Sentii parlare per la prima volta Mariana Mazzucato in una trasmissione televisiva. Mi colpirono la chiarezza con cui diffondeva il suo pensiero e la novità del suo approccio all’economia politica, ma anche la sua passione e il suo fascino, difficilmente riscontrabili negli economisti uomini quotidianamente intervistati in TV.
Lessi il suo primo libro: Lo Stato innovatore (The Entrepreneurial State, in inglese) e fui piacevolmente sorpresa da tutte le informazioni che riportava e che sui nostri libri di economia politica erano totalmente ignorate. Quanto erano lontane dalla tristezza dei nostri Manuali di economia politica, uguali da settanta anni a questa parte, pieni di formule matematiche e grafici, che descrivevano un mondo che non esisteva nella realtà e allontanavano i ragazzi e le ragazze da una materia tanto importante nella vita di tutti i giorni. Mi rendevo conto che gli e le studenti associavano l’economia alla matematica. Che altro potevano fare se i nostri manuali erano colonizzati dal pensiero neoclassico dell’Ottocento? Mi venne in mente quindi di parlarne all’interno del mio Dipartimento di discipline giuridiche ed economiche, ma non trovai alcun entusiasmo da parte dei colleghi. Ero la sola donna del Dipartimento, l’altra collega insegnava in carcere e difficilmente riusciva a riunirsi con noi. Gli approfondimenti che suggerivo (economia circolare, sviluppo sostenibile, green economy) erano di fatto ignorati e il manuale diventava il punto di riferimento. Si andava verso l’omologazione dell’istruzione. Le prove parallele, divenute il totem dell’oggettività nella scuola italiana, richiedevano un’adesione incondizionata al testo in adozione. Mi dissi che era il momento di compiere un piccolo gesto di quotidiana ribellione: inserire il pensiero delle economiste nei programmi di economia politica delle scuole secondarie di secondo grado. Qualche manuale citava Joan Robinson, ma nessuno ricordava il pensiero della grande Jane Austen o di Rosa Luxemburg, pure così importanti per le riflessioni che avevano elaborato.
E così cominciai proprio da Mariana Mazzucato.
Secondo Mariana Mazzucato il problema della bassa crescita italiana non sta in un settore pubblico ingessato e burocratico a cui contrapporre un settore privato, per definizione innovativo e dinamico. Senza il contributo dello Stato nessuna innovazione e nessuna crescita sono possibili. Ma il suo pensiero non è la riproposizione delle teorie keynesiane, cadute in disgrazia perché ritenute la causa principale del debito pubblico. Prima della crisi l’Italia era al di sotto della media UE per quanto riguardava il deficit pubblico, ma se la produttività era ferma da venti anni era perché mancava una politica di investimenti pubblici in istruzione, ricerca, sviluppo, formazione. E in questi settori l’apporto degli investimenti pubblici sarebbe stato determinante per fare aumentare il Pil e quindi ridurre il rapporto debito pubblico/Pil. Mazzucato ricordava come l’Iphone e le sue tecnologie che lo rendono tanto “intelligente” erano state finanziate negli Usa dal settore pubblico: Internet, Gps, Touch screen e Siri a comando vocale. Così pure le biotecnologie e le nanotecnologie. Steve Jobs, secondo Mazzucato, aveva “surfato” le gigantesche onde create dallo Stato. Quello che mancava nei sistemi economici era l’onda. Non mancavano nel libro di Mazzucato esempi delle grandi banche di investimento in Cina, delle banche dei Lander in Germania e molte altre, grazie alle quali lo sviluppo dei Paesi si era affermato. In un’epoca di pensiero neoliberista unico e dominante, l’operazione più importante da fare era “cambiare narrazione” sul ruolo del pubblico e del privato. Operazione titanica ma non impossibile. Il pubblico, diversamente dal privato, può impiegare quelli che Mazzucato chiama “capitali pazienti”, che, diversamente da quelli privati, non hanno bisogno di un ritorno di utili nel breve o brevissimo termine, capitali che possono sperimentare fallimenti, perché le innovazioni non arrivano di colpo, ma dopo numerosi tentativi ed errori, che causano fallimenti.
L’interesse per Mazzucato e le sue idee continuarono attraverso la lettura di altri suoi libri, di cui scriverò prossimamente.
Come diceva Keynes «Presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose, sia in bene che in male».
Le idee di Mazzucato sono molto innovative e sono in grado di smontare la narrazione dominante. Sta a noi diffonderle, quando ne abbiamo avvertito la forza.
Articolo di Sara Marsico
Abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLIL. È stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donne. È appassionata di corsa e montagna.
Molto interessante!
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Ottimo contributo per le informazioni inedite e innovative che contiene capaci di stimolare ulteriormente il contributo “femminile” nel dibattito culturale contemporaneo. Grazie Sara.
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