Carissime lettrici e carissimi lettori,
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista». Questo afferma la nostra Costituzione. Nero su bianco.
Siamo qui tra due feste importanti, fondamentali. Perché la Costituzione esista e possa essere stata scritta era indispensabile che ci fosse il 25 aprile, come Festa della liberazione, di tutte e tutti gli italiani, dalla dittatura fascista. L’incipit, l’articolo 1 della stessa Costituzione, definisce l’Italia come Paese basato sul lavoro. «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» è l’essenza della Festa del Lavoro. Ma include la sostanza del 25 aprile e si celebra lunedì prossimo, primo maggio. Ed è anche, aggiungo, fuor di retorica, la prova che tutta la Costituzione è di per sé antifascista, perché libertaria.
La libertà, la liberazione, il diritto al lavoro e la democrazia appartengono indissolubilmente alla Costituzione italiana. Al di là, è bene ripeterlo, di ogni enfasi retorica. L’infelice frase pronunciata dalla seconda carica dello Stato alla vigilia della Festa della liberazione è fondamentalmente fuori luogo perché la convinzione che il ritorno del fascismo fosse un pericolo da evitare è fondamentale: «L’obiettivo dei membri dell’Assemblea Costituente era quello di evitare che, dopo la caduta della dittatura, si potesse comunque reinstaurare in qualche modo il partito fascista. Ragion per cui si volle inserire nella Costituzione un divieto esplicito, limitando inoltre il diritto di voto e l’eleggibilità dei membri del regime che era appena capitolato.
Il testo della Costituzione, del resto, è espressione in ogni suo articolo dell’antifascismo. Lo è quando elenca i principi fondamentali, definendo la natura democratica della Repubblica e i diritti inviolabili dei cittadini: all’articolo 1, ad esempio, quando afferma che la sovranità appartiene a un popolo e non al dittatore, o all’articolo 3 quando dice che tutti hanno pari dignità. Anche la prima parte, quando vengono elencate le libertà degli individui, i diritti sociali e civili, è espressione dell’antifascismo: all’articolo 21, che difende la libertà di espressione, all’articolo 40, sulla libertà di sciopero, o all’articolo 49, sul pluralismo politico. Chiaramente la Costituzione è antifascista anche nella Seconda parte, quando architetta e bilancia i poteri dello Stato: qualcosa di completamente sconosciuto in una dittatura. E infine, lo abbiamo appena visto, la Carta è antifascista nelle Disposizioni finali, quando mette fuori legge il partito fascista. Insomma, gli articoli della Costituzione, pur non parlando espressamente di antifascismo, sono espressione di una cultura democratica antifascista. Ad ogni modo, oltre al testo della Carta, ci sono in particolare altre due leggi che parlano del fascismo: la legge Scelba e la legge Mancino. La legge Scelba, del 1952, attua il contenuto della dodicesima Disposizione e introduce il reato di apologia del fascismo. Questa definisce cosa si intenda per ricostituzione del partito fascista e quali sono le pene previste» (Fanpage).
Troppe cose brutte abbiamo ascoltato e visto in questi giorni. Storie di donne, spesso vittime, purtroppo a volte aguzzine. Come la storia triste, amara, direi raccapricciante, di suor Rosalina Ravasio e della sua comunità terapeutica Shalom, che significa pace! Chiaramente ancora con nulla di giuridicamente definito. Ma è bastato per un ritorno della paura, di chi ne ha già tanta. La paura, quella di non farcela a uscire dal male, soprattutto dalla dipendenza (e la parola la dice già lunga) dalle droghe e dagli psicofarmaci. Quindi un’instabilità, o meglio, una fragilità mentale che ha bisogno di grande attenzione. Si parla di botte, di insulti, di costrizioni, di stigmi? Verità, semi-verità o menzogna lo dirà la giustizia. Certo è che ci sono fotografie, registrazioni, audio e video, confessioni di paura!
Una morte annunciata, e la si può giudicare a ragione una delle tante morti sul lavoro, quella di Barbara Capovani, cinquantacinquenne medica psichiatra all’ospedale di Pisa, colpita a bastonate da un utente che l’ha ridotta in fin di vita e poi morta dopo una breve agonia . Barbara Capovani, colpita la sera di venerdì 21 aprile, mentre stava ritornando a casa, come al solito, con la sua bicicletta, è morta dopo due giorni regalando un altro atto di generosità: i suoi organi. Oggi sappiamo che i reni sono arrivati a Roma a una bambina che li ha avuti trapiantati all’ospedale Bambino Gesù.
