
Volendo risalire molto indietro nel tempo, un bassorilievo invenuto ad Alicarnasso, datato fra il I e il II secolo d.C., immortala nella pietra due agguerrite signore dai nomi mitologici, Amazzone e Achillea, che si affrontano a seno nudo armate di scudo e spada corta, senza elmo né tunica. Due gladiatrici oppure le due più antiche duellanti della storia di cui si ha notizia.
«Per una che sappia appena tenere in mano una spada è sempre un onore accettare un duello» scriveva Gilbert Keith Chesterton. Contrariamente a quanto possa sembrare, l’arte e la tecnica di maneggiare le armi bianche ha una sua tradizione nell’educazione femminile; in alcune epoche, nel Medioevo come nel Rinascimento, è insegnata e praticata dalle nobildonne o trasmessa dai genitori alle figlie.

Ma – vien fatto di chiedersi – quando c’è stato il primo vero e proprio duello tra donne? Impossibile saperlo con esattezza anche per l’esiguità delle fonti e dei documenti. Un quadro del pittore spagnolo José de Ribera, noto come lo Spagnoletto, immortala un duello tra donne avvenuto a Napoli nel 1552: due signore, Isabella de Carazzi e Diambra de Pottinella, si affrontano l’una contro l’altra armate di spada alla presenza del marchese del Vasto per amore di un tale Fabio di Zeresola, uno degli scapoli partenopei più desiderati dalle donne. Chi vinse? Non si sa.
Un altro duello tra donne, secondo le cronache, si svolge il 27 maggio 1571 all’interno di un monastero milanese. Due gentildonne, chiuse in una stanza col pretesto di volersi raccogliere in preghiera, vengono trovate morte dalle suore in preda allo spavento. Le due rivali si sono uccise a vicenda magari per un amante in comune.

Nella storia di Francia, Spagna e Inghilterra compaiono donne che sanno impugnare la spada, e se è il caso anche la pistola. Durante l’autunno del 1624, tra le piante che ombreggiano il più bel parco parigino, il Bois de Boulogne, si sfidano a singolar tenzone (per contendersi il cuore del duca di Richelieu, il futuro celeberrimo cardinale, che ne dà testimonianza nei suoi appunti) due raffinatissime gentildonne, entrambe sposate, la marchesa di Nesle e la duchessa di Polignac. Esce vincitrice la duchessa che ferisce l’orecchio dell’avversaria. Questa ai padrini che la sollevano da terra, dice: «Avrei voluto essere ferita al cuore. Guardate il mio sangue. Oh! Perché non ne ho di più prezioso da versare per Richelieu». Alla fine, però, l’ambito pretendente sfugge ad entrambe.

Verso la metà del XVII secolo la moda del duello femminile tocca il suo vertice. Gli scontri più frequenti avvengono tra cantanti o attrici di teatro che litigano per una questione di superiorità, oppure tra gentildonne che aspirano al cuore dello stesso uomo. Madame de Saint-Beslemont, una scrittrice e soldatessa, mentre il marito è lontano e tenuto prigioniero, poiché viene ripetutamente importunata da un uomo, decide di sfidarlo a duello, firmandosi da uomo “Le Chevalier de Saint-Belmont”. La signora, sempre in vesti maschili, lo vince e disarma. Poi si rivela e stavolta, per l’umiliazione subita, l’avversario fa una volta per tutte le valigie e la lascia vivere in pace.

