Caparezza non mi piace perché è troppo politico
(Troppo Politico – Museica)
In una scena musicale italiana contemporanea colma di ripetitive ed infinite variazioni sul tema “sole/cuore/amore”, quasi priva di un vera e impegnata critica sociale, irrompe il ciclone Caparezza, con testi complessi ed elaborati, pieni di riferimenti, giochi di parole e rimandi che richiedono più ascolti per essere compresi appieno. Espressi in rime taglienti come da rap vecchia scuola, con musica che strizza l’occhio al rock e al nu metal elaborati in concept album degni eredi della tradizionale musica cantautoriale anni 60/70 come De André e Bob Dylan.
Le sue rime si distinguono perché prive dell’esasperato egocentrismo, della povertà di contenuti e della insistente retorica inerente ai campi semantici del sesso, e dei soldi, intrisi troppe volte di misoginia e maschilismo, tipici di gran parte della scena rap odierna. Caparezza si concentra invece su temi quali le discriminazioni, il razzismo, parla di parità di genere, e condanna la società maschilista e omofoba, riflettendo inoltre sul ruolo delle religioni e sulla politica italiana, dileggiata a volte esplicitamente, a volte in maniera implicita.
Nella memoria di tutti Caparezza è associato al singolo Fuori dal Tunnel del 2003, del suo secondo “sempre il più difficile” album Verità Supposte. Una critica del “divertimentificio” e dello sballo cercato a tutti i costi, a cui fa da contraltare l’appello dell’autore a godere di ogni momento della vita, divertente o triste che sia, abbracciando la complessità delle emozioni, anche di quelle negative che permettono di vivere intensamente anche le piccole gioie: un abbraccio sincero, un buon libro o un dolce ricordo.
Si vive di ricordi signori, e di giochi,
di abbracci sinceri, di baci e di fuochi
di tutti i momenti, tristi e divertenti
e non di momenti tristemente divertenti
Che l’artista fosse “fuori dal coro” ne abbiamo già dimostrazione nel secondo brano dello stesso album Nessuna Razza, un manifesto di libertà artistica e politica che rifugge da qualsiasi appartenenza o schieramento a cui rimanere legati e imprigionati. Ma attenzione, questo non schierarsi non significa disimpegno, anzi, Caparezza non teme affatto di esporsi personalmente e di argomentare in maniera diretta, evitando il vizio del conformismo, combattendo per le cause che più gli stanno a cuore come la lotta alla discriminazione, sempre dalla parte degli ultimi:
Nessuna razza
io non sostengo nessuna razza vostra altezza
zero sassi contro i lapidati della piazza
sul labbro soltanto un po’ d’amarezza
per chi m’ha giudicato con asprezza
Nessuna razza
ma un posto a sedere in una carrozza che schizza
fango nei sentieri di un bosco che terrorizza
chi è fuori dal branco conosce con fermezza
ogni insicurezza
Sembra proprio provenire dalla luna Caparezza, con questi versi così distanti dalle opinioni vigenti nel dibattito contemporaneo. In effetti è proprio così. Nei panni di un alieno lunare appena sbarcato sulla Terra nel brano Vengo dalla Luna, uno dei più belli della sua intera carriera musicale, il cantautore pugliese denuncia il razzismo, i pregiudizi e la discriminazione della società odierna contro chi è percepito come diverso ed estraneo alla cultura dominante:
Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa
e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa […]
(torna al tuo paese sei diverso)
Impossibile vengo dall’universo
Una società che combatte la diversità, soffoca il pensiero divergente e annienta lo spirito critico è terreno fertile per ogni sorta di totalitarismo. Ed è quello che accade in Non mettere le mani in tasca in cui si racconta di un mondo parallelo in cui Stato e Chiesa sono diventate un’unica essenza che esercita un controllo oppressivo su tutto mettendo al bando qualunque “eretico” e in cui mettere le mani in tasca è l’unico atto rivoluzionario a disposizione in quanto nelle tasche non c’è controllo:
C’è la galera per chi porta le tasche
perché nelle tasche non c’è controllo […]
In nomine libertatis vincula edificamus
In nomine veritatis mendacia efferimus
Alle voci critiche ed “eretiche” Caparezza dedica il brano Sono il tuo sogno eretico in cui tre personaggi storici quali Giovanna D’Arco, Girolamo Savonarola e Giordano Bruno raccontano in prima persona le loro lotte terrene che hanno in comune la morte sul rogo per eresia:
Mi bruci per ciò che predico
è una fine che non mi merito
mandi in cenere la verità
perché sono il tuo sogno eretico
In Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti troviamo la vera essenza del rap atipico di Caparezza che deride gli stereotipi di genere dettati da una società di stampo patriarcale e maschilista. Dopo aver elencato nelle due strofe i luoghi comuni legati al concetto di mascolinità come la forza fisica, il coraggio, la violenza e “l’onore”, proposti da una controvoce che accusa Caparezza di non essere “un vero uomo” perché non conforme a quegli ideali, l’artista risponde invitando a gettare tutto questo nella spazzatura e ripartire sì dalla forza ma da quella degli argomenti delineando un ideale di parità di genere:
Non sei un uomo se tua moglie di te se ne fotte!
