Editoriale. Mi chiamo con tutti i nomi

Arrivano nelle nostre vite, piene di improvvisazioni e sorprese, spesso, le coincidenze. Sicuramente sì. A me è successo.
Proprio mentre mi stavo preparando a scrivere questo editoriale. Gli argomenti hanno praticamente collimato l’uno con l’altro. La coincidenza è accaduta tra due avvenimenti: uno professionale, che riguarda questo scritto, l’altro privato, di una mia partecipazione alla presentazione di un libro che mi interessava e alla cui autrice mi sento, per tanti versi, legata.
Il pretesto professionale sta nella notizia che sentivo “portante” di questo scritto, vale a dire il tentativo di stralcio dal testo della direttiva europea della definizione di stupro come rapporto sessuale senza consenso. Per questo è creata anche, da parte di Differenza donna, una petizione al Consiglio Europeo rivolta contro la soluzione riguardante l’articolo 5. Questo è il testo dell’appello che ha raggiunto, su Change.org., quasi le 50.000 firme: «Il Consiglio Europeo ha stralciato dal testo della direttiva la definizione di stupro come rapporto sessuale senza consenso. Una decisione che potrebbe essere confermata martedì 6 febbraio (l’appello è stato redatto nei giorni precedenti, n.d.r.). Sarebbe una presa di posizione inaccettabile contro la quale tutte e tutti noi dobbiamo far sentire la nostra indignazione. Chiediamo alla Presidente Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio Charles Michel e ai Capi di Governo di mantenere il testo approvato dal Parlamento Europeo e di continuare a fare della nostra Europa un territorio dove i diritti umani e i diritti delle donne non vengano messi in pericolo».

L’altra coincidenza riguarda una situazione personale, ma legatissima all’argomento appena citato: la mia partecipazione alla presentazione, dopo lo stacco del regno del Coronavirus, di un libro del 2020, ma sempre molto interessante e attuale: Violate, (Villaggio Maori, collana La Modesta) scritto dalla professoressa Graziella Priulla, collaboratrice di Vitameninevaganti.com, impegnata da sempre per le donne e l’abbattimento delle disparità di genere e già docente di Sociologia dei processi culturali alla facoltà di Scienze politiche di Catania.
Il libro di Priulla gioca su un sottotitolo emblematico: sessismo e cultura dello stupro che ci porta così immediatamente nell’argomento “portante” di questo scritto di oggi. La presentazione, con la presenza di un pubblico quasi esclusivamente al femminile (maschi erano soltanto due), si è svolta in una piccola, ma interessante libreria del quartiere universitario romano per eccellenza, a San Lorenzo (in via dei Piceni). È il luogo dell’arrivo dei fascisti che entrarono nel quartiere da Porta San Lorenzo con la loro “Marcia su Roma e qui seminarono, seppure lo negarono sempre, morte con l’eccidio di 13 persone. San Lorenzo è il quartiere scenario, almeno nel suo inizio, ne La Storia di Elsa Morante, dove il militare tedesco violenta (dunque stupra) la protagonista, in un atto non consentito, uno stupro, appunto, da cui però nascerà il piccolo e sfortunato Useppe, con gli occhi e i capelli chiari del padre sconosciuto.

E’ anche il quartiere, su cui “gira il libro di Morante, del bombardamento del 19 luglio 1943 con i suoi tanti morti i cui nomi sono “illuminati” nel bel monumento del Parco dedicato sulla via Tiburtina.

