«Possiamo avere la democrazia o la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambe le cose».
Louis D. Brandeis (membro della Suprema Corte degli Stati Uniti dal 1916 al 1939).
«La politica non si fa solo nella cabina elettorale o nelle manifestazioni di piazza. La politica si fa ogni momento della vita: al supermercato, in banca, sul posto di lavoro, all’edicola, in cucina, nel tempo libero, quando ci si sposa. Scegliendo cosa leggere, come, cosa e quanto consumare, da chi comprare, come viaggiare, a chi affidare i nostri risparmi, rafforziamo un modello economico sostenibile o di saccheggio, sosteniamo imprese responsabili o vampiresche, contribuiamo a costruire la democrazia o a demolirla, sosteniamo un’economia solidale e dei diritti o un’economia animalesca di sopraffazione reciproca» ( dal sito del Cnms).
È da poco stata pubblicata dal Centro nuovo modello di sviluppo la dodicesima edizione del Dossier Top 200 La crescita delle multinazionali a cura di Francesco Gesualdi, allievo di Don Milani e Andrea Rosellini.

Per chi non lo conoscesse, il Centro nuovo modello di sviluppo è un ente di studi e ricerca sull’economia mondiale molto particolare che ha come mission la stesura di guide per informare i consumatori sul comportamento delle imprese, l’organizzazione di campagne, la redazione di suggerimenti sugli stili di vita.
Facendo propria la filosofia di Gandhi «sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», che richiama l’invito all’impegno di ognuna e ognuno di noi richiesto dalla seconda parte dell’articolo 2 della nostra Costituzione per la realizzazione del sogno di società nuova che ci hanno lasciato le nostre Madri e i nostri Padri Costituenti, questo Centro contribuisce nel suo piccolo al cambiamento in senso umano della nostra società e a fare politica nel senso alto del termine. Il nuovo Dossier contiene molte importanti informazioni e riflessioni ed è liberamente scaricabile dal sito. Come ogni anno ci fornisce un quadro fedele, sulla base di dati tratti da Fortune Global 500 (ed. 2022) e dal Fondo monetario internazionale.
Per multinazionale si intende un gruppo di società all’interno del quale si distinguono la capogruppo, anche detta controllante o holding, e le società possedute, dette controllate o filiali.
I gruppi multinazionali sono proprietari di società collocate all’estero. Secondo l’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, i gruppi multinazionali sono 320.000 per un totale di 1.116.000 filiali e i loro dipendenti sono il 4% degli occupati mondiali. Si stima che l’insieme delle multinazionali controlli l’80% del commercio internazionale. Il Dossier 2022 è ricco di dati e tabelle, utilissimi per riflessioni e lavori da proporre anche alle classi, presentati in modo molto chiaro. La nazionalità delle multinazionali è definita in base al Paese in cui è domiciliata la capogruppo. Secondo uno studio del 2013, più della metà delle multinazionali appartiene all’Unione Europea, che rimane, all’insaputa dei suoi cittadini e delle sue cittadine, il maggior gruppo commerciale del mondo.
Le Top 200 controllano il 19% del fatturato di tutte le multinazionali e i loro profitti sono quasi raddoppiati in 10 anni. A questo andamento dei profitti non corrisponde un avanzamento del numero dei dipendenti perché le multinazionali, per risparmiare sui costi di produzione, fanno sempre ricorso al cosiddetto contoterzismo nei paesi in cui i salari sono più bassi. Le multinazionali hanno più poteri degli Stati e questo emerge in modo evidente dal Dossier nella Tabella Bilanci pubblici e fatturati in cui delle prime 100 entità economiche, 71 sono multinazionali e 29 Governi. Ben 25 colossi finanziari controllano il 30% delle prime 43mila multinazionali, il che dimostra inequivocabilmente che il potere oggi è in mano alla finanza e in particolare a gruppi come Black Rock, Vanguard Group, USB AG, JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Pimco, Citigroup, per citare soltanto i più conosciuti.
Da tempo si sa, e in merito il Dossier riporta dati aggiornati, che le multinazionali spesso hanno fatturati superiori al Pil di alcuni Stati e usano il loro potere per condizionare le scelte politiche di Governi e Parlamenti. A tale riguardo il Centro nuovo modello di sviluppo approfondisce il concetto di lobby e descrive attraverso quali società le multinazionali fanno attività di lobby sui Governi: Ert (European roundtable of industrialists), Uscib (United States council for international business), Icc (International chamber of commerce), Tbd (Transatlantic business dialogue), organismi di cui fanno parte Coca-Cola, Procter & Gamble, Danone, Unilever, Fca e molte altre multinazionali. Se le multinazionali sono potenti al punto da influenzare la politica degli Stati, c’è da chiedersi se siamo ancora in democrazia. A tale proposito la ricerca cita il libro di John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia, La costruzione dell’impero americano nel racconto di un insider, in cui l’autore descrive i metodi usati per corrompere i capi di stato del Sud del mondo, anche se l’attività di lobby, come abbiamo letto, avviene ovunque spesso in forma organizzata per avere più peso.
