Carissime lettrici e carissimi lettori,
nove, cinquanta, ventidue, quarantuno. Poi duecentosettanta sette, trenta, trentacinque, sessantuno, tre. Non sono solo numeri, ma indicano parti, età, elementi della cronaca di queste due settimane di gennaio, primo mese del nuovo anno.
Nove sono gli anni che aveva la piccola Nadia Nencioni, morta trenta anni fa in via dei Georgofili, nel cuore di Firenze, a un passo da uno dei più belli e visitati musei del mondo, la Galleria degli Uffizi. Con lei, in quella notte tra il 26 e 27 maggio 1993, morivano la madre Angela Fiume (31 anni), il padre Fabrizio (trentacinque anni) e la sorellina Caterina di appena cinquanta giorni di vita, di cui la domenica precedente tutta la famiglia aveva felicemente festeggiato il battesimo. E poi un ragazzo ventiduenne, Dario Capolicchio, studente di architettura, mentre altre quarantuno persone rimasero ferite. Furono vittime dello scoppio di un’autobomba carica di ben duecentosettanta sette chili di tritolo (sembra rafforzato da altro nascosto in un borsone) per un commando venuto da lontano, dalla Sicilia di Cosa nostra, dalla mafia di Matteo Messina Denaro e di tanti altri, molti latitanti vissuti come lui, per decenni, in mezzo alla gente, indisturbati nel godersi la vita e, se capita, a preoccuparsi della propria salute.
Oggi se ne parla molto, di questo arresto improvviso. A noi rimane l’amarezza di una notizia che ha oscurato la morte di Gina Lollobrigida (1927-2023), la Bersagliera, diretta durante la sua carriera da registi come Comencini, Lizzani, De Sica e tanti altri, un’artista, pittrice, scultrice e fotografa conosciuta con mostre accolte nel mondo, un’appassionata viaggiatrice e ambasciatrice dell’Onu e dell’Unicef. Abbiamo assistito anche all’addio affettuoso, ma ugualmente sottotono, a Biagio Conte (1963-2023), conosciuto dalla gente come Fra’ Biagio, da parte della sua Palermo, quella città che ha celato per tanto tempo uomini della malavita, e che Fra’ Biagio ha vissuto nella sua parte sofferente, da persona per bene, nell’amore per il prossimo.
A noi rimane negli occhi lo stridente paragone tra due fotografie, tra due vite e due arresti. Uno, quello eseguito dai Ros, il 16 gennaio, con la persona arrestata ben vestita, senza manette, e quasi protetta, del boss incensurato, come si è definito ironicamente Matteo Messina Denaro al momento del suo accesso nel carcere de L’Aquila. E l’altra che ritrae il giornalista Enzo Tortora (1928-1988) umiliato e mostrato a tutti ammanettato nel giorno del suo arresto, in quel 17 giugno del 1983 (quaranta anni fa) che rimarrà una vergogna nella storia della giustizia italiana.
Ritorniamo a Firenze, ricordando la triste mattanza di trenta anni fa, in via dei Georgofili, una mattanza evitata negli attentati contemporanei fatti, dallo stesso commando, a Roma, con altre due bombe tra il Velabro e San Giovanni in Laterano, e a Milano. Ritorniamo alle due sorelline morte nella caduta della Torre delle Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. A Nadia e a Caterina sono state intitolate delle scuole nella loro Firenze e un asilo nido addirittura a Corleone. Poi a loro nome c’è anche un premio per una tesi di laurea. Per la cronaca anche tutta la missione che ha portato all’arresto di Messina Denaro è stata chiamata con il titolo della bella poesia, dal tono ermetico, scritta da Nadia qualche giorno prima della sua uccisione: operazione Tramonto. Bello questo dolce e dovuto tributo alle due giovanissime ragazzine, morte troppo presto e soprattutto ingiustamente.