Non sei uomo se, se non la gonfi di botte! […]
Non sei un uomo, sei un gay se ti metti a piangere! […]
Non ascoltare questi maldicenti
non si va avanti con la forza ma con la forza degli argomenti
non ascoltare questi mentecatti
un vero uomo si dovrebbe alzare per lavare i piatti
Una società vuota e fondata solamente sulla culto dell’immagine e dell’apparenza è la protagonista del brano La marchetta di Popolino, sarcastico riferimento alla Marcetta di Topolino, in cui i vari personaggi Disney citati delineano un quadro desolante dell’Italia odierna:
Ma guarda là, ma guarda che figo ‘sto Popolino
conciato come un divo persino nel condominio […]
ora fa il superiore con licenza media
fissato con la moneta come la strega Amelia […]
sta lì a denunciare le consulte dei massoni
ma poi si fa annullare le multe da Basettoni
La società in cui viviamo è l’unica possibile? A questa domanda Caparezza ci risponde con la canzone Bonobo power. La canzone sembra un documentario accompagnato da un rullo di tamburi in sottofondo che ricorda la colonna sonora del film 2001: Odissea nello spazio, veniamo invitati a conoscere la società delle scimmie Bonobo, primati pacifici, senza leader, dove maschi e femmine hanno pari diritti e dignità, senza istinti aggressivi repressi in quanto la sessualità è libera in tutte le sue forme come l’omosessualità, tanto che il cantautore afferma sarcasticamente che la scimmia è l’evoluzione dell’uomo:
Vive in comunità estremamente pacifiche
in cui maschi e femmine hanno pari diritti e dignità
non sa cosa sia la competizione e condivide le risorse
con tutti, in maniera equa
non conosce la guerra, l’assassinio e la violenza
insomma, stando a come si comporta il Bonobo,
la scimmia è l’evoluzione dell’uomo
È tardi per modificare la nostra società? Siamo ancora in tempo?
A queste domande Capa risponde riflettendo sul concetto di tempo e della sua inesorabilità in È tardi, canzone incisa con la collaborazione di Michael Franti. La tipica riflessione sociale si unisce alla riflessione esistenziale e autobiografica: viviamo in una società così frenetica che il più delle volte ci sovrasta e ci sembra che sia troppo tardi per fare qualsiasi cosa, da un hobby a realizzare i propri sogni. Ma nel ritornello il cantautore ci infonde coraggio e ottimismo, e ci invita a proseguire questa lotta perché non è mai davvero troppo tardi per attuare un cambiamento positivo.
Come al solito è troppo tardi per andare a scuola
ed alfabetizzarsi con buona pace di Alberto Manzi[…]
Per trovare lavoro è tardi
per diventare buono è tardi
per prenotare un volo è tardi
per cambiare città è tardi
per finire l’università è tardi[…]
È troppo tardi ma non mi fermerò
It’s too late but I won’t stop
Articolo di Antonio Lupoli
Pugliese ma romano d’adozione, è un atipico impiegato assicurativo accanito lettore con un curioso debole per la Geografia. Appassionato da sempre di musica, soprattutto rock, non ha ancora una preferenza netta tra i Beatles e i Rolling Stones. Di musica, così come di attualità e di calcio, scrive da anni articoli online. Nel tempo libero studia il francese e tifa Juve.