Editoriale. Bandiera bianca. Auguri a noi!

Carissime lettrici e carissimi lettori 

«Il più forte, quello che vede la situazione, che pensa al popolo deve avere il coraggio di mostrare la bandiera bianca e riuscire a negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali, che ci sono! La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando tu vedi che sei sconfitto che la cosa non va bene bisogna avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quanti morti finirà? E finirà peggio. Bisogna negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, nella guerra dell’Ucraina, ci sono tanti Paesi che possono fare da mediatori, la Turchia per esempio. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore!».

È una supplica quella di Papa Bergoglio, di Francesco, come ama farsi chiamare. La sua è una preghiera da capo carismatico di una comunità religiosa, tra le più numerose del mondo, ma anche un atto politico lucido e coraggioso di un capo di Stato. E come ogni atto politico ha avuto critiche, anche dure. 

«Sembra che prima dell’intervista svizzera di Francesco nessuno sapesse che l’orientamento pacifista non consiste nella pretesa — ingenua e utopistica — di eliminare la violenza dalla faccia della terra, ma nella capacità di sospendere la risposta violenta alla violenza subita. Che non significa affatto la viltà della resa e nemmeno equivale al gesto cristiano di porgere l’altra guancia, ma implica il coraggio, come appunto lo chiama Francesco, di interrompere la catena di una violenza altrimenti infinita. E quel coraggio è un coraggio politico». La professoressa Priulla, studiosa, docente e collaboratrice di Vitaminevaganti, anche lei in modo laicissimo, interviene con poche righe sulla sua pagina social e chiarisce, a chi ancora non lo avesse chiaro, le parole di Bergoglio pronunciate durante l’intervista televisiva. Francesco, il Papa, per tanti versi “nuovo” non invoca, dunque, la resa: sa, da uomo di Stato, che non può abolire le guerre, ma indica l’aumento esponenziale dei morti e mette il mondo di fronte alle proprie responsabilità. Le catastrofi non possono essere infinite e, questa volta sì prendiamo in prestito un concetto dalla religione: gli uomini e le donne di buona volontà (e appartenenti ai poteri politici di altre nazioni) intervengano e collaborino alla negoziazione della pace (non alla resa)!

Negoziare: contrattare, trattare, patteggiare, commerciare, trafficare, condurre trattative, mercanteggiare. Ecco alcuni dei termini in lingua italiana corrispondenti, tra i quali, ripetiamo non c’è la “resa”. Il rischio, qui siamo d’accordo con Bergoglio, è quello di raggiungere, e non solo in Ucraina, un numero di morti altissimo e il pericolo di un’estensione delle guerre e l’uso di armi sempre più invasive.
Se i conflitti armati sono penalizzanti soprattutto per le classi sociali meno abbienti e per le donne, che perdono casa e subiscono violenze fisiche di ogni tipo (orribili i dati riguardanti gli stupri di guerra, di tutte le guerre), la situazione di vita è certamente più leggera (se così si può dire) per chi può permettersi la costruzione, ad esempio, di rifugi dove stare sicuri e sicure in modo da sopravvivere a collassi ambientali, sociali e, appunto, nucleari. In proposito minacce dai belligeranti attuali ci sono state! Seppure una guerra nucleare potrebbe di fatto distruggere l’Europa o, almeno, così come viene oggi concepito il continente.
Una ricerca, citata dalla rivista on-line Comune ci dice che l’1 per cento della popolazione più ricca sta già costruendo rifugi, una tendenza che si è moltiplicata dopo il malefico regno del Virus coronato e a seguito della guerra in Ucraina. Oggi esistono centinaia di siti web che offrono bunker o rifugi. Secondo il New York Post (4/4/20), negli Stati Uniti c’è stata una crescita del 400 per cento, mentre una società berlinese, secondo un comunicato, di appena un anno fa, della Deutsche Welle, riferisce che le consultazioni del sito web si sono centuplicate. Il portale xataka.com — aggiunge ancora la ricerca — «segnala che le aziende dedicate alla gestione delle emergenze o preparazionismo, come lo chiamano, guadagneranno 149 miliardi di dollari entro il 2025. Il 50 per cento dei miliardari della Silicon Valley ha almeno un rifugio blindato, che costa da 40.000 a 2,5 milioni di dollari. Un giro tra i portali dedicati all’offerta di rifugi permette di apprezzare le esigenze sofisticate di una classe dirigente che non risparmia risorse per vivere meglio.

