Malgrado Alexa, Siri o qualche altra intelligenza artificiale entrata nelle nostre case, la lettura, breve o lunga che sia, è un’attività che fa parte della realtà quotidiana. E non è nemmeno un’esperienza così rara concludere la lettura di un testo, anche nella propria lingua madre, e dirsi: non ho capito nulla, o quasi. E ricominciare daccapo ma, alla fine, rimanere con la frustrante impressione di non avere compreso il testo. Può capitare con testi specialistici, che richiedono competenze che naturalmente non tutti hanno, ma anche con scritti di più ampia circolazione come leggi, regolamenti, contratti e altro.
Durante la pandemia di Covid-19 abbiamo ampliato il nostro lessico medico, senza che tuttavia sparisse del tutto la sensazione di non riuscire a decodificare tutte le informazioni più importanti necessarie per delle scelte consapevoli. In fondo è come quando, passeggiando in una città spingendo un passeggino o una carrozzina, ci si ritrova bloccati perché ci sono delle scale da prendere oppure come quando, affetti da un qualche problema fisico, non si riesce a salire sul bus o sul treno perché lo scalino è troppo alto. Ecco, a volte la comunicazione linguistica, soprattutto quella scritta, erge delle barriere.
Per cercare di mitigare l’effetto di queste barriere linguistiche, che come quelle architettoniche impongono delle limitazioni alla vita quotidiana di molte persone, negli anni ’80 del secolo scorso si è cominciato nel nord Europa ad adottare la strategia easy-to-READ, che in seguito si è diffusa anche nell’area anglofona e germanofona, dove sono stati coniati i termini di leichte Sprache (tradotto di solito in italiano come linguaggio semplificato o anche lingua facile, e in francese con langue facile à lire) e einfache Sprache (linguaggio semplice). La leichte Sprache è un tipo di comunicazione scritta con regole precise, destinato a persone con competenze di lettura equiparabili a quelle del livello A1-A2 secondo il Quadro europeo di riferimento per le lingue, mentre la einfache Sprache, meno codificata, è pensata per un livello B1.
Attualmente, in area germanofona, gli scritti in linguaggio semplificato sono una traduzione di testi istituzionali, ma non mancano esempi in ambito letterario. La traduzione in linguaggio semplificato deve rispettare delle regole precise e ha lo scopo di permettere a chi dispone di competenze limitate nella lettura, ad esempio persone con difficoltà di apprendimento o disturbi cognitivi, di accedere in modo autonomo a importanti informazioni riguardanti la vita di tutti i giorni. Questo tipo di linguaggio semplificato può aiutare anche nei casi di illetteratismo o analfabetismo funzionale (che si ha quando una persona, pur in grado di riconoscere e leggere le singole lettere, non riesce a capire un testo nel suo insieme), chi è affetto ad esempio da sclerosi multipla o da afasia, o ancora chi ha un passato migratorio o i non udenti, i quali hanno come lingua madre la lingua dei segni e che spesso hanno difficoltà a capire la lingua scritta.
Di cosa si tratta concretamente? Ecco un esempio di testo in lingua semplificata, tratto dal sito dell’ufficio federale svizzero della sanità pubblica (e rispettiamo qui i caratteri e l’impaginazione):
Cos’è il corona-virus?
Il corona-virus provoca una malattia.
Questa malattia si chiama COVID-19.
Alcune persone si ammalano gravemente a causa di questa malattia.
Alcune persone muoiono per questa malattia.
Il corona-virus è molto contagioso.
È importante che il corona-virus non si diffonda.
Nel linguaggio semplificato le frasi sono dunque semplici, corte e contengono un’unica informazione. Le parole difficili sono evitate o vengono spiegate, così come i concetti astratti; vengono usate le strutture grammaticali più semplici, ad esempio la forma attiva al posto della passiva, la forma affermativa invece della negativa, e il modo indicativo. Per la comprensibilità della lingua semplificata è anche importante la struttura grafica, che deve essere chiara, con caratteri grandi e frasi scritte su una sola riga.
Quello appena riportato è un esempio svizzero, perché in questo caso l’amministrazione pubblica è stata fortemente influenzata da quanto avviene nei paesi germanofoni. E non è un caso che in Italia sia la provincia autonoma di Bolzano a essere all’avanguardia per quanto riguarda la lingua facile. Riportiamo anche in questo caso un esempio relativo all’informazione sulla pandemia da corona virus:
Cos’è il corona virus?
Un virus è un agente patogeno.
Questo significa:
Un virus può far ammalare le persone.
I virus sono molto piccoli.
Nessuno può vedere i virus.
Ma un virus può passare da una persona all’altra.
Così poi 2 persone hanno il virus.
Lo scopo della lingua facile è quello di usare un linguaggio inclusivo, che permetta l’accesso a informazioni complesse anche a chi, per un motivo o per un altro, temporaneamente o in modo duraturo, ha problemi di comprensione linguistica. Purtroppo in ambito italofono questa prassi non è ancora molto conosciuta e usata, ma si spera che in futuro possa prendere maggiormente piede, sull’esempio dei paesi germanofoni.
Il linguaggio semplificato è per tutte e tutti.
Togliamo tutte le barriere.
Tutti e tutte devono capire cosa succede nel mondo.
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Articolo di Lorenza Pescia De Lellis

Nata e cresciuta nel Canton ticino, sono stata assistente al Romanisches Seminar di Zurigo e ho collaborato all’edizione degli Scritti linguistici di Carlo Salvioni. Attualmente vivo negli Stati Uniti e sono visiting scholar all’Institute for Advanced Study di Princeton. Tra i miei interessi di ricerca ci sono il linguaggio di genere, il multilinguismo e la politica linguistica, l’analisi del discorso, la storia della linguistica.