Editoriale. Teniamo botta!

Carissime lettrici e carissimi lettori,

«Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta». Come l’aveva celebrata Francesco, il poverello d’Assisi nella sua Lode, quale creatura del suo Dio e parte della vita.
Oggi l’acqua ha dato anche la morte e, sicuramente, tanta disperazione. È successo sulla costa adriatica, quella dei luoghi di Fellini, quella delle vacanze estive delle famiglie, con le sue spiagge lunghe, il suo mare più caldo e i fondali sabbiosi dolcemente degradanti e adatti ai più piccoli. La riviera ricca di locali e divertimenti per ogni ora del giorno. Ma i luoghi dell’alluvione, anzi, delle alluvioni recenti (ce ne sono state due, a distanza ravvicinatissima, tra i primi di maggio e l’inizio di questa settimana) sono anche un territorio di cultura, che accoglie archeologia, arte, e conserva, al di là dei dubbi e delle dicerie, il corpo del Sommo dei poeti, le spoglie di Dante Alighieri che lì, a Ravenna, una delle città sul mare molto colpite, andò a morire (nel settembre del 1321), amareggiato per l’esilio dalla sua Firenze e, forse, per l’ulteriore allontanamento da Verona.
Oggi tra Forlì, il territorio ravennate, quello intorno a Bologna e nel Cesenatese si contano quattordici vittime (almeno finché sto scrivendo) causate dall’acqua. Troppa, improvvisa, caduta dal cielo, che ha riempito i torrenti e i fiumi che si sono gonfiati, incontrando e scontrandosi con la resistenza del mare che ha fatto da muro e ha determinato, ancora di più della pioggia scaricata dal cielo, lo straripamento irruento dell’acqua e del fango inglobato durante il proprio tumultuoso viaggio. L’acqua ha invaso tutto, in un attimo. Le e i testimoni di questa tragedia si sono visti arrivare questa melma di fango, subito, alla gola, trovandosi senza casa, senza lavoro. Tutto ciò è accaduto non solo in campagna, ma dentro, nel cuore delle città. persino nei centri storici.
L’acqua non si è mostrata più sorella e ha raggiunto le abitazioni, i piani alti dei palazzi, ha trascinato via di tutto. Ha duplicato, ingigantendolo, il disastro già avvenuto, ai primi di maggio, solo due settimane prima, quando i fiumi e i torrenti avevano già fatto danni e dato morte. Fino ad ora si registrano migliaia di sfollati con 42 comuni completamente sott’acqua e 27 mila persone senza acqua e senza elettricità. I fiumi esondati sono 21 altri 22 stanno per esondare. Sull’Appennino si contano quasi 300 frane e alcune tra queste (non poche, perché se ne calcolano oltre 150) sono molto a rischio. Strade, autostrade (la A 14), tratti della ferrovia sono stati chiusi al traffico per impossibilità di frequentazione e per non mettere tutti e tutte in ulteriore pericolo. Ma questi sono solo dati parziali perché, mentre scrivo, l’emergenza rossa, come viene chiamata, ancora non è finita.