Durante la guerra fredda, i Paesi europei, l’Unione sovietica e la Cina – dove una conflagrazione nucleare era più probabile – costruirono enormi rifugi per le loro popolazioni. La Repubblica Federale Tedesca aveva circa 2.000 rifugi che potevano ospitare 3 milioni di persone, il 5 per cento della popolazione. In Finlandia sono stati costruiti più di 50.000 rifugi, per l’80 per cento della popolazione. In Cina, Mao invitò la gente a costruire rifugi: la risposta fu rapida e massiccia, al punto che le 75 città più grandi del Paese scavarono tunnel che potevano ospitare il 60 per cento della popolazione. Anche l’Urss costruì città sotterranee per milioni di persone. 
Un articolo su Il Mattino di due anni fa scriveva: «Con la guerra in Ucraina sono tornati in voga i bunker antiatomici. La paura per un possibile attacco nucleare o per l’esplosione di una delle centrali ucraine, ha spinto le persone a cercare informazioni sui rifugi. Già presenti in Italia dalla Seconda guerra mondiale, potrebbero tornare utili nel caso in cui (ipotesi per adesso remota) la guerra nell’Est Europa si trasformi in un conflitto mondiale. E c’è chi sta già cercando il modo di costruirselo da solo, per avere un riparo sicuro contro le minacce delle armi più tecnologiche e letali». L’articolo prosegue con l’elenco delle regole da seguire per chi vuole (e può) ambire a tanto: permessi comunali, modalità di costruzione, dallo spessore delle porte ai pavimenti, ai muri, diverse legislazioni secondo i Paesi dove si costruisce. Infine, il prezzo, apparentemente non elevatissimo: un rifugio antiatomico va dai 1200,00 euro ai 3000,00 euro al metro quadrato. Dunque: un’impresa non proprio per tutte le tasche! Una curiosità, che fa attestare il bunker su ben altri prezzi: «In caso di esplosione atomica, il consiglio degli esperti è restare al riparo per almeno cinque giorni. Ma quanto si può sopravvivere in un bunker? Ebbene, dipende dal rifugio che si ha a disposizione. I bunker deluxe, in vendita a milioni di euro, sono in grado di ospitare famiglie per interi mesi. Un bunker fai da te sarà abitabile in base alle scorte di cibo e acqua che si è riusciti a mettere da parte. Il consiglio è provvedere a comprare provviste che resistano almeno un mese». Per il resto, come dire, si salvi chi può!