Purtroppo le donne, quelle più grandi d’età, continuano a morire uccise, non rispettate, considerate oggetto e possesso da una società dove domina la mentalità patriarcale. Non è servita a Martina Scialdone, trentacinque anni, avvocata esperta di diritto di famiglia, la sua esperienza professionale, la consuetudine quotidiana a trattare le violenze domestiche. La visione arretrata che gira intorno alla mentalità maschilista non l’ha difesa e protetta dalla becera aggressività dell’ingegnere Costantino Bonaiuti, sessantuno anni e dalle violenze precedenti taciute, che non ammetteva l’idea che lei volesse lasciarlo. Per convincerla (!) a rimanere nella loro relazione le aveva dato appuntamento al ristorante, in un quartiere a sud della capitale, portandosi dietro una pistola con la quale ha freddato (mai parola più calzante!) Martina in strada, praticamente davanti al fratello di lei, accorso in aiuto, dopo una terribile telefonata fatta dal bagno del locale, quando era già iniziata la litigata furiosa tra i due. Fatale per l’avvocata romana è stato aver accettato questo ultimo incontro. «Un ultimo appuntamento spesso, ahimè, può essere quello fatidico che porta al femminicidio – ha commentato Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna – Quindi alle donne diciamo di non affidarsi, di non fidarsi e di cercare di sviluppare una consapevolezza che faccia percepire qual è il livello di rischio di vita».
Martina Scialdone è la seconda delle tre donne morte di femminicidio dall’inizio del 2023 (almeno speriamo non succeda più nulla mentre scrivo e viene pubblicato questo editoriale!). «Se questi femminicidi – continua Ercoli – fossero stati omicidi la risposta sarebbe stata una risposta più adeguata. Per questo noi siamo certe che questa risposta attenuata da parte delle istituzioni sia proprio la conseguenza di pregiudizi e stereotipi che minimizzano la gravità della violenza maschile contro le donne. Cosa possiamo fare, noi la scuola la famiglia? Serve un grande biasimo sociale, serve una reazione della cittadinanza, della società civile, di tutte e tutti noi. Non dobbiamo assolutamente permetterci di rimanere indifferenti. Ciascuno/a di noi può realmente fare la propria parte. Sappiamo perfettamente quanto sia difficile ritrovarsi da sole davanti a una relazione violenta, che è difficile trovare il coraggio di chiuderla. Ma oggi le donne hanno strumenti che possono utilizzare perché siano sostenute e perché ci sia davvero una società intera, comprese le istituzioni che sono a loro sostegno, che hanno il dovere di credere in loro».
La soluzione alle violenze e agli stupri non è certo quella data in un opuscolo distribuito nelle scuole del Friuli che invita le ragazze a «non mettere abiti succinti per non provocare…a evitare sorrisi provocatori a sconosciuti, a non indossare gioielli e a escludere abiti troppo eleganti e vistosi né guardare insistentemente l’altrui ragazza/o ed evitare commenti.» Insomma, le indicazioni distribuite nelle scuole vengono date alle donne. Nessuna strategia di prevenzione che educhi gli aggressori maschi. Una scuola così non può essere una scuola della legalità, dell’amore al sapere, della conoscenza di sé dei e delle ragazze che stanno crescendo.
In Veneto un altro triste episodio che è entrato in questi giorni nelle cronache e viene ancora dalla scuola. Un gruppo di ragazzine e ragazzi una mattina, forse per noia, certo per maleducazione, pensa bene di portare in classe, una prima superiore, a quattordici anni l’età media, una pistola ad aria compressa. Colpiscono una docente con dei pallini di gomma, all’occhio e alla testa e uno degli alunni filma tutto con il telefonino per metterlo poi sui social. L’episodio è successo a metà ottobre. La docente colpita, come scrive Il Mattino di Padova, ora ha deciso di denunciare tutti i 24 studenti di quella classe prima per i reati di lesioni personali, oltraggio a pubblico ufficiale, diffamazione a mezzo social e atti persecutori: «Lo faccio – ha detto l’insegnante – perché spero non succeda più a nessuno. Il nostro mestiere non può diventare pericoloso e in questo i genitori dovrebbero essere nostri alleati, invece sono totalmente schierati con i figli. C’è chi è andato a parlare direttamente alla preside, senza nemmeno preoccuparsi di me. Come in ogni ambiente di lavoro, c’è anche chi pensa che sia stata io a sbagliare, perché non so tenere a bada la classe. Come se fosse normale venire a scuola con la pistola ad aria compressa. Ad eccezione di un ragazzo, nessuno è venuto a scusarsi: né tra gli studenti, né tra i genitori. Lo reputo un atteggiamento molto grave. Sono stata abbandonata, ed è una delle ragioni per cui ora mi sento additata. Quando entro a scuola non è più come prima, c’è sempre una certa angoscia». A questo increscioso episodio se ne aggiunge un altro sempre made in Italy, ma su falsariga delle scuole of America: stavolta a sparare alla maestra è addirittura un ragazzino delle elementari. Desolante, da non crederci.
