Dalla piuma all’algoritmo. La cura della trasmissione

Il 29 ottobre scorso, la Casa Internazionale delle Donne di Roma ha ospitato un evento intitolato Dalla piuma all’algoritmo. La cura della trasmissione, che ha ricevuto il Patrocinio di moltissime associazioni, università, sindacati, centri di documentazione, librerie. La Presidente dell’associazione Il Paese delle Donne, Maria Paola Fiorensoli, seguita dalla Rettrice Vicaria Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Fiorenza Taricone, ha dato inizio al “ballo” dei pensieri delle donne.
Quello che si è tenuto non è stato però solo un convegno, ma anche un confronto all’interno dei sette laboratori previsti: Associazionismo storico, con Ornella Cappelli, Presidente del Consiglio nazionale donne italiane, in rappresentanza di molte associazioni federate; Università, con Vinzia Fiorino, Ordinaria di Storia contemporanea all’Università di Pisa, per la Società Italiana delle Storiche; Scuola, con Loretta Bondì, Presidente di Archivia-Archivi, Biblioteche e Centri di Documentazione delle donne; Informazione, con la Rete Giulia Giornaliste, coordinato da Roberta Lisi, Coordinatrice per il Lazio; Archivi e Centri di Documentazione delle donne, con Vittoria Tola, Presidente Associazione nazionale Archivi, Segreteria nazionale Unione Donne in Italia; Poesia, con Gabriella Gianfelici, fondatrice di Exosphere e PoesiArtEventi; Istituzioni europee e ordinamenti giuridici, coordinato da Titta Vadalà, del Gruppo Donne e Ambiente della Casa Internazionale delle Donne.

Locandina di Dalla piuma all’algoritmo. La cura della trasmissione.

Lo scopo esplicitato era dare ascolto a voci plurali, per raccogliere informazioni, ma soprattutto per confrontarsi sul problema della trasmissione del femminismo. Le donne hanno lottato, hanno ottenuto, ma in parte tutto ciò è andato perduto nella memoria collettiva. Perché? Perché non esiste una memoria che permetta la trasmissione e che ne insegni la cura di essa. Ecco, la cura per la trasmissione. Ma quest’ultima, d’altro canto, consiste nella capacità di ricordare e di avere memoria, che ci induce e conduce alla riflessione sulla natura della trasmissione: non dev’essere industriale e commerciale, non dev’essere un pacchetto confezionato. Dunque, deve includere domande continue, questioni irrisolte, inquietudini innate. Questa è la disciplina della storia e del pensiero politico, cioè porsi infinite domande per poter dare forma a probabili risposte e soluzioni, ma non consegnare un patrimonio di conoscenza inerte alle generazioni più giovani.

Un ulteriore problema consiste nel “cosa scegliere di trasmettere” ed è questo che preoccupa maggiormente il mondo femminista. Così, attraverso i tavoli di discussione, sono state pensate più vie per poter giungere a una trasmissione che sia limpida e veritiera. La conclusione del lavoro dei sette Tavoli è stata illustrata alla fine della giornata, da ciascuna delle Coordinatrici. Diamo qualche breve spunto di sintesi: il Tavolo Poesia, coordinato dalla poeta Gabriella Gianfelici, ha ragionato sul luogo di nascita della carenza – in alcuni casi si tratta proprio di assenza – della trasmissione femminista, arrivando a individuarla nella famiglia. Perché tutto quello che noi sappiamo, che diciamo e che trasmettiamo a chi ci circonda, dipende dalla nostra esperienza.
Sappiamo bene che il primo luogo in cui si impara a vivere è la famiglia, un luogo in cui la madre ha il compito di amare sempre e incondizionatamente in un mondo in cui il lavoro occupa il maggior tempo della vita di una mamma; il figlio maschio viene spesso cresciuto viziato e difeso, ma soprattutto senza valori femministi. Dunque, il problema è nell’equilibrio di responsabilità tra i componenti adulti del nucleo familiare. Se viviamo in funzione dell’algoritmo individualista e personalista, la trasmissione non avviene con successo.
Il Tavolo Scuola riflette sulla didattica di genere che non consiste in quello che si insegna, ma nel come lo si trasmette. Sono le insegnanti che portano il linguaggio politico all’interno della struttura scolastica e in particolar modo nell’insegnamento sia a bambine/i che a giovani adulte/i.
ll Tavolo dell’Informazione, coordinato da Roberta Lisi, ha focalizzato l’idea secondo cui la memoria deve diventare il retroterra della cronaca che facciamo, mai dando per scontata la conoscenza di chi legge. La trasmissione dell’informazione femminista dev’essere chiara: ma come si fa la trasmissione? Utilizzando il linguaggio e rivendicandolo. Per esempio, la violenza di genere si chiama femminicidio: perché negare l’indicazione precisa? Allora le giornaliste devono assumersi la responsabilità di nominare il femminile perché chi produce l’informazione deve spiegare la complessità del linguaggio e non banalizzarlo. È questo un primo mattone per costruire la casa della trasmissione; e forse può non bastare, perché questi dati, queste informazioni e queste cronache della memoria devono essere trasferite da una generazione all’altra stando al passo con i tempi. Questo può avvenire con la creazione di pagine social o podcast, che offrono pillole di cultura, per ovviare alla non conoscenza delle giovani donne.

Qui è possibile rivedere l’incontro: https://www.youtube.com/watch?v=hcBFTtq0h7U

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Articolo di Valeria Corlianò

Laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Bari Aldo Moro e laureanda in Media, comunicazione digitale e giornalismo presso La Sapienza. Partecipa nel 2019 al concorso La Stradina dei Poeti a Barletta, vincendo il premio Frammenti di donna con la poesia Anna. Si interessa di filosofia, poesia e letteratura.

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