Parliamo di donne. Un francobollo per omaggiarle. In occasione della giornata (non della “festa”) della donna può contribuire a evidenziare il loro impegno nel costruire la Storia insieme agli uomini, che sono stati e sono sempre visibili e riconosciuti. Le donne che hanno contribuito a fare la Storia e rimangono nella Storia si celebrano anche attraverso la filatelia. Il francobollo, simbolo di un mondo che sembra passato, ma ancora presente (anche con un museo dedicato), riporta la loro immagine.
Una proposta viene da Noi Rete Donna, l’associazione fondata dalla indimenticabile Marisa Cinciari Rodano insieme a Daniela Carlà proprio per porre “in rete” l’associazionismo femminile, non in senso informatico, ma soprattutto sociale. La prima grande donna ad essere rappresentata è Elena Gianini Belotti (1929/2022) che è ricordata soprattutto per il suo libro Dalla parte delle Bambine (1973) con il quale — è stato scritto — si inaugura la pedagogia di genere e a sua volta fa da incipit agli studi di genere. Nel suo libro principale (tradotto in moltissime lingue) Gianini Belotti si pone concretamente “dalla parte delle bambine” e delle donne che diventeranno. Perché vivano in un mondo segnato da sempre meno disuguaglianze di genere. Belotti, cinquanta e passa anni fa, nel suo saggio «affronta la catena di condizionamenti culturali che partono già dalla gravidanza, passando per l’allattamento fino all’utilizzo dei giochi nella prima infanzia, e via via, attraverso le istituzioni scolastiche e l’educazione familiare condizionano i comportamenti dei bambini e delle bambine, determinando rigidi stereotipi culturali. Stereotipi che riguardano tutti ma che penalizzano soprattutto le donne, costringendole a sacrificare parti di sé stesse valide e preziose e che possono essere tra le cause delle discriminazioni e delle violenze che spesso subiscono». «Con questa proposta — ha detto Daniela Carlà a proposito della dedica del francobollo a Belotti — Noi rete donne vorrebbe inaugurare una nuova stagione per la filatelia italiana, che non ha visto in tutti questi anni una presenza importante e significativa delle donne, che pure con le loro opere e la loro attività hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo della Repubblica italiana e inaugurato nuove stagioni per l’affermazione dei diritti fondamentali». L’appuntamento per la celebrazione ufficiale dell’annullo filatelico è, per chi vive a Roma, il 19 marzo (dalle ore 17.00) nella bellissima sede della Fondazione Ernesta Besso in Largo Argentina 11, con la partecipazione, tra gli e le altre, della nipote Barbara Belotti, cofondatrice di Toponomastica femminile e collaboratrice di Vitaminevaganti.com.

Come da prassi gli auguri si danno sempre a festa arrivata e, semmai, trascorsa. Allora di nuovo qui, insieme a voi, a cui chiedo affetto corale, ricordo e dono gli auguri alla grande donna che è stata per tutta la vita Piera Degli Esposti (1938/2021), per me stimata come artista e un ricordo affettivo immenso come persona. Piera è stata un’artista che ha dato al Teatro, al Cinema e alla Televisione, una lezione di grande novità e qualità. Intanto, proprio in occasione del suo compleanno (il 12 marzo Piera avrebbe compiuto 86 anni) il fratello Franco, un tempo vicesindaco di Bologna e compagno di banco di un altro grande amico dell’attrice, Lucio Dalla, ha dato la notizia della prossima apertura di una mostra permanente su Piera al Modernissimo con i materiali appartenenti a lei come artista e donna sempre dalla parte delle sue sorelle e femminista, tra le fondatrici, con Dacia Maraini, della famosa storica sede della Casa delle donne, nella via dove lei stessa ha abitato, al numero 12 di via del Governo Vecchio, a un passo da piazza Navona! Ci saranno foto, copioni con i suoi particolari appunti di studio, che ho avuto l’onore di avere anche sui miei editoriali, note e lettere personali.

Ma prima di chiudere ci sono altri auguri, importantissimi, da fare. Sono tutti per noi e per la rivista, vitaminevaganti.com che proprio oggi compie 5 anni, era il 16 marzo 2019. Un lustro ininterrotto di comunicazione con voi lettrici e lettori che siete vorticosamente aumentati nel tempo. Di questo la redazione e io vi ringraziamo con il cuore e continuiamo l’invito a leggerci, a dirci il vostro punto di vista e, se volete, a collaborare. Auguri a noi!

Oggi, memori delle parole di Francesco, risentiamo insieme una delle più belle e note canzoni di Franco Battiato, classe 1945 e scomparso nel 2021.

Bandiera Bianca pubblicata nell’album «La voce del padrone», è una critica che prende di mira alcuni degli aspetti considerati dal cantautore i più immorali della società contemporanea, quali il terrorismo («in quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore»), la politica («quei programmi demenziali con tribune elettorali»), e l’eccessiva dipendenza dai soldi («pronipoti di sua maestà il denaro»). Il ritornello («sul ponte sventola bandiera bianca») fa riferimento ad una poesia di Arnaldo Fusinato: L’ultima ora di Venezia. Il cantautore siciliano in un’intervista del 2015 disse: «Quando tu ti comporti in modo tremendo, quando ammazzi qualcuno, poi rinasci come insetto, serpente o un altro animale… Ecco perché cammino per strada facendo attenzione a non calpestare neppure le formiche».