La ricerca contiene un interessante articolo sul Metaverso, (di cui ci siamo già occupate/i su questa rivista commentando un articolo della rivista Limes), in cui si evidenzia che «le multinazionali che stanno crescendo più rapidamente sono quelle digitali.
In 5 anni il fatturato delle prime cento è cresciuto del 158%, la loro capitalizzazione del 165%, i profitti del 181%. Nel solo periodo 2020-21 i profitti sono cresciuti del 60%». L’approfondimento su Meta, nato dalla fusione di Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger è tutto da leggere e ci fa intravvedere scenari e applicazioni inimmaginabili, verso cui le multinazionali si stanno attrezzando con enormi investimenti. «Nel 2021 – riporta il Dossier 2022 – la spesa in ricerca di Global Google nel settore del Metaverso è cresciuta del 7.200%, mentre Meta ha annunciato di voler investire 10 miliardi di dollari in Reality Labs, i suoi laboratori specializzati nella progettazione e produzione dei dispositivi ottici utili a vivere le esperienze del Metaverso. Già oggi Meta impiega 17mila persone in questo tipo di produzione e ricerca. Intanto anche Microsoft ha annunciato l’intenzione di comprare la società di giochi Activision Blizzard per 69 miliardi di dollari con lo scopo di impossessarsi delle tecnologie che quest’ultima ha sviluppato nel settore del Metaverso. E se nel 2021 gli investimenti nel Metaverso sono ammontati a 57 miliardi di dollari, nei primi sei mesi del 2022 li troviamo più che raddoppiati a 120 miliardi».
Un altro approfondimento estremamente interessante è La guerra dei Microchip. La guerra ibrida, combattuta anche nei settori economico e commerciale, oltre che in quello militare, ha messo in grave difficoltà le imprese che si servono dei semiconduttori, definiti «il petrolio del futuro». Elettrodomestici, caldaie, automobili, cellulari, computer e stampanti funzionano con schede elettroniche composte da migliaia, a volte milioni di microchip. Sarà interessante leggere alcuni dati sulla dislocazione delle imprese produttrici di semiconduttori (su un valore complessivo di 123 miliardi di dollari generato nel 2019 dalle imprese manifatturiere di microchip, l’83% è stato creato in Asia. Gli Stati Uniti contribuiscono solo per il 10% e l’Europa per il 7%), sui costi di ricerca e innovazione che implicano, sugli investimenti necessari in questo settore e su come gli Stati e le imprese stiano cercando di attrezzarsi per essere meno dipendenti dall’estero in questo campo, smentendo il mito della globalizzazione.
Un altro articolo da approfondire è Il potere della finanza, in cui si ricorda che gli investitori istituzionali (Banche, assicurazioni e Fondi di investimento) «difficilmente conducono i propri affari utilizzando il capitale versato dai propri azionisti. Piuttosto usano i soldi rastrellati presso i risparmiatori». Secondo il Dossier di Cnms «ci sono multinazionali possedute quasi interamente da investitori istituzionali. Alphabet, capogruppo di Google, appartiene per l’80% a investitori istituzionali. Per valutare quanto sia vasto il potere dei grandi investitori istituzionali, basti dire che nel 2021 BlackRock ha partecipato all’assemblea degli azionisti di 18.000 imprese. Sicuramente fra le più grandi del mondo». Al mercato del gas e del petrolio è dedicato l’ultimo approfondimento, interessantissimo per comprendere gli interessi geopolitici statunitensi che stanno dietro alla mancata apertura del gasdotto Nord Stream 2 e quelli collegati al fracking.

Il Dossier 2022 Top200 va letto con attenzione perché è una voce fuori dal coro e ci invita a essere consumatori e consumatrici, risparmiatori e risparmiatrici informate e consapevoli. La copertina riporta una lattina con la scritta Eat the rich (Mangia i ricchi) con l’immagine, che ricorre anche nei Dossier degli anni precedenti, di un borghese messo a cuocere allo spiedo. Il messaggio è abbastanza chiaro ed efficace ed è supportato dai dati contenuti nelle dettagliate tabelle del Dossier: il male del sistema economico è l’eccessiva concentrazione della ricchezza, che favorisce e aumenta le disuguaglianze.
Possiamo «mangiarci i ricchi» solo con uno stile di vita sobrio e con il consumo critico, come suggeriscono molti economisti e molte economiste visionarie, di cui non si parla mai nei Manuali di Economia politica. Chissà che cosa penseranno i ricercatori e le ricercatrici di Pisa della decisione di assegnare il Premio Nobel per l’economia 2022, per la prima volta, tra gli altri, a chi era Presidente della Federal Reserve nel 2008, l’anno della gravissima crisi finanziaria di cui sopportiamo ancora le conseguenze: Ben Bernanke. Vedere il film Inside job di Charles Ferguson per credere.
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Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.