«Il “grado zero del linguaggio di agnelli travestiti da leoni (da tastiera) sottende una cultura maschilista della violenza che non ha radici nella distinzione di genere, ma in un problema educativo strutturale e nell’organizzazione patriarcale della società. Si tratta di una cultura che non risparmia nessuno: né quelle donne che l’hanno interiorizzata e non la mettono in discussione, né gli uomini costretti a rispettare determinati canoni di mascolinità… si analizza il contesto degli stupri attraverso dati, studi scientifici, fatti di cronaca e post sui social. Tutto questo dà la misura di quanto la situazione sia grave e quanto questa gravità spesso non sia percepita, sottolineando la conseguente difficoltà di esprimere opinioni ritenute minoritarie… Questo libro fa chiarezza sulla necessità di mettere in discussione un intero sistema di significati e comunicazioni rintracciando e svelando gli equivoci su cui si fonda».
In un’intervista rilasciata a una radio (Radio Città fujiko) la professoressa Priulla ha spiegato come l’idea del libro sia nata da una esigenza personale, dalla difficoltà di uscire da sola in quanto donna: «La donna è vulnerabile, in quanto donna, nell’uscire da sola e frequentare dei posti in cui si presumeva dovesse essere accompagnata. Questa paura è già di per sé una violenza che riguarda solamente le donne e non gli uomini, un’ingiustizia sessista interiorizzata sin dall’infanzia perché insita nella cultura. Da questa presa di coscienza è nata una ricerca sulla cultura della violenza, o come la definisce il sottotitolo del libro “cultura dello stupro”, con la quale si intende mettere in evidenza come stupro e femminicidio siano solo la punta di un iceberg, sotto la quale esistono una serie di comportamenti e di discorsi, che circolano nella cultura e che, se non arrivano a giustificarli, sicuramente li tollerano e li fagocitano. Ne sono un esempio le frasi che spesso si leggono, sui social network nei post dei leoni da tastiera, e spesso anche sui giornali, come «se l’è cercata» o «se non avesse avuto la minigonna…», parole tossiche dalle quali traspare la colpevolizzazione della vittima e una concezione che vede l’uomo come una potenziale fonte di violenza. C’è il bisogno, la necessità di intervenire sulla cultura attraverso le agenzie di socializzazione, quali famiglia, scuola e mass media, e di formare magistrate, insegnanti e poliziotte, e tutte le figure che si occupano del tema della violenza di genere per creare una rete di protezione intorno alle donne e di riprovazione sociale intorno agli uomini violenti».
Infatti, secondo Priulla «La colpa è una cosa, la responsabilità è un’altra»: perché la colpa è “personale” — ha spiegato —e viene pagata a livello del singolo individuo, mentre la responsabilità è “sociale” e quindi deve essere sentita e combattuta da tutte e tutti noi, donne comprese, perché diventa un fatto culturale». 

Ritorniamo allo stupro (alla cultura dello stupro) e mostriamo tutta la delusione della mancata ratifica dell’articolo 5: «Nel corso dei negoziati non è stato raggiunto un consenso sulla definizione giuridica di stupro. L’articolo 5 della bozza di direttiva presentata dalla Commissione europea l’8 marzo 2022 prevedeva una definizione di stupro basata sull’assenza di consenso. Ma alcuni stati, tra cui la Francia, la Germania e l’Ungheria, si sono opposti all’inserimento del reato di stupro nella direttiva, sostenendo che l’Unione europea non fosse competente in materia e che il testo sarebbe stato oggetto di ricorsi. «Il fatto che non siano menzionati gli stupri è una vergogna per la Francia e una sconfitta per i diritti delle donne in Europa», ha dichiarato l’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann. Dodici ong, tra cui Amnesty international e Human rights watch, hanno accusato gli Stati contrari all’inserimento del reato di stupro di “nascondersi dietro a interpretazioni giuridiche restrittive delle competenze dell’Unione europea”. La definizione di stupro varia da un paese all’altro – spiega l’articolo —. La Svezia, per esempio, considera stupro qualsiasi atto sessuale compiuto senza consenso esplicito. In Francia, invece, lo stupro comporta la penetrazione sessuale o il sesso orale compiuti su una persona con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa. Secondo Parigi e Berlino, il reato di stupro non richiede un’armonizzazione a livello europeo perché non ha la necessaria dimensione transfrontaliera, un’affermazione contestata dal Parlamento europeo e dalla Commissione. L’accordo raggiunto il 6 febbraio — conclude — dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. A quel punto gli Stati membri avranno tre anni di tempo per attuare la direttiva» (Internazionale).
Andando a cercare la parola da cui prende spunto il titolo del libro di Priulla, cioè “violare”, sul vocabolario troviamo una parte che cita i sinonimi e i contrari. Sinonimi: infrangere, invadere, occupare, profanare, oltraggiare, contaminare, violentare, stuprare. Contrari: rispettare, osservare, difendere, onorare.