Bandiera bianca
Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare
Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
Siamo figli delle stelle e
Pronipoti di sua maestà il denaro
Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare
Quei programmi demenziali con tribune elettorali
E avete voglia di mettervi profumi e deodoranti
Siete come sabbie mobili tirate giù uh uh
C’è chi si mette degli occhiali da sole
Per avere più carisma e sintomatico mistero
Uh com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme
Imbiancano
Quante squallide figure che attraversano il paese
Com’è misera la vita negli abusi di potere.
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca.
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca.
A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata
A Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie
Uh! Com’è difficile restare calmi e indifferenti
Mentre tutti intorno fanno rumore
In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore
Ho sentito degli spari in una via del centro
Quante stupide galline che si azzuffano per niente
Minima immoralia
Minima immoralia
E sommersi soprattutto da immondizie musicali
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca.
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca.
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia
Minima immoralia.
The end
My only friend this is the end
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca.
Sul ponte sventola bandiera bianca…

Buona lettura a tutte e a tutti con la speranza di pace!

In apertura della rassegna degli articoli del numero che esce nel giorno del quinto anniversario della nostra rivista, riprendiamo il discorso della pace come negoziazione e accordo, quella stessa che donne Nobel per la pace pressoché sconosciute ai più come Bertha Von Suttner, Jane Addams ed Emily Green Balch hanno portato avanti nel corso della loro vita, parlando anche di arbitrato internazionale e che Toponomastica femminile ricorda in un Mostra intitolate alle Nobel per la pace. Eh sì, perché della storia del pacifismo internazionale si sa pochissimo nelle nostre scuole e sui nostri media, impegnati spesso a denigrare chi cerca di attuarla con pazienza. Intanto, nonostante la propaganda, Stiamo perdendo la guerracome recita il titolo del numero di febbraio della rivista di geopolitica Limes.

«Signorina cara, sopporti tutto finché ha la libertà!», comincia così la recensione del libro che vi consigliamo questa settimana: Scrivimi sempre di Gemma Moldi, con le parole di una ragazzina che morirà con tutta la sua famiglia ad Auschwitz.

L’anelito alla libertà, soprattutto femminile, che si può avere solo in tempo di pace, si percepisce in moltissimi approfondimenti di questo 16 marzo: la libertà di viaggiare, anche da sole, raccontata nell’intervista a Maria Pia Ercolini in Cambiamo discorso. Toponomastica femminile, o in Libera e vagabonda tra le sabbie del desertol’appassionante storia di Isabelle Eberhardt o nel ricordo contenuto nel racconto biografico La voce libera e critica di Maria Giacobbe ci ha lasciatola libertà di comporre e suonare, che troviamo in Barbara Strozzi. Cantante “virtuosissima” e “ gentilissima”quella di dedicarsi alla scienza dei ghiacci per scoprire la storia del mondo e i danni dell’Antropocene che troviamo in La biblioteca nel ghiaccio. Le carote e i loro segretila libertà di scrivere ma anche quella di essere se stessi/ricordata nell’intervista a Manuela Gancitano nella recensione di Purple Square, un reading per Michela Murgiao nel racconto che ci parla della fiducia negli uomini da parte di una giovane della Serie “Flash-back” Le parole tra noila libertà e il piacere di immaginare con le classi un mondo paritario, come quello raccontato in A scuola di cittadinanzache presenta due lavori premiati al nostro Concorso “Sulle vie della parità”. Infine la libertà di manifestare senza paura e di ottenere giustizia nei confronti delle forze dell’ordine quando abusano del loro potere che ci viene descritta dall’autore dell’articolo Il processo Geneviève Legay.

La nostra serie “Grecità” ci presenta Clitennestra, una donna dal cuore maschiomentre la storia dell’esperienza femminista di Sora in questa puntata si occupa di Divorzio e violenza sessuale

Siamo arrivate alla fine e chiudiamo come sempre con la ricetta della cucina vegana: Hummus all’aranciauna crema fresca e primaverile da gustare con le persone che abbiamo scelto di amare.

Pace, forza, gioia.
SM

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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