La cantante d’opera e spadaccina francese Julie d’Aubigny, meglio conosciuta come Mademoiselle Maupin, attiva all’Opéra di Parigi a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, trasgressiva, passionale, bisessuale e seduttrice, è sulla bocca di tutti non solo per la bellissima voce tra contralto e mezzosoprano, ma per le sue peripezie sentimentali, la spregiudicatezza sessuale e le avventure di una vita.
È una duellante professionista. Quando combatte contro tre nobiluomini durante un ballo a corte intorno al 1693, viola palesemente la legge del re, che vieta i duelli a Parigi.
Fugge a Bruxelles per aspettare che le acque si calmino. La sua vita passa tra contese, sesso e lirica. Si narra che, travestita da uomo, partecipa a una festa e bacia davanti a tutti una dama e… tac!
I tre corteggiatori della signora non ci pensano due volte a sfidare a singolar tenzone il farfallone cascamorto. Ma è lei a spuntarla. Come può una donna essere così brava con la spada? Se lo chiedono gli uomini che un giorno le sfilano la camicetta per accertarne il sesso. Secondo altre fonti, è lei stessa che se la strappa di dosso e, mostrando il seno nudo, esclama: “Giudicate voi!”.
Le donne impugnano spada o sciabola non a fini sportivi, ma per duellare. In Germania le donne combattono seminude, in Francia completamente nude. Nel giugno 1744, la quindicenne principessa tedesca Sophie Friederike Auguste von Anhalt-Zerbst-Dornburg affronta in un duello una cugina di secondo grado, la principessa Anne Ludwiga von Anhalt. Fortunatamente, non muore nessuna; in seguito Sophie diviene la grande zarina di Russia, Caterina II. Nel 1765 si contano venti duelli in Russia e l’imperatrice in persona assiste a otto di essi. Nel 1770, la principessa Ekaterina Vorontsova Dashkova fa visita alla contessa Pushkina, moglie dell’ambasciatore russo a Londra. Lì, in seguito a una lite con una duchessa, Dashkova viene ferita alla spalla con la spada.
A Hyde Park, nella città di Londra, nel 1792 ha luogo il “Petticoat Duel” (duello della sottogonna), com’è chiamato, tra Lady Almeria Braddock e Mrs. Elphinstone. Costei ha insultato Lady Braddock chiamandola più vecchia di lei: un’offesa da lavare col sangue. Ecco come sono andate precisamente le cose. Le signore stanno sorseggiando un bel tè quando la signora Elphinstone dice a Lady Almeria: «Sei stata una donna molto bella». Lady Almeria: «Sono stata? Cosa intendi con “sei stata”?» Sig.ra Elphinstone: «Anche adesso hai un bel viso autunnale… I gigli e le rose sono alquanto sbiaditi. Quarant’anni fa mi è stato detto che un giovanotto difficilmente poteva guardarti impunemente». Lady Almeria: «Quaranta anni fa! Ma tu sei fuori di testa? Non esistevo trent’anni fa!» Signora Elphinstone: «Allora Arthur Collins, l’autore del British Peerage, ha pubblicato una falsa, scandalosa e sediziosa diffamazione contro di te. Dice che sei nata il 1° aprile 1732». Lady Almeria: «Collins è un bugiardo molto infame; il suo libro è carico di errori; non si può fare affidamento su una sillaba dei suoi sei volumi interi». La signora Elphinstone: «Scusami. Afferma che sei nata nell’aprile del 1732 e di conseguenza sei nel tuo sessantunesimo anno». Lady Almeria: «Ho appena compiuto trent’anni!» La signora Elphinstone: «È falso, mia signora!» Lady Almeria: «Questo non deve essere sopportato; mi confermi in faccia la bugia. Mi costringi a chiamarti fuori…» Signora Elphinstone: «Dai un nome alle tue armi. Spade o pistole?» Lady Almeria: «Entrambe!» Iniziano con le pistole, poi passano alle spade. La signora Elphinstone si becca un taglio al braccio, quanto basta per chiedere scusa alla rivale e ritornare più amiche di prima.