La morte di Barbara Capovani è una morte sul lavoro e di lavoro. Il suo assassino, Gianluca Paul Seung, aveva dato tanti segnali che hanno preparato l’aggressione che l’ha uccisa. La dottoressa Capovani dirigeva il reparto psichiatrico dell’ospedale di Pisa e più volte il suo aggressore l’aveva nominata e accusata sui social e non solo. «Sono uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile; collego le dimensioni», scriveva. Aveva anche creato un’altra pagina intitolata «in difesa dell’utente psichiatrico» dove ripetutamente postava foto di atti giudiziari che lo riguardavano. Seung aveva numerosi precedenti con la polizia e nel 2018 era stato arrestato a Viareggio per aver molestato una minorenne. In passato aveva aggredito anche un medico psichiatra dell’ospedale Versilia di Viareggio. Nel febbraio 2022 era stato arrestato per aver spruzzato dello spray urticante al peperoncino negli occhi di un vigilante all’ingresso del tribunale di Lucca dove era stato convocato per un processo per interruzione di pubblico servizio. Stesso atteggiamento ha messo in atto quando sono andati ad arrestarlo per l’aggressione alla dottoressa Capovani.
Poi anche le belle notizie. Come quella che riguarda la ventiduenne Lisa Generoso scelta tra le 25 donne che sono il miglior volto della Fisica italiana. Generoso è iscritta al primo anno di laurea in Physics (in lingua inglese, speriamo non lo cancellino!) è arrivata seconda al concorso (con una votazione di 198 su 200) intitolato Più donne nella Fisica e addirittura prima nell’area di Fisica subnucleare. Generoso vive a Noicottaro, in Puglia, e studia a Bari. Quest’estate andrà ad Amburgo per otto settimane per un tirocinio. Un bell’esempio e incoraggiamento per tutte le ragazze che sognano studi e professioni Stem! «Spesso sono l’unica ragazza ai corsi, ma – incoraggia anche sé stessa – le cose stanno cambiando».
Un’altra bella esperienza è il ritorno in televisione della nuova edizione de La Prima donna che, una “cura omeopatica” contro gli stereotipi di genere che è iniziata il 24 aprile e, come le pillole, andrà in onda quotidianamente alle 16.05, ogni giorno, dal lunedì al venerdì (Rai3, Radio 1 e RaiPlay) in collaborazione con la Commissione Pari opportunità della Rai.
Tante donne che sono protagoniste di una prima volta accaduta, grazie a loro, nel mondo femminile, in Italia e non solo. Così sentiamo raccontare di Lea Pericoli, record di campionati italiani di tennis, prima donna in minigonna e prima testimonial nella lotta contro i tumori, di Angela Maria Guidi Cingolani, Madre Costituente, Prima donna a prendere la parola in una Assemblea democratica e prima donna ad avere un incarico ufficiale al Governo (con De Gasperi nel 1951), di Valentina Zurru, tra le prime donne minatrici nella miniera di Nuraxi Figus (chiusa nel 2019, ultima in Italia), di Laura Bassi, prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria, vissuta a Bologna nel 1700, di Nives Meroi prima italiana in vetta agli 8.000 (Nanga Parbat) nel 1988, prima donna al mondo nella traversata di tre cime di ottomila, prima italiana al K2 2006, di Raffaella Carrà, la prima donna a mostrare l’ombelico in televisione, di Emma Strada, la prima ingegnera italiana, fondatrice dell’Associazione italiana donne ingegnere, delle sorelle Fontana che hanno rivoluzionato la moda. Poi Maria Montessori, Moira Orfei, prima donna a fondare un circo, Matilde Serao, prima donna a dirigere un quotidiano, Grazia Deledda, Oriana Fallaci, Anna Magnani, prima donna italiana a vincere un Oscar. E con loro anche le voci maschili che accompagnano la vita delle donne. «In questa nuova serie alle voci femminili si uniscono quelle di giovani uomini che racconteranno quelle storie di emancipazione femminile nelle quali la collaborazione con un uomo di buona volontà è stata particolarmente importante, come Eva Mameli Calvino, prima donna ad ottenere una cattedra universitaria in botanica e a dirigere un orto botanico raccontata attraverso gli occhi del figlio Italo. Oppure Nives Meroi, prima italiana in vetta agli 8.000, sempre in cordata con il suo compagno e le 10 maestre che per prime nel 1906 furono iscritte nelle liste elettorali grazie alla sentenza del giudice Mortara. Venticinque nuove biografie, raccontate in prima persona da ragazze e ragazzi di oggi che si calano nei panni della protagonista per rivivere e trasmettere con più forza la sua esperienza».
