Senza donne, ma il problema non sono le tracce

È in atto in questi giorni, giustamente, una dura polemica sulle tracce della maturità che hanno consegnato a studentesse e studenti solo pensieri maschili. Non una donna, non una. Tre tipologie, sette tematiche. Le parole da analizzare, commentare, usare quelle di uomini. Sette uomini. Nessuna parola alle donne o delle donne, nessun pensiero femminile. Niente parola, niente presenza. Chi non c’è, si dice, ha sempre torto. Le donne non ci sono, non ce le mettono, non le riconoscono. Molti, troppi, non le conoscono. Ma il problema non sono le tracce. Non solo le tracce. Il problema, lo dico da dentro, è la classe docente. Una parte, certamente, ma è la parte maggiore e di questa parte la maggior parte è donna.

Sono commissaria agli Esami di Stato da un tempo lungo, lunghissimo. Ho iniziato nel 1992. Da allora mai, dico mai, ho trovato un programma svolto nelle quinte che ho esaminato in cui fosse stata studiata una scrittrice. MAI. Le insegnanti di queste quinte (immaginate quante – due per commissione – dal 1992), sempre tutte donne quelle che mi sono capitate, mai si sono poste il problema. Il solito ridondante elenco di poeti e narratori con un costante ritardo sui tempi e una inesistente attenzione al secondo novecento. Sempre solo maschi, sempre e solo gli stessi.

Non una scrittrice. Non un rigo su Grazia Deledda che portò a casa il primo e unico Nobel per la Letteratura dato ad un’italiana; non una parola su Matilde Serao, Sibilla Aleramo, Ada Negri, il fenomeno Liala, Paola Bianchetti, Anna Banti, Amalia Guglielminetti, Giulia Molino, Gianna Manzini, Renata Viganò, Maria Bellonci, Lalla Romano, Alba De Cespedes, Anna Maria Ortese, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Luce d’Eramo, Miriam Mafai, Oriana Fallaci, Amelia Rosselli, Alda Merini, Dacia Maraini, Lidia Ravera. Non un rigo, una riflessione. Il mondo della scuola tace e tace il mondo delle discipline scolastiche. Non un’artista nei programmi di Storia dell’Arte svolti durante l’anno e sì che il mondo dell’arte nel Novecento, più che mai, è denso di artiste che hanno segnato un’epoca, un mondo. Nei programmi di Storia del Novecento svolti nella gran parte delle scuole superiori italiane, se va bene, si dedicano due parole al suffragismo, se va meglio si parla del voto alle donne dopo la guerra; poi basta. Non si parla di donne, non si parla delle intellettuali, non si parla delle partigiane, non si parla del femminismo, non si parla delle scienziate, non si parla delle donne comuni. Non si parla a scuola delle donne e si usa un linguaggio sessista come regola. La stragrande maggioranza delle presidi si firma dirigente scolastico preceduto da un bell’articolo al maschile. Poco c’è da meravigliarsi dunque se le tracce dell’Esame di Stato parlano al maschile e solo al maschile. Raccontano la scuola, la scuola italiana, la nostra.

I libri di testo sono pieni di stereotipi, di pregiudizi, di immagini sessiste. A partire dalle elementari. I libri di testo li adottano le maestre (e le donne sono il 95%), li adottano le docenti e i docenti e, nel mondo della scuola, i settori umanistici sono prevalentemente femminili.

E allora, le tracce di quest’anno erano sì più maschili (maschiliste?) che mai ma riflettiamo anche su tutto il resto, lo dico da docente, lo dico da dentro.

Articolo di Nadia Verdile

nnlP8zSiNadia Verdile è nata a Napoli, vive a Caserta, le sue origini sono molisane. Scrittrice e giornalista, collabora con «Il Mattino». Ha 19 libri all’attivo, molti suoi saggi sono stati pubblicati in riviste nazionali ed  internazionali. Relatrice in convegni e seminari di studio, come storica, da anni, dedica le sue ricerche alla riscrittura della Storia delle Donne. È direttrice della Collana editoriale “Italiane” di Pacini Fazzi.

Un commento

  1. concordo con la tua riflessione. nel 2008 abbiamo realizzato un progetto durato diversi mesi, con l’aiuto di un assessore alla cultura illuminato, in cui ogni mese vi era un incontro sui saperi delle donne, dunque scienza, arte, letteratura, giornalismo, teologia, filosofia. boicottato da insegnanti uomini e donne indifferentemente. Ci vorrà ancora molto tempo?

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