Che le donne se la cavino benissimo con le armi bianche è provato da un famoso duello, uno dei più noti che si sia mai svolto tra due donne al di fuori di un campo di battaglia. Accade in Russia nel giugno del 1829. Le contendenti si chiamano Olga Zavarova ed Ekaterina Polesova, entrambe ricche proprietarie di immobili e vicine di casa con una lunga storia di litigi alle spalle. Alla fine, quando l’ultima goccia fa traboccare il vaso, decidono di comune accordo di risolvere una volta per sempre con un duello le loro controversie. Armate delle sciabole dei loro mariti, Olga ed Ekaterina si incontrano in un boschetto di betulle alla presenza delle loro figlie, entrambe quattordicenni, e delle governanti delle figlie in qualità di seconde. Dopo aver rifiutato un ultimo tentativo di riconciliazione, le due madri di famiglia si affrontano in un duello breve e brutale. Olga muore all’istante per un colpo alla testa dopo aver, però, infilato una stoccata nello stomaco a Ekaterina, che spira il giorno successivo fra atroci sofferenze.
Esattamente cinque anni dopo, nel giugno del 1834, le ragazze ormai diciannovenni Alexandra Zavarova e Anna Polesova, che avevano assistito alla morte violenta delle loro madri, decidono di vendicarle. Si ritrovano per sfidarsi a sciabolate nello stesso boschetto di betulle con le medesime governanti come seconde. Dal duello esce vincitrice Alexandra, che colpendo a morte Anna riscatta l’onore della sua defunta madre.

Le cronache di alcuni quotidiani argentini, agli inizi del XIX secolo, raccontano un fatto singolare che desta un notevole scalpore negli ambienti mondani di Buenos Aires: un duello tra due donne dell’alta aristocrazia innamorate dello stesso uomo, un’alta personalità politica. Fungono da madrine quattro donne, una quinta è presente come medica. Tra i cronisti, alcuni sostengono che una delle due abbia subito uno sfregio sulla guancia, altri ritengono che non si sia vista una sola goccia di sangue, e che la signora sconfitta si sia ritirata in una villa di campagna per espiare la colpa di aver accettato di duellare per un uomo.

Si ha notizia di un tragico duello avvenuto nei pressi di Berlino in un giorno di novembre del 1843, al quale prende parte una giovane e bellissima signora polacca, la contessa Lodoiska.
La nobildonna, vedova di un generale, sta per sposare il barone di Trauttmansdorf, ma un rivale, il barone di Ropp, lo mette in ridicolo con una poesia satirica in cui avanza dei dubbi sulla sua virilità. Lei, vestita da uomo, per vendicare l’onore del suo futuro marito (peraltro già trapassato mortalmente in pieno petto in un primo duello con Ropp) sfida il barone di Ropp a colpi di spada ma viene trafitta al cuore. Un nobile ma inutile sacrificio.
Un caso esemplare (e quasi unico) di maestra di una disciplina sportiva nell’Europa dell’epoca è la spagnola Teresa Castellanos de Mesa y del Castillo. Nata nel 1817, impara la scherma dal padre Manuel e dal fratello Cándido, maestri di chiara fama, che la incoraggiano a tirare di spada. Debutta in pubblico nel 1834, all’età di diciassette anni, alla Fontana de Oro, una locanda madrilena molto famosa. Ed è questa la data in cui nasce ufficialmente la scherma femminile come sport. A quei tempi alcune taverne hanno uno spazio per ogni tipo di spettacoli a pagamento, e tra essi i combattimenti con armi bianche, all’epoca molto di moda. L’esibizione di Teresa piace moltissimo e di lì a poco la giovane va a Parigi per perfezionarsi con i maestri più celebri del momento. Nella capitale francese conosce Phokion Heinrich Clias, uno svizzero che ha messo a punto degli esercizi specifici per le donne, e il maestro Russel, il più noto di Parigi che, vista l’abilità di Teresa con la spada, la prende come allieva in un ambiente in cui non è comune insegnare scherma professionale alle donne. Dà prova della sua prodigiosa competenza in vari teatri, anche alla presenza del re Luigi Filippo d’Orléans. Teresa riscuote un tale successo che nel 1841 apre a Parigi la propria scuola di scherma e ottiene una pensione da insegnante grazie a lord Henry Seymour, maestro dei maestri. Durante il regno di Isabella II, protettrice delle scienze e delle arti, Castellanos de Mesa torna in Spagna, e a Madrid nel 1847 si esibisce nella Fonda (locanda) Peninsulares dove, l’anno dopo, istituisce la sua accademia col dichiarato proposito di convincere altre ragazze a praticare lo sport assieme a lei. Facendo tesoro dei precetti di Clias, Teresa «insegnante di scherma e fondatrice in Spagna degli esercizi calistenici o ginnastico-ortopedici per bambine», come ama definirsi, nel 1847 è nominata direttrice didattica della scuola femminile Real Colegio de Nuestra Señora de Loreto a Madrid. A quarantasette anni è ancora in splendida forma e continua a cimentarsi in pubblico.
Tra il 1850 e il 1880 la pratica della scherma si diffonde soprattutto in Francia e in Inghilterra. La Francia, Paese dalla lunga tradizione schermistica, lega lo sport all’eleganza e alla leggiadria e conquista il pubblico femminile. Al di là della Manica, le principesse reali se ne innamorano e contagiano con la loro passione un buon numero di donne che pure non hanno sangue blu nelle vene. In alcune nazioni gli imprenditori di palestre intravedono buoni guadagni negli allenamenti per le donne. Molte volte le insegnanti sono loro mogli o parenti, che impartiscono lezioni a “signorine perbene” o ad attrici pagate per esibirsi. Ciononostante, non tutti sono d’accordo sull’attività fisica femminile, i sostenitori ne caldeggiano i pro, i denigratori mettono in evidenza i contro. Di parere contrario, tra i tanti, nel 1863, il medico aragonese Eduardo Bertrán biasima gli esercizi che trasformano le donne in «robuste ginnaste, infaticabili nuotatrici, agili cavallerizze e perfino maestre di armi». Per mettere a tacere le critiche si sostengono i benefici dell’esercizio fisico per la salute delle donne e per il loro ruolo di educatrici dei figli.