È stato annullato anche il Gran Premio di automobilismo mentre la Ferrari ha donato un milione di euro: «Annullato il Gran premio di Imola. Niente Formula 1 mentre l’Emilia-Romagna è in ginocchio per le forti piogge e le inondazioni»si legge nel comunicato ufficiale, scritto anche in inglese. Non si corre. Lo hanno deciso di concerto i funzionari della F1, del Gran premio e le autorità regionali, dopo una riunione fatta insieme mercoledì scorso. Perché sarebbe impossibile garantire l’afflusso e il deflusso in sicurezza dei centosessanta mila spettatori che hanno acquistato i biglietti per il weekend di gara. Il livello dell’acqua del fiume Santerno, vicino alla pista, era calato dopo la prima esondazione della notte di martedì che aveva allagato parte del paddock 2. «La decisione — annuncia F1 sul suo profilo twitter — è stata presa per la sicurezza dei tifosi e dei team. Non è giusto provocare ulteriori pressioni sulle autorità locali e sulle forze impegnate nell’emergenza».
Un evento giudicato anche dalla scienza come “eccezionale”. Nell’arco di 24 ore sono caduti fino a 200 millimetri di pioggia e ci sono state zone che hanno raggiunto i 500/700 millimetri che sono tantissimi se si tiene conto del fatto che in un anno di regola si raggiunge il doppio. «La peculiarità dell’evento, che è stato classificato come estremo in base ai dati degli ultimi 20 anni, è che sta insistendo nella stessa area già colpita due settimane fa», dice Paola Salvati, dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Cnr. «Vuol dire che i terreni erano già saturi e dunque non hanno potuto assorbire l’acqua in eccesso, che scorrendo in superficie ha aggravato le piene di tutti i fiumi». La causa di questo evento estremo va ricercata in un ciclone imprigionato: «si è creata una situazione di stallo – ha osservato Marina Baldi, climatologa dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche — poiché ci sono due aree di forte pressione su Nord Atlantico ed Europa Orientale, che tengono il ciclone bloccato sopra il Centro Italia». Il ministro Nello Musumeci con la delega alla protezione civile ha detto che occorre una rilettura del territorio e che serve un piano nazionale per affrontare le piogge abbondanti e i lunghi periodi di siccità. Un ritardo di decenni e di governi di ogni colore per affrontare quella che, come giustamente è stato detto, non è più da giudicare come un’emergenza. Intanto dai social un’abbondante manciata di umanità che ci porta alla pace del frate di Assisi. «Ciao a tutti — si legge su un social — mettiamo a disposizione per questa notte e anche per domani una camera da letto per chi ha bisogno, a Santa Maria Nuova» e poi un’altra: «Disponibile per qualsiasi cosa solo a San Pietro in vincoli. Purtroppo — detta questa dolce proposta di soccorso — non è possibile passare sul ponte della ravegnana ma posso venire in bicicletta», rimonta con speranza e caparbietà di potercela fare. Poi una richiesta di aiuto: «Cerchiamo una stalla per portare via tutti o una parte dei nostri animali». Quindi un ritorno a una proposta di collaborazione a cancellare per quel che si può, questo dolore: «Mi rendo disponibile, offro divano letto, cibo, indumenti. Posso spalare, svuotare il garage. Qualsiasi cosa». Già, spesso si ripete questa piccola frase, come un mantra, una preghiera umana che fa sperare che tutto passi. Qualsiasi cosa! Allora si sente dentro forte, motivato, il rimando al sapore caldo di una fratellanza e sorellanza laica, possibile, che ci dà l’idea netta di quel significato universale del messaggio portato dal poverello d’Assisi.

Avrei voluto scrivere di Carlo Rovelli, il fisico e divulgatore scientifico che il 1 maggio dal palco dei sindacati confederali di piazza San Giovanni in Laterano, a Roma, parlò contro la guerra e contro la politica connivente con le fabbriche di armi. Avrei voluto parlare della sua estromissione dal Festival del Libro di Francoforte 2024 e della lettera inviatagli da Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione editori, con la quale chiedeva al fisico Rovelli, per timore ci fossero altre sue imbarazzanti dichiarazioni, di rinunciare alla Lectio magistralis dell’inaugurazione. E avrei detto anche che da Francoforte, invece, hanno confermato l’invito allo scienziato e che lui ha gradevolmente accettato.
Avrei parlato anche di una Premier che, diciamo così, in modo un po’ disattento, si è presentata di fronte al Papa, da sempre vestito ufficialmente di bianco, con un abito dello stesso colore e, pensandoci, con uno stile molto somigliante a quello dell’Inquilino di San Pietro, costringendolo a scherzarci sopra, forse per smorzare l’imbarazzo! La stessa Premier, davanti sempre alla stessa Personalità, che ha preso la scena, impegnandosi in un comizio degno della più ardita campagna elettorale. Altro che polemiche sui consigli presi da una armocromista! Una curiosità chiesta, e per questo citata dall’altra donna all’apice della politica nostrana, peraltro in una sola riga di una lunga intervista su Vogue Italia!
Avrei scritto del regalo (una bandiera della Trinacria!) a tutti i genitori per ogni nuovo nato/a da parte della Regione che per questo dono si è impegnata in una spesa di ben 200.000,00 euro ogni anno! Forse la regione Sicilia poteva stanziarli altrimenti?! Oppure avrei trattato dell’aria triste di epurazione che tira in Rai o dell’insediamento del nuovo direttore, sempre nella stessa azienda, che qualche anno fa scriveva discorsi di malcelato elogio al fascismo. O avrei detto del sindaco di una delle più belle città italiane, sospesa con i suoi palazzi di merletto su una laguna che tutti ci invidiano. Il sindaco in questione invece di optare per giusti e giustificati aiuti economici per le e gli studenti fuorisede, rimbrotta uno di loro che protesta per gli affitti troppo alti e gli dice senza mezzi termini che non merita la laurea se paga un prezzo così alto per una stanza.