Ritorniamo di nuovo all’Unione Europea: «Francia e Germania sono state duramente criticate per la loro posizione: il sostegno di uno di questi due Paesi sarebbe sufficiente per garantire la maggioranza qualificata di quindici Stati membri, che rappresentano il 65% della popolazione dell’Ue. L’eurodeputata svedese Evin Incir ha spiegato di essere «molto delusa» dal presidente francese Emmanuel Macron e dal ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann, coalizzati con Viktor Orbán, che sta “smantellando i diritti delle donne in Ungheria”, per bloccare la direttiva. Me lo aspetto da Orbán, ma non da Macron o Buschmann. Ma la realtà ci dice che ci sono tre uomini, in questo momento, a decidere il futuro delle donne». Questo è un aspetto davvero grave della questione!
«Un portavoce del governo francese ha affermato che la posizione di Macron ha una ragione giuridica: dal momento che il diritto penale è di competenza degli Stati membri — ad eccezione dei cosiddetti crimini dell’UE che hanno una dimensione transfrontaliera — i reati di stupro devono essere perseguiti a livello nazionale. Il portavoce ha aggiunto che secondo la legge francese, i criteri per definire lo stupro sono “generosi e flessibili” e che il crimine è punibile fino a 15 anni di reclusione, rispetto ai soli otto previsti dalla Direttiva Ue» (Vanity Fair).

In tempi di canzonette e di onnipresente Festival della canzone che occupa tutti i quotidiani e i media in generale, è bello ricordare di nuovo cento anni della radio, con una sfumatura tutta al femminile sulla sua nascita. Un secolo di radio: il compleanno sarà il 6 ottobre 2024. «Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: Stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buona sera. Sono le ore 21.00 del 6 ottobre 1924…». La storia comincia più o meno così, e al femminile. Si è molto discusso sulla veridicità del primo annuncio della neonata radio, per anni attribuito a Maria Luisa Boncompagni, successivamente associato alla voce di Ines Viviani Donarelli, moglie del primo direttore artistico della radio italiana, Ugo Donarelli. Nonostante questa ambiguità, possiamo tranquillamente pensare che Boncompagni sia stata la prima annunciatrice radiofonica. Resta comunque il dubbio sulla veridicità di tale annuncio, soprattutto perché in quei primi anni la radio, rigorosamente in diretta, non ha lasciato alcuna registrazione.

Non vorremmo parlare anche qui di Sanremo, ma una canzone ci ha colpito più delle altre e vorrei risentirla e leggerla con voi come una sorta di ulteriore manifesto della donna che vuole la sua emancipazione. Libera, a piedi scalzi, con il vestito da sposa come stigma della sua condizione da cui deve affrancarsi. La voce potente di Mannoia che spiega in un’intervista: «È un brano di orgoglio femminile. Io lo vedo come un manifesto, poi non so se lo diventerà. C’è l’orgoglio di appartenere all’altra metà del cielo. Siamo in un momento in cui le donne stanno finalmente prendendo coscienza della propria emancipazione. Il brano è una carrellata nella storia: nel bene e nel male, noi siamo tutto questo». Si è presentata la prima sera sul palco con un abito da sposa, come una Mariposa, una farfalla come dettano lo spagnolo e il dialetto sardo che dallo spagnolo e dal catalano per tanti versi proviene. Noi la preferiamo vestita di nero e contornata, mentre canta, da tutte le donne del mondo. Il prossimo 4 e 5 maggio, infatti, la cantante sarà protagonista, insieme alla Fondazione Una Nessuna Centomila, di cui è Presidente Onoraria, dell’evento Una nessuna centomila-In Arena, il grande concerto contro la violenza sulle donne che si terrà all’Arena di Verona. «Insomma, — commentano — il grido di Fiorella Mannoiacontro la violenza di genere continuerà a risuonare per tutta Italia»

