Editoriale. Turismo lento

Carissime lettrici e carissimi lettori,

andata via la sacralità pasquale dei e delle cattoliche, risorgerà domani in quella di chi è fedele alle ortodossie. Per le figlie e i figli d’Israele la Pasqua ebraica, la festività di Pesach, il passaggio attraverso il mar Rosso del popolo di Jahvè, guidati da Mosè, in ebraico Mōsheh, il Salvato dalle acque, è avvenuta tra il 6 e il 13 di questo stesso mese quando si ricorda il Dio che facilitò per il suo popolo la strada verso la salvezza.

Giornate festive, dunque, di passeggiate e avventure, anche lontano da casa. Da qui il detto popolare che permette di viverla altrove, forse anche per quell’aria primaverile che stavolta però si è avvicinata di più al Natale, da trascorrere in casa, a tavola con i parenti.

Numerosissime e numerosissimi turisti/e hanno inondato le strade di tutte le città e i borghi, nel mondo coinvolto, ampio e spesso già provato dalle invasioni di massa, del cosiddetto turismo mordi e fuggi, dove il territorio non è ascoltato, avvertito dalla sensibilità di chi va a scoprirlo e a guardarlo con occhi curiosi. Dove il mordi non è da intendere solo in senso alimentare, del tempo per mangiare un panino o un trancio di pizza e continuare a camminare per vedere il più possibile nel più breve tempo e tornare indietro o proseguire per altre mete usando lo stesso metodo di fruizione.

Le città più frequentate da questo tipo di turismo, in un’Italia zeppa di bellezze naturali ed artistiche, cercano e chiedono soluzioni. Lo fa Venezia, città per eccellenza della bellezza e del turismo cosiddetto di massa, che tanto fa soffrire i suoi e le sue abitanti, lo fa l’Alto Adige, ma non solo. Pensano a un vero e proprio ticket di accesso per la pianificazione e la programmazione degli arrivi. Discutibile o no, ma in molti nelle istituzioni ci stanno ragionando, prendendolo in considerazione per soluzioni possibili.

L’esempio/scandalo per tutti, questa volta, sono state le Cinque Terre, luoghi di costa e montagna (spesso dura, e durissima per i contadini e le contadine che la coltivano per ricavarci, per esempio il famosissimo e liquoroso vino doc Sciacchetrà). Una costa bellissima e fragile questa della Liguria, che parte dalla Toscana e si lancia, luogo dopo luogo, da Riomaggiore a Manarola, a Corniglia, fino a Vernazza e alla più sabbiosa Monterosso così cara al poeta Eugenio Montale. Corrono verso Genova e via, ancora, in direzione di Mentone, oltreconfine, nel mare caldo francese della Costa Azzurra, della Côte d’Azur, ricca di profumi della natura e delle essenze decretate dai famosi, quanto indiscussi, nasi dell’alta profumeria di Grasse, il balcone d’alabastro della riviera del sud.

In un periodo post Covid-19, quando il commercio era andato letteralmente in tilt portando con sé infelicità, difficoltà e spesso anche disadattamento e fame, il ritorno del turismo è stato salutare e ha portato beneficio nell’economia dei territori o meglio, di chi gestisce i servizi del territorio. Questo era un augurio sperato e arrivato, ma non si è dimostrato, ed era prevedibile, il rispetto ugualmente dovuto, alla terra e al mare che vivono sempre insieme, in simbiosi.

«Quello che dovrebbero capire alle Cinque Terre, un caso che cito molto spesso nelle mie lezioni – ha detto in un’intervista Corrado Del Bò, professore ordinario di Filosofia del diritto a Bergamo e di Filosofia del turismo alla Fondazione Campus di Lucca, e autore del saggio Etica del turismo e, da diversi anni, studioso degli effetti più deleteri del turismo di massa — è che la turistificazione, ossia la sostituzione di una comunità con una non comunità è un processo difficilmente reversibile. Si sono comportati come Topolino apprendista stregone che non riesce più a ricacciare indietro gli spiriti che ha evocato».