Così avrei parlato anche dei fondi del Pnrr che stanno penalizzando soprattutto le donne e i/le giovani ai e alle quali si era fatta molta attenzione in Unione Europea. E della violenza che continua a segnare di sangue la vita delle donne.

Mi è sembrato importante, invece, parlare del disastro subìto dalla terra di Romagna e di Emilia. Mi è sembrato l’argomento portante di questo editoriale. Una riconoscenza al loro dolore e un incoraggiamento, come dicono da quelle parti, a tenere botta! Nonostante tutto, ce la faranno.

Amo profondamente la poesia di Antonia Pozzi e le sue parole, nonostante la vita malinconica, sono qui piene di speranza e di volontà di avere e dare amore. La dedico a tutti gli abitanti e le abitanti dell’Emilia-Romagna.

Bellezza

Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.

Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.

Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –

E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.

(Antonia Pozzi)

Buona lettura a tutte e a tutti.

Sfogliamo gli articoli di questo numero della nostra rivista, da cui emergono figure femminili insolite e per certi aspetti trasgressive, come Saffo o dell’amore, poeta immensa di cui la maggior parte dell’opera, purtroppo, è andata persa; o come Shinta Ratri. Pioniera musulmana per i diritti LGBTQ+, recentemente scomparsa, autorevole e influente waria (persona transgender); o come la donna di Calendaria, Gertrude B. Elion, Premio Nobel per la Medicina nel 1988, dalle capacità di studio sorprendenti, innovatrice della ricerca farmacologica, a cui fu a lungo precluso il lavoro di ricerca a causa dei pregiudizi dell’epoca. Per la serie Le grandi assenti incontreremo Anna Maria Sibylla Merian e le sue illustrazioni, «la grande studiosa di insetti, che disegnava in maniera rigorosa dopo averli osservati in ogni dettaglio» sfidando le idee della sua epoca sui ruoli sociali delle donne e diventando un’importante entomologa, viaggiatrice, imprenditrice.
In Quando i lupi e le lupe raccontano leggere modi uno spettacolo di narrazione con musica dal vivo, per bambini e bambine dai cinque anni in su per educarli al teatro, alla parità e alla democrazia. Parleremo di parità anche nella quarta puntata del Rapporto Ue dal titolo Donne alla guida in politica e nelle società nel Report on gender equity Ue, rimarcando la discriminazione ancora esistente in questo campo della società, mentre sullo stato dei diritti che spettano a ogni essere umano nel nostro Paese potremo informarci, non senza qualche sorpresa, leggendo Il Rapporto 2022-2023 di Amnesty International sui diritti umani nel mondo: Focus sull’Italia.
Facciamo un salto ideale in Biblioteca e leggiamo la seconda parte della Serie Bibliografia vagante, dal titolo La femminilizzazione dell’insegnamento in Italia e Spagna. Da qui partiamo verso il mondo dei videogiochi per affrontare un tema poco conosciuto, ma molto interessante nell’articolo Malenia e il problema del giornalismo videoludico. Dai video al cinema il passo è breve: Il sol dell’avvenire è la bella e appassionata recensione dell’ultimo film di Nanni Moretti, pellicola che tanto sta facendo discutere in questi giorni. Dal cinema torniamo alla carta stampata per la recensione di questa settimana, quella di un libro per ragazzi su Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il papà dei Carabinieri, della giornalista e scrittrice Maristella Panepinto, edito dalla casa editrice Navarra. Una sfida riuscita. Torniamo al digitale, ma con un taglio “sportivo”. «Ci divertiamo davvero quando rimaniamo a casa e, dopo ore passate al computer, ci alleniamo davanti a uno schermo, senza alcun contatto diretto con altre persone? Ci divertiamo davvero mentre corriamo con il solo scopo di raggiungere l’obiettivo calorico o chilometrico che la tecnologia ci ha dato? A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta, non semplice, l’autrice di Sport e digitale. Un’unione (quasi) imperfetta.
Riprende la nostra rubrica Juvenilia e ci presenta il bel progetto didattico della classe 2 P dell’Istituto “Copernico-Carpeggiani” di Ferrara, Camminando si impara… la parità, che si è aggiudicato il Premio “Percorsi e cammini” della sezione C1 del concorso Sulle vie della parità.
Finiamo con la cucina vegana e la ricetta, insolita, della settimana: Risotto con piselli e lamponi, pietanza che abbina due sapori che oltre ad andare reciprocamente d’accordo, si stemperano l’uno con l’altro per esaltarsi, augurandovi buon appetito e buona settimana.
SM

***

Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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