Le palestre si moltiplicano e anche le accademie di scherma, ma i maestri sono uomini. Le donne possono battersi unicamente con altre donne. Non hanno spazi propri e si allenano nei salotti dei nobili o in orari in cui le palestre non sono frequentate dai maschi. Qualche hotel di lusso ha delle sale riservate alle signore. La promiscuità è tassativamente vietata. Quando, nel 1887, viene fondata in Spagna la Escuela central de profesores y profesoras de gimnástica, il programma non comprende la scherma per le bambine. Rimangono in attività alcune maestre per “signorine”, in genere figlie di militari.
Ci sono a singhiozzo qua e là varie esibizioni tra lo sport e lo spettacolo, come gli incontri di scherma alla presenza di un pubblico pagante. La giovane Giulia De Luca, allieva del maestro Aurelio Greco, nel giugno del 1891 si mette in mostra appena sedicenne a Palermo davanti a tremila persone. Di lei dice con ammirazione il cronista della Tribuna illustrata: «È l’unica schermitrice italiana che io abbia conosciuta, ha tutta la grazia e l’abbandono della donna; e quando le ho chiesto se la spada le avesse fatto dimenticare l’ago, ella ha risposto, con un sorriso pieno di orgoglio femmineo: “Gli abiti che indosso li cucio da me”. Così, dunque, ella, con la medesima delicatezza, mette i bottoni ai suoi abiti e le bottonate sul petto dell’avversario».
Intanto, come prova un articolo pubblicato in Le Petit Parisien il 17 marzo 1886, in Francia si svolge un duello tra la femminista americana Miss Shelby e l’audace provocatrice e attivista francese Madame Marie-Rose Astie de Valsayre. Questo il pomo della discordia: la Francia o gli Stati Uniti hanno le migliori dottoresse? Per risolvere il dilemma, le due eleganti e colte signore si sfidano con le lame in mano due settimane dopo l’animata discussione. Nonostante il tempo di prepararsi, Miss Shelby perde in seguito a una superficiale ferita sulla spalla. È, infatti, prassi consolidata che i duelli tra donne, a differenza di quelli maschili, non debbano terminare con la morte di una contendente, ma con un leggero versamento di sangue.