Per parlare invece di Bellezza e di Letteratura mi piace, per chi è a Roma, informare di un incontro che si terrà alla Fondazione Besso. Riguarda la scrittrice piacentina Giana Anguissola nata a gennaio (14 gennaio 1906), lontana discendente di quella Sofonisba Anguissola, famosa ritrattista del XVI° secolo che alla Corte di Spagna diventò celebre per aver ritratto i membri della famiglia reale. Sulla vita di Giana Anguissola è stato realizzato un docufilm che, presentato in prima nazionale a Piacenza, sarà riproposto a Roma il 24 gennaio prossimo (17.30 sala della Fondazione Besso, Largo di Torre argentina 11).
In fatto di immigrazione una bella lezione alle istituzioni centrali l’ha data la sindaca di Ancona dopo che il ministro degli Interni aveva dirottato verso la città marchigiana le navi con gli immigrati salvati in mare e con approdo più probabile in qualche porto della Sicilia. Ecco come riferisce la vicenda il blogger Lorenzo Tosa sulla sua pagina i social: «La sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, una delle migliori sindache di Italia, ha appena dato una lezione indimenticabile al ministro dell’Interno Piantedosi su come si amministra un Comune e come non si gestisce un Ministero.
Giorni fa Piantedosi, in versione asilo Mariuccia, ha deciso di mandare provocatoriamente le navi delle Ong nei porti delle città amministrate dal centrosinistra, tra cui proprio Ancona. Credeva di metterli in difficoltà, ma la risposta di Mancinelli è stata semplicemente esemplare.
Prima si è assunta la responsabilità dello sbarco («La nostra comunità farà la sua parte perché nessuno sia lasciato in mare»), ricordando l’assoluta illogicità e il cinismo di chi «costringe migranti ad affrontare altri 1500 chilometri (con onde alte sei metri) per poter sbarcare».
Poi ha elencato tutte le procedure messe in atto per gestire l’emergenza.
Infine, si è rivolta direttamente al governo e a Piantedosi, senza nominarlo mai: «Non è il singolo caso di Ancona il problema, semmai l’intero sistema di accoglienza a presentare criticità che c’erano anche prima e che questo governo non ha risolto. Il tema è serio e complicato e va affrontato nelle sedi istituzionali, evitando di usarlo da parte di tutti per propaganda politica a buon mercato. Noi a questa non ci presteremo».
Ecco, in tre mosse, come stanare e disinnescare con eleganza e senso delle istituzioni la becera propaganda di questa destra.
Grazie sindaca. (Lorenzo Tosa, pagina Facebook)».
Seppure può sembrare ripetitivo, mi sembra bello, e spero lo sia anche per voi, porre qui l’intensa poesia della piccola Nadia a cui hanno fermato violentemente la vita prima che compisse nove anni. «Oggi, quasi trent’anni dopo, la sua poesia, già diventata un piccolo, grande, manifesto civile della lotta alla mafia, recitata nelle scuole e nelle aule consiliari, incisa sulle targhe commemorative, messa in musica, ha sigillato la chiusura del cerchio. Il 16 gennaio 2023 Tramonto era lì, incorniciata in un quadretto, appesa a una parete dell’hangar Alfa 11».
Tramonto
Il pomeriggio
se ne va
il tramonto si avvicina
un momento stupendo
il sole sta andando via (a letto)
è già sera, tutto è finito.