Del Bò è d’accordo con lo scrittore Maurizio Maggiani, nato in una terra a confine di quei luoghi di cui si parla e dice: «Convengo con Maggiani quando dice che la gente delle Cinque Terre ha deciso di arricchirsi a scapito del territorio. Non conosco così approfonditamente la vicenda di questi paesi, ma il punto generale è corretto: massimizzare i guadagni ha un costo molto pesante dal punto di vista ambientale e sociale…Le ricadute negative non sono solo quelle dell’impoverimento culturale, della mancanza di stimoli creativi, della trasformazione del paesaggio o dello svuotamento dei residenti che trovano più conveniente affittare le loro case piuttosto che abitarle. Proprio a causa del sovraffollamento – continua Del Bò — questi luoghi diventeranno meno interessanti per il turista più sensibile. Certo, non tutti sono in grado di praticare una scelta di astensione, penso alle crociere o ai viaggi in bus di un paio di giorni, però alla lunga le Cinque Terre possono ritrovarsi con un tipo di turista sempre meno consapevole… Modificare lo stato delle cose però è più complesso di quanto si possa pensare. Certo – conclude il professore – dobbiamo renderci conto che dire dall’oggi al domani che si riducono le crociere significa interferire con interessi economici e di spostamenti di masse enormi. Significherebbe dover ristrutturare dei mercati, e non è cosa che si possa fare in un arco di tempo anche medio. Non ci si rende conto della portata dell‘iperturismo anche perché la vacanza è vista come attività leggera, ricreativa e non impattante. Invece il turismo è un’industria pesante come raffinerie e siderurgia. Il che non vuol dire chiudere i cancelli ma rendere i suoi effetti meno dirompenti. Nel mondo si vedono i primi tentativi: i tornelli a Venezia, in nord America ed Europa limiti agli affitti brevi per disincentivare il turn over frenetico e l’abbandono dei residenti. Certo per trovare forme di perequazione si deve avere anche sensibilità e la capacità di fare un mea culpa».

«Per le città d’arte – suggerisce un sindaco — non serve il clima della baraonda, ma è necessario il clima della lentezza. Bisogna trovare soluzioni e cercare di convincere i turisti, non solo per Venezia – dice Luigi Brugnaro -, a non puntare solo sulla lunghezza di un fine settimana, ma fermarsi e, oltre al dormire e mangiare, imparare a esplorare il territorio, conoscere la terraferma e le isole della laguna. Chi volesse andare a Cagliari – propone il sindaco Paolo Truzzu – per un turismo responsabile può anche optare per l’inverno e così assistere alla regata della Coppa America. A Salerno? La via dei Mercati è consigliata dal sindaco Vincenzo Napoli, prima di introdursi nei tornanti mozzafiato della Costiera. Poi il Castello e, immancabili, gli splendidi Giardini della Minerva, vero regno della botanica. Tutto da fare con lentezza, gustando il territorio in senso esatto. Forse così salviamo i nostri luoghi che sono sempre di cultura, e impariamo a viaggiare con consapevolezza senza aggressione. Dopo le ferie pasquali, infatti, ci sono altri due ponti, che indicano possibili spostamenti dalle proprie città. Il primo è per la festa del 25 Aprile a cui guardare per l’osservazione politica sulla partecipazione del Governo attuale e la volontà di partecipare alla celebrazione della Liberazione dal fascismo. Poi, seppure più breve (perché è un lunedì), la festa del Primo Maggio dedicata al lavoro, punto più che mai dolente proprio dopo le restrizioni dovute al Covid-19.

Parliamo di donne. Una buona notizia viene dal Premio letterario più ambito: il Premio Strega che si celebrerà a Roma, come al solito nel mese di luglio. Gli amici della domenica, come amava nominare Maria Bellonci il gruppo di intellettuali che, dal 1947, si riuniva a casa sua e dai cui incontri nascevano i titoli della finale dopo una partenza con 80 titoli e una semifinale con dodici. Quest’anno la probabilità che arrivi al primo posto una scrittrice è alta. Infatti, tra i dodici libri arrivati in semifinale ben otto sono scritti da donne. Così dopo l’ultima biennale d’arte di Venezia praticamente dedicata ad artiste si svolge al femminile anche il prestigioso premio nominato al liquore di Benevento: Silvia Ballestra, Maria Grazia Calandrone, Romana Petri, Rosella Postorino, Igiaba Scego, Maddalena Vaglio Tanet, Carmen Verde, e, infine, Ada D’Adamo, purtroppo andata via da questo mondo ancora giovane e prima di avere notizia del premio, ma rimasta in gara per decisione unanime della giuria.

La bellezza delle Cinque Terre risplende nelle poesie di Eugenio Montale per il quale Monterosso, l’ultima Terra verso Genova, rimase un segno fondamentale per la sua opera. Montale, che vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1975, fa entrare il profumo del mare e della montagna sovrastante nei suoi primissimi versi. Limoni, la poesia che leggiamo oggi insieme è espressione di quelle estati passate da piccolo con i genitori nella Casa gialla: «Nella poesia di Montale le Cinque Terre devono essere scoperte, così come devono essere scoperte le emozioni che l’autore ci trasmette, osservando ed ammirando questo spettacolo naturale. La scoperta diventa più semplice, immergendosi nel paesaggio, in cui egli ha vissuto; da qui può partire un’affascinante ricerca interiore, attraverso la quale chiunque, filtrando la poesia montaliana con la propria personalità, può comprendere ciò che l’ermetico poeta voleva comunicare».

Limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. 
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. 
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta. 
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni. 
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità. 
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce. 
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità. 
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. 
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima. 
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

(da Ossi di seppia, 1921)

Buona lettura a tutte e a tutti.

