di successo. Nonostante ciò, ha ricevuto vari riconoscimenti. È stata inserita nella Hall of Fame della International Association of Athletics Federations, nella National Women’s Hall of Fame e nella Colorado Women’s Hall of Fame.
Le sono stati dedicati un museo e vari campi da golf.
In copertina: Ella Didrikson.
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Articolo di Delia Zampetti

Dopo la maturità classica, si appassiona al mondo della comunicazione. Oggi è laureata in Scienze della Comunicazione e si sta specializzando presso la Sapienza. Tra un libro e l’altro collabora con Toponomastica femminile.