(24 maggio 1993)
Buona lettura a tutte e a tutti
Sfogliamo gli articoli di questa settimana di gennaio in cui si svolge tra la neve a Davos il World Economic Forum, partendo da Selma Lagerlöf. Nobel per la Letteratura, svedese che la neve l’ha sicuramente vista da vicino e in abbondanza, prima donna delle sedici a cui è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura, attivista, femminista e pacifista. Continuiamo con le nostre serie, ancora una volta da un Paese dai lunghi inverni pieni di neve: Il pane polacco ci farà conoscere la storia di una donna che ha governato una nazione massacrata dalle guerre e dalle invasioni, occasione per riflettere sui concetti di patria, casa e confine. Con gennaio sono riprese le iniziative di Toponomastica femminile. Guidate dal «filo bianco» della neve, tanto agognata, siamo partite dalla Valle d’Aosta, con Le salon virtuel d’Aoste, il primo dei nostri salotti regionali che si è occupato della birra fra tradizione e modernità. Nei salotti si chiacchiera civilmente ma non si fa gossip. Su questo termine di origine inglese indaga la recensione di questa settimana Gossip. La storia di una parola, che riflette sulla misoginia presente nella storia e nella cultura patriarcale commentando il libro di Silvia Federici Caccia alle streghe, guerra alle donne. Di sconfinamenti, rifiuto delle etichette tradizionali, ribellione, racconta il primo articolo della nuova serie di ritratti di donne provenienti dal mondo musulmano, dedicato a L’iraniana Shirin Neshat una delle più importanti artiste visive contemporanee. Di buon cibo e buon pane proveniente da tutto il mondo leggeremo in Eccellenze mondiali. Parte seconda, mentre scopriremo tanti talenti femminili nella terza puntata sulle campionesse paralimpiche, Le campionesse delle Paralimpiadi estive. Da New York 1984 a Sydney 200.
In questi tempi cupi di guerra continuiamo a parlare di arte e in particolare di arte contro la guerra in A Nuoro la mostra Picasso e Guernica. Contro tutte le guerre, la recensione di questa Mostra ospitata al Man (Museo d’Arte Provincia di Nuoro). L’altra metà del mecenatismo, invece, ci accompagna in un percorso sulle donne mecenati, collezioniste, critiche che hanno supportato artisti e artiste, a partire dal Rinascimento.
Con il 2023 vitamine vaganti si rinnova: comincia oggi, Grecità con La consegna del silenzio, una serie che rivisiterà alcune figure femminili del mondo greco, spesso idealizzato e quasi idolatrato sui banchi del liceo, che ci riserverà molte sorprese. Un appuntamento ormai consolidato quello con i webinar dell’associazione Reti culturali. Il prossimo, previsto per il 26 gennaio, sarà tenuto da Nunzia Augeri, scrittrice e saggista, intervistata in Cambiamo discorso. La presenza delle donne nella Resistenza europea.
Due articoli riguardano la scuola: Valentina lo ha capito, racconto che ha vinto il Primo premio per le Classi Quinte della IX edizione del Concorso Sulle vie della parità indetto da Toponomastica femminile e Le lavoratrici di domani. Riflessioni di una futura insegnante, che, partendo dagli stimoli offerti dalla conferenza Skill for life: idee per l’empowerment delle ragazze dalla scuola al lavoro, organizzata dall’associazione Room to Read in occasione della Giornata Internazionale delle bambine, affronta alcune delle questioni più spinose legate a quello che Calamandrei definiva «organo costituzionale emapoietico, (che cioè porta sangue a tutti gli altri)»: quella scuola tanto bistrattata e dimenticata, in cui tante e tanti di noi continuano a credere, «in direzione ostinata e contraria».
La cattura, dopo 30 anni di latitanza, dell’ultimo capo della mafia stragista, ci spinge a parlare di benefici penitenziari e reati ostativi per chi collabora o non collabora con la giustizia. Ma quanto è rave questo “decreto”? è l’articolo che, come si intuisce dal titolo, favorisce qualche riflessione sul modo in cui i media italiani veicolano l’informazione su queste e altre modifiche introdotte dal Governo con l’appoggio, non proprio spontaneo, del Parlamento. Buone letture vitaminiche a tutte e tutti.
SM
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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.