Il 23 agosto 1892, come riferisce un popolare quotidiano inglese, Pall Mall Gazzette, fa scalpore il duello in topless tra la principessa austriaca Pauline von Metternich, nipote del celeberrimo statista, nota per il suo charme ed eleganza, e la contessa russa Anastasia von Kielmannsegg per una questione apparentemente banale, la scelta dei fiori per un galà dell’alta società viennese. Luogo prescelto Vaduz, nel Liechtenstein, principato indipendente e neutrale fin dal 1866. Organizzatrice la baronessa medica Lubinska, alla quale salta in testa l’idea di far combattere le due nobildonne nude fino alla vita, poiché i vestiti potrebbero infettare le eventuali ferite. Le cronache dell’epoca confermano che non è una finzione, con unghiate, graffi e qualche strappata di capelli, ma un duello in piena regola, combattuto a colpi di spada, dopo che le illustri contendenti si sono sfilati corsetto e camicia per battersi a petto nudo. Al terzo assalto, dopo alcuni colpi per mettere alla prova l’avversaria, Anna si proietta in avanti e ferisce Pauline al naso. Immediata la reazione di Pauline, che per tutta risposta assesta un profondo taglio al braccio della rivale. A questo punto le fonti non sono d’accordo sull’esito dello scontro. Le nobilissime madrine, principessa Schwarzemberg e contessa Kinsky, invitano le due ad abbracciarsi, a stamparsi un bel bacio e diventare amiche. Secondo altre fonti, entrambe le donne sarebbero svenute alla vista del sangue. Gli uomini, vedendole a terra, si precipitano a soccorrerle, ma la baronessa Lubinska li scaccia con il suo ombrellino, dato che le donne sono in topless e non è consentito ai maschi toccarle per nessun motivo. È certo che Pauline Metternich viene dichiarata vincitrice, ed è lei a scegliere i fiori per il Galà.

Lina Cavalieri, la regina del palcoscenico della Belle Époque, la donna più bella del mondo, come la chiamano i fan, incrocia la spada con una nota signora di teatro romana. Lina, a braccia nude e stivaletti, combatte con onore, dimostrando di possedere un’abilità schermistica insospettabile tanto da ferire, sia pure in modo non grave, l’avversaria.

Nell’ultimo secolo avvincenti scontri e duelli continuano a fare notizia ma fortunatamente sono a livello verbale con le armi definitivamente appese al chiodo. Il tempo dei duelli armati è tramontato per sempre. Spade e sciabole appartengono esclusivamente al mondo dello sport. Tutt’al più può capitare di leggere qualche episodio sporadico di due ragazze che litigano e si strappano i capelli in pubblico. È una leggenda metropolitana che tutte le donne quando si azzuffano si tirano per i capelli. Una tirata di capelli durante una lite finché una delle due rimane con una ciocca in mano indubbiamente fa notizia anche ai nostri giorni. Come quando due donne litigano tanto furiosamente che finiscono per rotolare a terra e tirarsi i capelli l’una con l’altra. Non resta che biasimare il fatto che nell’epoca dei social e dei telefonini i video che filmano casi di questo genere diventano virali, invadono i media e vengono postati e scaricati dappertutto.
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Articolo di Florindo Di Monaco

Docente di Lettere nei licei, poeta, storico, conferenziere, incentra tutta la sua opera sulla Donna, esplorando l’universo femminile nei suoi molteplici aspetti con saggi e raccolte di poesie. Tra i suoi ultimi lavori, il libro La storia è donna e le collane audiovisive di Storia universale dell’arte al femminile e di Storia universale della musica al femminile.