Non si è spenta ancora la polemica e la discussione sul destino (che si deciderà l’11 maggio prossimo) dell’orsa nominata con una sigla, JJ4 colpevole della morte, in Trentino, del giovane Andrea Papi e perdonata dagli stessi genitori del runner. JJ4 è madre di tre cuccioli. Secondo gli esperti, i cuccioli dell’orsa hanno circa 15 mesi e sono in fase di svezzamento. Ma, generalmente, quanto restano i piccoli di orso con la madre? «Indicativamente gli studi scientifici ci indicano intorno ai 2 anni: tra l’anno e mezzo e i due anni e mezzo», spiega in un post su Facebook la dottoressa Chiara Grasso, etologa, giornalista, divulgatrice e docente di ecoturismo. In realtà, «un recente articolo pubblicato su Nature evidenzia che la strategia “2,5 anni”, con cura parentale molto prolungata, in Svezia sta aumentando di frequenza, e di molto, favorita dal tipo di gestione dell’attività venatoria. Il punto centrale, infatti, è fino a che punto i cuccioli di orsa abbiano appreso le tecniche di sopravvivenza dalla madre. Considerando che è solo dal secondo anno che le mamme iniziano a muoversi su aree più vaste incrementando l’insegnamento e la trasmissione di conoscenze, necessarie al definitivo svezzamento (ad esempio, come localizzare un frutto che si trova solo ad agosto), capirete bene che l’apprendimento non è ancora concluso e l’orso, essendo un animale straordinariamente complesso, ha un bisogno basilare di apprendimento e imitazione. Come noi».
Si reclama da più parti una messa in pace tra l’umanità e il resto del mondo animale con un ripensamento di atteggiamenti e di invasioni da parte dell’umano che, per un retaggio culturale, si sente padrone dell’universo. E forse tanto si deve imparare dall’ultima pandemia e da tanti elementi che indicano negli allevamenti intensivi una delle cause della fame e della sete a livello planetario.
Concludiamo proprio con il mondo animale e con una bella notizia che ci rincuora, seppure non importantissima, ma ci dona serenità e un bel pizzico di gioia. A Oristano, nella Sardegna occidentale, una veterinaria, Monica Pais, che lavora presso una clinica locale, ha postato sulla sua pagina social insieme a una bella serie di fotografie, un cane che sta seguendo, insieme ai parrocchiani, la messa domenicale. «Le immagini, inutile sottolinearlo, hanno fatto il giro dei social e del web – scrive il quotidiano che ne ha dato notizia –. La veterinaria, nel suo post, fa riferimento a Palla, un cane speciale da lei salvato dopo essere stato abbandonato con una corda stretta al collo tanto da lasciarle per sempre una cicatrice. Toccherà a lei, la prossima volta, accompagnarla alla funzione religiosa del giorno di festa. Nel frattempo, però, la professionista sarda ha voluto ritrarre all’interno della cattedrale cittadina un altro quattrozampe, compito e composto, che era lì con i suoi proprietari per assistere al sacro rito. Tantissimi commenti, praticamente tutti di approvazione, scaturiti dai social. Commenti dai quali, tra l’altro, si scopre come la presenza dei cani in chiesa, in Italia, sia – se non comune – comunque non sempre vietata… La cagnetta, vestita a festa con un abitino su misura in stile sardo, si è sistemata al fianco della panca dove si trovava il suo proprietario e lì è rimasta, senza allontanarsi, per l’intera durata della funzione».
Il clima di festa che accompagna questa fine del mese che il poeta volle chiamare “crudele” ci richiama alla poesia immersa nella difficoltà della rinascita, così come la intendeva Thomas Stearns Eliote alla ricerca della libertà che, se raggiunta, è accolta con gioia. Allora vorrei proporvi per la chiusura dell’editoriale l’incipit del poema di T. S. Eliot dove parla della crudeltà dell’aprile e una poesia, qui emblematica, della piccola Anna Frank che tanto ha sofferto della mancanza di libertà e dell’assurdità della discriminazione e dell’odio razziale, del quale purtroppo stiamo tristemente risentendo parlare. Poi una frase del grande Norberto Bobbio che ci racconta la conquista di libertà e liberazione dalla dittatura celebrata il 25 aprile.
