«L’uso della tortura è intrinsecamente ingiusto, e non potrebbe adoprarsi , quand’anche foss’egli un mezzo per rinvenire la verità».
Pietro Verri (1728 – 1797).
La Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948, modellata in molte sue parti sul testo della nostra Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio dello stesso anno, rappresenta un testo fondamentale per la storia dell’umanità. Questo perché riconosce, non casualmente proprio alla fine delle due «guerre civili europee» che si erano combattute nei primi 50 anni del secolo, a ogni essere umano uguale dignità, premessa di quel rapporto di fratellanza all’interno della stessa «famiglia umana» cui si richiamano nel Preambolo i “popoli” e non i Governi delle Nazioni Unite. Crollate le ideologie, per trasformare il mondo in senso più giusto, oltre alle nostre Costituzioni, rimane solo questo testo, accompagnato dalle altre Convenzioni e Carte di diritto internazionale che si sono succedute nel tempo. Per questo è fondamentale che questi documenti e i loro commenti si leggano e si studino in ogni ordine di scuola, nelle ore di educazione civica, ma non solo. Gli spunti nei programmi di storia, di diritto, di lettere, di insegnamento della religione cattolica e attività alternativa, di geopolitica, di relazioni internazionali, di filosofia e scienze umane sono molteplici. Bisogna però essere capaci di vederli. Un modo per parlarne diffusamente è senza dubbio esaminare ogni anno il Report di Amnesty International sullo stato dei diritti umani nel mondo, che ci guida alla scoperta di aree del mondo normalmente ignorate dai nostri media e ci fa riflettere sia sulle loro violazioni sia sui modi per reprimerle e per evitarle.

Con questo articolo analizzerò più dettagliatamente l’applicazione dei diritti umani cominciando proprio dall’Italia. La potenza economica ricompresa nel G7 non ha una situazione rosea in materia di diritti umani, sia per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone Lgbtq+, sia per quanto riguarda le persone straniere, sia per quanto riguarda la situazione delle carceri o gli sforzi per contrastare il cambiamento climatico. Per non parlare della libertà di espressione e di riunione. Esaminando il contesto il Report ci ricorda che il Governo di destra che si è insediato dopo le strane dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, nonostante le dichiarazioni di principio rispettose dei valori della Costituzione fatte nel discorso di insediamento davanti al Parlamento della prima Ministra che vuole farsi definire al maschile, «ha continuato a usare il linguaggio e i simboli che ricordano il regime fascista di Benito Mussolini». Il riferimento alla cosiddetta “sostituzione etnica” recentemente fatto dal Ministro Lollobrigida, ma più volte ripetuto in passato anche da chi nella compagine governativa oggi lo condanna, uniti al provvedimento che di fatto ha quasi completamente eliminato la cosiddetta protezione speciale per più di 10.000 persone straniere che si trovano nel nostro territorio, sono segnali preoccupanti, come l’invito alle donne a fare figli accompagnato da incentivi monetari e fiscali.
Preoccupa anche quanto accade nelle carceri ( ma da tempo associazioni come Antigone, A buon diritto, Nessuno tocchi Caino e Osservatorio diritti tra le altre lo sottolineano) di cui la repressione violenta della rivolta avvenuta nel 2020 a Santa Maria Capua Vetere rappresenta solo la punta di un iceberg e mette in luce il ricorso alla tortura e ai maltrattamenti, per cui 105 agenti di polizia penitenziaria sono stati condannati. Sulla introduzione del reato di tortura nell’ordinamento penale l’Italia ha una storia infinita, che sarebbe bene ricordare, in primis a scuola. Il caso del rom con disabilità torturato da un agente è un altro di quegli episodi che avremmo preferito non leggere. Tempi difficili anche per le libertà di espressione e riunione, represse in occasione delle proteste delle e degli studenti per la morte di un loro compagno durante l’attività di Pcto (sempre definita Alternanza scuola lavoro dai nostri media nonostante la diversa denominazione scelta dal legislatore). Per non parlare del decreto cosiddetto rave di cui abbiamo ampiamente scritto nel numero della nostra rivista.
L’alto numero di femminicidi (100, lievemente in calo rispetto all’anno precedente), di cui 59 commessi da partner attuali o ex, conferma che la violenza contro le donne è ancora molto diffusa in Italia. A ciò si aggiunga la mancata approvazione di una legge, presentata in Parlamento, tendente ad aumentare gli strumenti per combatterla.