Ecco gli articoli presenti nella rivista questa settimana. Gli sbarchi dei migranti sono definiti in questi giorni da questo Governo “un’emergenza”, contribuendo a una narrazione distorta della realtà, che rivela la difficoltà e l’incapacità di leggere la complessità del presente. Le parole dell’odio, l’approfondimento presentato al Convegno nazionale di Palermo di Toponomastica femminile ci invita a riflettere sulla pericolosità delle parole di odio in rete, soprattutto nei confronti delle persone migranti. La marginalizzazione delle persone migranti non è la sola che incontreremo. Donne in manicomio nel regime fascista ci racconterà I fiori del male. Una mostra sulle donne in manicomio nel regime fascista, ospitata nei locali del Museo Athena del Comune di Capannori dal 18 febbraio all’ 8 marzo 2023, che ha acceso i riflettori sui percorsi di marginalizzazione femminile, un allestimento preceduto nel dicembre 2022 da un corso di formazione dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Lucca dal titolo: Il quinto stato. Storie di donne fra fascismo e dopoguerra. Convivenze, conflitti e transizioni nell’età contemporanea. Di marginalizzazione femminile continuiamo a parlare a proposito dei Premi Nobel per la Medicina: su 224 Nobel solo 12 sono stati assegnati a donne. Tra queste pioniere geniali ed eccezionali troviamo Rosalyn Sussman Yalow, a cui il riconoscimento fu assegnato nel 1977. Da New York, la città dell’appassionata Nobel, ci spostiamo in Finlandia, dove leggeremo in L’italiano al Nord l’esperienza, insolita e originale, dell’insegnamento della nostra cultura e della nostra lingua in aule popolate da poche e pochissimi studenti silenziosi, spesso mentre leggeri fiocchi di neve alla finestra accompagnano le lezioni. Dalla Finlandia ci spostiamo in Grecia, per la nostra serie Grecità, a incontrare Elena, la più bella, che si trova ad essere, senza volerlo, come ci ricorda l’autrice, «al centro di eventi giganteschi che la trascendono: è la causa oggettiva della guerra di Troia, i pensieri e gli sguardi di tutti sono rivolti a lei, e ciò ne fa indiscutibilmente l’eroina femminile dell’Iliade, come Penelope lo è dell’Odissea». Un’altra donna, per la serie Musulmane memorabili è Najla Bouden Romdhane. Una leader femminile in Tunisia, la prima donna a ricoprire il ruolo di premier in tutto il mondo arabo, purtroppo in un momento difficilissimo, sia economicamente che costituzionalmente, per quella che fino a poco tempo fa era definita “la sola democrazia del mondo arabo”. Dalla rete questa settimana presentiamo Donne: consumo, risparmio e gestione del denaro. I risultati di una ricerca, uno spaccato interessante del rapporto del mondo femminile con l’economia e la finanza. Allarghiamo lo sguardo a altre culture e dedichiamoci alla scoperta del loro rapporto col cibo e con le libagioni con Fondamenti di un sistema alimentare. Cina, mondo ebraico, iran preislamico.
Per la serie Italiane Due metri sopra al cielo. Sara e il record mondiale che fermò il telegiornale ci racconta la vita e le imprese straordinarie di Sara Simeoni, la prima donna al mondo ad abbattere il muro dei due metri nel salto in alto, in occasione della recensione del libro Sara Simeoni di Sarina Biraghi nella Collana Italiane. L’altro consiglio di lettura del nostro numero 214 è Fiori di alabastro, tappeti di Bukara della scrittrice di fantascienza e non solo Angelica Gorodischer, un’autrice femminista da conoscere.
 É corretto o no modificare i testi di un autore o di un’autrice se contengono termini in cui il linguaggio veicola contenuti misogini, xenofobi, razzisti o è irrispettoso, ad esempio, verso persone con problemi mentali o di sovrappeso? Se lo chiede l’autrice di Modificare o non modificare linguisticamente la letteratura per l’infanzia? dopo le modifiche apportate dall’editore ai libri di Roald Dahl in Gran Bretagna e recentemente anche a quelli di Agata Christie.
Per le iniziative toponomastiche ricordiamo in Mestieri femminili tradizionali sulle strade di Pistoia le intitolazioni delle rotatorie alle organare, alle sarte e alle ricamatrici, alle impagliatrici e alle trecciaiole, in un’opera di dovuto riconoscimento al prezioso lavoro di tante donne che hanno contribuito all’economia delle nostre società e che difficilmente vengono ricordate.
Chiudiamo in bellezza con Il marzo di Toponomastica femminile, ricchissimo dei tanti eventi che hanno accompagnato il mese dedicato alla Giornata internazionale dei diritti delle donne e con un’altra delle gustose ricette della serie La cucina vegana. Pesto di cavolo nero, noci e semi, ottimo per condire la pasta, ma anche da spalmare sulle bruschette, augurando a tutte e tutti noi buon appetito.
SM

***

Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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