La terra desolata (The Waste Land) è un poemetto in cinque movimenti pubblicato per la prima volta nell’ottobre 1922 sulla rivista The Criterion e soli due mesi dopo apparso in volume nelle librerie (quindi un centenario). Si tratta di uno dei capolavori della poesia modernista e a un altro grande nome del modernismo americano è dedicato a Ezra Pound (“il miglior fabbro”), che ne rivide il testo tagliando un’elevata percentuale di versi.
Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L’estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un’ora intera.
Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch.
E quando eravamo bambini stavamo presso l’arciduca,
Mio cugino, che mi condusse in slitta,
E ne fui spaventata. Mi disse, Marie,
Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.
Fra le montagne, là ci si sente liberi.
Per la gran parte della notte leggo, d’inverno vado nel sud.
Aprile
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.
(Anna Frank)
Dopo venti anni di regime e cinque di guerra, eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che sia dato di provare: il miracolo della libertà.
(Norberto Bobbio)
Buona lettura a tutte e a tutti e buona Festa del Lavoro.
Andiamo a presentare gli articoli di questo numero, sperando che sia di buon augurio, dopo il colloquio telefonico tra Xi- Jinping e Zelen’sky, partire da Alva Reimer Myrdal. Nobel per la pace, cui il prestigioso premio fu assegnato «per aver contribuito ad aprire gli occhi del mondo sulla minaccia nucleare e per il contributo speciale alla pace e alla fratellanza dell’umanità». La Polonia imperiale. Il numero 2/2023 di Limes ci guiderà a interpretare, per allargare il nostro sguardo, il punto di vista di un Paese dell’Unione Europea che la Nato ha scelto come il suo avamposto nella guerra russo-ucraina. Che la guerra sia la negazione dei diritti umani ce lo conferma ancora una volta Ipocrisia e doppi standard segnalati dal Report 2022/2023 di Amnesty international sullo stato dei diritti umani nel mondo. I diritti delle donne sono diritti umani e a Flora Tristan. Antesignana del femminismo scopriremo di dovere molto in questo campo. Ma c’è ancora tanta strada da fare e ce lo dimostra la puntata introduttiva di un’altra indagine, 2023 report on gender equality in the EU. Della libertà di scelta delle donne e della genitorialità tratta poi l’articolo, per certi versi spiazzante, Elogio della maternità.
Anche Il corpo femminile come segno di alterità, un’altra puntata del corso dedicato alla sessualità della Sis merita una riflessione. Spiazzante è senza dubbio anche Ugo Foscolo continua a sorprenderci grazie al suo moderno sguardo sulle donne, il commento a un articolo poco noto dell’autore de Le ultime lettere di Jacopo Ortis che ce lo ha fatto amare ancora di più per la denuncia dell’ipocrisia di «una società basata sulla bugia, sull’inganno, sulle apparenze, in cui le aspirazioni femminili non contano, i sentimenti sono soffocati, le speranze deluse e le donne sono costrette a “rubare” la propria istruzione di nascosto». Non finisce di stupirci nemmeno la recensione di questa settimana: L’amore che non è. Un esempio di straordinaria empatia maschile, una serie di racconti sulla violenza di genere scritta con rara sensibilità da un uomo.
Chi legge la nostra rivista e ci segue da tempo sa che c’è un filo rosso in tutti i nostri numeri: il desiderio di portare alla luce le tante opere realizzate dalle donne su cui è sceso un oblio ingiustificabile. La banalità del bene. Isabella Errera e l’Opera di assistenza ai detenuti italiani deportati in Belgio è la storia di una donna poco conosciuta che vi commuoverà. Per la serie Le grandi assenti. Elisabetta Sirani conoscerete una pittrice del Seicento anch’essa per molto tempo oscurata dai colleghi maschi e riscoperta dalle storiche dell’arte americana degli anni Settanta.
Toponomastica femminile ha partecipato alla settimana contro il razzismo con il Progetto, che ha coinvolto scuole, associazioni e docenti provenienti da molte parti di Italia, denominato Senso di marcia. Per l’eliminazione del razzismo è la relazione della serata dal titolo Noi trionferemo! Donne e uomini insieme per l’eliminazione del razzismo che si è tenuta il 21 marzo a Mottola.
Di cibo e civiltà culinaria parliamo in Orientamenti e regimi dell’alimentazione nella civiltà egea e greca e in La cucina vegana. Farro con cavolo nero, nocciole e pinoli, un primo piatto velocissimo quanto gustoso». Buon appetito a tutte tutti, con un augurio di pace, forza e gioia.
SM
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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.