Il comportamento dell’Italia nei confronti di migranti e rifugiati non è rispettoso dei diritti umani. Fatto salvo il caso delle persone ucraine (160mila) a cui è stata data la protezione temporanea prevista da una direttiva Ue, a fine 2022 1373 persone, molte delle quali partite dalla Libia, sono risultate disperse in mare, mentre cercavano un luogo sicuro in Italia. Il governo ha rifiutato di trovare un luogo di sbarco a centinaia di persone soccorse, a bordo delle navi di salvataggio delle Ong, cercando di introdurre un processo di selezione. A dicembre, inoltre, ha presentato e fatto approvare una legge con effetto immediato per limitare le attività di salvataggio in mare delle Ong. Sempre a dicembre, il tribunale di Roma ha giudicato due ufficiali colpevoli di aver rifiutato di autorizzare un salvataggio, contribuendo alla morte di circa 268 persone per un naufragio del 2013. Reato prescritto. Lo sfruttamento dei migranti in agricoltura, soprattutto nel Foggiano, non è mai diminuito. Si tratta di esseri umani sottopagati, costretti a vivere in alloggi precari, fatiscenti e pericolosi. Gravissima la cooperazione con un Paese come la Libia, con cui è stato rinnovato tacitamente per tre anni il Memorandum di intesa in materia di migrazione e controllo delle frontiere. La Libia, col supporto logistico dell’Italia, ha riportato nel Paese in cui gli stupri le torture e i maltrattamenti sono all’ordine del giorno 24mila persone che volevano spostarsi in altre parti del mondo, fuggendo dalle loro terre d’origine. Diritto riconosciuto a ogni essere umano, è bene ricordarlo.

Non ci siamo lasciati mancare nemmeno la cosiddetta “criminalizzazione della solidarietà”, sottoponendo a procedimento giudiziario per immigrazione illegale persone che volevano semplicemente salvare vite umane.
Anche sui diritti sessuali e riproduttivi l’Italia si conferma inadempiente: per molte donne in alcune parti d’Italia ricorrere all’interruzione della gravidanza, consentita da una legge dello Stato, è impossibile per l’escamotage legale dell’obiezione di coscienza del personale medico che a volte raggiunge il 100%.
Preoccupa il livello di povertà, denunciato anche dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali (Cescr) di molte persone straniere, sfruttate in condizioni di lavoro disumane, soprattutto nella cosiddetta economia informale.
Siamo ancora un Paese che effettua discriminazioni anche dal punto di vista legislativo, in aperto contrasto con il principio sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione, non essendo riuscito il Parlamento ad approvare una legislazione che estendesse alle persone Lgbtq+, alle donne e alle persone con disabilità «le stesse tutele previste per altre vittime dei discorsi d’odio e crimini di odio basati su motivazioni razziste, religiose, etniche e nazionaliste». Il Parlamento europeo ha recentemente condannato l’Italia per la sua retorica politica contro la comunità Lgbtq+. Con 282 voti a favore, ha approvato un emendamento con cui «esprime preoccupazione per i movimenti anti-diritti, antigender e anti-Lgbtq+ nel mondo» e «condanna la retorica di alcuni influenti leader politici e governi anche nell’Unione europea, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia». È la seconda volta che Strasburgo condanna l’Italia sul tema dei diritti, dopo il richiamo per il mancato riconoscimento dei figli delle famiglie omogenitoriali.
Ancor più grave la mancata attribuzione della cittadinanza per i figli e le figlie di cittadini e cittadine straniere natie/i e cresciute/ in Italia, che ha comportato difficoltà e discriminazioni enormi a un milione e mezzo di minori .

Anche in materia di diritti dei lavoratori e delle lavoratrici è da denunciare la mancata approvazione della legge attuativa della Direttiva europea 1937/2019 sulla protezione dei whistleblower. Gli operatori e le operatrici sanitarie e assistenziali che avevano espresso preoccupazione per le condizioni di lavoro nelle case di cura durante la pandemia da Covid-19 in questo modo se parleranno non saranno tutelate. Per esperienza personale e per aver coordinato un Comitato di familiari a Melegnano ho potuto sperimentare la violazione dei diritti a una vita privata e familiare di molte persone anziane, le più fragili e malate delle quali non sono riuscite a comprendere le ragioni dell’”abbandono” dei e delle loro familiari dovute alle prescrizioni Covid sproporzionate, a volte lasciandosi morire, prescrizioni sproporzionate che in alcune Rsa perdurano, soprattutto laddove i Comitati di familiari non sono riusciti a formarsi o a ottenere ascolto, diversamente da quanto è accaduto nella città in cui vivo.
Da ultimo è da registrare il fallimento italiano nell’affrontare la crisi climatica. Oltre al crollo della Marmolada, che ha portato alla morte undici persone, secondo il Cescr «le attuali politiche di riduzione delle emissioni potrebbero non essere sufficienti per l’Italia per adempiere ai propri obblighi nella lotta al cambiamento climatico». Per non parlare della criminalizzazione delle proteste dei giovani e delle giovani di Ultima Generazione.
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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la maiuscola. Docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.