Mariposa
Sono la strega in cima al rogo
Una farfalla che imbraccia il fucile
Una regina senza trono
Una corona di arancio e di spine
Sono una fiamma tra le onde del mare
Sono una sposa sopra l’altare
Un grido nel silenzio che si perde nell’universo
Sono il coraggio che genera il mondo
Sono uno specchio che si è rotto
Sono l’amore, un canto, il corpo
Un vestito troppo corto
Una voglia un desiderio
Sono le quinte di un palcoscenico
Una città, un impero
Una metà sono l’intero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Ho vissuto in un diario, in un poema e poi in un campo
Ho amato in un bordello e mentito non sai quanto
Sono sincera sono bugiarda
Sono volubile, sono testarda
L’illusione che ti incanta
La risposta e la domanda
Sono la moda, l’amore e il vanto
Sono una madonna e il pianto
Sono stupore e meraviglia,
Sono negazione e orgasmo
Nascosta dietro a un velo
Profonda come un mistero
Sono la terra, sono il cielo
Valgo oro e meno di zero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E anche nel buio sono libera, orgogliosa e canto
Sono stata tua e di tutti di nessuno e di nessun altro
Con le scarpe e a piedi nudi
Nel deserto e anche nel fango
Una nessuna centomila
Madre figlia, luna nuova sorella, amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Mi chiamano con tutti i nomi
Con tutti quelli che mi hanno dato
E per sempre sarò libera, e orgogliosa canto!

Elvira Coda Notari. La prima regista italiana rivive in un romanzo è l’articolo con cui apriamo la rassegna di questo numero. Era nata a Salerno proprio oggi, il 10 febbraio e la vogliamo ricordare. Una grande figura femminile avrebbe compiuto gli anni in questa settimana, il 12 febbraio. La celebriamo con una recensione: Mia sorella mia sposa. La vita di Lou Andreas Salomé. Anche domenica 11 febbraio si ricorda una data importante, per due ricorrenze, molto diverse fra loro: la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, che dedichiamo a Mileva Maric. Un’appassionata per la fisica; e l’anniversario della rivoluzione del ‘79 in Iran con l’insediamento della Repubblica islamica sciita. Un canto di libertà. Parte prima è l’interessante contributo con cui si descrivono le tante iniziative di protesta i canti e le poesie che accompagnano questo triste giorno.
C’è un altro filo rosso in questo numero e riguarda uno dei pochi luoghi in cui, nel periodo in cui vissero, Lou Salomè e Mileva Maric poterono frequentare l’Università: la Confederazione elvetica, Paese pieno di contraddizioni, che emergono anche in Svizzera, la potenza nascosta, la recensione dell’ultimo numero di dicembre di Limes.
Calendaria 2024 ci presenta Bessie Smith. L’imperatrice del blues, una donna dalla vita difficile come quella raccontata, per “La targa che non c’è “in Via Isabella d’Aragona n° 10. La casa di Daniela Rocca.
Per “Le Grandi assenti” incontriamo Zinaida Serebriakova figura notevole nel panorama della pittura russa degli inizi del XX secolo, purtroppo spazzata via dalla rivoluzione a favore di un’arte proletaria col trionfo del realismo socialista. “Altraverso” ci porta invece in Francia con Cherchez les femmes à Paris. Prima parte, mentre per la serie “Bibliografie vaganti” affrontiamo due temi che spesso viaggiano insieme: Colonialismo e schiavismo.
Di storia del femminismo raccontiamo poi in Tutta un’altra storia… in città, un’esperienza bellissima nata a Sora. Per il nostro Laboratorio “Flash-back” questa volta a raccontarsi è un uomo, con Le ragioni delle sirene. 

In occasione dell’intitolazione di una targa a Elena Gianini Belotti e di un interessante Convegno all’Università di Tor Vergata di Roma si è parlato dell’istituzione di Un centro di violenza nelle università, intitolato alla grande intellettuale e scrittrice italiana. Ne riferisce l’autrice di questo interessante articolo.
Chiudiamo, come sempre, con la ricetta della settimana: Pancakes vegani alla banana, da proporre come colazione, merenda o addirittura come dessert.
SM

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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